
DOMENICA DI CRISTO RE
09 Novembre 2014 Giovanni. 18, 33c-37
Riferimenti :
2 Samuele. 7, 1-6. 8-9. 12-14a. 16-17 - Salmo
- Colossesi. 1, 9b-14 |
| Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, i nostri padri ci
hanno raccontato l'opera che hai compiuto ai loro giorni,
nei tempi antichi. Tu per piantarli, con la tua mano hai
sradicato le genti, per far loro posto, hai distrutto i popoli.
Poiché non con la spada conquistarono la terra, né fu il loro
braccio a salvarli; ma il tuo braccio e la tua destra e la luce
del tuo volto, perché tu li amavi. Sei tu il mio re, Dio mio,
che decidi vittorie per Giacobbe. Per te abbiamo respinto i
nostri avversari nel tuo nome abbiamo annientato i nostri
aggressori. |
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2 Samuele. 7, 1-6. 8-9. 12-14a. 16-17
In quei
giorni. Il re, quando si fu stabilito nella sua
casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da
tutti i suoi nemici all’intorno, disse al
profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di
cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i
teli
di una tenda». Natan rispose al re: "Va’, fa’
quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è
con te". Ma quella stessa notte fu rivolta a
Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’
al mio servo Davide: Così dice il Signore:
“Forse tu mi costruirai una casa, perché
io
vi abiti? Io infatti non ho abitato in una
casa da quando ho fatto salire Israele
dall’Egitto fino ad oggi; sono andatovagando
sotto una tenda, in un padiglione. Ora dunque
dirai al mio servò Davide: Così dice il
Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal
pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu
fossi Capo del mio popolo Israele. Sono stato
con te dovunque sei andato, ho distrutto
tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il
tuo nome grande come quello dei grandi che
sono sulla terra. Quando i tuoi giorni
saranno compiuti e tu dormirai coni tuoi
padri, io susciterò un tuo discendente dopo
di te, uscito dalle tue viscere, e renderò
stabile il suo regno. Egli edificherà una casa
al mio nome e io renderò stabile il trono del
suo regno per sempre. Io sarò per lui padre
ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il
tuo regno saranno saldi per sempre davanti a
te, il tuo trono sarà reso stabile per
sempre”». Natan parlò a Davide secondo tutte
queste parole e secondo tutta questa visione.
Il
regno di Davide si costituì a prezzo di tanto
sangue con i popoli vicini e il conflitto
stesso tra le tribù del Nord (10 tribù) e le
tribù del Sud ( 2 tribù di cui quella
fondamentale era Giuda con Gerusalemme), in
Israele, era latente ma semprevivo. Il
prestigio del vecchio re non riusciva sempre,
però, a rappacificare le tensioni interne e,
insieme, il malcontento dei popoli vicini,
sottoposti a tributi esorbitanti ed a lavori
forzati (2 Sam 12,31). Il dramma di Davide si
sviluppò, però, soprattutto all’ interno alla
sua famiglia, per la rivalità tra i figli che si
combatterono: Amnon, l’amato primogenito ed
erede, fu ucciso dal fratello Assalonne che,
a sua volta, si rivoltò contro il padre e morì
nel combattiment6o tra le truppe di Davide e
le sue truppe ribelli. Un terzo figlio, Chiliab,
scomparve senza essere nominato più; deve
essere morto nel conflitto familiare.
L’ambiziosa Bersabea si era fatta promettere
da Davide il trono per il figlio Salomone e la
lotta per il trono si concluse con
l’uccisione di Adonia, un altro fratello, da
parte Dello stesso re Salomone, poiché furono
scoperte le sue ingenue trame di pretendente.
In questo contesto, Davide pensò di costruire un
tempio a Dio per propiziarlo per la sua
discendenza, in balia delle stragi e della
storia. Il sacerdote e profeta Natan, che
inizialmente aveva approvato, poi ripensò e una
profonda notturna riflessione, aiutato da
Dio, lo portò a sconsigliare la costruzione:
avrebbe spremuto troppo il suo popolo di
tasse. Nel libro delle Cronache (1 Cr 22,8-10)
si parla di rifiuto d'Idio poiché “hai
versato troppo sangue”. A questo punto Natan
offrì una garanzia al sovrano angosciato per
il futuro della sua dinastia: “Un tuo figlio
edificherà la mia casa e la discendenza non
avrà fine” disse il Signore. Ma, con la
conquista di Gerusalemme da parte dei Babilonesi
(587 a.C.), finì il tempo della dinastia dei
re di Giuda e non risorse più neanche dopo
l’esilio. Tuttavia nel popolo d’Israele non
finì mai la speranza. Si iniziò ad attendere il
nuovo re come il re Messia, discendente dalla
stirpe di Davide. Così cominciò l'attesa
messianica, con la continua ambiguità di
attendere un regno che si imponesse e
conquistasse il mondo. Dio fece sorgere,
nella famiglia di Davide, un discendente, ma non
fu un conquistatore. Fu un bambino debole e
indifeso. Solo Maria accolse il messaggio. Da
adulto, si presentò così, disarmato, disponibile
ad accogliere ogni persona, amico e salvatore
di ogni escluso e disperato, con un progetto ed
un messaggio nuovi rispetto a “questo mondo”.
Egli li affidò alle mani di Dio e nelle mani di
un popolo che avesse accettato questo
progetto: Egli fondò il regno di Dio che era Lui
stesso. |
Colossesi. 1, 9b-14 Fratelli, non cessiamo di
pregare per voi e di chiedere che abbiate piena conoscenza della
sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale,
perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore,
per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e
crescendo nella conoscenza di Dio. Resi forti di ogni
fortezza secondo la potenza della sua gloria, per essere
perseveranti e magnanimi in tutto, ringraziate con gioia
il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei
santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle
tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei
peccati. Paolo scrive alla comunità di
Colossi, dopo che Epafra, discepolo di Paolo, è venuto a
raccontare ciò che sta avvenendo in questa Comunità a Paolo, in
prigione. Si stanno diffondendo delle strane teorie sugli
spiriti celesti, immaginati come potenze cosmiche e astrali,
intermediari tra l'uomo e Dio. Sono dotate di forza
misteriosa, capaci di condizionare la vita delle persone e
presentate come superiorità Cristo. Gesù, infatti, si riduce
ad uno di questi intermediari e non certo il più potente.
Epafra ricorre a Paolo perché intervenga a chiarire la fede
cristiana. Il testo, che leggiamo oggi, precede
immediatamente il famoso inno cristologico(1,15-20), su chi
è Gesù ma ci offre alcune premesse preziose per la comunità
cristiana. Prima di tutto, è necessaria la preghiera, dice
Paolo, e di questa si dice garante d'una tale supplica
davanti a Dio. Egli chiede che si sviluppino “conoscenza,
saggezza e intelligenza” negli amici cristiani a cui scrive.
Sono doni di Dio per penetrare nella sua volontà. E qui
volontà di Dio non ancora l’orizzonte etico e non esprime
tanto la preoccupazione di un comportamento. Richiama la volontà
di Dio come l’orizzonte di un progetto sul mondo e sul
popolo. Questa volontà è misteriosa, amorosa e dono da
conoscere ed acquisire. Tale conoscenza ci conduce, quasi per
mano, a “comportarci in maniera degna del Signore e a piacergli
in tutto”. Da questa particolare attenzione e ubbidienza nascono
“frutti” che si riversano in una condotta morale coerente e
questa ci permette di approfondire, ancora di più, la
conoscenza del Signore. La forza, che il Signore offre, ha lo
scopo di “farci perseveranti e di saper offrire
misericordia
(Magnanimità) in tutto”. Si profila un comportamento di grande
saggezza e di forte accoglienza che fa intravedere lo stile dei
santi.“Siamo stati strappati dal dominio delle tenebre,
trasferiti del Regno del Figlio “:perciò il mondo,
attraverso i credenti, dovrebbe splendere di luce che è
festosità e freschezza, aiuto reciproco e fiducia, serenità e
rispetto. In un mondo tanto amato da Dio e tanto bello perché
creato da Lui, sentiamo tutti di aver bisogno di speranza. Ci
sembra infatti di vivere in un mondo impaurito e perciò
individualista, e quindi di essere, noi stessi, carenti di un
comportamento qualitativamente nuovo. E invece dobbiamo
rendere visibile la bellezza, operare per frutti di
consapevolezza e di coesione, condividendo sapienza. Reciproca
stima e coesione. Il nostro mondo ha bisogno di questa
visibilità: lo stile imperante si frantuma in scelte e voglie
troppo e spesso unicamente personali, capricci, esibizioni,
ostentazioni senza buoni motivi e senza linee di coerenza, in
mancanza di orizzonti essenziali comuni. Eppure c’è una gran
voglia di scoprire significati e scelte, valori passioni
autentiche. Quando emergono ci stupiscono e ci ingolosiscono.
E’ il mondo di Gesù che si fa vivo e garante nei suoi amici.
Questo fa sorgere speranza. Dovremmo, insieme, poter leggere
l'ultima lettera alla madre della giovane ragazza iraniana,
non cristiana, credo, Reyhaneh Jabbari, impiccata giorni fa in
Iran per aver ucciso il suo stupratore: “Madre, non piangere;
accuserò i giudici al tribunale di Dio e ora dona i miei
occhi”. Nella sua tragedia vuole trasformare la sua
sofferenza e l’ingiustizia subita in un dono. |
Giovanni. 18, 33c-37 In
quel tempo. Pilato disse al Signore Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù
rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato
disse: "Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti
hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose
Gesù: «Il mio
regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo
mondo, i
miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato
ai
Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse:
«Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io
sono nato e per questo sono venuto nel
mondo: per dare testimonianza
alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la
mia voce».
Nel dialogo tra Pilato e Gesù si possono rilevare
varie osservazioni; due mi sembrano farci meditare nell’oggi. La prima:
“Il mio regno non è di questo mondo". Qui Gesù ribadisce che il messaggio
sul Regno di Dio, che è al cuore della sua predicazione, comporta un
capovolgimento totale, bensì con i
criteri della misericordia e dell’amore, facendosi in Gesù uomo-con-gli
uomini, Dio-tra-noi, Dio-con-noi, Dio debole, Dio compassionevole. E’ un
re che sta dalla parte dei sudditi e non viceversa. Quindi, secondo i
linguaggi la prassi del mondo, un Dio-non-re. Queste parole ci
portano a pensare se davvero siamo capaci di capovolgere la nostra
mentalità secondo la prospettiva di Gesù. Convertirsi significa proprio
questo: assumere il modo di pensare, di sentire, di vedere le cose, di
amare, di agire di Gesù, secondo il profilo che di Gesù leggiamo nella
Lettera ai Filippesi (2,5-11):“Gesù svuotò se stesso assumendo una
condizione di servo”.La seconda: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia
voce "Che cosa vuol dire “essere dalla verità"? Certo, qui Gesù, che è
un ebreo, non parla della verità in senso filosofico, ma secondo l’idea di
verità che troviamo nella Scrittura: non a caso la parola ebraica(hemet)
si richiama ad una radice che significa roccia e viene attribuita solo a Dio
(l’Amen che è Dio).Verità è allora una persona che si rivela in Gesù
Cristo e per questo chi si affida a Gesù è dalla verità e ascolta la sua
voce. Non dice ‘parola’, ma ‘voce’, cioè la parola che ti tocca, che entra
in te totale: Dio non agisce tra gli uomini secondo i modi dei
potenti, che appunto dominano con prepotenza e schiavi
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