Ottava
del Natale -
Giornata
mondiale della pace
ANNO DEL SIGNORE 2017
1 GENNAIO 2017
Luca 2, 18-2
Riferimenti:
libro dei N umeri 6, 22-27
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Salmo 66 -
Filippesi 2, 5-11 |
Dio
abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il
suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua
salvezza fra tutte le genti. Gioiscano le nazioni e si
rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi
le nazioni sulla terra.
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libro dei Numeri 6, 22-27
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse:
«Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli
Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore / e ti
custodisca. / Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
/ e ti faccia grazia. / Il Signore rivolga a te il suo volto / e
ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io
li benedirò».
Nel libro dei Numeri (6,22-27),
come augurio per l'anno nuovo, ci viene ricordata la benedizione
sacerdotale, voluta da Dio e limitata ad Aronne e alla sua
discendenza. Secondo la tradizione rabbinica, questa formula
veniva pronunciata per la benedizione del popolo, ogni giorno,
dopo il sacrificio della sera. Ci sono molti richiami con le
preghiere dei salmi. Il testo della benedizione è ordinato in 3
strofe al centro delle quali viene ricordato il nome divino di
Javhè (tradotto qui come Signore), anche se allora mai
pronunciato, ma sostituito con altri nomi. Dio è la fonte di
ogni benedizione. La formula nell'originale ebraico ha 3 parole
nella prima strofa', 5 nella seconda e 7 nella terza. Dio si fa
presente, esiste accanto, accompagna. Le invocazioni domandano
che Javhè sia davvero Javhè per Israele e doni, prima, se stesso
e poi ì suoi benefici. Dio mostri la sua presenza favorevole
accanto a Israele. Si fa riferimento al concreto benessere.
Possiamo ricordare Deut 28,1- 13 o il testo Gen 1,28 dove la
benedizione è legata alla fecondità o all'affido del governo del
mondo all'uomo. Questo testo richiama anche l'efficacia della
Parola di Dio (Is 55,10-11) che produce quanto pronuncia. "Dio
faccia brillare il suo volto " non significa tanto: "il Signore
sorrida ma il Signore ti faccia percepire la sua presenza e
personalità (volto) e ti faccia gustare quanto è illuminante e
rassicurante il rapporto con Lui". E'richiamo di accoglienza e
benevolenza. "Javhè elevi a te il suo volto": vien chiesto un
rapporto stabile con il suo popolo poiché da qui scaturisce la
pace. Quando il volto di Dio è nascosto, la miseria ed il
disagio sorgono profondi. Viene richiesto lo sviluppo armonico e
felice, opera messianica per eccellenza (Is 9,1-6). Porre il
nome (v 27) richiama le mani protese verso il popolo nel gesto
della benedizione (1 Re 8,51).
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Filippesi 2, 5-11
Fratelli, abbiate in
voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: / egli, pur essendo
nella condizione di Dio, / non ritenne un privilegio / l’essere
come Dio, ma svuotò se stesso / assumendo una condizione di
servo, / diventando simile agli uomini. Dall’aspetto
riconosciuto come uomo, / umiliò se stesso / facendosi
obbediente fino alla morte / e a una morte di croce. / Per
questo Dio lo esaltò / e gli donò il nome / che è al di sopra di
ogni nome, / perché nel nome di Gesù / ogni ginocchio si pieghi
/ nei cieli, sulla terra e sotto terra, / e ogni lingua
proclami: / «Gesù Cristo è Signore!», / a gloria di Dio Padre.
Gesù si muove dalla divinità
all'umanità, dimenticandosi i privilegi dell'essere Dio.
L'umanità anche nelle sue accezioni meno nobili o meno
facilitanti non lo spaventa. Anzi di essa vuole sperimentare
tutto, anche quanto di meno attraente essa possa offrire. Senza
vittimismo o masochismo. Solo per amore, per desiderio di
partecipare intimamente alla condizione umana. Per essere con
ogni uomo, capace di solidarietà vera.
Questi sentimenti di Gesù
passano in Paolo. Da Damasco in poi Gesù è per lui non solo un
modello, ma un testimone efficace e, così efficace, da fargli
sentire l'obbligo di condividere gli stessi sentimenti. Un
aspetto dell'abbracciare la condizione umana da parte di Gesù
non previsto. Gesù ha costruito, generato un'esperienza di
sentimenti umani tale che ora possono essere di altri: ma li ha
raffinati, elevati, rendendo l'umanità e il suo modo sentire più
sensibile. Ha introdotto nel mondo un modo più amorevole di
guardare l'altro, ha dato dignità ad ogni persona, apprezzando
ogni differenza, ma non rendendola motivo di discriminazione.
Paolo è tra i primi ad essere travolto da questa novità
pasquale. Un'umanità rigenerata, una nuova creazione lo trascina
in un'avventura senza eguali. Che ora ha passato a noi.
Un'avventura che ci responsabilizza, per essere uomini e donne
con gli stessi sentimenti di Cristo.
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Luca 2, 18-21
In quel tempo.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo
cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto
quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono
compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo
nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito
nel grembo.
Il
breve testo del Vangelo collega l'incontro dei pastori la notte di Natale
nella grotta in cui Gesù è nato e i gesti squisitamente ebraici che
inseriscono Gesù nella storia del popolo d'Israele mediante la circoncisione.
Al centro c'è la rivelazione dello stile della Madonna, atteggiamento di
ricerca, di contemplazione, di ubbidienza costruttiva e appassionata che
dovrebbe corrispondere all'atteggiamento della comunità cristiana, che trova
in Maria il suo modello: "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose
meditandole nel suo cuore."
Il messaggio inizia dalla parola che i pastori
portano: sono gli ultimi arrivati, sono i poveri, gli esclusi dalla comunità
ebraica, anche se non poveri economicamente, e sono coloro che hanno ciò che
è importante offrire. Essi comunicano il messaggio di Dio su questo bambino
che è speranza per tutti e coinvolgono persino i protagonisti del mistero:
Maria e Giuseppe. Le cose che essi affermano suscitano stupore. Si può
certamente dire che essi "dicono la buona novella" e questo suscita
sbalordimento perché il mondo di Dio si apre su tutti come speranza, come
accoglienza, come progetto di vita nuova, come popolo che ricongiunge insieme
tutte le realtà, superando le lacerazioni o le contrapposizione.
L'atteggiamento di chi scopre con meraviglia che
Dio manda segni per la speranza di tutti e di ciascuno matura in un ascolto
umile e privilegiato: un ascolto in silenzio, che raccoglie i richiami e le
ricchezze, i miti, i racconti e la storia del proprio popolo. Tutto questo è
materiale che va raccolto, meditato, capito ogni giorno nella propria
interiorità. Il cuore, nel mondo ebraico, viene inteso come la dimensione più
profonda dell'intelligenza e dell'accoglienza di ciò che Dio dice.
Maria non si preoccupa di parlare, ma di
ascoltare, attenta a riempire di risposte quegli interrogativi che
continuamente sono sorti in lei e in Giuseppe. E proprio a Betlemme sono
all'oscuro di tutto. Perciò ciò che sentono alimenta la loro speranza e
capiscono che, in modi diversi, Dio vuole alimentare la luce di vita dentro
di loro. Così ascoltare significa fermarsi a cogliere i segni che vengono
offerti da chi sa parlare e sa portare messaggi. Ascoltare sarà lodare il
Signore con il proprio silenzio che diventa l'atteggiamento più profondo e
più vero. Anche la
Chiesa, la comunità di Gesù, deve imparare così, e lo sa. Il messaggio è
nella vita di Gesù, ma anche lei sa di non essere sola a portarlo. Questo
messa è anche rintracciabile nella storia di ciascuno, nell'itinerario dei
popoli, nei cambiamenti della storia, nelle crisi. Essa sa che la ricchezza
ricevuta da Dio ha bisogno di essere conosciuta sempre di più, interpretata,
accolta con umiltà, sentita viva e attuale. Come la Madonna che ha generato
la ricchezza di Dio in questo bambino, essa deve anche imparare a conoscerlo
e interpretarlo e, nello stesso tempo, deve aiutarlo, sostenerlo ed educarlo
per quanto ella sa, nella fedeltà della fede al Signore. Poi, nell'ottavo
giorno dopo la nascita, ogni bambino maschio ebreo viene sottoposto al rito
della circoncisione: il rito del sangue e il sangue rappresenta la vita. Con
questo segno impresso nella carne, Gesù viene inserito a tutti gli effetti
nel popolo di Dio.
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