
Domenica dopo l’Epifania
battesinmo del Signore 8.01.2017
Matteo 3, 13-17
Riferimenti : Isaia 55, 4-7 - SALMO 28 - Efesini 2, 13-22 |
Date al Signore, figli di Dio, date al Signore
gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo. |
Isaia 55, 4-7
Così dice il
Signore Dio: / «Ecco, l’ho costituito testimone
fra i popoli, / principe e sovrano sulle
nazioni. / Ecco, tu chiamerai gente che non
conoscevi; / accorreranno a te nazioni che non
ti conoscevano / a causa del Signore, tuo Dio, /
del Santo d’Israele, che ti onora. / Cercate il
Signore, mentre si fa trovare, / invocatelo,
mentre è vicino. / L’empio abbandoni la sua via
/ e l’uomo iniquo i suoi pensieri; / ritorni al
Signore che avrà misericordia di lui / e al
nostro Dio che largamente perdona».
In questo testo il profeta intravede il
tempo della liberazione e parla ad un popolo che
vive a Babilonia, scoraggiato dal lungo esilio e
deluso che il Signore non sappia o non voglia
provvedere. In questo testo c'è un invito ad un
banchetto nei primi versetti: "O voi tutti
assetati, venite all'acqua, voi che non avete
denaro, venite, comprate e mangiate; venite,
comprate senza denaro, senza pagare, vino e
latte. Perché spendete denaro per ciò che non è
pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e
gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e
venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò
per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati
a Davide" (55,1-3). Per riprendere forza nulla
può sostituire un grande pranzo con un invito
gratuito a mangiare e a bere, oltre che ad
ascoltare, a somiglianza di alcuni inviti per la
casa della Sapienza (Pr 9,5-6; Sir 24,19-21).
Con la differenza che là parlava la Sapienza e
qui è Dio stesso che incoraggia a venire e
garantisce. Il Signore assicura che i suoi
giuramenti saranno rispettati e ci sarà una
discendenza per il misterioso nuovo Davide.
E'costituito testimone per i popoli e tra essi
proclamerà le lodi di Dio.
Dopo la garanzia e la
presentazione del personaggio capace di
"Alleanza eterna", sconosciuto ma promesso a
Davide, l'invito ripropone di "cercare il
Signore". E' il linguaggio dei profeti che
iniziano spesso con l'impegno del servizio al
tempio, ma poi si aprono e si allargano alla
fede, concretizzandola in atteggiamenti di
coerenza verso la giustizia e la fraternità.
Come sempre accade, il profeta invita alla
collaborazione, a partire da una verifica di
responsabilità e di onestà, cercando quello che
è costruttivo e coerenza con la parola e la
presenza del Signore. Esiste sempre l'invito
alla collaborazione, alla ricerca di
significati. Rimettiti a cercare poiché i
tesori di Dio sono sempre disseminati sul tuo
cammino e i tempi porteranno novità. La
situazione di un popolo ormai rassegnato e senza
entusiasmo obbliga a scuotersi poiché non c'è
più nulla che resista o aiuti a operare con
entusiasmo. Altrimenti l'unica espressione del
cuore che conosce è quella della sfiducia, della
stanchezza, della delusione. Così non cresce
nulla che valga la pena di far appassionare. Il
Signore, attraverso il profeta, sta dicendo di
scuotersi, di svecchiare i sentimenti e le
rassegnazioni. Il mondo è nuovo ed egli è sempre
presente, disponibile a riprendere cammini e
attenzioni, desideroso di riconoscere
responsabilità e fedeltà. Il Signore sa anche la
fatica e la pena che a ciascuno porta
l'incapacità di riprendere entusiasmo e di
gustare ciò che è bello e ciò che è vero. Egli
stesso scuote, iniziando da un grande pranzo,
per ritrovare lena, fiducia, e scrollare di
dosso la sfiducia e la stanchezza.
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Efesini 2, 13-22
Fratelli, in
Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati
vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra
pace, / colui che di due ha fatto una cosa sola, / abbattendo il
muro di separazione che li divideva, / cioè l’inimicizia, per
mezzo della sua carne. / Così egli ha abolito la Legge, fatta di
prescrizioni e di decreti, / per creare in se stesso, dei due,
un solo uomo nuovo, / facendo la pace, / e per riconciliare
tutti e due con Dio in un solo corpo, / per mezzo della croce, /
eliminando in se stesso l’inimicizia. / Egli è venuto ad
annunciare pace a voi che eravate lontani, / e pace a coloro che
erano vicini. / Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci,
gli uni e gli altri, / al Padre in un solo Spirito. Così dunque
voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei
santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli
apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso
Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per
essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite
edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo
dello Spirito.
Paolo sta ripensando ai
cristiani che egli ha conosciuto ed alle comunità da lui fondate
che cercano di essere fedeli al Signore. Mentre è in carcere a
Roma, probabilmente, attorno agli anni 61-63, vuole incoraggiare
gli abitanti della città pagana di Efeso che, probabilmente,
sentono la profonda diffidenza e il disagio di credenti ebrei
che non accettano o sopportano male la presenza di pagani
convertiti. Ovviamente hanno stili e sensibilità diverse, non
provenendo dal mondo ebraico e quindi urtano magari in piccoli
gesti o comportamenti gli altri credenti. Paolo vuole
incoraggiare dicendo che, "se un tempo voi, pagani per nascita,
eravate senza Cristo,... ora siete diventati vicini grazie al
sangue di Cristo" (2,11-13). Paolo ha sempre, davanti agli occhi
quel muro che a Gerusalemme, alto un metro e mezzo, circondava
l'area religiosa del tempio, e su cui erano disposti 13 piccole
lapidi di marmo su cui era inciso, in latino e greco, il divieto
ai pagani di entrare nel recinto sacro, sotto pena di morte. E
proprio con questa immagine Paolo può garantire che con la sua
morte Gesù ha cancellato ogni divisione ed ha abbattuto questo
muro, costituendo un popolo solo, dei due, di prima, nemici,
diffidenti e lontani. Così Gesù è la nostra pace, abolendo la
separazione e riconciliando i due popoli. Anzi ha riconciliato
cielo e terra con la sua morte, rappacificando i popoli con Dio.
Paolo ci offre una immagine splendida di processione di tutti i
popoli salvati, pagani ed ebrei, in cammino verso il Padre, in
un solo Spirito (2,18). La conclusione è ricca di speranza
poiché tutti siamo garantiti di essere "concittadini dei santi e
familiari di Dio" (2,19). Edificati sugli apostoli e sui
profeti, con "Gesù, pietra angolare, tutti crescono in un
edificio che è tempio santo nel Signore" e quindi "edificati
insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello
Spirito". Si è passati, nell'immaginario di Paolo, nel ricordo
nostalgico del tempio alle nuove costruzioni dei templi
disseminati nel mondo poiché ogni persona credente, qualunque
sia la propria origine, ospita la presenza di Dio per lo
Spirito. La nostra fede dovrebbe aiutarci a cogliere questa
profonda novità e presenza. Quando siamo in luoghi affollati, in
metropolitana o treni, nel supermercato o per le strade, sia
pure nell'anonimato di una folla, là c'è la presenza del Signore
e, comunque, ognuno di noi porta la presenza di Dio mediate il
suo Spirito.. Ci stiamo accorgendo, in questi tempi di
globalizzazione, di crisi, di timori e di speranze, che sta
crescendo l'anelito alla pace ed alla fraternità, soprattutto
tra i poveri di tutti i popoli della terra? Un grande segno di
bellezza e di novità è stata la testimonianza umana, carica e
portatrice di perdono e coraggio, di Nelson Mandela. |
Matteo
3, 13-17 In quel tempo. Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da
Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo,
dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da
me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che
adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato,
Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo
Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una
voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto
il mio compiacimento». Il battesimo che Giovanni utilizza,
dopo ogni sua predicazione, come segno conclusivo della coscienza di
peccatore, è per la purificazione di coloro che, consapevoli, vogliono
ricominciare, rinnovato, il cammino di Dio. Immergersi significa lavare e
cancellare il male nell'acqua che la corrente porta via; e l'emergere porta
alla nascita dell'uomo nuovo. Giovanni compie questo gesto su coloro che
accettano di condividere la sua stessa vita, facendosi discepoli e cambiano
vita per prepararsi al Messia. Ma per inserirsi nelle fila di chi aspetta il
battesimo, bisogna riconoscersi i peccatori. Per questo farisei e i sadducei
non seguono Giovanni perché si ritengono giusti (Lc 7,30). Ma perché Gesù
vuole per sé, da Giovanni, il battesimo? E' l'interrogativo che si fa
Giovanni, ed è l'interrogativo della comunità di Gesù fin dopo la sua
risurrezione. La domanda di Giovanni riceve una risposta misteriosa: «Lascia
fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia» (3,15). Il tema
della giustizia di Dio con il Messia ha messo in difficoltà tutti coloro che
lo hanno incontrato, compreso gli apostoli, che hanno continuato a pensarlo
come il potente, il re, il dominatore, il vincitore e poi lo hanno visto
crocifisso, deriso e maledetto sulla croce. E' la giustizia di Dio che vuole
che tutti i peccatori siano i suoi fratelli e le sue sorelle. La giustizia
sarà sviluppata nei discorsi delle beatitudini: la si cerca con il Regno ogni
giorno, si adempie seguendo la legge e i profeti, si accetta lo stile nuovo
di Gesù. E tutta la comunità cristiana dovrà rendersi conto che la giustizia
di Dio è mettersi in fila con gli ultimi per garantire che ciascuno è amato.
Le tre immagini ci aiutano a capire il significato della venuta di Gesù, nel
suo battesimo. * L'apertura dei cieli indica che Gesù, finalmente, apre il
rapporto nuovo tra cielo e terra che per secoli si era chiuso e da secoli non
appariva un profeta. Importante la preghiera che Isaia ci ricorda: "Se tu
squarciasse il cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti"
(63,19). Gesù apre finalmente il mondo di Dio per lasciarlo spalancato. Dio
si manifesta in pienezza. * La colomba è riferita allo Spirito, alla presenza
di Dio. Egli non si presenta come distruzione, ma "come una colomba". Essa
manifesta amore, tenerezza, affetto, attenzione al proprio nido. Gesù è la
nuova casa dello Spirito * La voce indica la ricchezza e la novità della
fede. Viene qui posta la sintesi della fede che si è fatta strada nella
comunità cristiana dopo la Pasqua. Angosciati dallo scandalo della morte di
Gesù, Matteo garantisce: "Gesù è il Figlio (Salmo 2,7). Dio si riconosce in
Lui e accetta di essere riconoscibile nel Figlio. "E' il prediletto, l'unico,
l'amato come il figlio di Abramo: Isacco. (Gen. 22). Eppure Dio gli chiede di
sacrificarsi per la salvezza di tutti gli uomini e donne E perciò in lui Dio
"si compiace". E già Isaia lo ha preannunciato quando ha parlato del "servo
di Dio" (Is. 42,1): profeta sofferente e glorioso.
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