
EPIFANIA DEL SIGNORE
6.01.2017
Matteo 2, 1-12
Riferimenti : Isaia 60, 1-6 - SALMO 71 - Tito 2, 11 - 3, 2
ANNUNCIO DELLA PASQUA Si annuncia alla vostra
carità, fratelli e sorelle carissimi, che, permettendo la
misericordia di Dio e del Signore nostro Gesù Cristo, il giorno
16 del mese di aprile celebreremo con gioia la Pasqua del
Signore |
O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di
re la tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo
giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto. Nei suoi
giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace, finché non si
spenga la luna. E dòmini da mare a mare, dal fiume sino ai
confini della terra. |
Isaia 60, 1-6 In quei giorni.
Isaia disse: «Àlzati, rivestiti di luce, perché
viene la tua luce, / la gloria del Signore
brilla sopra di te. / Poiché, ecco, la tenebra
ricopre la terra, / nebbia fitta avvolge i
popoli; / ma su di te risplende il Signore, / la
sua gloria appare su di te. / Cammineranno le
genti alla tua luce, / i re allo splendore del
tuo sorgere. / Alza gli occhi intorno e guarda:
/ tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
/ I tuoi figli vengono da lontano, / le tue
figlie sono portate in braccio. Allora guarderai
e sarai raggiante, / palpiterà e si dilaterà il
tuo cuore, / perché l’abbondanza del mare si
riverserà su di te, / verrà a te la ricchezza
delle genti. / Uno stuolo di cammelli ti
invaderà, / dromedari di Madian e di Efa, /
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso /
e proclamando le glorie del Signore».
Il testo di Isaia è un brano
tratto dai suoi ultimi dieci capitoli (56-66) in
cui sono descritti il ritorno in Gerusalemme e
la ricostituzione del popolo, liberato dopo
l'esilio di Babilonia (587-538 a.C.).
Gerusalemme qui è la grande città di Davide,
luogo della presenza del Signore, rifatta segno
della protezione di Dio che ama il suo popolo.
Di fatto, Gerusalemme sarà finalmente irradiata
dalla luce, ritroverà i suoi figli e accoglierà
una folla di stranieri (sono ricordato i luoghi
pagani di provenienza: Madian, Efa', Saba,
Tarsis, Arabia, le isole. "Il re di Tarsis e le
isole offriranno doni, i re di Arabia e di Saba
portano i loro tributi" Salmo 72,10). Gli
abitanti di Gerusalemme restano sempre stupiti
delle aurore e dei tramonti sulla città poiché,
collocata sul monte Sion. Mentre in basso con
ritardo, in mattinata, si diradano nebbia e
foschia, in cima splende il sole e illumina il
tempio. Questo effetto luminoso ha affascinato
anche i discepoli di Gesù e provoca ammirazione
(Mt 24,1). - I tesori del mare provengono
dall'ovest, con le navi fenicie o greche; le
ricchezze dell'oriente e d'Egitto giungono con
le carovane attraverso i deserti di Siria e del
Sinai. Madian, Efa e Saba sono popoli
dell'Arabia (cf.45,14;Gen 25,1-4). - Gli stuoli
di cammelli e di dromedari erano stati l'incubo
delle distruzioni. Ora sono i segni della
ricchezza e della speranza. Le allusioni ai
tesori dell'oriente e la prospettiva
universalista di 60,6 hanno portato la liturgia
ad applicare questo testo al mistero
dell'Epifania. - "Viene la tua luce e la gloria
del Signore splende su di te". Gerusalemme è
luce e gloria poiché Dio è presente. Ma anche
Gesù sarà luce e gloria. Lo dirà Simeone quando
Maria e Giuseppe porteranno Gesù al tempio per
la presentazione: "Ora lascia, o Signore, che il
tuo servo se ne vada in pace secondo la tua
parola, poiché i miei occhi han visto la tua
salvezza che hai preparato davanti a tutti i
popoli, luce per illuminare le genti e gloria
del tuo popolo Israele" (Lc 2,29-32). Insieme:
Gerusalemme e "il servo del Signore" Gesù (Is
49,6) sono luce e luogo della rivelazione della
gloria di Dio. Poi Gesù dirà ai suoi discepoli,
i credenti, nelle beatitudini: "Voi siete la
luce del mondo" (Mt 5,14) e quindi "Risplenda la
vostra luce davanti agli uomini perché vedano le
vostre opere buone e rendano gloria al vostro
Padre nei cieli" (Mt 5,16).
La stella è posta sul luogo della nascita del Salvatore
|
Tito 2, 11 - 3, 2
Carissimo, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta
salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e
i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con
giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della
manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore
Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da
ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli
appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Questo devi
insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità.
Nessuno ti disprezzi! Ricorda loro di essere sottomessi alle
autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni
opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti,
di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli
uomini. Paolo scrive a Tito, un suo discepolo e
collaboratore, un pagano convertito (1,4), che accompagna Paolo
all'assemblea (o concilio) di Gerusalemme (verso il 49) e non è
costretto a farsi circoncidere (Gal 2,1.3-5). Più tardi, Tito
compie missioni delicate a Corinto (2 Cor 12,18; 2,13;
7,6-7.13-16) e diventa delegato di Paolo nella stessa città per
la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme (2 Cor
8,6.16-24). Il rapporto personale tra Paolo e Tito fa da sfondo
al programma di evangelizzazione delle comunità giudeocristiane
di Creta. Ciò presuppone che Paolo sia stato a Creta con Tito e
lo abbia poi lasciato sull'isola a completare ciò che non
avevano potuto finire, affidandogli, in particolare, il compito
di stabilire i presbiteri (sono gli anziani presenti nel mondo
ebraico come responsabili delle sinagoghe) che si costituiscono,
via via, responsabili in ogni città, in modo da avere una guida
per ogni chiesa locale (1,5). Saranno poi, in una struttura
solidificata, i presbiteri saranno i sacerdoti cristiani,
collaboratori degli "episcopi". Questa lettera è scritta
probabilmente ad Efeso. Il corpo della lettera (1,5-3,11)
illustra vari temi e problemi: le qualità spirituali ed umane
richieste ai vescovi e ai presbiteri (1,5-16), le direttive al
popolo di Dio per una vita autenticamente cristiana (2,1-3,11):
vi comprende anche un codice di vita familiare (2,2-10) e viene
incontro alle esigenze delle varie età e dei gruppi (anziani,
giovani, schiavi). "E' apparsa la grazia di Dio". Grazia
significa tenerezza, amore, bontà di Dio. Ma c'è una novità che
fa sobbalzare il cuore. "La benevolenza del Signore è portata a
tutti gli uomini". Non si parla di accoglienza ai buoni o a
coloro che rispettano la legge. Saremmo sempre nella prospettiva
della legge di Mosè che spesso porta angoscia e mette timore nel
rapporto con il Signore, immaginando, in tal modo, di poter non
essere accetti o selezionati per la dannazione. Qui il dono è
gratuito e per tutti gli uomini. Di fronte a questo incontro si
continua sempre a riprenderne le conseguenze morali e le
responsabilità quotidiane di rispetto della volontà di Dio; ma
scopriamo che il nostro ritrovo con il Signore non si gioca più
sul timore, sull'angoscia e sull'imprevedibilità. Si è spesso
utilizzata la paura di Dio per incoraggiare il buon
comportamento, ma questo provoca difficoltà e addirittura
abbandoni della fede in un clima di disperazione. La grazia
offre speranza e perdono. Gesù è sempre aperto all'accoglienza e
ci chiede coerenza e generosità.Ma non ci abbandona e, di fronte
alle nostre delusioni o tradimenti, egli è aperto al perdono per
continuare ad offrirci la benevolenza che ci riscatti e ci
santifichi.Le raccomandazioni per una coerenza della Comunità
cristiana spaziano dal rispetto e dalla ubbidienza alle autorità
civili al comportamento generoso, coraggioso, coerente e
soprattutto mite e non violento nel rapporto con le persone. |
Matteo
2, 1-12 In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo
del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano:
«Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua
stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò
turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli
scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il
Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo
del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, / non sei davvero l’ultima delle
città principali di Giuda: / da te infatti uscirà un capo / che sarà il
pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi,
si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li
inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e,
quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare,
li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il
bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella
casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero
ritorno al loro paese. II Vangelo di Matteo sviluppa due
criteri particolari nei capitoli dell'infanzia. - Si rifà alla Prima
Alleanza (noi parliamo, normalmente, dell'Antico Testamento) che sta molto a
cuore all'evangelista per poter dire che, in Gesù, si compiono le profezie
(Is. 2,2-5; Is. 62,1-5): si parla, infatti, di popoli che vengono a
Gerusalemme a portare ricchezze (vedi 1^ lettura). Anche il testo su Betlemme
che si trova nel libro del profeta Michea (5,1): "E tu, Betlemme, terra di
Giuda, non sei il più piccolo capoluogo di Giuda..." presenta una profezia di
compimento poiché nel paese, dove è nato Davide e vi è iniziata la sua
gloria, si conclude l'attesa con Gesù. - Matteo si rifà anche al significato
di questo bambino: è Messia, è il Signore (Kurios), è il Cristo (senso
Cristologico). Tutto il testo, impostato tra il segno (la stella) e la Parola
(Scrittura), riporta all'equilibrio delicato tra l'elezione del popolo
d'Israele e la Missione, tra la scelta che Dio compie in un popolo (ebraico,
cristiano, i battezzati) e l'impegno di aprire a tutti la grazia di Dio per
le nazioni. Il racconto di Matteo è interessantissimo poiché vuole radunare
alcune novità importanti di Gesù. 1. Ci troviamo con delle persone lontane da
Dio. Sono pagani e i pagani vanno disprezzati e sottomessi. "Sal 79. "
"Signore, riversa lo sdegno sulle genti e sui regni che non invocano il tuo
nome". Ma, in più, essi fanno un lavoro che li fa "mago", un'attività
severamente proibita e condannata dalla Bibbia. Sono comprensibili, quindi,
lo sconcerto, la sorpresa della comunità cristiana primitiva nel trovarsi di
fronte a questa pagina di Matteo: i primi a riconoscere Gesù come Dio e
Signore sono proprio dei pagani, cioè persone lontane, escluse da Dio, ma che
esercitano addirittura un'attività totalmente condannata e maledetta. Mago,
al tempo dell'evangelista, è "ingannatore, condannatore". Questo sconcerto fa
iniziare un'operazione di annacquamento per cui il termine "maghi" diventa
"Magi" e così non disturbano nessuno. La provenienza dei Magi è molto
generica: la regione di questi sapienti astrologi può essere pensata nella
Persia, a Babilonia o nell'Arabia del sud. Ma anche leggendo il Vangelo di
Luca la Comunità cristiana ha scoperto che i primi e gli unici a conoscere
Gesù che nasce sono i pastori, i disprezzati lavoratori del gregge che, per
il loro lavoro continuativo, non rispettano il sabato e quindi sono
considerati al di fuori di ogni legge. I pastori, valutati degli asociali,
non possono entrare nel tempio, e sono spesso accusati di ruberie e di
violenze sulle persone. La Comunità cristiana deve imparare gli orizzonti
infiniti della misericordia di Dio e le preferenze che il Signore sa fare.
Nessuno è escluso. 2. Si parla del valore del lavoro che va fatto con
intelligenza e competenza e che produce segni ed indicazioni sul significato
della vita e nel nostro rapporto con la speranza e su Dio. I Magi, dal loro
lavoro di astrologi, hanno ricuperato il senso di una presenza diversa. Così
decidono che bisogna mettersi in viaggio per cercarla, anche se occorre
camminare con il naso all'insù per guardare l'orientamento della stella e
occorre procedere di notte. 3. A Gerusalemme la stella scompare e i magi si
trovano disorientati. Non possono che andare dall'autorità costituita. "Un re
saprà dove può essere nato il futuro re" pensano. Ma nessuno sa niente. Anzi
Erode e il popolo della città restano turbati e così come resteranno turbati
a Gerusalemme quando Gesù entrerà con la sua cavalcatura da re Messia, il
giorno delle Palme (Mt 21,10). Gerusalemme non è una città che accoglie il
Messia, anzi è una città che lo scaccerà fuori delle sue mura, uccidendolo.
Ma a Gerusalemme c'è il tesoro del popolo: la Scrittura. 4. Erode regnò dal
37 al 4 a.C. Il suo regno comprendeva la Giudea, l'Idumea, la Samaria, la
Galilea, la Perea e altre regioni dell'oriente. E Gesù che nascerà qualche
anno prima della morte di Erode ci fa rivedere la data di nascita, da
collocare, probabilmente verso il 6/7 a.C. La datazione dalla nascita di Gesù
è stata sbagliata di alcuni anni quando è stata fissata circa nel secolo V/VI
d.C. 5. Gli scribi, chiamati anche «dottori della Legge» (Lc 5,17; At 5,34)
hanno la funzione d'interpretare le Scritture e, in particolare, la Legge
mosaica, per ricavarne le regole di condotta della vita giudaica (cf.Esd
7,6.11; Sir 39,2). Questo compito dà loro prestigio e influenza presso il
popolo. Sono membri del gran sinedrio con i sommi sacerdoti e gli anziani.
Essi sanno indicare il posto poiché conoscono i profeti. La Parola del
Signore chiaramente aveva indicato Betlemme come il luogo da cui "uscirà un
capo che sarà Pastore"( Mi5,1-3). 6. Erode si fa descrivere tutto dai Magi:
il tempo, il viaggio, le attese, le loro speranze e i magi, con molta
chiarezza e molta ingenuità, garantiscono e promettono che al ritorno
racconteranno. 7. Quando escono fuori da Gerusalemme, finalmente la stella,
che ha orientati i Magi, ricompare. Gerusalemme ha la Parola ma non sa capire
il presente ed il tempo. Il Signore allora suggerisce che per trovarlo sono
necessari i segni della propria quotidianità e del proprio lavoro e la Parola
di Dio. Presi da soli non si trova il Signore. E quindi, con "grandissima
gioia", arrivano "alla casa" (nel frattempo Giuseppe e Maria hanno trovato un
alloggio decente e Gesù ormai deve avere più di un anno). E finalmente
giungono poiché sono determinati ed hanno utilizzato tutti gli strumenti a
diposizione: il lavoro e la Parola. Così aprono" i loro scrigni" per offrire
tre doni, ricchezze e profumi di Arabia (Ger 6,20; Ez 27,22). I Padri e gli
scrittori biblici hanno interpretato nei modi più diversi: e tuttavia vi
hanno visto simboleggiata la regalità (oro), la divinità (incenso) e la
passione (mirra) di Cristo. L'adorazione dei Magi compie gli oracoli
messianici che annunciavano l'omaggio delle nazioni al Dio d'Israele (cf.Nm
24,17;Is 49,23;60,5s;Sal 72,10-15). Così questo testo riprende temi
fondamentali: nessun popolo è escluso. Ci sono segni e una Parola sufficienti
per incontrare il Signore. Il Signore è disarmato ed è un bambino che
garantisce misericordia e accoglienza. Ma a ciascuno vengono riconosciute
responsabilità e impegni per vivere e cambiare il mondo, rendendolo più umano
e più luminoso.
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