 DOMENICA II DI PASQUA
(della Divina Misericordia) 23.04.2017
Giovanni 20, 19-31
Riferimenti - Atti degli Apostoli 4, 8-24a - SALMO 117 -
Colossesi 2, 8-15 |
Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo
amore è per sempre. Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre». La pietra
scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è
stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Sei tu
il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è
per sempre. |
Atti degli Apostoli 4, 8-24a In quei giorni.
Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi
veniamo interrogati sul beneficio recato a un
uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia
stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il
popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il
Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha
risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi
risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata
scartata da voi, costruttori, e che è diventata
la pietra d’angolo. In nessun altro c’è
salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo,
altro nome dato agli uomini, nel quale è
stabilito che noi siamo salvati». Vedendo la
franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi
conto che erano persone semplici e senza
istruzione, rimanevano stupiti e li
riconoscevano come quelli che erano stati con
Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro,
l’uomo che era stato guarito, non sapevano che
cosa replicare. Li fecero uscire dal sinedrio e
si misero a consultarsi fra loro dicendo: «Che
cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno
evidente è avvenuto per opera loro; esso è
diventato talmente noto a tutti gli abitanti di
Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché
non si divulghi maggiormente tra il popolo,
proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad
alcuno in quel nome». Li richiamarono e
ordinarono loro di non parlare in alcun modo né
di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e
Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a
Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo
voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo
visto e ascoltato». Quelli allora, dopo averli
ulteriormente minacciati, non trovando in che
modo poterli punire, li lasciarono andare a
causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio
per l’accaduto. L’uomo infatti nel quale era
avvenuto questo miracolo della guarigione aveva
più di quarant’anni. Rimessi in libertà, Pietro
e Giovanni andarono dai loro fratelli e
riferirono quanto avevano detto loro i capi dei
sacerdoti e gli anziani. Quando udirono questo,
tutti insieme innalzarono la loro voce a Dio.
La Comunità cristiana si sta organizzando.
Continua a frequentare il tempio secondo le
abitudini del gruppo dei discepoli di Gesù, che
già con Gesù, nei giorni precedenti la sua morte
e la resurrezione, va regolarmente. Così gli
apostoli non hanno motivo di cambiare. Ma
affrontano la realtà, giorno per giorno,
fidandosi del Signore che farà loro comprendere
stili e scelte secondo il suo cuore e, comunque,
sanno che da adesso in poi hanno un riferimento
nuovo di vita a cui rivolgersi sempre: la morte
e la risurrezione di Gesù cambia scelte e stili.
Il libro di Luca, "Atti degli apostoli",
racconta un normale giorno feriale. "Pietro e
Giovanni salivano al tempio per la preghiera
delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva
portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo
ponevano ogni giorno presso la porta del tempio
detta Bella, per chiedere l'elemosina a coloro
che entravano nel tempio" (At 3,1-2). Chiedere
elemosina significa aspettarsi, in particolare,
danaro, oppure generi alimentari o altri doni.
"Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né
oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù
Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!». Lo
prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo
i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono"
(vv6-7). Sono le tre del pomeriggio: si offre
l'incenso all'interno del tempio, nel Santo,
mentre fuori, all'altare dei sacrifici viene
immolato un agnello di un anno. A questo punto
lo storpio, a cui, per la sua malattia che lo
rende impuro, è preclusa ogni entrata nel
tempio, "entrò con loro nel tempio camminando,
saltando e lodando Dio". Poiché Gesù ha educato
i discepoli ad assistere a fatti o ad ascoltare
parabole per poi capirne il significato, Pietro
e Giovanni fanno altrettanto, diffondendo il
messaggio della risurrezione sulle Scritture: in
questo caso citano il Salmo 118,22: "Gesù è la
pietra angolare... in nessun altro c'è
salvezza". Lo fanno con grande libertà e
franchezza (parresia): Luca usa questo termine
per identificare una persona serena, sicura e
libera. La testimonianza sorprende i cultori
della legge poiché sanno di trovarsi davanti a
persone semplici e senza istruzione. I capi e i
giudici non sanno trovare motivi per
condannarli. Ricorrono alla minaccia,
obbligandoli al silenzio. Ma gli apostoli,
con la stessa franchezza, rispondono che non
possono tacere "quello che abbiamo visto e
ascoltato". C'è una sfida alla loro fede. Essi
continuano: "Se sia giusto obbedire a voi invece
che a Dio, giudicatelo voi stessi". E la domanda
è una richiesta morale di altissimo livello:
obbligano a mettere sotto osservazione ogni loro
gesto che esige di essere valutato alla luce
della Parola di Dio. Il testo ricorda il ritorno
nella comunità cristiana: essa è informata di
quello che è stato loro minacciato, qualora si
continui a dare motivi di fede. |
Colossesi 2, 8-15 Fratelli, fate attenzione
che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti
raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del
mondo e non secondo Cristo. È in lui che abita corporalmente
tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della
pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni
Potenza. In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante
una circoncisione fatta da mano d’uomo con la spogliazione del
corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui
sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la
fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con
lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa
delle colpe e della non circoncisione della vostra carne,
perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto
contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha
tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della
loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico
spettacolo, trionfando su di loro in Cristo.
Paolo vede i pericoli che corrono coloro che accettano la fede
di Gesù. E d'altra parte è questa la novità centrale per ebrei e
per i pagani di fronte alla quale bisogna prendere posizione.
Poco più sopra ha impostato il problema: "E così, intimamente
uniti nell'amore, essi siano arricchiti di una piena
intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo: in
lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della
conoscenza. Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti
seducenti" (Col 3,2-4). Ci sono prospettive nuove che vengono
dalle tradizione ebraica e dalla cultura greca. Paolo dice che è
fondamentale difendere e maturare in sé la consapevolezza di
aver ricevuto il "mistero di Dio in Gesù". In un mare di
relativismo, e in un oceano di pretese di assolutismi, noi
stiamo percorrendo una strada stretta che ci porta a vedere in
"Gesù Signore" (2,6) la ricchezza della nostra appartenenza e
della nostra liberazione. "In Lui siamo stati riempiti,
circoncisi (è la nuova appartenenza) e in lui battezzati
(sepolti alla realtà vecchia di male e di peccato). Siamo
"risorti mediante la fede nella potenza di Dio" (v 12). La
risurrezione si sviluppa ogni giorno e matura nella fede. Non ci
sono automatismi ma scelte e verifiche, pensieri nuovi e maturi
sulla Parola di Dio: "siamo risorti per fede". Il tempo
precedente, di cui, comunque siamo stati responsabili e che
abbiamo scelto, ora è stato assunto da Gesù. Nella mentalità e
nell'immaginario ebraico Dio ha un registro su cui sono segnate
tutte le mancanze. Il giudizio di Dio si basa su ciò che è
documentato. Ma su questo testo oggettivo, e sempre più carico
di iniquità, si fa riferimento, da parte dei giusti, perché il
Signore abbia la bontà di ignorarlo. Un testo di Isaia dice una
parola assicurante di Dio: "Io, io cancello i tuoi misfatti per
amore di me stesso, e non ricordo più i tuoi peccati" (43,25).
L'immagine ritorna anche in Mt 6,15: "Ma se voi non perdonerete
agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" e
in Luca 11,4: "Perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti
perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla
tentazione». E su questo documento, o "chirografo" (firma fatta
di proprio pugno) ci troviamo a confronto con un debito che
tutta l'umanità ha contratto e sottoscritto davanti a Dio. E'
una grande ipoteca che grava sul genere umano e che è
insolubile. Eppure con Gesù il documento è stato annullato, il
debito è stato estinto ed è stata portata via anche la ricevuta.
Gesù, per amore del Padre, ha annullato il male e perdonato gli
uomini, inchiodando e distruggendo il documento dei nostri
misfatti sulla croce. La conclusione presenta il trionfo sul
male di Dio attraverso Gesù, dopo la sconfitta delle potenze
celesti, a somiglianza delle vittorie trionfali degli imperatori
che trascinano i re vinti in catene dietro il carro del
vincitore. .I cristiani, finalmente, sanno di poter seguire un
solo vincitore che non vince gli uomini, ma vince il male in
ogni uomo: il Salvatore Gesù, crocifisso e risorto.
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Giovanni 20, 19-31 In quel tempo. La sera di quel giorno, il primo
della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i
discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro:
«Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli
gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il
Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro:
«Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno
perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso,
uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli
dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse
loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito
nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche
Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la
tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli
rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai
veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono
stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate
che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita
nel suo nome.
Dopo le notizie sconcertanti della sparizione del corpo di Gesù dal
sepolcro, dopo la visione degli angeli e il messaggio di Maria Maddalena, nel
Cenacolo il gruppo dei discepoli si ritrova la sera per mangiare e per
mettere in ordine le notizie confuse, sconvolgenti, assurde, splendide.
Giovanni, che il mattino, con Pietro, è corso al sepolcro, guardando le bende
piegate, "credette" (20,8), nel suo Vangelo, sintetizza, fatti e parole di
due apparizioni di Gesù, otto giorni l'una dall'altra, sempre il giorno dopo
il sabato, di sera. S. Luca distende su 50 giorni i doni e le scelte che il
Signore offre e che Giovanni raccoglie in un solo iniziale incontro: il
saluto di pace come segno della risurrezione, la missione, il dono dello
Spirito. Luca propone il tempo di 50 giorni (7x7+1 = 50: simbolo della
pienezza di Dio, richiamo allo Spirito) per suggerire il lento cammino della
consapevolezza nei discepoli, la coscienza della missione che sarà possibile
con la forza dello Spirito, il bisogno della forza di Dio per ripensare ai
messaggi e all'esperienza vissuta, il dono dello Spirito come presenza di
Gesù risorto, offerto interiormente, per imparare a manifestare e annunciate
la Parole di Gesù. - Giovanni sintetizza nell'offerta di pace, che è più
di un augurio, la presenza di Gesù che ha realizzato finalmente l'incontro
tra Dio e l'uomo. Ormai, slegato dal tempo e dallo spazio, non più soggetto
ai condizionamenti, Gesù ora può essere pace per ogni uomo che lo cerchi.
- Dal dono alla missione il passo è breve: la missione non è solo predicare
la morte e la risurrezione, ma è proporre la missione come coinvolgimento nel
mistero di Dio che Gesù ha vissuto: un amore incondizionato, una dipendenza
alla volontà di Dio autentica, una profonda passione per la verità, un
desiderio ardente di rivelare il Padre, un amore totale verso gli uomini. La
missione si presterà ai condizionamenti, alle distorsioni perché s'imbatterà
con i limiti, i compromessi, le ipocrisie, gli interessi e gli egoismi. Anche
i gesti più alti e più sacri possono diventare formali, banali, di facciata e
l'ipocrisia che Gesù rimprovera alla classe dirigente rischia di penetrare
anche nel cuore dei suoi. La presenza di Gesù nel cenacolo è quella di un
risorto con le mani forate e il costato ferito. Perciò il dono dello Spirito
garantisce una nuova creazione posta nelle mani dei credenti (Gen. 2,7): una
nuova forza che struttura il mondo, capace di perdono e quindi creatore di
armonia. - Ma sorgeranno sempre dubbi anche tra le persone oneste, e
presenteranno (vv. 24-29) proteste e perplessità come lo fa Tommaso quando la
comunità inizia a testimoniare la risurrezione. Tommaso non si fida e
sceglie, come misura della propria consapevolezza, un nesso concreto tra
"vedere e credere". Gesù non si scandalizza, non rimprovera, ma accetta di
scendere sul piano delle attese per poi pronunciare la beatitudine: "Beati
quelli che pur non avendo visto crederanno" (v 29). E questo sarà il cammino
della Chiesa . Giovanni conclude offrendo la sua testimonianza sotto forma di
libro da leggere e quindi di Parola che ripropone testimonianza e garanzia
dello Spirito. La Comunità cristiana impara allora a ritrovare Gesù nella
parola e nella vita. La storia della Comunità cristiana è carica di segni e
anche di debolezza poiché è fatta da uomini, per quanto motivati, ma sempre
fragili. Lo stile della Chiesa è, allora, il volersi bene, il coraggio di
aiutarsi, di perdonare, di ricostruire, di risorgere. Il cammino splendido
dei nostri tempi, aiutati anche dal Concilio (una delle più alte espressioni
della missione della Chiesa nel nostro tempo), è quello di non considerare
che alcuni siano grandi e responsabili e gli altri poveretti che arrancano,
ma è quello che ci fa tutti fratelli e sorelle, con grandi ricchezze e grandi
povertà, che pur ci costituiscono, comunque, un popolo che crede. Il Papa
Francesco ci sta aiutando pastoralmente a vivere questa nostra missione nel
mondo, richiamandoci la misericordia, la preghiera, il perdono, la
conversione di cuore. E non è un coraggio da poco averci suggerito come suo
segno di vita san Francesco.
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