V DOMENICA DI AVVENTO
Il Precursore
 11.12.2016

Giovanni 1, 6-8. 15-18
Riferimenti : Michea - Mi 5, 1; Malachia 3, 1-5a. 6-7b - Salmo 145  - Gàlati 3, 23-28
Salmo 145
Il Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri.

Michea - Mi 5, 1; Ml 3, 1-5a. 6-7b
Così dice il Signore Dio: / «E tu, Betlemme di Èfrata, / così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, / da te uscirà per me / colui che deve essere il dominatore in Israele; / le sue origini sono dall’antichità, / dai giorni più remoti. Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani. Io mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un testimone pronto. Io sono il Signore, non cambio; / voi, figli di Giacobbe, non siete ancora al termine. / Fin dai tempi dei vostri padri / vi siete allontanati dai miei precetti, / non li avete osservati. / Tornate a me e io tornerò a voi, / dice il Signore degli eserciti».

Michea 5,1
Michea è il secondo profeta scrittore del Regno di Giuda, contemporaneo ad Isaia: siamo nella seconda metà del sec. VIII a.C. Vive in un tempo di grande difficoltà economica, ma soprattutto di ingiustizia sociale. C'è molta corruzione e idolatria, discordie e diseguaglianze sociali, frutto di sfruttamento e di soprusi. Il popolo si aspetterebbe giustizia, senso religioso e sobrietà e, invece, si sente perseguitato dalla prepotenza di una minoranza ricca e dalle classi dirigenti che sfruttano i poveri. E se il re Ezechia è un buon uomo, è troppo debole per portare giustizia. Il profeta Michea annuncia speranza: sta per nascere colui che dominerà Israele, e proprio in un paese insignificante, nel villaggio di Betlemme. Ma in quel paese è nato il re Davide, attorno al 1000 a.C. Da pastore che era, diventò re e fece grande il suo popolo.
Malachia 3,1-5a. 6-7b
Malachia continua la prima lettura e preannuncia la venuta di Gesù. Malachia vive dopo la ricostruzione del secondo tempio, con un popolo che è tornato da Babilonia: ma questo, ormai, è avvenuto alcune decine di anni prima. Eppure la ricostituzione della società nella Giudea, ed, in particolare, a Gerusalemme, non ha portato lo splendore e la giustizia sognati. Siamo attorno all'anno 450 a.C. e il profeta tratta sei problemi che toccano la realtà quotidiana: 1. la predilezione per Israele; 2. la mancanza di fedeltà del popolo al culto di Dio; 3. la mancanza di fedeltà nel rapporto matrimoniale visto come Alleanza; 4. La promessa di Dio che invia un messaggero per restaurare il culto e giudicare gli empi; 5. la mancanza di fedeltà a Dio nelle offerte del tempio; 6. la discussione tra credenti che dubitano della giustizia di Dio. All'interno di queste riflessioni, il contesto è disorientato tra le promesse di giustizia di Dio e l'esperienza che, ogni giorno, mette sotto gli occhi, l'oppressione dei poveri da parte dei ricchi che prosperano. Dio, però, dice il profeta, garantisce e promette: "Manderò il mio messaggero". Allo stesso modo con cui i sovrani si fanno precedere dagli ambasciatori, il Signore manderà, si pensa, Elia o il Messia o il profeta. Al tempo di Gesù viene identificato il messaggero come il precursore. Dopo di lui un secondo e misterioso personaggio chiamato: "il Signore", "l'angelo dell'Alleanza", "il Signore dell'universo" (v 1). Egli purificherà come fuoco e come lisciva, purificherà i figli di Levi (v 3). La purificazione del tempio resterà come garanzia e come memoria. Così il gesto di Gesù, che si lamenterà dei sacerdoti e della classe dirigente che avevano ridotto il tempio a "spelonca di ladri", e che scaccerà i venditori dal tempio, diventa comprensibile anche l'annuncio di Malachia nella Comunità cristiana (Mc 11,17). E, insieme, qualifica la venuta di Gesù come una presenza nuova di Dio che porta fuoco e purificazione: la Parola e lo Spirito. L'invito a ritornare è un inno alla libertà dell'uomo ed alla misericordia di Dio. Resta tuttavia sconcertante pensare che Dio riconosca la libertà dell'uomo fino al punto da sembrare impotente. Dio è così libero da rispettare la libertà e la fragilità della libertà mana. E' importante che almeno lo si riconosca, se si ha fede. Ma questo non vieta di pregare Dio di intervenire. Noi celebriamo l'Eucarestia e il popolo cristiano si ritrova con questi messaggi, ampi e responsabili.

Gàlati 3, 23-28
Fratelli, prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
In questo breve testo, Paolo offre una linea di sviluppo della rivelazione che, in pienezza, giunge al popolo cristiano, ma che comincia da lontano, nel popolo d'Israele. Le persone a cui scrive non sono molto esperte nella riflessione ebraica poiché molti vengono dal paganesimo, né conosco a sufficienza ancora il messaggio di Gesù. Perciò accettano tutto quello che viene loro proposto, Così alcuni inviati ebrei, che praticamente inseguono Paolo nelle sue missioni, preoccupati del guasto che procura a riguardo della religiosità ebraica, hanno cercato di convincere le giovani comunità della Galazia che sia innanzitutto necessario, se sono stati prima pagani, conoscere e praticare la legge ebraica data da Mosé. Gesù stesso l'aveva osservata. Così sorge un frenetica corsa ai riti ed alla legge ebraica, portando incomprensione e scompiglio tra i credenti. Paolo, in sintesi, chiarisce il significato della legge: essa ha avuto una sua funzione particolare nel mondo sociale e credente. E' stata come il pedagogo nella società greca e romana. Il pedagogo è lo schiavo che si occupa dei figli di minore età del padrone, li conduce a scuola per affidarli al maestro e ha il compito di sorvegliare, preservare, mettere in guardia. E' una funzione importante, ma temporanea, nell'attesa della maggiore età. Il pedagogo prepara alla responsabilità e all'impegno personale. Raggiunta la maggiore età, si sviluppano tutte le vocazioni per il comportamento dell'adulto. Per i cristiani, poi, non si tratta solo di un codice di comportamento, ma di un vestito particolare: "Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo" (27); e i vestiti, nell'antichità, hanno un loro ruolo particolare. Manifestano una dignità che è visibile poiché il vestito mi presenta e mi qualifica (è considerato come una divisa). Qui il vestito è quello di Cristo. Anche nella lettera ai Colossesi 3,9-10 Paolo scrive: "Vi siete svestiti dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato". Il cristiano si presenta e si esprime per ciò che dice ma anche per come ascolta, per come cerca di capire e quindi per come accoglie, per come scusa e perdona, per come aiuta e vuole bene poiché in lui si manifesta Gesù. Qualsiasi differenza esista nella realtà: (sessuale, sociale, civile, religiosa) diventa irrilevante nell'ottica della identità nuova che viene conferita a chi diventa "uno in Cristo Gesù". Perciò le divisioni sociali e religiose non ci sono più in Cristo: giudei e pagani sul piano religioso; schiavo e libero, dal punto di vista dei diritti civili e sociali; maschio e femmina sul piano dell'identità di genere. E questo ci dà una profonda libertà interiore, anche se ci obbliga a serie verifiche sul nostro modo di sentire e sui condizionamenti che l'ambiente esterno vuole imporci.


 Giovanni 1, 6-8. 15-18
In quel tempo. Venne un uomo mandato da Dio: / il suo nome era Giovanni. / Egli venne come testimone / per dare testimonianza alla luce, / perché tutti credessero per mezzo di lui. / Non era lui la luce, / ma doveva dare testimonianza alla luce. / Giovanni proclama: / «Era di lui che io dissi: / Colui che viene dopo di me / è avanti a me, / perché era prima di me». Dalla sua pienezza / noi tutti abbiamo ricevuto: / grazia su grazia. / Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, / la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. / Dio, nessuno lo ha mai visto: / il Figlio unigenito, che è Dio / ed è nel seno del Padre, / è lui che lo ha rivelato.
L'Avvento, tempo di preparazione al Natale, è caratterizzato dalla presenza di due compagni di viaggio che rendono questo cammino più piacevole. Questi due compagni sono Maria e Giovanni Battista. Di Maria si parlerà abbondantemente in occasione della solennità dell'Immacolata, il prossimo 8 dicembre; e avremo occasione di parlarne domenica prossima che, nella tradizione ambrosiana, è la domenica della Divina Maternità. Oggi, tuttavia, ci soffermiamo sulla figura del Battista. Giovanni, il precursore, è il personaggio che incontriamo sempre in questo inizio di Avvento. Egli ci offre spunti importanti per camminare verso il Natale del Signore. Il Battista ci insegna l'umiltà, l'essenzialità e la testimonianza coraggiosa. L'umiltà si concretizza nel riconoscere il primato di Dio nella propria vita. Già nel grembo di Elisabetta, Giovanni esulta quando sua Madre incontra, nell'icona della Visitazione, Maria in attesa del Salvatore. Sul fiume Giordano il precursore indica ai suoi discepoli l'Agnello di Dio. Ai suoi afferma inoltre che è venuto il momento di diminuire e di far crescere Gesù. Dovremmo riscoprire l'umiltà nella nostra vita, questo atteggiamento che sa mettere in ogni scelta la volontà di Gesù perché tutta la nostra vita di credenti sia orientata a Lui in ogni ambito. L'essenzialità del precursore sta nel vestirsi, nel cibarsi e quindi in uno stile di vita sobrio. Ci richiama alla necessità di cambiare stili di vita perché dieci anni di crisi non ci hanno insegnato a mettere ordine nelle priorità. C'è una continua ricerca di possesso che sfocia in una rincorsa anche a guadagni facili quali il gioco: la ludopatia è un fenomeno in crescita. Il Battista ci esorta a riscoprire la priorità. Ma l'insegnamento maggiore di Giovanni è la testimonianza coraggiosa, quella che arriverà fino al martirio; Erodiade, infastidita, chiederà la testa del Battista che ha denunciato il rapporto che aveva Erodiade con il fratello del marito Erode. Questo coraggio che avranno, nel corso del Cinquecento, uomini come Tommaso Moro e Giovanni Fisher che hanno denunciato il rapporto tra Enrico VIII e le sue amanti e che hanno spinto il re al divorzio. Siamo invitati al coraggio. Nella Chiesa non mancano testimoni coraggiosi: penso a Ernest Simoni il neocardinale albanese, penso a Van Thuan il cardinale vietnamita. Queste figure sono uno stimolo per noi a vincere il nostro cristianesimo che Papa Francesco definisce di pasticceria e fatto di tante timidezze. Nel nostro piccolo è chiesto di vivere anche noi la nostra testimonianza con quel coraggio e quella determinazione che ci rende veri discepoli di Gesù. Coraggio e determinazione che sono dono del Signore ma, come tutti i doni, vanno invocati, in particolare a Maria che in questa novena invochiamo come Immacolata.