
VI DOMENICA DI AVVENTO
FESTA DELL'iNCARNAZIONE 18 DIC3EMBRE 2016
Luca 1,26-38a
Riferimenti : Isaia 62,10 - 63,3b - salmo 71 - Filippesi
4,4-9 |
In te mi rifugio, Signore, ch'io non resti
confuso in eterno. Liberami, difendimi per la tua giustizia,
porgimi ascolto e salvami. Sii per me rupe di difesa, baluardo
inaccessibile, poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza. Mio
Dio, salvami dalle mani dell'empio, dalle mani dell'iniquo e
dell'oppressore. Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia
fiducia fin dalla mia giovinezza. |
Isaia 62, 10 - 63, 3b
In quei giorni. Isaia disse: «Passate, passate per le porte,
/ sgombrate la via al popolo, / spianate, spianate la strada, /
liberatela dalle pietre, / innalzate un vessillo per i popoli».
Ecco ciò che il Signore fa sentire / all’estremità della terra:
/ «Dite alla figlia di Sion: / “Ecco, arriva il tuo salvatore; /
ecco, egli ha con sé il premio / e la sua ricompensa lo
precede”. / Li chiameranno “Popolo santo”, / “Redenti del
Signore”. / E tu sarai chiamata Ricercata, / “Città non
abbandonata”». «Chi è costui che viene da Edom, / da Bosra con
le vesti tinte di rosso, / splendido nella sua veste, / che
avanza nella pienezza della sua forza?». / «Sono io, che parlo
con giustizia, / e sono grande nel salvare». / «Perché rossa è
la tua veste / e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel
torchio?». / «Nel tino ho pigiato da solo / e del mio popolo
nessuno era con me».
Isaia 62,10 - 63,3b Questo splendido testo si
potrebbe intitolare "il canto del ritorno" e,
nello stesso tempo, "il canto dell'incontro con
lo Sposo". L'autore è vissuto circa tre secoli
dopo il profeta Isaia e tuttavia, proprio sotto
il nome di Isaia, sono stati raccolti anche
scritti che riguardavano i tempi successivi. Il
capitolo 62 incomincia (qui non è riportato) con
un: "Per amore di Sion non mi terrò in
silenzio". Finalmente, dice il profeta, si
schiude la Parola di Dio che finora era
diventata angosciosamente assente. In tal modo
era oscurata ogni speranza; la tragedia della
guerra incombeva senza un possibile futuro; la
lontananza metteva a rischio l'attesa e quindi
si affievoliva, anche nei migliori fedeli del
popolo, il richiamo di un amore garantito da Dio
nel tempo. Ma finalmente il Signore parla e
assicura che "i popoli vedranno la tua giustizia
(di Sion)". Seguono così bellissime immagini
sponsali. Non si userà più l'aggettivo
"abbandonata, devastata" ma per Gerusalemme il
nuovo nome sarà "mia gioia, sposata, perché il
Signore troverà in te la sua delizia... e la tua
terra avrà il suo sposo". (62,1-4). Conclusa
l'immagine sponsale, inizia l'immagine della
Gerusalemme sicura, con le mura solide e "le
sentinelle che, per tutto il giorno e tutta la
notte, non taceranno mai". (62,6). Questi
continui parlare, informarsi, richiamare,
verificare delle sentinelle, giorno e notte, nel
riguardo di coloro che si avvicinavano alla
città, garantiscono la tranquillità e la
sicurezza. A questo punto, il testo di oggi
formula l'invito, a coloro che ormai abitano in
sicurezza nella città santa, di aprire le porte
e di accogliere coloro che torneranno dalla
dispersione per costituire il popolo santo. Si
ricompone l'unità e chi abita a Gerusalemme deve
preoccuparsi di accogliere, di spianare la
strada, di liberarla dalle pietre, di renderla
agevole. In quel caso gli esiliati entreranno
trionfalmente e saranno "come un vessillo per i
popoli". Così sarà possibile dimostrare a tutte
le nazioni che questa liberazione è frutto
dell'incontro con "il tuo Salvatore". Ritornano
ancora i nuovi titoli per la città splendente:
"Città ricercata, città non abbandonata". Il
profeta riprende: "Si sta avvicinando un essere
misterioso" (63,1). Ovviamente la sentinella
grida dall'alto e pone a questo misterioso
personaggio le domande essenziali, prima che
possa entrare nella città. E l'interpellato
risponde, manifestando la sua maestosa grandezza
e la sua capacità di giudizio e di vittoria sui
popoli. Nessun altro ha saputo regalare la
libertà al suo popolo, ma solo lui l'ha
conquistata. Colui che bussa alle porte della
città è la poderosa immagine di un guerriero che
ha vinto tutti gli eserciti e torna, sporco di
sangue, vincitore. La sua veste rossa è come
quella di chi pigia l'uva dopo la vendemmia. E
grida alla sentinella che ha vinto, e ha vinto
da solo: "Nessuno era con me". E tutto il testo,
che a noi fa impressione per la crudezza del
messaggio (e continua ancor più drammatico
successivamente), esprime la forza di Dio,
totalmente gratuita e potente, che libera da un
incubo, da un assedio, dalla prospettiva di un
massacro sicuro. Si riaffaccia all'orizzonte la
liberazione e ritorna, insperata, la fiducia
quando sembravano ormai scomparse, nonostante le
promesse e le garanzie di Dio. Egli vince e
ritorna ad essere colui che riscatta il suo
popolo. Anzi lo tratta come l'unica sposa
splendente di cui è totalmente innamorato. A lei
riconsegna la sua bellezza e il suo splendore e
la rimette sul trono. |
Filippesi 4, 4-9
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate
lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è
vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate
presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e
ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza,
custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In
conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile,
quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile,
quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode,
questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete
imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in
pratica. E il Dio della pace sarà con voi!
Filippesi 4,4-9 Nella lettera alla comunità di Filippi,
fondata nel suo secondo viaggio missionario (49-52 d. C.) Paolo
scrive probabilmente da Efeso, durante una prigionia, anche se i
testi non parlano esattamente di una prigionia in questa città,
ma ricordano solo Cesarea e Roma. E, tuttavia, proprio ad Efeso
ci fu una rivolta degli argentieri perché, a causa del successo
della nuova predicazione di Paolo, era calato lo smercio dei
tempietti in argento della dea Artemide, molto venerata ad Efeso
(Atti 19, 23-41). Ricordando il suo soggiorno in questa città,
Paolo parla di una permanenza "tra lacrime e tribolazioni" (Atti
20,19). Perciò la lettera potrebbe essere stata scritta attorno
al 57 d.C. Paolo sente vicina la morte; eppure prova gioia e
chiede di condividerla con lui (2,17). La prima parte di questo
testo (4,4-5) e la terza parte (4, 8-9) hanno, come riferimento,
la vicinanza di Dio, mentre, nella parte centrale (4, 6-7), la
preghiera apre la propria vita sul mondo di Dio attraverso una
comunicazione profonda di ringraziamento, di suppliche e di
preghiere. La pace di Dio possa custodire il cuore e la mente di
ciascuno in Gesù. In questo testo Paolo esorta a mantenere
l'inalterata pace di Cristo: - tenete lontana ogni ombra di
inquietudine; - pregate con fiducia, dicendo a Dio le vostre
difficoltà ed Egli vi darà la pace, che è la piena armonia con
Lui, al disopra di ogni sforzo intellettuale e oltre ogni
incidente; - questa pace però non toglie dalla concretezza e
dalla verifica critica, per capire ciò che vale, ciò che è
giusto, virtuoso e merita lode; - nel credente cresce la
responsabilità di valutare ed apprezzare nel mondo ciò che conta
davvero; - è necessaria una norma di discernimento: è importante
confrontarsi con l'insegnamento e la condotta dell'apostolo e
quindi di tutta la Chiesa poiché, nella comunità cristiana,
particolarmente, si può imparare a capire che cosa è vero e
giusto agli occhi di Dio. Ciò che deve distinguere la comunità
cristiana, e che la deve rendere nota a tutti, è la "bontà" (si
riferisce alla "mansuetudine di Gesù" (2 Cor.10,1) come modello
per Paolo e per la comunità stessa). E' una dote regale. Solo
chi non deve difendere con accanimento i propri privilegi si può
permettere di avere potere e clemenza. Ora la comunità ha una
vocazione celeste: "Il Signore è vicino". Perciò aiuta ad un
atteggiamento di profonda fede legata alla salvezza di Gesù.
Bontà, clemenza, equilibrio portano a non angustiarsi poiché
tutto si misura sul Signore vicino. Le preoccupazioni e le ansie
minacciano la gioia e perciò vanno offerte a Dio con richieste,
suppliche, intercessioni e "rendimenti di grazie" per tutto
(4,6). Allora, la pace di Dio custodirà i cuori di tutti.

BASILICA DELL'ANNUNCIAZIONE |
Luca
1, 26-38a In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città
della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo
della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A
queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto
come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia
presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai
Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli
darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe
e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà
questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo
scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco,
Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio
e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile
a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me
secondo la tua parola».
Il Vangelo di Luca racconta che, finalmente,
si compie l'attesa di secoli attraverso il messaggio e la scelta di Dio per
Maria. L'incontro misterioso tra l'angelo Gabriele e la Madonna viene narrato
con schemi e linguaggi propri dell'Antico Testamento. Il paese di Nazareth è
sconosciuto nella Bibbia perché insignificante; e tuttavia qui avviene
l'inizio della presenza del Figlio di Dio tra noi. E' il Signore che fa un
dono; eppure ha bisogno, come sempre, dell'accettazione e della disponibilità
di chi lo sa prendere sul serio. Nella storia, a compiere l'Alleanza, sono
stati chiamati prima il popolo d'Israele, poi Gerusalemme, ma tutti si
rivelano incapaci. L'angelo va da Maria. E il dialogo si sviluppa con questa
giovane donna che viene presentata come la Gerusalemme salvata, come la
figlia di Sion (Sof 3,14; Zac 9,9): "Rallegrati, o beneamata (tu che hai il
favore di Dio); il Signore è con te". Al turbamento di Maria che non si
ritiene all'altezza, l'angelo risponde rassicurando e manifestando il futuro
del figlio. La garanzia di un figlio avrebbe fatto impazzire di gioia ogni
ragazza ebrea; Maria, invece, si ferma all'interrogativo: "Come è possibile?"
poiché essa vuole avere chiarezza su un suo eventuale diverso comportamento.
Dire di "si" a Dio suppone una conversione di vita. E la rivelazione si
allarga sempre di più; e l'angelo garantisce che Maria deve rassicurarsi, non
deve cambiare nulla dei suoi progetti. In sottofondo rimane un'immagine
fondamentale per il popolo d'Israele. Maria è come il popolo liberato
dell'esodo che cammina all'ombra di Dio (Es 40,35; Num 9,18.22; 10,34). Il
Signore opererà da solo; ci sarà semplicemente bisogno di grande fiducia e
fedeltà. "Maria diventa la nuova Sion: come su quel colle della Gerusalemme
storica si ergeva il simbolo vivo della Presenza di Dio nella storia (il
Palazzo di Davide) e nello spazio (il tempio) e il fumo dei sacrifici e degli
incensi evocava la trascendenza divina protesa verso l'uomo, così Maria è il
centro della Gerusalemme escatologica (finale) poiché nel suo grembo è
presentato all'umanità il Figlio di Dio"(Ravasi). Allora Maria pronuncia il
suo "sì" libero e cosciente, senza porre ostacoli e senza interpellare altri.
Sa che tutto è nella sua fiducia. Così questo è il giorno in cui Cristo
inizia il suo pellegrinaggio nel mondo. Per ora solo in Maria. E'
incominciato il Natale. E' un testo dove si ripetono con insistenza i nomi
dei personaggi. Dio ci conosce per nome e siamo preziosi ai suoi occhi.
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