
DOMENICA VI DOPO L'EPIFANIA
12.02.2017 Matteo 12, 9b-21
Riferimenti :primo libro di Samuele 21, 2-6a.7ab - SALMO
42 - Ebrei 4, 14-16
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Fammi giustizia, o Dio, difendi la
mia causa contro gente spietata; liberami dall’uomo perfido e
perverso. Manda la tua luce e la tua verità: siano esse a
guidarmi, mi conducano alla tua santa montagna, alla tua dimora.
Verrò all’altare di Dio, a Dio, mia gioiosa esultanza. |
primo libro di Samuele 21, 2-6a.7ab
In quei giorni. Davide si recò a Nob dal
sacerdote Achimèlec. Achimèlec, trepidante, andò
incontro a Davide e gli disse: «Perché sei solo
e non c’è nessuno con te?». Rispose Davide al
sacerdote Achimèlec: «Il re mi ha ordinato e mi
ha detto: “Nessuno sappia niente di questa cosa
per la quale ti mando e di cui ti ho dato
incarico”. Ai miei giovani ho dato appuntamento
al tal posto. Ora però se hai sottomano cinque
pani, dammeli, o altra cosa che si possa
trovare». Il sacerdote rispose a Davide: «Non ho
sottomano pani comuni, ho solo pani sacri per i
tuoi giovani, se si sono almeno astenuti dalle
donne». Rispose Davide al sacerdote: «Ma certo!
Dalle donne ci siamo astenuti dall’altro ieri».
Il sacerdote gli diede il pane sacro, perché non
c’era là altro pane che quello dell’offerta,
ritirato dalla presenza del Signore.
La gelosia e la paura di Saul sono esplose
contro le prospettive che, nel futuro, possa
essere Davide il successore al trono e non il
proprio figlio Gionata. Poiché il regno, che non
è ancora ereditario, può essere destinato da un
profeta o dal consenso del popolo, Saul vuole
eliminare Davide, un contendente pericoloso per
la sua popolarità e per la sua bravura, quale
appare ormai nella valutazione di troppi.
Comincia così il pellegrinare di Davide per
scampare alla vendetta di Saul. Il primo libro
di Samuele si dilunga a ricordare tutta
l'attività partigiana del gruppo dei fuggiaschi
che debbono procurarsi vettovaglie e armi. Il
primo riferimento per Davide è il sacerdote
Achimelech che abita in una città chiamata Nob,
insieme ad altri 90 sacerdoti con le loro
famiglie (22,18-19). Chiede e si fa consegnare
il pane che deve essere destinato solo ai
sacerdoti perché sacro. Ogni sabato vengono
collocati, infatti, davanti al Signore 12 pani
simboleggianti l'alleanza di Dio con Israele
(Levitico 24,8) e ogni sabato vengono sostituiti
con focacce fresche i vecchi panni destinati
solo al consumo dei sacerdoti stessi. Davide,
con il pane, cerca anche armi e non si trova
nulla salvo la spada che era stata di Golia. Il
sacerdote non si fa scrupolo perché si rende
conto del bisogno di Davide e quindi supera il
divieto sui pani consacrati perché ritiene sia
più giusto salvare delle vite umane
ingiustamente accusate. Purtroppo tra i
presenti, che ascoltano il dialogo e assistono
al dono, c'è anche un edomita, Doeg, capo dei
pastori di Saul che accuserà il sacerdote di ciò
che ha fatto (21,8). E per ordine di Saul
diventerà il giustiziere, massacrando i
sacerdoti di quella città insieme con uomini,
donne, fanciulli lattanti; e distruggendo anche
tutto il bestiame. Scampa alla morte solo un
figlio di Achimelech, Ebiatar, che fugge presso
Davide (22,6-21). |
Ebrei 4, 14-16 Fratelli, poiché
abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i
cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione
della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non
sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato
messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per
ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati
al momento opportuno. L'autore della lettera
agli Ebrei presenta Gesù, il Figlio di Dio, nel giorno della
croce. Egli è insieme Sommo Sacerdote che presiede il
sacrificio, è l'Agnello sacrificale e primogenito del popolo dei
redenti, è l'uomo in tutta la sua pienezza, ma anche nella sua
fragilità; per questo soffrì e nella sofferenza si affidò
all'obbedienza negli eventi nei quali cercò e trovò la volontà
di Dio. Egli, per la sua esperienza, rassicura ciascuno di noi
che siamo peccatori, e la sua grandezza non ci impedisce di
essere a lui vicini. Egli ha condiviso tutto con noi, tranne il
peccato, e perciò la sua umanità lo ha ravvicinato profondamente
a noi. Egli è veramente come uno di noi e ci può capire. Perciò
ci affidiamo a Lui poiché sa riconoscere la nostra fragilità, la
nostra debolezza e i nostri limiti. Siamo sicuri di trovare così
misericordia e compassione per tutte le nostre infermità. Egli
merita la nostra fiducia che deve essere piena. Egli non ci
tradisce: la sua morte per amore ci dà testimonianza. E offrendo
la sua vita per amore, senza chiedere nulla in cambio, perdona i
suoi carnefici. Da lui possiamo sperare la salvezza, oggi e
sempre.
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Matteo 12, 9b-21 In quel tempo. Il Signore Gesù andò nella
sinagoga; ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, i
farisei domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». Ed egli
rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di
sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? Ora, un uomo vale
ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». E
disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come
l’altra. Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per
farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo
seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si
compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco il mio
servo, che io ho scelto; / il mio amato, nel quale ho posto il mio
compiacimento. / Porrò il mio spirito sopra di lui / e annuncerà alle nazioni
la giustizia. / Non contesterà né griderà / né si udrà nelle piazze la sua
voce. / Non spezzerà una canna già incrinata, / non spegnerà una fiamma
smorta, / finché non abbia fatto trionfare la giustizia; / nel suo nome
spereranno le nazioni». Matteo, dopo il lungo discorso delle
beatitudini e l'impostazione di un rapporto nuovo che delinea l'Alleanza tra
Dio e il suo popolo (capp. 5-7), sviluppa il racconto delle opere di
liberazione di Gesù in 10 miracoli, pur in mezzo a polemiche sulla fede e
sulla interpretazione dell'Alleanza, con i rappresentanti di Israele (capp.
8-9). Delineate così le parole e i gesti per il nuovo popolo che scopre il
volto di Dio attraverso Gesù, inizia la missione dei 12 che dovranno nel
mondo annunciare e aggregare il nuovo popolo di Dio (cap10). Matteo offre
così, in questo secondo discorso del suo Vangelo, la struttura portante di
questo aprirsi al mondo, suggerendo scelte, prospettive e richiami
fondamentali. Matteo, quindi, registra alcune reazioni di Gesù: - quella
di comprensione e di ammirazione per Giovanni a cui invia il messaggio
profetico, - e quello del rimprovero per le città della Galilea che Gesù
aveva fin dal principio visitato: Corazin, Betsaida, Cafarnao e che non hanno
accolto né hanno voluto capire il dono di Gesù. Si direbbe la dichiarazione
di un fallimento eppure si svela, nelle successive parole di Gesù stesso,
l'imprevedibile mistero del Regno: "Ti benedico, Padre perché hai nascosto
queste cose ai sapienti e intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (11,25).
A questo punto il rapporto con Gesù, ormai, si fa netto: fiducia oppure
scontro e diffidenza. - I difensori della legge si sentono sicuri e superiori
a qualunque nuova interpretazione. A Dio riconoscono l'inflessibilità e non
la misericordia. Qualunque altra interpretazione o situazione o ipotesi
affrontata dai discepoli di Gesù diventa eresia e quindi occasione per
rimproverare sia loro e sia il maestro che li difende. La presenza e la
volontà di Dio sono, alla lettera, irremovibili, e non esiste nessuna
eccezione, né può esistere nessuna compassione. Solo così, essi pensano, si
può tradurre, da parte di Dio, la vera giustizia. - Nel rapporto con il
Signore Gesù, spesso, si sono verificate discussioni sul comportamento nel
giorno del sabato e sulle guarigioni che Gesù compiva. Gli ebrei si rendono
conto che l'astensione dal lavoro, secondo la legge di Dio, li ha
profondamente salvati dalla mescolanza con altri popoli nelle dispersioni e
nell'esilio, obbligandoli, spesso, a coerenze inimmaginabili. Perciò
ritengono con la massima convinzione che non si debba sfilacciare il riposo
strettissimo del sabato, anche se, nel comportamento quotidiano, si ammettono
delle eccezioni. Gesù le ricorda quando parla delle preoccupazioni dei
pastori per la pecora caduta in un fosso (v 11). - Ma Gesù ricorda che
guarire è bene agli occhi di Dio. Così guarire di sabato è fondamentalmente
bene e liberante. Il sabato, nella spiritualità di un buon ebreo, libera dal
lavoro che può far rischiare la dipendenza idolatrica, ma esalta
profondamente l'amore verso chi soffre per liberarlo e renderlo capace di
operare. Tanto più che qui si tratta di un uomo con una mano paralizzata,
quindi un uomo incapace di lavorare. Il testo, per un verso, sottolineare il
nuovo modo di rapportarsi con la legge di Dio, ma dall'altro ripropone, per
la comunità cristiana, il nuovo volto di Gesù. "Egli è il figlio dell'uomo
con un'autorità anche sul sabato" (v 8). Egli è, perciò, il capo del regno
messianico, portatore di una nuova economia: "vino nuovo in otri nuovi"
(9,17), attento a mettere al centro la persona umana con i suoi bisogni e la
sua grandezza. E lo può fare perché Gesù è più grande del tempio. Egli, in
sé, sviluppa il progetto di Dio, verifica la parola dei profeti, è la novità.
Matteo, in questa citazione imposta un preziosa catechesi per la sua comunità
cristiana poiché, mentre richiama con chiarezza la nuova autorità di Gesù,
così ampia, da poter raggiungere tutte le nazioni, ricorda che tale forza si
sprigiona nella debolezza, nel silenzio, nel rispetto di ogni fragilità,
nell'attenzione ad ogni segno di vita e ad ogni gracilità. Così Matteo,
mentre ripropone una robusta revisione critica alla mentalità inflessibile e
fondamentalista nella legge, portata da persone che si ritengono
sufficientemente competenti e autorevoli sulla parola di Dio, ricorda anche
ai credenti una rivoluzione nella mentalità sempre risorgente che lega
insieme autorità e potere, potenza e dominio, presenza e timore, garanzia di
fedeltà, pena il rifiuto della scomunica. Tutti e tre questi testi, per
aspetti diversi, invitano all'attenzione alle persone che si incontrano, e,
in particolare, a coloro che sono nel bisogno, a chi è fragile, a chi è
debole, a chi non sa reggere. In fondo aprono orizzonti impensati che
sottolineano la compassione come elemento fondamentale per ognuno e scalza la
supponenza e il divieto che si contrappone alla vita e Mall'accoglienza. Chi
ha potere serva, chi ha valori li giochi nel comprendere, chi ha forza, la
utilizzi per sostenere chi ha bisogno e non per farsi valere, chi conosce Dio
lo dimostri nella tenerezza e nella disponibilità sorprendente, chi ha fatto
esperienza del sacro, manifesti lo stupore della gratuità.
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