 IV DOMENICA DOPO PENTECOSTE
2 luglio 2017
Luca 17, 26-30. 33
Riferimenti : Genesi 6, 1-22 - SALMO 13 - Gàlati 5, 16-25 |
Lo stolto pensa: «Dio non c’è». Sono corrotti,
fanno cose abominevoli: non c’è chi agisca bene. Il Signore dal
cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo
saggio, uno che cerchi Dio. Sono tutti traviati, tutti corrotti;
non c’è chi agisca bene, neppure uno. Ecco, hanno tremato di
spavento, perché Dio è con la stirpe del giusto. Voi volete
umiliare le speranze del povero, ma il Signore è il suo rifugio. |
Genesi 6, 1-22 In quei giorni.
[Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi
sulla terra e nacquero loro delle figlie, i
figli di Dio videro che le figlie degli uomini
erano belle e ne presero per mogli a loro
scelta. Allora il Signore disse: «Il mio spirito
non resterà sempre nell’uomo, perché egli è
carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e
anche dopo –, quando i figli di Dio si univano
alle figlie degli uomini e queste partorivano
loro dei figli: sono questi gli eroi
dell’antichità, uomini famosi.] Il Signore vide
che la malvagità degli uomini era grande sulla
terra e che ogni intimo intento del loro cuore
non era altro che male, sempre. E il Signore si
pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne
addolorò in cuor suo. Il Signore disse:
«Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che
ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i
rettili e gli uccelli del cielo, perché sono
pentito di averli fatti». Ma Noè trovò grazia
agli occhi del Signore. Questa è la discendenza
di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi
contemporanei e camminava con Dio. Noè generò
tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era
corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio
guardò la terra ed ecco, essa era corrotta,
perché ogni uomo aveva pervertito la sua
condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: «È
venuta per me la fine di ogni uomo, perché la
terra, per causa loro, è piena di violenza;
ecco, io li distruggerò insieme con la terra.
Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai
l’arca in scompartimenti e la spalmerai di
bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla:
l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza,
cinquanta di larghezza e trenta di altezza.
Farai nell’arca un tetto e, a un cubito più
sopra, la terminerai; da un lato metterai la
porta dell’arca. La farai a piani: inferiore,
medio e superiore. Ecco, io sto per mandare il
diluvio, cioè le acque, sulla terra, per
distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c’è
soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma
con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai
nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e
le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni
carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie,
per conservarli in vita con te: siano maschio e
femmina. Degli uccelli, secondo la loro specie,
del bestiame, secondo la propria specie, e di
tutti i rettili del suolo, secondo la loro
specie, due di ognuna verranno con te, per
essere conservati in vita. Quanto a te, prenditi
ogni sorta di cibo da mangiare e fanne
provvista: sarà di nutrimento per te e per
loro». Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva
comandato: così fece.
Genesi 6, 1-22Il racconto del diluvio fa
riferimento ad una tradizione comune nel mondo
Babilonese. Tuttavia l'autore biblico modifica e
ritraduce i miti perché vuol dare un motivo
plausibile alla diffusa certezza che siano
vissuti nell'antichità famosi giganti. Si
favoleggia di persone di corporatura
straordinaria, nel mondo Medio orientale, nati
dall'unione di donne con esseri sovrumani.
Ovviamente il mondo Babilonese, parlando di
"figli di Dio", fa riferimento ai discendenti
degli Dei che si sono uniti con le figlie degli
uomini. Sempre nel mondo Babilonese queste
unioni risultano avvenimenti eccezionali e
gloriosi. Invece, nel linguaggio dell'autore
biblico, queste tradizioni vengono riviste in
una logica di deformazione morale poiché i figli
di Dio possono essere discendenti di uomini
giusti, provenienti da Adamo attraverso Set, e
le figlie degli uomini possono essere
considerate le discendenti dalla stirpe di
Caino. Il testo dà atto che la nuova umanità si
è rovinata poiché i giusti si sono lasciati
sedurre dalla lussuria, e si sono dati non solo
alla poligamia ma anche ad una specie di
promiscuità sessuale e ad un libertinaggio
sfrenato. "Allora il Signore disse: «Il mio
spirito non resterà sempre nell'uomo, perché
egli è carne e la sua vita sarà di 120 anni». (v
3). Dio si addolora che l'uomo non sappia
mantenere una sua coerenza morale perché sa che
questa corruzione porta all'infelicità. I 120
anni corrispondono ad una limitazione della vita
dell'uomo, rispetto ai tempi della vita dei
patriarchi, ed è il tempo di attesa della
distruzione del mondo con il diluvio. L'autore
biblico, che registra le tradizioni antiche
purificandole da tutti gli elementi di altri
Dei, ci mostra, tuttavia, un Dio misericordioso
che mantiene il suo progetto di un mondo bello e
grande e la promessa per una umanità fedele e
coerente. Perciò salva un "resto": così viene
denominato, nella storia di Israele, il piccolo
gruppo di giusti, risparmiati da Dio perché
continuino il dialogo con il Signore e la
discendenza dell'umanità. Questo riscatto non è
che l'inizio del salvataggio di un "resto"
salvato. Si salverà nella storia poiché Noè
"cammina con Dio" ed accetta le scelte di
umanità e di rispetto che il Signore ha offerto
e non si confonde con la mentalità corrente, con
la violenza e con la corruzione. Se, finora, gli
anni della vita sono stati enormemente
allargati, ora si riducono fino ai 120 anni
(drastica riduzione rispetto agli antenati). Nel
frattempo Noè riceve il compito di costruire
l'arca: è un natante, a forma di cassa, lunga
circa 150 m, larga 25 m e alta 15 m (il cubito è
46 cm). L'autore biblico si preoccupa anche di
rendere verosimile il manufatto perché Noè non
può avere a disposizione colonne ma solo tronchi
d'albero. Si limita perciò a tre piani, secondo
la divisione del mondo: sotto terra, la terra e
il cielo. L'arca non ha né prua, né poppa, né
remi, né timone. E' destinata a galleggiare e
non ad arrivare ad una destinazione particolare.
A ben vedere, tuttavia, ci si preoccupa di
parlare di un tempio più che di una nave e Noè
compie tutto quello che il Signore suggerisce.
Gli elementi fondamentali di questo racconto
sono l'arca (ripetuta 7 volte) il diluvio (v 17)
e l'alleanza (v 18). Le sorti del mondo
dipendono dalla coerenza della umanità. Si
riscopre un significato nuovo del suo compito.
Se Adamo deve "coltivare e custodire il mondo",
la custodia passa anche attraverso la propria
consapevolezza ed equilibrio morale. |
Gàlati 5, 16-25 Fratelli, vi
dico: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a
soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha
desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari
alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non
fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo
Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le
opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza,
idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia,
dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose
del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho
detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto
dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità,
benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro
queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno
crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri.
Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo
Spirito. Quando prendiamo in mano la lettera ai
Galati, sentiamo di poter respirare l'atmosfera di grande
fiducia che Paolo nutre verso i propri lettori che gli hanno
manifestato grande stima e affetto nel periodo in cui è rimasto
tra loro. La lettera, probabilmente, parte da Corinto,
nell'inverno del 56/57, forse a poca distanza dalla stesura
della "Lettera ai romani". L'occasione dello scritto viene dalla
necessità che s'impone a Paolo di difendersi da accuse pesanti,
e minacciato da alcuni giudeo-cristiani che ribadiscono la
necessità della legge mosaica e della circoncisione anche per i
cristiani che vengono dal paganesimo. Siamo alle esortazioni
pratiche nella lettera. - L'idea iniziale è quella della
libertà: essa non è pretesto per sentirsi liberi anche dalla
condotta morale, ma la garanzia perché attraverso la carità ci
si metta del servizio gli uni degli altri (v 13).- Il nuovo
sviluppo dell'esortazione morale è il testo che leggiamo oggi.
Non si pone più nella riflessione del concetto di libertà
cristiana e quindi nell'antitesi tra libertà e legge ma
nell'antitesi tra Spirito e carne. Anche qui, come nella prima
lettura, viene utilizzata la parola "camminare" che significa:
"comportarsi bene con chi ci cammina a fianco, avere una
condotta coerente". Il credente, infatti, esiste perché non ha
alcuna intenzione di seguire "i desideri della carne". Questo è
possibile perché non siamo ancora divinizzati dallo Spirito ma
solo guidati.Vengono distinte nell'elenco 4 categorie di colpe
contro: 1) la purezza del corpo, 2) la religione, 3) la carità,
4) la temperanza. Per spiegare, la fornicazione comprende anche
il concubinato, l'impurità comprende anche i peccati contro
natura, la dissolutezza è la lussuria sfrenata, la gelosia si
differenzia dall' invidia in quanto la prima non vuole altri a
condividere i propri beni, mentre l'altra vuole vedere il
prossimo, privato dei beni che possiede. I frutti dello Spirito
sono la manifestazione della vita rinnovata, impegno quotidiano
di ogni credente, ma anche effetto gratuito della presenza dello
Spirito. L'amore è la carità fraterna, la pace è fondata sul
dono portato nella comunità da Gesù, la magnanimità è pazienza e
prontezza al perdono. Secondo un uso spesso utilizzato nelle sue
lettere, Paolo elenca dei "cataloghi di vizi" (vedi nelle
lettere ai Romani, 1Corinti, Efesini, Colossesi). Qui sono
ricordate circa 15 azioni perverse che allontanano dal Regno di
Dio. In contrapposizione al "desiderio della carne", lo Spirito
produce frutti di amore. In questo caso Paolo ne elenca 9: essi
rappresentano lo stile nuovo e la libertà del cristiano. I
credenti sanno di essere crocifissi con Cristo, perciò non è uno
stare pacifici a guardare il mondo, ma accettare come Gesù la
lotta contro il male e contro la morte.
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Luca 17, 26-30. 33 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai
discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio
dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino
al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire
tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano,
compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot
uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così
accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. Chi cercherà
di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva».
Qualche versetto precedente (17,20) ci troviamo di fronte ad una domanda che
i farisei pongono a Gesù: "Quando verrà il Regno di Dio?" A questa domanda
Gesù risponde: "Il Regno di Dio non viene in modo che si possa osservare"
(17,20-21). Si comincia così quella che si chiama la "Piccola Apocalisse (o
piccola rivelazione) di Luca" (17,20-18,8), distinta dalla grande Apocalisse,
sempre di Luca, riportata nel suo Vangelo più avanti (21,5-36). Probabilmente
Luca sta toccando un problema drammatico delle comunità cristiane che lui
conosce poiché, da una parte, subiscono grandi difficoltà proprio a causa
della fede e, dall'altra, hanno l'impressione che la loro attesa sia vana.
Perciò la richiesta è drammatica: "Quando il Signore Gesù, che è nella
gloria, concluderà questa nostra sofferenza?"E se alla domanda dei farisei
Gesù risponde: "Prima il Figlio dell'uomo deve partire molto ed essere
rifiutato dagli uomini di questo tempo" (v 25), le comunità cristiane hanno
sperimentato, insieme, drammaticamente la sofferenza di Gesù, ma anche stanno
vivendo con certezza la sua risurrezione. Allora la domanda si sposta nel
tempo ed è una domanda squisitamente cristiana. Non si tratta più di
chiedersi se avverrà il Regno, ma ci si chiede "Quando avverrà?". Gesù porta
due esempi, tratti dalla Scrittura, quella di Noè e quella di Lot. Egli non
risponde al "quando", ma sottolinea l'imprevedibilità e l'incapacità delle
persone di vivere, con chiarezza, il tempo. La comunità cristiana, in
particolare, non riesce a sopportare l'insignificanza del messaggio che deve
portare agli altri. Mentre crede nella pienezza di grazia e di forza che si è
sprigionata da Gesù risorto, non la verifica risolutiva. Perciò, pensano i
cristiani e suggeriscono: "Dio deve essere drastico, con un luminoso giudizio
sul bene, con una condanna del male. Questo è urgente- continuano a pensare-
per poter concludere la fatica e la sofferenza della persecuzione, ma anche
per raggiungere il vero trionfo e il significato della venuta di Gesù". Gesù,
invece, mette l'accento, nei 2 episodi di Noè e di Lot, e sottolinea
l'incapacità di saper leggere il tempo e poter provvedere alla sua
conclusione. Al tempo di Noè e al tempo di Lot, tutti ritengono fondamentale
vivere il senso della loro quotidianità e hanno creduto, così, di costruire
la propria vita e la propria salvezza.In particolare, al tempo di Noè, i
contemporanei hanno esaurito la loro attenzione nel mangiare, nel bere, nello
sposarsi; al tempo di Lot i concittadini hanno sviluppato una quotidianità,
rivolgendo, in più, interesse nello sviluppo del commercio e nel costruire.
Per sé, dal testo del Vangelo, non risulta che abbiano fatto qualcosa di
male, svolgendo una vita, legata alla dimensione umana. E tuttavia sono stati
travolti perché hanno esaurito le loro energie, semplicemente operando, e
perdendo di vista il progetto di Dio. Anche per le generazioni future, la
domanda non sarà tanto "Quando verrà il Regno?" quanto: "Come vivere la
quotidianità, ancorandosi al fondamento della nostra vita con la parola di
Gesù e accettando di vivere alla sua presenza?". C'è però una differenza
fondamentale: la Comunità cristiana è stata incaricata della
evangelizzazione, come opera indispensabile e avanti tutto: serve per aprire
gli occhi alle persone oltre il quotidiano e ritrovare valori più profondi e
più coerenti. La Comunità cristiana sa che l'imprevedibilità di questa
tragedia (che potrebbe cadere su tutti all'improvviso) deve essere
trasformata attraverso la propria testimonianza e il proprio coinvolgimento.
Si parla di acqua e di fuoco. Ma Gesù porta un'acqua nuova ed un fuoco nuovo:
per chi è credente, Gesù offre l'acqua del battesimo e il fuoco dello
Spirito. Così il credente diventa segno di questa attesa per tutti, nella sua
quotidianità, mentre esprime la fedeltà a Gesù, insieme con il coraggio di
progetti e gli stili nuovi di vita. La prospettiva della Chiesa, in questi
tempi, continua a proporci la evangelizzazione. E' una grande risposta al
significato del tempo e della storia per sostenere gli uomini e le donne,
nostri contemporanei, disorientati, spesso inconsapevoli e incoscienti,
mentre la loro vita è preziosa gli occhi di Dio. Attraverso noi possono
prendere coscienza che la loro vita diventa un dono da maturare, da offrire,
da far crescere, da condividere. Che cosa significa "scomunica" per la mafia
gridata dal Papa Francesco in Calabria se non il lacerare dall'ambiguità di
una Chiesa che corre il rischio di adattarsi, chiudendo gli occhi sul male
che viene fatto verso l'umanità e verso i più poveri? Non è una vittoria, né
una sfida, ma il coraggio di parlar chiaro e, quindi, di evitare che anche
dentro di noi fruttifichi il senso del potere come dominio, della omertà,
nell'approfittarsi, nell'accettare di avere una mentalità mafiosa |