 V domenica dopo pentecoste
9 luglio 2017
Luca 9, 57-62
Riferimenti : Genesi 11, 31. 32b – 12, 5b - SALMO 104 - Ebrei
11, 1-2. 8-16b |
Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi
prodigi e i giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo
servo, figli di Giacobbe, suo eletto. È lui il Signore, nostro
Dio: su tutta la terra i suoi giudizi. Si è sempre ricordato
della sua alleanza, parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a
Isacco. |
Genesi 11, 31. 32b – 12, 5b In
quei giorni. Terach prese Abram, suo figlio, e
Lot, figlio di Aran, figlio cioè di suo figlio,
e Sarài sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e
uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nella
terra di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi
si stabilirono. Terach morì a Carran. / Il
Signore disse ad Abram: / «Vattene dalla tua
terra, / dalla tua parentela / e dalla casa di
tuo padre, / verso la terra che io ti indicherò.
/ Farò di te una grande nazione / e ti benedirò,
/ renderò grande il tuo nome / e possa tu essere
una benedizione. / Benedirò coloro che ti
benediranno / e coloro che ti malediranno
maledirò, / e in te si diranno benedette / tutte
le famiglie della terra». Allora Abram partì,
come gli aveva ordinato il Signore, e con lui
partì Lot. Abram aveva settantacinque anni
quando lasciò Carran. Abram prese la moglie
Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i
beni che avevano acquistati in Carran e tutte le
persone che lì si erano procurate e si
incamminarono verso la terra di Canaan.
Viene accennata qui la conclusione di
una genealogia che ricongiunge l'epoca del
diluvio e il tempo di Abramo. Si passa così dal
racconto dei grandi avvenimenti sull'umanità,
percepiti come itinerari di violenza, di peccati
e di grazia a peregrinazioni e incontri nella
storia in cui si costituisce il nuovo popolo di
Dio. In questo caso il clan ebraico rimarrà in
rapporto per tre generazioni. Esso nasce in Ur,
antichissima città dei Sumeri a sud del
territorio del Tigri ed Eufrate e intraprende
una migrazione verso Harran, ancora oggi
esistente, a circa 1000 km di distanza da Ur, in
direzione nord ovest. Si parla di nomadi,
pastori, e infatti il clan di Abramo è
considerato, ovunque andasse, "un elemento
estraneo e quindi forestiero" al paese. "Mio
padre era un arameo errante", dice il popolo di
Israele nella sua professione di fede (Deut
26,5).Poi lo stesso Abramo, improvvisamente, per
un avvenimento radicale (ma non si sa quale), a
sua volta, è costretto ad abbandonare la sua
terra. La Bibbia ci dà una lettura teologica dei
fatti. Abramo vede negli avvenimenti la volontà
di Dio, comprendendo, in tal modo, che il
Signore lo chiama ad una grande missione ed ha
accettato, lasciandosi condurre da Lui. Senza
segni premonitori, il Signore entra nella vita
di Abramo con un comando preciso: "Vattene dal
tuo paese verso il paese che io ti indicherò".
Nella assegnazione di una vita tutta uguale
interviene un richiamo nuovo. Può capitare
a ciascuno di noi, attraverso situazioni
particolari: un incontro, il consiglio di un
amico vero, una comunicazione interiore. Ad
Abramo non viene rivelato fin dal principio dove
sarà condotto e, come per ogni persona, deve
misurare la sua strada ogni volta. E così Abramo
con la moglie Sara, lui anziano e lei sterile,
che già vivevano in un paese di pagani, a Ur di
Caldea e che già è già emigrato, in un
particolare momento della storia della sua vita,
deve accettare un capovolgimento improvviso. E
se non ci viene descritto nulla di ciò che
precede, improvvisamente sorge solamente un
comando di Dio (quale Dio? Abramo lo scoprirà
via via). Il comando ha la stessa forza, gravità
e potenza dei tempi della creazione: "Dio disse"
(v.1). La Parola di Dio è una novità che
sradica, è invito al nuovo, a cercare una terra
per ricominciare da capo. Ci sono i termini di
una promessa che più avanti diventerà
"un'alleanza". E la promessa che viene innovata
almeno tre volte (15,18; 17,1-8, 22,16-18)
comprende cinque punti:- da Abramo discenderà
una progenie numerosa; - la discendenza di
Abramo verrà in possesso della terra di Canaan;
- Abramo e i suoi discendenti avranno un grande
posto fra le nazioni; - gli interessi di Dio e
quelli di Abramo saranno associati: "Benedirò
coloro che ti benediranno";- Abramo, nel suo
seme, sarà strumento di benedizioni per tutte le
stirpi della terra. E questa promessa verrà
ripetuta ad Isacco (21 26,5) e a Giacobbe
(28,14). Si nota un richiamo alla potenza
demografica e al possesso territoriale da una
parte; dall'altra vengono ripresi e ricordati
elementi spirituali e universalistici: il
rapporto di amicizia con Dio e l'essere
strumento di benedizione per tutte le stirpi
della terra. Il significato di questa benedizione
può essere inteso in senso messianico: le stirpi
della terra avranno motivo di sentirsi fortunati
in grazie al "seme di Abramo".E nel Secondo
Testamento si traduce questa benedizione come la
nascita del Messia dal popolo d'Israele.
"Nascerà un popolo da te, sarà benedetto il tuo
nome (la benedizione suscita fecondità) e nel
tuo nome saranno benedette tutte le famiglie
della terra" (v.3).Quando, molti secoli dopo,
gli ebrei tornarono a Gerusalemme dopo l'esilio
(nel sec. VI a.C.), trovarono conferma nella
profezia. Dio ricostruisce e raduna il suo
popolo. E se vogliamo contare le popolazioni che
si riconoscono discendenti di Abramo, dovremmo
contare almeno due miliardi di persone che fanno
parte della religione Ebraica, Cristiana e
Musulmana.
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Ebrei 11, 1-2. 8-16b Fratelli, la
fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si
vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da
Dio. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un
luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove
andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in
una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche
Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli
aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui
architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, anche Sara,
sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare
madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva
promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato
dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del
cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e
non si può contare. Nella fede morirono tutti costoro, senza
aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo
da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla
terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una
patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti,
avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi
aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per
questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio.
Dopo quarant'anni dalla morte di Gesù, Gerusalemme
è stata distrutta con il suo tempio. Molti ebrei sono stati
uccisi, molti sono fuggiti e si sono dispersi nel mondo. Lontani
dalla loro terra, molti di essi hanno abbracciato la fede
cristiana, ma sono comunque disorientati. "Perché tanta tragedia
e tante catastrofi? Perché gli stessi fratelli nella fede nel
Dio di Abramo ci condannano e ci perseguitano?"Il capitolo 11 è
dedicato alla fede in Dio e, in ultima analisi, alla fede in
Gesù. Egli sostiene e fa crescere la fede nella comunità
cristiana affinché essa testimoni, nella coerenza della vita, la
gioiosa certezza (10,35) delle promesse messianiche (8,6).E' la
fede "il fondamento" della vita cristiana.- Essa sostiene in noi
uno stile nuovo di vita di figli di Dio. - Garantisce solidità e
stabilità per seguire le scelte che Gesù ha compiuto nella sua
vita.- Nello stesso tempo la fede garantisce chi ci sta vicino e
prova valori e presenze che possono aiutare a persuadere. In tal
modo essa diventa come una "dimostrazione".In una parola,
rassicura in noi la realtà celeste che Gesù ci ha manifestato ed
offre, attorno a noi, garanzie di realtà non visibili. L'autore
di questa lettera esemplifica, attraverso molti personaggi
conosciuti nella Scrittura, lo stile di fede che bisogna
sviluppare nel nostro cammino verso Dio. Nel testo della liturgia
di oggi ci vengono richiamate la fede di Abramo e la fede di
Sara. Abramo, a 75 anni (Gen 12,4), nell'età in cui si ritiene di
essersi conquistato un giusto riposo, parte per una terra
sconosciuta (vv8-10).Sara crede, nonostante tutte le contrarie
logiche umane, che avrà un figlio, garanzia ed elemento che
permetterà lo sviluppo delle benedizioni che Dio ha dato a
questa famiglia. L'autore biblico, però, per mettere in evidenza
la profondità della loro fede, ricorda la povertà delle garanzie
e dei risultati nella fede di Abramo e di Sara. Morirono senza
aver visto il compimento della promessa. Ebbero solo un figlio e
non una moltitudine; continuarono a peregrinare sempre, come
stranieri, in terre diverse. L'unica proprietà, che Abramo si
permise di avere nella terra che le era stata promessa, era una
grotta che si comprò a caro prezzo per seppellire Sara (Gen
23,1-20) e divenne così "pegno e caparra" della promessa. E
tuttavia Abramo continuò a fidarsi fino in fondo, nella sua
vita, di Dio e delle sue promesse. Questo vale anche per ogni
credente ogni volta che ripensa alla Parola di Gesù: è morto per
la salvezza di tutti. Noi non verifichiamo questa salvezza,
spesso scopriamo il male che dilaga e ci sentiamo come
sconfitti. Eppure la Parola del Signore è una parola grande,
viva, che garantisce il trionfo del bene e la pienezza della
misericordia. Certamente, come per Abramo, siamo chiamati a
credere, ad operare come se avessimo chiari gli effetti e chiari
i risultati. La nostra collaborazione è preziosissima e il
Signore ne ha bisogno e tuttavia egli opera con noi,
nonostante noi, oltre noi.

Valle di Sichem - verso Samaria |
Luca 9, 57-62 In quel tempo. Mentre camminavano per la
strada, un tale disse al Signore Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù
gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro
nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse:
«Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a
seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro
morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: »Ti
seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia».
Ma Gesù gli rispose: »Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge
indietro è adatto per il regno di Dio». In quel tempo. Nel
Vangelo di Luca siamo all'inizio del grande cammino verso Gerusalemme che si
concluderà con l'ingresso nel tempio (9.51-19,46) "Mentre si stavano
compiendo i giorni in cui sarebbe stato rilevato in alto, egli prese la
ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme" (v9,51).Questo
cammino rappresenta anche un itinerario di approfondimento del significato
del Regno e di vocazione per la sua nuova comunità a cui Gesù svela i segreti
del Padre."Compiersi" per Luca è un verbo importante: lo usa nella nascita di
Gesù (2,6) e nella Pentecoste (Atti 2,1): indica uno degli avvenimenti
centrali nella vita del Signore. Il testo greco parla di "indurimento del
volto" per significare che egli prende una decisione irrevocabile. Gesù trova
difficoltà fra le persone che incontra sul suo cammino e che si svolge dalla
Galilea a Gerusalemme passando, per l'occasione, attraverso la Samaria
(rappresenta il percorso più breve ma anche più insidioso). E infatti qui
incontra molte persone prevenute e, comunque ostili, verso tutti coloro che
stanno andando verso Gerusalemme."Non lo accolsero perché il suo volto era in
cammino verso Gerusalemme" (v53). E tuttavia Gesù non si scoraggia, anzi deve
frenare i suoi discepoli che gli fanno una proposta drammatica, degna di
persone che si sentono offese a morte: "Signore, voi che diciamo che scenda
un fuoco del cielo e li consumi?" (v 54). Gesù ci preoccupa che i suoi
discepoli scelgano la nonviolenza: "Si voltò e li rimproverò" (v 55).Ma Gesù
incontra anche persone coraggiose e generose, disposte a seguirlo. Un tale,
pieno di entusiasmo, vuole seguirlo e Gesù lo mette in guardia da
superficialità, chiarendo che il discepolo non ha garanzie. Non può
aspettarsi ricchezza e possedimenti da lui poiché la sua esistenza è
precaria. Deve essere disposto a passare la notte sotto le stelle e
accontentarsi della ospitalità che gli può venire offerta in sistemazioni
provvisorie. In altri termini, seguire Gesù non deve avere, come sottofondo,
l'attesa della ricchezza, la garanzia del benessere, il potere. Ma il testo
può essere anche collegato con un significato che viene dato alla Sapienza
(Sir 24,7): la sapienza non trova sulla terra dove appoggiare il piede. "E'
Dio che ordina alla sapienza di piantare la tenda in Israele" (Sir 24,8).
Gesù sapienza segue la stessa sorte. Un altro, invitato da Gesù, chiede di
andare "prima" a seppellire il padre (e non si capisce se è un funerale o è
servizio verso il padre in attesa delle morte). Gesù dice che "prima
vocazione è andare ad annunciare il Regno" e pone qui una forte radicalità.
Gesù non annulla l'amore filiale, ma vuole chiarire che cosa viene prima,
altrimenti la morte continuerà ad essere morte. Per un giudeo questa è una
risposta scandalosa poiché il compito di seppellire i propri genitori viene
prima di qualunque precetto della legge. Ma Gesù pretende che non si metta il
Regno a nessun secondo posto, compreso i sentimenti più sacri dei figli verso
i genitori. Si potrebbe anche leggere qui la preoccupazione di rivedere gli
schemi della propria cultura tradizionale: il padre rappresenta il passato,
la consuetudine, l'ambiente culturale. Luca vuole aiutare a capire che esiste
un tempo nuovo in cui vanno rivisti tutti gli schemi mentali, nella linea
della Parola di Gesù. Ciò che blocca ed impedisce di seguire Gesù rende
comunque schiavi. Anche nel linguaggio del terzo anonimo c'è un "prima":
"Prima lascia che mi congeda da quelli di casa mia". Gesù 'non concede
neppure il saluto ai suoi (lo aveva invece concesso Elia ad Eliseo 1Re
19,16-21), poiché Gesù è più grande di Elia stesso. Gesù è deciso, nella sua
scelta, di voler camminare verso il Padre, passando per la fatica e la
tragedia che si prospetta per Lui a Gerusalemme. Chiede ai suoi di essere
altrettanto essenziali, coraggiosi e radicali per operare scelte che passino,
prima di tutto, per le esigenze del Regno. Siamo quindi alla lettura della
radicalità così come Gesù ci richiama. Tutto il tema del Regno è legato al
cammino (annuncio) ed è legato alla fede, come quella di Abramo, che cammina
su strade nuove e si fida di Dio. Tutto quello che si frappone, blocca,
ridimensiona o che immiserisce il messaggio impoverisce la persona che lo
porta, impoverisce il mondo, costruisce idoli e oscura il volto di Dio.Pur
nella povertà della persona umana, fragile e insicura, Gesù ci sostiene in un
progetto che Lui, per primo, accetta e in cui crede. Il camminare verso
Gerusalemme, insieme con i discepoli, nonostante la fragilità dei loro
comportamenti, è garanzia. Il Signore non abbandona e sosterrà scelte,
fatiche, incontri, comunità che arricchiscano la speranza e diano forza. In
questo caso il valore della comunità cristiana diventa sempre più preciso e
sempre più profondo: la fedeltà di uno diventa fiducia per tutti.
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