
V DOMENICA DI PASQUA
14.05.2017 Giovanni 14, 21-24
Riferimenti : Atti degli Apostoli 10, 1-5. 24. 34-36.
44-48a-SALMO 65-Filippesi 2, 12-16 |
Acclamate Dio, voi tutti della terra, cantate la
gloria del suo nome, dategli gloria con la lode. Dite a Dio:
«Terribili sono le tue opere! ® A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome». Venite e vedete le opere di
Dio,terribile nel suo agire sugli uomini. Venite, ascoltate, voi
tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto. |
Atti degli Apostoli 10, 1-5. 24.
34-36. 44-48a In quei giorni. Vi era a
Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione
della coorte detta Italica. Era religioso e
timorato di Dio con tutta la sua famiglia;
faceva molte elemosine al popolo e pregava
sempre Dio. Un giorno, verso le tre del
pomeriggio, vide chiaramente in visione un
angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo:
«Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore
disse: «Che c’è, Signore?». Gli rispose: «Le tue
preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi
a Dio ed egli si è ricordato di te. Ora manda
degli uomini a Giaffa e fa’ venire un certo
Simone, detto Pietro». Il giorno dopo Pietro con
alcuni fratelli arrivò a Cesarèa. Cornelio stava
ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi
che aveva invitato. Pietro prese la parola e
disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio
non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo
teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione
appartenga. Questa è la Parola che egli ha
inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace
per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di
tutti». Pietro stava ancora dicendo queste cose,
quando lo Spirito Santo discese sopra tutti
coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli
circoncisi, che erano venuti con Pietro, si
stupirono che anche sui pagani si fosse effuso
il dono dello Spirito Santo; li sentivano
infatti parlare in altre lingue e glorificare
Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che
siano battezzati nell’acqua questi che hanno
ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò
che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo.
Gli Atti degli Apostoli ci
ricordano la conversione di Cornelio, un
centurione che coltiva profondo rispetto per la
religione d'Israele, a somiglianza dell'altro
centurione di Cafarnao ricordato da Luca (Lc
7,1-10). Pregare, elargire elemosine e amare il
popolo d'Israele non costituiscono, tuttavia,
azioni sufficienti per far parte del popolo di
Dio. D'altra parte Cornelio non ha accettato la
circoncisione per cui rimane un uomo impuro,
inavvicinabile dai pii israeliti, preoccupati di
far parte dell'unico popolo privilegiato di Dio.
Pietro è scrupoloso di seguire la legge, accolta
e insegnata dai rabbini e, a buon conto, anche
Gesù non ha accolto, tra i suoi, i pagani,
ribadendo così le scelte ebraiche tradizionali.
E tuttavia gli avvenimenti che si susseguono, i
segni e i richiami, le attese e le convergenze
portano Pietro, nonostante le sue indecisioni, a
seguire itinerari nuovi. Il centurione pagano
Cornelio e la sua famiglia si sono convertiti
alla fede in Cristo: è un segno imprevedibile
delle scelte e delle prospettive che Dio apre
sul mondo. Perciò Pietro, mentre sintetizza la
fede in Gesù come contenuto essenziale del
credere, sente che sta imparando, egli stesso,
dai segni di novità e di conversione quanto il
Signore compie: imprevedibilmente il Signore
apre a tutti gli uomini (universalità)
l'ingresso al Regno, in modo totalmente
gratuito. "Chiunque lo teme e pratica la
giustizia è accetto a Lui" (v.35). Così
l'elemento primo di rapporto con Dio non è più
l'appartenenza ad un popolo, ma sono le
disposizioni interiori, identificate con il
"rispetto riverenziale"(chi teme) e la condotta
rispettosa della volontà divina ("praticare la
giustizia"). "Gesù è il Signore di tutti":
questa è la fede ed è necessaria la forza dello
Spirito per accoglierla (1Cor. 12,3). Essa
proclama che quell'uomo Gesù, che molti hanno
conosciuto in Palestina e che è passato
beneficando e risanando tutti coloro che stavano
sotto il potere del diavolo, è stato elevato,
dopo la morte, al di sopra dei cieli per la
risurrezione; perciò ha la Signoria del mondo ed
è Dio. Ma poiché è un Dio imprevedibile, i suoi
debbono continuamente scoprire scelte e
atteggiamenti nuovi ogni giorno. "In verità sto
rendendomi conto..." dice Pietro. Pietro scopre
che l'annuncio di salvezza è destinato a tutti,
senza discriminazione, affermando che Dio è
imparziale nel giudizio e non razzista. |
Filippesi 2, 12-16 Miei cari, voi
che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente
ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra
salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi
il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. Fate tutto
senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e
puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia
e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel
mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di
Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano
aver faticato. Il capitolo 2° della "Lettera
ai Filippesi" sviluppa una ricca esortazione di Paolo alla
comunità che ha dovuto lasciare, allontanandosi per i suoi
compiti missionari. - Così i primi quattro versetti del
capitolo sviluppano alcune linee fondamentali per favorire
l'unità: "Se dunque c'è qualche consolazione in Cristo, se c'è
qualche conforto, frutto della carità, se c'è qualche comunione
di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione,
rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la
stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per
rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà,
consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi
l'interesse proprio, ma anche quello degli altri." Il testo
riportato diventa premessa molto interessante che invita ad
avere "gli stessi sentimenti di Gesù. - E i successivi cinque
versetti (vv6-11) esemplificano il significato dei sentimenti di
Gesù che si possono sintetizzare nell'umiltà: Gesù si è
impoverito per amare e salvare il mondo. È un testo splendido,
probabilmente un inno della Comunità cristiana, in cui viene
sintetizzata, teologicamente, tutta la vicenda di Gesù "prima,
durante la sua vita, dopo la risurrezione". - Il testo di
oggi riprende i suggerimenti iniziali di Paolo mentre garantisce
la sua fiducia per questa comunità: essa deve continuare nella
propria obbedienza anche ora che Paolo è lontano, deve vivere
con sollecitudine e attenzione la propria vita, deve maturare la
propria dipendenza da Dio e il senso della salvezza. La vita va
vissuta con "rispetto e timore": non c'è nulla di servile, ma
sentimenti di consapevolezza di fronte alla grandezza di Dio,
nel cammino verso di Lui. È importante che ci si renda conto che
l'azione di Dio sia un sostegno all'azione umana e non una
contrapposizione: la libertà di Dio e la libertà dell'uomo si
completano a vicenda. Un suggerimento che viene da antichi
ricordi sul comportamento del popolo nel deserto ricorda che
vanno evitate "le mormorazioni e le esitazioni". Bisogna saper
ricondurre ad una comunità che sia generosa, irreprensibile,
pura, costituita da "figli di Dio innocenti in mezzo a una
generazione malvagia e perversa". |
Giovanni 14, 21-24 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai
discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che
mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi
manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è
accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se
uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a
lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie
parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha
mandato».
La risposta di Gesù, a prima vista sembra ignorare la domanda di Giuda, ma
in realtà è la risposta più profonda alla domanda dell'apostolo. Gesù
chiarisce che la sua manifestazione agli amici non avverrà in modo
spettacolare ed esterno, ma si realizzerà nell'intimo delle coscienze, con la
sua venuta insieme al Padre nel cuore dei discepoli (v.23). Il regno di
Cristo infatti non è di carattere politico, non ha origine da questo mondo,
ma si instaura con l'assimilazione della verità (Gv 18,36-37), osservando la
sua parola (v.23). Con tale interiorizzazione della rivelazione del Cristo, i
discepoli sono resi tempio di Dio, ospiteranno le persone del Padre e del
Figlio. Gesù si manifesterà realmente ai suoi amici che lo amano
concretamente, perché tornerà da loro e abiterà per sempre nel loro cuore
(v.20), assieme al Padre (v.23) e allo Spirito della verità (v.17). Gesù
mette in rapporto la sua rivelazione con l'azione dello Spirito santo. Egli,
dimorando presso i suoi amici, ha rivelato la parola di Dio (v.25), ma essi
non hanno capito né fatto penetrare nel cuore la verità; di qui la necessità
dell'intervento dello Spirito santo. Quindi non solo Gesù, ma anche lo
Spirito è maestro di fede: egli insegnerà ogni cosa ai credenti. Lo Spirito
santo non eserciterà una funzione didattica prescindendo dalla rivelazione di
Gesù, ma ricordando ai discepoli le parole di Gesù (v.26) e introducendoli
nella verità tutta intera (Gv 16,13). Questo è il primo brano del vangelo di
Giovanni che parla contemporaneamente del Padre, del Figlio e dello Spirito
santo. Queste tre persone divine non sono considerate in modo astratto, ma
nel loro rapporto con i discepoli di Gesù. Il Padre, il Figlio e la Spirito
santo abitano nei cristiani che custodiscono la parola del Signore
(vv.18.23). Questa verità deve ispirare profondamente la spiritualità
cristiana.
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