
VI domenuca di Pasqua 21 maggio 2017
Giovanni 14, 25-29
Riferimenti : Atti degli Apostoli 4, 8-14 - SALMO 117 -
Prima lettera ai Corinzi 2, 12-16 |
Il Signore mi ha castigato duramente, ma non mi
ha consegnato alla morte. Apritemi le porte della giustizia: vi
entrerò per ringraziare il Signore. ® Ti rendo grazie, perché mi
hai risposto, perché sei stato la mia salvezza. La pietra
scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. |
Atti degli Apostoli 4, 8-14 In
quei giorni. Pietro, colmato di Spirito Santo,
disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto
che oggi veniamo interrogati sul beneficio
recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di
chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi
e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù
Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e
che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta
innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è
stata scartata da voi, costruttori, e che è
diventata la pietra d’angolo. In nessun altro
c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo,
altro nome dato agli uomini, nel quale è
stabilito che noi siamo salvati». Vedendo la
franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi
conto che erano persone semplici e senza
istruzione, rimanevano stupiti e li
riconoscevano come quelli che erano stati con
Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro,
l’uomo che era stato guarito, non sapevano che
cosa replicare. Gli Atti degli
Apostoli (4,8 -14) ripropongono il discorso di
Pietro davanti al Sinedrio il giorno dopo la
guarigione compiuta su uno storpio alla porta
Bella del tempio. Infatti, la spiegazione alla
gente che si era assiepata intorno, stupita del
fatto, aveva irritato i responsabili del tempio
che avevano arrestato subito Pietro e Giovanni,
e avevano quindi condotto il giorno dopo davanti
al tribunale religioso, (lo stesso che aveva
condannato Gesù) per un processo che si
profilava severissimo, nella linea di quello che
era stato sviluppato per Gesù. Ci sono due
accuse. Una viene dai Sadducei che non credono
alla risurrezione (Mt 22,23) e contestano che
predichino al popolo la risurrezione dai morti
di Gesù. La seconda viene dall'autorità
costituita che si sente scavalcata e messa sotto
accusa dal nuovo movimento cristiano: "Con quale
potere e in nome di chi avete fatto questo?" (v
7). Emergono nella descrizione di questi
avvenimenti le linee di fondo del testo degli
Atti. - L'attualità dell'annuncio della
Resurrezione per cui Gesù è vivo e continua ad
operare per la salvezza dell'uomo. - Viene
colta la continuità tra l'azione di Gesù e
l'azione della Chiesa. L'azione di Gesù (dice
Luca), raccontata nel Vangelo, continua nella
Chiesa e nel mondo. E come Gesù è stato
perseguitato, così la Chiesa è perseguitata ma
porta la presenza rassicurante dello Spirito.
Pietro, da accusato, sembra diventare accusatore
con 3 motivazioni che sono testimonianza. ·
Pietro mostra lo stesso malato guarito. ·
Gesù, considerato malfattore, diventa invece,
per il Padre, fondamento dell'esistenza e della
salvezza del mondo. · La Scrittura, che è
riferimento fondamentale per Israele, ricorda
che i responsabili del popolo hanno "scartato"
Gesù mentre egli è la pietra angolare (Sal
118,22) Sono soprattutto i capi che hanno
bisogno di salvezza perché essi, più degli
altri, rischiano di farsi nemici di Dio e del
suo progetto di salvezza in Gesù. E gli
apostoli, con molta libertà, invitano a
capovolgere ogni comprensione. Come responsabili
del popolo di Dio, se non filtrano giudizi e
criteri di vita nella fede in Gesù, tradiscono
Dio e il suo popolo. La situazione è
sconcertante: Ci sono persone "semplici e senza
istruzione", c'è franchezza, c'è un paralitico
guarito, c'è un messaggio assolutamente
sconvolgente. E il tutto non viene proposto in
termini pubblicitari, quasi una concorrenza. Si
richiede una conversione totale sulla persona di
Gesù.
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Prima lettera ai Corinzi 2, 12-16
Fratelli, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo
Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato. Di queste
cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza
umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali
in termini spirituali. Ma l’uomo lasciato alle sue forze non
comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui
e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare
per mezzo dello Spirito. L’uomo mosso dallo Spirito, invece,
giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno.
Infatti «chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in modo
da poterlo consigliare?». Ora, noi abbiamo il pensiero di
Cristo.
Dopo il fallimento
della predicazione ad Atene e l'amarezza dell'esperienza di
attendere senza risultati, Paolo si reca a Corinto dove inizia
il proprio ministero "in debolezza e con molto timore e
trepidazione" (1 Cor 2,3). In sordina. Al principio egli impiega
i suoi giorni feriali nel lavoro manuale, fabbricando tende
nella casa di Aquila e Priscilla, una coppia di cristiani
scacciati dall'imperatore Claudio da Roma per tensioni e scontri
sorti nella capitale dell'impero, all'interno delle comunità
ebraiche. All'esterno tutto veniva interpretato come litigio
nell'ebraismo. In verità si sono verificate tensioni per le
conversioni al cristianesimo, difficili però da identificare al
di fuori. A buoni conti, senza poter fare distinzioni, tutti gli
ebrei sono allontanati da Roma e questa coppia di cristiani,
amici di Paolo, si rifugia a Corinto e accoglie in casa
l'apostolo come lavoratore. Solo dopo l'arrivo di Sila e di
Timòteo dalla Macedonia, Paolo si dedica a tempo pieno alla
predicazione (At 18,1-11). Questa venuta e questa sua umile
attività viene espressa al negativo: "Non mi presentai con
l'eccellenza della parola o della sapienza... ritenni di non
sapere... la mia parola e la mia predicazione non si basarono su
discorsi persuasivi" (vv 2,1. 2.4). E se Paolo ha parlato di una
sapienza umana in termini negativi, poi continua ad illustrare
la sapienza cristiana in termini positivi. E facendo riferimento
a Isaia 64,3 dice: "Tutte quelle cose che occhio non vide né
orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha
preparato Dio per coloro che lo amano". Come avviene per lo
spirito umano, che può conoscere ciò che si nasconde nei segreti
più intimi dell'intelligenza e nel cuore dell'uomo, così avviene
anche per lo Spirito di Dio: esso conosce i disegni di Dio e i
suoi piani e, in tal modo, proprio solo lo Spirito di Dio ci
rivela la sua conoscenza. Paolo distingue tra l'uomo "lasciato
alle sue sole forze" e l'uomo "mosso dallo Spirito": lo Spirito,
presente in quest'ultimo, ispira la sapienza superiore che non
può essere accolta se non da chi è abitato dallo Spirito stesso
di Dio. Egli non deve render conto a nessuno perché nessuno lo
può giudicare se non attraverso i parametri dello Spirito
stesso. E Paolo così si sottrae alla pretesa di alcuni gruppi
della comunità di Corinto che si credono superiori per cultura e
profondità di pensiero e criticano gli altri, mettendoli sotto
processo e giudicandoli con valutazioni negative. Paolo si è
reso conto che il punto centrale di ogni sapienza superiore deve
fare riferimento alla croce di Gesù e perciò il significato e
l'itinerario di Gesù verso la sua morte e risurrezione non ha
bisogno di abbellimenti e di grandi riflessioni intellettuali.
Tutto questo si presenta come follia ma va accettato,
abbandonandosi allo Spirito di Dio che fa scelte drammatiche e
terribili che sembrano, appunto, follia e che sono, invece, il
segno della misericordia dell'amore pieno. Paolo dice che questa
sapienza di Dio l'ha accettata passando attraverso tentativi di
illusioni, mortificazioni, umiliazioni. "Questa sapienza è il
pensiero di Gesù che porto a voi. E questa croce di Gesù non si
può assolutamente cancellare".

IL CENACOLO |
Giovanni
14, 25-29 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Vi ho detto
queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito
Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi
ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e
non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi
amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande
di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi
crediate». Continuando a leggere, nel Vangelo di Giovanni
(14,25-29), il "discorso di addio" ai discepoli, Gesù ricorda, nello stesso
tempo, che inizia un viaggio verso il Padre e garantisce di ritornare tra i
discepoli. Al v. 23 ha parlato anche della venuta del Padre. Per conseguenza:
"Se uno mi ama, osserverà la sua parola", avrà l'amore del Padre, riceverà la
venuta di Gesù col Padre; diventerà quindi loro dimora stabile,
personalizzando la presenza di Dio nel suo popolo. In questa comunione il
Padre manda lo Spirito Santo, nel nome di Gesù" e manda la pace. A. Compito
dello Spirito è quello di insegnare. Gesù ha ormai detto tutto quello che
desiderava dire e tuttavia è necessario che lo Spirito, nel tempo, continui
ad insegnare e cioè a sviluppare, chiarire, affrontare problemi nuovi e
rileggere, alla luce del messaggio di Gesù, itinerari di vita. Di fatto,
nella storia della Chiesa, sarebbero sorti continuamente problemi
inimmaginabili al tempo di Gesù: il dialogo interreligioso, scelte morali
difficili, il nucleare, la bioetica, l'ecologia ecc. Il dono dello Spirito
permetterà di affrontare questi problemi, pur nella difficoltà, e sosterrà
con coraggio anche se tutto questo comporterà fatica. Lo Spirito di Dio farà
continuamente riferimento al Vangelo di Gesù e, però, insegnerà non come un
professore a scuola che formula proposte, conoscenze, suggerimenti. Lo
Spirito di Dio offrirà anche una forza interiore che "vi guiderà alla verità
tutta intera" (Gv 16,13). Giovanni, nella sua prima lettera, ricorda così: "E
quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete
bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni
cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha
istruito. E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo avere fiducia
quando egli si manifesterà" (1Gv 2,27-28). B. Secondo compito dello
Spirito è quello di ricordare. Nel Vangelo ci sono molti suggerimenti e
molte proposte che rischiano di essere dimenticate o accantonate, nel nostro
continuo tentativo di adattarci con il "buon senso del mondo". Nella nostra
cultura, dopo il Concilio Vaticano II, si è fatto un grande sforzo di
riesaminare una mentalità credente più evangelica: si è ripensato più
profondamente alla nonviolenza, all'assurdità di "guerre sante", alle
distinzioni tra "guerre giuste e guerre ingiuste", alla pena di morte, al
valore della democrazia e a molto altro, facendo riferimento alle parole di
Gesù che parlava di: "Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi
odiano..." (Luca 6,27- 29). Ma si è ripensato ancora di più, spinti dagli
stimoli che venivano dalle ideologie, dalle rivoluzioni, dalle attese, dalle
utopie, alla giustizia sociale, ai diritti di ogni uomo, alla fraternità,
alla responsabilità sul mondo, alla laicità, al pericolo di mescolare la
religione con la politica. C. Gesù ci lascia la sua pace. Al tempo di
Gesù l'impero continuava a vivere un periodo di pacificazione perché le
legioni avevano conquistato e tenevano saldi i confini dell'impero romano.
Erano finite le guerre civili all'interno e le popolazione ai confini erano
tranquille. Eppure la pace romana si alimentava di violenza, di sopruso sui
popoli vinti, di sfruttamento. La pace che Gesù offre è la pace che si
costruisce insieme con tutti popoli. E la pace propone che tutti i popoli si
rispettino, si accolgano nelle proprie difficoltà, si sostengano, cercando la
pace dell'armonia. La storia ci ha obbligato a ripensare a problemi diversi,
a situazioni nuove, pur passando attraverso drammi e rivoluzioni. Spesso la
storia, pur alimentata da aspirazioni e da ideologie nate al di fuori del
cristianesimo, si è pure alimentata di tensioni e di aspirazioni cristiane
senza rendersene sufficientemente conto. E noi cristiani non abbiamo
riconosciuto a sufficienza queste attese e queste tensioni: il significato
della libertà di ogni uomo, la dignità di ogni essere umano, uomo e donna che
sia, il valore della vita, indipendentemente dal danaro che ciascuno ha. E
l'elenco potrebbe moltiplicarsi. Lo scontro del secolo 20º tra popoli per le
guerre, il superamento del colonialismo, le stragi, la consapevolezza del
problema della fame e della sete tra i popoli sottosviluppati, la ricerca
nella filosofia, nella teologia e nelle scienze, i convegni ed il Concilio e,
non da ultimo, le stesse richieste di perdono che Giovanni Paolo II ha fatto
nell'anno Santo del 2000 permettono di ripensare al camino della storia, alla
presa di coscienza che, via via, in molti è stata iniziata nei campi di
concentramento, nei parlamenti e all'ONU, dopo i crolli ideologici, nella
faticosa presa di coscienza di interi popoli per la nonviolenza, nei martiri
cristiani e non cristiani. La presenza dello Spirito, mentre ci dà forza,
obbliga a ripensare con molta umiltà e libertà al cammino che dobbiamo
compiere insieme, trasformando di volta in volta il mondo, forte delle
esperienze di bene, di insegnamenti e di ricordi che lo Spirito stesso offre,
(in stretta unione con lui) per continuare l'insegnamento di Cristo, per
farlo ricordare e comprendere. Egli infatti non è un sostituto ma continua la
sua opera. Infine, Gesù che dà la pace, la pone, qui, ancora come promessa
poiché la pace sarà donata il giorno di Pasqua. Essa non significa tanto la
fine della guerra (Zc 9,9-10) ma l'insieme dei beni messianici: è diversa da
quella del mondo che porta la morte e che è conseguenza di vittoria delle
armi e del potere. La pace viene come dono di Dio, porta gioia e toglie il
turbamento. Anzi l'amore degli apostoli dovrebbe farli gioire perché Gesù
ritorna al Padre, suo riferimento fondamentale a cui Gesù si orienta
continuamente. "Il Padre è più grande di me" (28) ha dato origine a molte
interpretazioni: può significare origine eterna del Figlio dal Padre,
richiamo del Verbo incarnato, o semplicemente riferimento all'umanità di
Gesù. Pare invece che vada interpretato alla luce della missione: il Padre è
"colui che lo ha mandato".
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