 TUTTI I SANTI
1 novembre 2017
Matteo 5, 1-12a
Riferimenti :
Ap 7,2-4.9-14 -
Salmo 88 - Lettera ai Romani 8, 28-39 |
Canterò in eterno l’amore del Signore, di generazione in
generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà. I
cieli cantano le tue meraviglie, Signore, la tua fedeltà
nell’assemblea dei santi. R Dio è tremendo nel consiglio dei
santi, grande e terribile tra quanti lo circondano. Chi è come
te, Signore, Dio degli eserciti? Potente Signore, la tua fedeltà
ti circonda. Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato
il mondo e quanto contiene. Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto. |
Ap 7,2-4.9-14 Io, Giovanni, vidi un
angelo che saliva dall’oriente e aveva il
sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai
quattro angeli ai quali era stato concesso il
potere di devastare la terra e il mare: “Non
devastate né la terra, né il mare, né la piante,
finché non abbiamo impresso il sigillo del
nostro Dio sulla fronte dei suoi servi”. Poi
udii il numero di coloro che furon segnati con
il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da
ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo ciò,
apparve una moltitudine immensa, che nessuno
poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e
lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono
e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide,
e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran
voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio
seduto sul trono e all’Agnello”. Allora tutti
gli angeli che stavano intorno al trono e i
vegliardi e i quattro esseri viventi, si
inchinarono profondamente con la faccia davanti
al trono e adorarono Dio dicendo: “Amen! Lode,
gloria, sapienza, azione di grazie, onore,
potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei
secoli. Amen”. Uno dei vegliardi allora si
rivolse a me e disse: “Quelli che sono vestiti
di bianco, chi sono e donde vengono?”. Gli
risposi: “Signore mio, tu lo sai”. E lui: “Essi
sono coloro che sono passati attraverso la
grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti
rendendole candide col sangue dell’Agnello”.
La liturgia della solennità di Tutti i Santi,
che oggi la Chiesa celebra con gioia, ci rapisce
in una visione di cielo con la prima lettura
tratta dal libro dell'Apocalisse, che ho scelto
come tema della nostra breve lectio. Mi limito a
mettere in evidenza soltanto alcuni elementi che
ci aiutano a penetrare nell'universo simbolico
descritto da questo libro. - Il primo è
l'elemento aritmetico che quantifica la
moltitudine immensa: è un numero simbolico (122
x 1.000). Si tratta del quadrato del numero
dodici (delle tribù di Israele) moltiplicato per
mille. Qui la matematica assurge a simbologia
numerica per esprimere l'ampiezza universale del
popolo di Dio chiamato alla santità lungo tutta
la storia della salvezza. - L'altro elemento
è il colore bianco. Si tratta di una assemblea
liturgica immensa alla quale si partecipa con un
abbigliamento caratteristico: avvolti in vesti
candide. Il bianco è il colore di Dio, della
Risurrezione, del battesimo. - Un altro
elemento sono i rami di palma. La palma è il
segno classico della vittoria e significa il
trionfo finale sulla morte. - Finalmente la
grande tribolazione: è il sangue dell'Agnello, e
il candore delle vesti è il frutto della
partecipazione alla passione di Gesù. Queste
pennellate di colore dell'Apocalisse ci possono
introdurre nella grande mistagogia della festa
di Tutti i Santi. Buona Festa e buon onomastico
a tutti!
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Lettera ai Romani 8, 28-39 Fratelli, noi
sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio,
per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche
predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo,
perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi
che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha
chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato,
li ha anche glorificati. Che diremo dunque di queste cose? Se
Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha
risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti
noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà
accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che
giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto,
sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà
dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la
persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come
sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo considerati come pecore da macello». Ma in tutte queste
cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati.
Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né
principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né
profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci
dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Un uomo di Dio è vero uomo di Dio quando sa che ogni cosa che
avviene nella sua vita è per il suo più grande bene. È nella
storia che si rivela la verità della sua fede, carità e
speranza. San Paolo invita i cristiani a vivere con una sola
certezza nel cuore. Dio è con loro e nessuna cosa potrà essere
contro di loro, ma tutto è per il loro bene. Ma l'uomo vive
nella debolezza della sua carne e si vince con una preghiera
senza interruzione. Nell'Orto degli Ulivi Gesù ha mostrato ai
suoi come si vince ogni fragilità e si è forti per andare
incontro alla tempesta della croce. Fede e preghiera sono una
cosa sola. Una cosa sola devono rimanere per sempre, se si vuole
essere vittoriosi. Qual è allora il grande insegnamento che dona
Gesù ai suoi discepoli con le parole: "Perché avete paura, gente
di poca fede?". Paura di cosa? Di finire tra i flutti. Se un
discepolo vuole camminare dietro di Lui, non deve avere paura
della morte. Non deve chiedere di essere liberato da essa. Deve
fare come farà Lui: chiedere al Padre ogni forza per vincere la
paura della morte, che è connaturale all'uomo, e prendere la via
della croce. Gesù è venuto per mostrare ad ogni uomo sia la via
della croce ed anche come si cammina verso di essa e sopra di
essa si rimane fissati per sempre. I discepoli ancora non sono
pronti per salire sulla croce. Lo saranno quando verrà il loro
tempo. Ora si devono calmare i venti e fermare il mare del male.
Essi hanno bisogno di momenti sereni. Gesù dovrà insegnare loro,
mostrandolo, come si cammina verso la croce, come si vince ogni
paura della morte, come si rimane inchiodati sopra di essa. Solo
dopo che i discepoli vedranno, sapranno che verso la croce si
può camminare, la croce si può portare, su di essa si può
salire. Prima dovranno vedere!
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Matteo 5, 1-12a In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù
salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si
mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché
di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché
saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati
quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i
misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché
vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di
Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei
cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed
esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». I santi sono
gli uomini delle Beatitudini. Queste parole sono il cuore del Vangelo, il
racconto di come passava nel mondo l'uomo Gesù, e per questo sono il volto
alto e puro di ogni uomo, le nuove ipotesi di umanità. Sono il desiderio
prepotente di un tutt'altro modo di essere uomini, il sogno di un mondo fatto
di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi. Al cuore del Vangelo
c'è per nove volte la parola beati, c'è un Dio che si prende cura della gioia
dell'uomo, tracciandogli i sentieri. Come al solito, inattesi,
controcorrente. E restiamo senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo
splendore di queste parole. Le Beatitudini riassumono la bella notizia,
l'annuncio gioioso che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa
carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.
Quando vengono proclamate sanno ancora affascinarci, poi usciamo di chiesa e
ci accorgiamo che per abitare la terra, questo mondo aggressivo e duro, ci
siamo scelti il manifesto più difficile, incredibile, stravolgente e
contromano che l'uomo possa pensare. La prima dice: beati voi poveri. E ci
saremmo aspettati: perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete
ricchi. No. Il progetto di Dio è più profondo e vasto. Beati voi poveri,
perché vostro è il Regno, già adesso, non nell'altra vita! Beati, perché c'è
più Dio in voi, più libertà, più futuro. Beati perché custodite la speranza
di tutti. In questo mondo dove si fronteggiano lo spreco e la miseria, un
esercito silenzioso di uomini e donne preparano un futuro buono: costruiscono
pace, nel lavoro, in famiglia, nelle istituzioni; sono ostinati nel proporsi
la giustizia, onesti anche nelle piccole cose, non conoscono doppiezza. Gli
uomini delle Beatitudini, ignoti al mondo, quelli che non andranno sui
giornali, sono invece i segreti legislatori della storia. La seconda è la
Beatitudine più paradossale: beati quelli che sono nel pianto. In piedi, in
cammino, rialzatevi voi che mangiate un pane di lacrime, dice il salmo. Dio è
dalla parte di chi piange ma non dalla parte del dolore! Un angelo misterioso
annuncia a chiunque piange: il Signore è con te. Dio non ama il dolore, è con
te nel riflesso più profondo delle tue lacrime, per moltiplicare il coraggio,
per fasciare il cuore ferito, nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua
forza. La parola chiave delle Beatitudini è felicità. Sant'Agostino, che
redige un'opera intera sulla vita beata, scrive: abbiamo parlato della
felicità, e non conosco valore che maggiormente si possa ritenere dono di
Dio. Dio non solo è amore, non solo misericordia, Dio è anche felicità.
Felicità è uno dei nomi di Dio.
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