
III DOMENICA DI AVVENTO Le profezie adempiute
27.11.2016
Matteo 11, 2-15
Riferimenti : Isaia 35, 1-10 - SALMO 84 - Romani 11,
25-36 |
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli
annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi
ritorna a lui con fiducia. Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo
teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra. Amore e verità
s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Verità
germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.
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Isaia 35, 1-10 Così dice il
Signore Dio: / «Si rallegrino il deserto e la
terra arida, / esulti e fiorisca la steppa. /
Come fiore di narciso fiorisca; / sì, canti con
gioia e con giubilo. / Le è data la gloria del
Libano, / lo splendore del Carmelo e di Saron. /
Essi vedranno la gloria del Signore, / la
magnificenza del nostro Dio. / Irrobustite le
mani fiacche, / rendete salde le ginocchia
vacillanti. / Dite agli smarriti di cuore: /
“Coraggio, non temete! / Ecco il vostro Dio, /
giunge la vendetta, / la ricompensa divina. /
Egli viene a salvarvi”. / Allora si apriranno
gli occhi dei ciechi / e si schiuderanno gli
orecchi dei sordi. / Allora lo zoppo salterà
come un cervo, / griderà di gioia la lingua del
muto, / perché scaturiranno acque nel deserto, /
scorreranno torrenti nella steppa. / La terra
bruciata diventerà una palude, / il suolo riarso
sorgenti d’acqua. / I luoghi dove si sdraiavano
gli sciacalli / diventeranno canneti e giuncaie.
/ Ci sarà un sentiero e una strada / e la
chiameranno via santa; / nessun impuro la
percorrerà. / Sarà una via che il suo popolo
potrà percorrere / e gli ignoranti non si
smarriranno. / Non ci sarà più il leone, /
nessuna bestia feroce la percorrerà o vi
sosterà. / Vi cammineranno i redenti. / Su di
essa ritorneranno i riscattati dal Signore / e
verranno in Sion con giubilo; / felicità perenne
splenderà sul loro capo; / gioia e felicità li
seguiranno / e fuggiranno tristezza e pianto».
II profeta Isaia esprime un
drammatico giudizio contro Edom, raffigurato
come simbolo del male a causa dell'atteggiamento
ostile manifestato verso Gerusalemme in
occasione dell'assedio babilonese. Il castigo è
descritto come morte dei nemici, devastazione
del paese, invasione di animali selvaggi e di
demoni. (cap 34). Il capitolo 35 (la lettura di
oggi) offre, in contrapposizione, la visione
della felicità e della benedizione di Dio su
Sion e i suoi abitanti, prospettando il ritorno
degli esuli a Gerusalemme in una natura
rigogliosa e splendente. Il testo è un canto di
gioia per il rimpatrio dall'esilio e il deserto,
che è un ostacolo per chi vi si avventura,
cambia e diventa un giardino. La terra arida e
impraticabile acquisterà lo splendore del
Libano, del Carmelo e di Saron per alberi e per
acqua: sono i luoghi più fertili e rigogliosi
del vicino Oriente in cui si manifesta la maestà
di Dio. Il popolo vedrà la magnificenza del
Signore e la sua gloria perché Egli compirà il
miracolo della gioia in un popolo vacillante e
distrutto. E coloro che sono messaggeri di
questo futuro nuovo sono invitati a infondere
forza (v 3: "mani fiacche e ginocchia
vacillanti") Nel cuore di ciascuno finalmente ci
saranno la speranza per l'annunzio e il
coraggio: "il Signore viene a salvarci". Il
Signore ristabilisce la giustizia per il suo
popolo ("vostro Dio") che è il Dio dell'alleanza
e che perciò non si è mai dimenticato della
sofferenza nel tempo dell'esilio. E parlare qui
di vendetta divina (v 4) richiama intanto il
castigo degli eserciti vincitori; ma insieme
evoca la salvezza che il Signore attua nei
riguardi del suo popolo, in particolare negli
ultimi (questi testi sono citati in senso
messianico, da Matteo 11,5 e Luca 7,22). Il
linguaggio poetico, infatti, si allarga
all'attenzione per i più deboli ed i poveri; non
ci sarà solo liberazione, ma ogni cieco vedrà, e
ogni muto potrà parlare, e lo zoppo potrà
saltare di gioia e il sordo potrà udire (la
sanità dei malati è per tutti poiché si
ricordano 4 condizioni: e il 4 è il numero della
terra). Saranno così cancellati ogni segno di
tragedia, ogni disgrazia, sopravvenute per la
deportazione, la malattia, la denutrizione e il
maltrattamento. Ci sarà una "via Sacra" che
percorrerà il territorio da Babilonia a
Gerusalemme e su di essa cammineranno i redenti
(a Babilonia esisteva una "via Sacra" che gli
schiavi costruivano per la processione delle
statue pagane e che collegava i diversi
templi).Gli ultimi tre vv. si ricollegano alla
visione di Isaia che sogna il raduno del popolo
disperso: di questo sogno si trova traccia in
tutto il libro. Non ci saranno più pericoli di
animali "leoni e bestie feroci", non ci saranno
"impuri e stolti", (idolatri o nemici di Dio),
ma sarà un percorso di libertà di vita e di
gioia. Anche il richiamo della felicità che
splende sul capo fa riferimento, probabilmente,
ad abitudini culturali: celebrando, si portavano
sul capo corone di fiori. Tutto questo popolo,
allora come oggi, deve riconoscere di essere
"cieco, sordo, zoppo e muto", per vedere il
Signore nella storia, per ascoltare la sua
parola, per osare un cammino di coerenza ed
aprire dialoghi con azioni nuove nel mondo, dove
si vive e si lavora. |
Romani 11, 25-36 Non voglio che
ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate
presuntuosi: l’ostinazione di una parte d’Israele è in atto fino
a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto
Israele sarà salvato, come sta scritto: «Da Sion uscirà il
liberatore, / egli toglierà l’empietà da Giacobbe. / Sarà questa
la mia alleanza con loro / quando distruggerò i loro peccati».
Quanto al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma
quanto alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri,
infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi
un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto
misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi
ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da
voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio
infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere
misericordioso verso tutti! O profondità della ricchezza, della
sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i
suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, «chi mai ha
conosciuto il pensiero del Signore? / O chi mai è stato suo
consigliere? / O chi gli ha dato qualcosa per primo / tanto da
riceverne il contraccambio?». Poiché da lui, per mezzo di lui e
per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.
Per Paolo il fatto che il popolo d'Israele,
globalmente inteso, non abbia accettato Gesù come Messia resta
sempre un grande interrogativo. Se ne fa un cruccio, poiché
soffre per i fratelli e le sorelle, che "sono stati visitati dal
Signore", ma non l'hanno accolto. E tuttavia si sforza di
approfondire, di capire e di motivare questo distacco. Se il
popolo d'Israele, chiudendosi a Gesù, ha disertato le nuove
comunità, riflette san Paolo, questa lontananza ha permesso di
aprire il nuovo annuncio, senza difficoltà, ai pagani. Se
Israele si fosse convertita tutta e subito, probabilmente i
nuovi credenti, provenienti dal paganesimo, non avrebbero
ricevuto pari riconoscimento e cittadinanza nel popolo di Dio.
La conversione, relativamente facile dei pagani (o "gentili" da
"genti"), non avviene con tensioni ed esclusioni (un esempio può
essere la problematica che è iniziata ad Antiochia ed è stata
risolta con saggezza pastorale da Barnaba: Atti 11,19 ss). In
tal modo, però, alla fine, il Signore riproporrà anche al popolo
d'Israele la pienezza dell'incontro (Israele è, comunque,
fondamentale per parlare di salvezza) e sarà pieno il
ricongiungimento nella misericordia per tutti i popoli. E se il
compito della prima Alleanza, vissuta da Israele, si è
sviluppato nella storia, mantenendo attesa e speranza, con Gesù
questo compito si allarga su tutto il mondo poiché il Padre
vuole salvare tutti gli uomini, travolti dal male. Alla fine,
nella misericordia, con la sua ricchezza di doni e di
predilezione, anche Israele entrerà, insieme a tutti i popoli
della terra, nell'incontro totale con Dio. Il testo si sviluppa
con ritmi che richiamano il 3, il numero di Dio: "la profondità
di Dio nella ricchezza, sapienza e conoscenza è interpellata da
tre domande e tutto si riconduce al significato dell'esistente:
"da Lui, per mezzo di Lui e per Lui". Il mistero sulla storia
resta, ma una misericordia premurosa e fedele di Dio sa condurre
verso la pienezza di vita, nonostante la fatica, la sofferenza e
il male del mondo.
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Matteo 11, 2-15 In quel tempo. Giovanni, che era in
carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi
discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare
un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e
vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono
purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il
Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre
quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che
cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora,
che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco,
quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa
siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta.
Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio
messaggero, / davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico:
fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma
il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di
Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i
violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno
profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che
deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!». Nel Vangelo di Matteo
la domanda più grande che turba la ricerca di tante persone viene espressa a
Gesù da Giovanni il Battista che è in carcere e scopre che le sue attese sono
completamente diverse. Eppure ha parlato come profeta e su questa attesa sta
giocandosi, fino in fondo, la sua vita: Allora "Sei tu colui che deve venire
o dobbiamo attenderne un altro?". I discepoli, che continuano a tenere i
contatti con Giovanni Battista in carcere, debbono svolgere una precisa
missione presso Gesù per essere illuminati circa l'identità del Messia. Sanno
che "Colui che doveva venire", deve essere il re e il giudice della fine dei
tempi, destinato a ristabilire l'ordine e la giustizia turbati dai nemici e
dai peccatori in Israele. Eppure sembra che Gesù segua un altro programma.
Proprio questo stile, assolutamente impensabile, porta disorientamento e
perplessità. Giovanni si chiede il senso della propria vita e vuole
verificare la credibilità del suo messaggio. Da giudice, da re vincitore,
come lo aveva immaginato e proposto, si ritrova un Messia che opera senza
clamori e risonanza, "senza gridare nella piazza, né spezzare la canna
incrinata, né spegnere il lucignolo fumigante" (Mt 12,19-20). Gesù risponde
suggerendo ai messaggeri di udire e vedere e quindi riferire: "I ciechi, gli
storpi, i lebbrosi, i sordi sono guariti, i morti risuscitati, ai poveri è
predicata la buona novella". Vengono ripresi Isaia (c.35) e Isaia (c.61) con,
in più, il richiamo ai lebbrosi e ai morti. La novità della risposta non sta
tanto nei miracoli: in questo tempo molti parlano di ciarlatani con fatti
straordinari. Straordinario è l'allineamento di un mondo nuovo secondo la
parola dei profeti che restituiscono dignità e gioia ai diseredati (l'elenco
è costituito di 6 elementi a cui si aggiunge la beatitudine di chi non si
scandalizza: è il vero mondo liberato). A questo punto "beato chi non si
scandalizza di me" poiché la strada è così nuova e imprevedibile che
diventerà sempre più sconcertante fino ad essere realmente "scandalo" (1 Cor.
1,23); infatti, si arriverà fino al Calvario con la crocifissione del Re dei
Giudei. E tutti grideranno: "Se tu sei figlio di Dio, scendi dalla croce". Il
dubbio che Giovanni ha superato, avendo maturato una sua riflessione sui
profeti, non sarà superato, invece, dalle persone attorno a Gesù. Anzi tale
dubbio prenderà sempre più corpo e diventerà garanzia di imbroglio: "Se non è
capace di salvare se stesso, è un ciarlatano". Giovanni sarà grande, il più
grande tra i figli di donna, poiché precederà Colui che viene da parte di Dio
e sarà fedele fino alla morte. Ma si fermerà al limitare del Regno. Il Regno
è la presenza nuova di Dio in Gesù. I tempi e lo stile del Regno sono
enormemente nuovi e diversi; aprono ad un mondo assolutamente inaspettato e
disorienteranno tutti, anche noi, come allora. Davanti a Gesù, si tratta di
fare un passo nuovo che introduca nel Regno, nella comunità della fede, nel
mondo della Parola viva: "Il più piccolo nel regno è più grande di Giovanni."
Perciò Gesù sa che è "beato colui che non si scandalizza di lui". Questa
frase ci obbliga a ripensare seriamente alla proposta cristiana. Se è troppo
logica, troppo chiara, troppo normale, troppo tranquilla, troppo scontata,
probabilmente non è quella vera, quella di Gesù!
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