
DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO
CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI
15 ottobre 2017
Matteo 21, 10-17
Riferimenti : Baruc 3, 24-38 - Salmo86 - Seconda lettera
Timòteo 2, 19-22 |
Sui monti santi egli l’ha fondata;il Signore ama
le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe. Iscriverò
Raab e Babilonia fra quelli che mi riconoscono; ecco Filistea,
Tiro ed Etiopia: là costui è nato. Si dirà di Sion: «L’uno e
l’altro in essa sono nati e lui, |
Baruc 3, 24-38 O Israele, quanto
è grande la casa di Dio, / quanto è esteso il
luogo del suo dominio! / È grande e non ha fine,
/ è alto e non ha misura! / Là nacquero i famosi
giganti dei tempi antichi, / alti di statura,
esperti nella guerra; / ma Dio non scelse
costoro / e non diede loro la via della
sapienza: / perirono perché non ebbero saggezza,
/ perirono per la loro indolenza. / Chi è salito
al cielo e l’ha presa / e l’ha fatta scendere
dalle nubi? / Chi ha attraversato il mare e l’ha
trovata / e l’ha comprata a prezzo d’oro puro? /
Nessuno conosce la sua via, / nessuno prende a
cuore il suo sentiero. / Ma colui che sa tutto,
la conosce / e l’ha scrutata con la sua
intelligenza, / colui che ha formato la terra
per sempre / e l’ha riempita di quadrupedi, /
colui che manda la luce ed essa corre, / l’ha
chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore. /
Le stelle hanno brillato nei loro posti di
guardia / e hanno gioito; / egli le ha chiamate
ed hanno risposto: «Eccoci!», / e hanno brillato
di gioia per colui che le ha create. / Egli è il
nostro Dio, / e nessun altro può essere
confrontato con lui. / Egli ha scoperto ogni via
della sapienza / e l’ha data a Giacobbe, suo
servo, / a Israele, suo amato. / Per questo è
apparsa sulla terra / e ha vissuto fra gli
uomini. Il profeta Baruc è
identificato con il segretario e biografo di
Geremia. Il testo del profeta Baruc, tuttavia, è
del I secolo a. C., attribuito al segretario di
Geremia del sec. VII/VI a. C. e ambientato
durante l'esilio a Babilonia: sec. VI a. C.
Anche se ha un linguaggio tipicamente ebraico, è
stato inizialmente scritto in greco. Ma per
questo motivo non è accettato né dalla
tradizione ebraica né dalla tradizione
protestante che segue il "canone" (elenco
ufficiale dei libri sacri) ebraico. Si decise
infatti a Jamnia, nel 90 d.C., che dovessero far
parte dell'elenco dei libri sacri ebraici solo
opere scritte originariamente in ebraico, anche
se, come questo libro, prima della decisione di
escluderlo dagli elenchi ufficiali, era letto
nelle sinagoghe ebraiche. Il tema fondamentale è
lo splendore della Sapienza di Dio, capace di
fare il mondo con prodigalità poiché tutto è
grande, spazioso, immenso. La sua Sapienza è
donata a chi Egli sceglie; non interessa né è
sufficiente che ci siano giganti esperti nella
guerra. La Sapienza è cosi alta che solo Dio la
conosce e da lei ha preso la bellezza, lo
splendore delle stelle, la varietà e la
fantastica molteplicità degli animali. Egli la
scruta con intelligenza, egli la possiede, egli
la dona al suo popolo (Giacobbe - Israele). Di
fatto ha scelto Israele come luogo di Sapienza,
offrendole la Legge (la Torà: i primi cinque
libri della Scrittura). Quando il profeta
parla, sviluppa una sua meditazione sulle
vicende che il popolo d'Israele ha vissuto nella
tragedia alcuni secoli prima: queste
costituiscono un paradigma del ritmo della
storia e dei rapporti con il Signore e vanno
capiti e ricordati. Il popolo ha abbandonato Dio
e perciò è stato rifiutato, lontano dalla terra,
in esilio a Babilonia. Ma il Signore non l'ha
dimenticato. Egli, che ha creato nella sua
magnificenza l'universo, ha amato la terra
d'Israele e l'ha conservata. Ai suoi ha mandato
la Parola dei profeti perché riportino la
Sapienza del Signore nella sua originalità e la
inseriscano nella vita del popolo. Cosi il
popolo piccolo e povero, che vive stentatamente
sulla sua terra d'Israele, angosciato dalla
dominazione straniera, si ritrova ad essere
benefattore verso tutti gli uomini per quel dono
che Dio gli fa: la Sapienza è venuta a vivere
tra la gente. L'autore biblico sente che la
grandezza della Sapienza, espressa nella
capacità architettonica e scientifica di
strutturare il mondo, in Israele si è
trasformata in saggezza morale, capacità di
condurre il popolo verso il riconoscimento della
legge di Dio e quindi della sua alleanza. "Chi è
apparso sulla terra e ha vissuto fra gli uomini"
(per gli ebrei) non è ancora Gesù, ovviamente,
ma la legge di Dio che porta tutta la ricchezza
di Dio. Tuttavia, in questo testo, si può
leggere una delle più belle profezie del Messia
che viene. Nel Nuovo Testamento infatti, quando
verrà Gesù, egli sarà la Sapienza nuova che
abita tra noi. La Sapienza di Dio diventa la
Parola di Dio che si fa carne. E la cattedrale,
che oggi ricordiamo, nel giorno del suo inizio
di culto (la sua dedicazione a Dio), ne diventa
il simbolo: costruzione maestosa, segno di
intelligenza e forza, luogo di preghiera e di
Parola, luogo di popolo che cerca la Sapienza
del Signore e la sua presenza.
|
Seconda lettera
Timòteo 2, 19-22 Carissimo, le solide fondamenta gettate da
Dio resistono e portano questo sigillo: «Il Signore conosce
quelli che sono suoi», e ancora: «Si allontani dall’iniquità
chiunque invoca il nome del Signore». In una casa grande però
non vi sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e
di argilla; alcuni per usi nobili, altri per usi spregevoli. Chi
si manterrà puro da queste cose, sarà come un vaso nobile,
santificato, utile al padrone di casa, pronto per ogni opera
buona. Sta’ lontano dalle passioni della gioventù; cerca la
giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che
invocano il Signore con cuore puro. San Paolo
si rifà all'usanza edilizia di seppellire nelle fondamenta
alcuni piccoli rotoli di pergamena con delle frasi. La prima
frase è teologica: messaggio di dono e di gioia che viene da Dio
e che fa un riferimento significativo nell'episodio di Core che
con i suoi si era ribellato a Mosè. Così Dio non lo aveva più
accolto (Numeri 16,5 ss). Infatti "il Signore conosce i suoi" e
cioè elegge ed ama. La comunità, in cui abitiamo, è scelta da
Dio attraverso Gesù. La seconda frase è morale e riguarda il
comportamento: "Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il
nome del Signore". Infatti la comunità cristiana non vive di
fatalismo o di privilegio, ma approfondisce il messaggio di
Gesù, compiendo nella vita la propria operosità, lottando contro
il male. Viene poi una riflessione, a modo di parabola, sulla
casa (che è la comunità di Dio e dei cristiani) ove si constata
la realtà e la si registra senza legittimarla. Ci sono
recipienti "per usi vili" e altri "per usi nobili". Il far parte
degli uni o degli altri dipende dalle scelte e dalla volontà di
giustizia di ciascuno. S. Paolo suggerisce di lavorare con
impegno perché i fedeli continuino nella loro responsabilità
senza lasciarsi contaminare da eresie o falsità. "Sforzati,
dice Paolo a Timoteo, di essere sempre all'altezza di una grande
dignità: santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera
buona, ". E sempre a Timoteo, giovane responsabile della
comunità, S. Paolo raccomanda la saggezza: "Fuggi le passioni
giovanili", cercando le virtù cristiane "insieme a coloro che
invocano il nome del Signore".
 |
Matteo
21, 10-17 In quel tempo. Mentre il Signore Gesù entrava in Gerusalemme,
tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla
rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea». Gesù entrò nel
tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò
i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro:
«Sta scritto: / “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. / Voi invece
ne fate un covo di ladri». Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed
egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie
che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio
di Davide!», si sdegnarono, e gli dissero: «Non senti quello che dicono
costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: / “Dalla bocca di
bambini e di lattanti / hai tratto per te una lode”?». / Li lasciò, uscì
fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.
Matteo ha raccontato, in precedenza, l'ingresso di Gesù in Gerusalemme. Chi
accompagna Gesù sono i pellegrini che vengono da fuori. Anzi, visto che Gesù
ha iniziato il suo cammino venendo dal Monte degli ulivi, è probabile che lo
accompagnino dei Galilei che, nel tempo di Pasqua, durante il pellegrinaggio,
usano accamparsi in quella zona. Gli abitanti di Gerusalemme sono
disorientati e il verbo che esprime questa reazione è lo stesso che richiama
il terremoto del tempo finale. È una città "presa da agitazione" di fronte al
profeta che arriva e che conclude la storia. La folla risponde con una
professione di fede in Gesù, profeta, mite e umile, accreditato presso Dio.
Gesù entra nel tempio e compie due tipi di gesti che disorientano le persone.
Prima di tutto, nell'atrio detto dei pagani, o "Cortile dei gentili",
trasformato in un mercato per la compravendita degli animali per i sacrifici
del culto e per la presenza dei cambiavalute, rivendica il nuovo nome: "Il
tempio è la casa di preghiera". Egli fa riferimento al profeta Isaia (56,7):
"La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti". Matteo
ricorda solo la prima parte e dimentica la seconda: "per tutte le genti",
perché probabilmente, quando scrive, sa che il tempio è stato distrutto prima
che tutte le genti si potessero ivi radunare. Così il raduno sarà nel nuovo
tempio: in Gesù, e quindi nella comunità cristiana. Per sé i cambiavalute e i
venditori di animali offrono un servizio ai pellegrini che desiderano
compiere gesti di devozione e di culto. Ma questo mercato, per sé legittimo,
dà luogo ad abusi e a ruberie. In più, toccare questo settore di commercio,
probabilmente, intacca anche interessi particolari della classe sacerdotale
che aveva riconosciuta una percentuale dai gesti di culto e dalle vendite.
Cacciare dal tempio le pecore e i buoi destinati al sacrificio può anche
voler dire che ormai ci sarà un sacrificio nuovo e unico: quello dell'offerta
della morte di Gesù al Padre. "Si avvicinarono i ciechi e gli zoppi nel
tempio e li guarì" (21,14). In 2 Samuele 5,7-8 un detto, che viene riferito
da parte di Davide, esclude che "i ciechi e gli zoppi possano entrare nella
Casa". Da qui l'abitudine a pensare che nel Tempio di Gerusalemme non
potessero entrare ciechi e zoppi e comunque infermi e pagani. Il fatto che
Gesù guarisca nel Tempio ricorda, a ciascuno, l'autorevolezza ancor più
grande di quella di Davide stesso e garantisce, nello stesso tempo che, per
loro e per tutti, il Tempio diventa il luogo della dignità e della novità. Si
intravvede così che Gesù, più grande di Davide, nelle offerte sacrificali,
nel tempio stesso, è il nuovo tempio che formula e propone il più profondo
dialogo con Dio, offrendo a ciascuno il vero volto del Padre. Il Tempio nuovo
porta alla consapevolezza di una dignità unica, alla grandezza della persona
secondo il progetto di Dio, alla novità del vedere e del camminare che è
propria del discepolo. Nella Chiesa perciò i segni del nuovo culto ("guarisce
ciechi e zoppi"), portato da Gesù, allenano a scoprire e a scegliere, a
riflettere per capire e a maturare per cercare. Non si può uscire, perciò,
dalla chiesa che è luogo d'incontro con l'amore di Gesù celebrato e accolto,
senza aver scoperto e condiviso, e quindi senza esserci messi in cammino
perché il tempo è nuovo. Così la fede in Gesù ci offre un orizzonte di
santità e di preghiera, in ogni momento della giornata. - Nasce il "culto
spirituale" (Rom 12,1 ss.), ma nasce il nuovo stile nella comunità credente
che è essenziale al dialogo con il Padre.
|