
X Domenica dopo Pentecoste
9 agosto
Mc 12, 41-44
Riferimenti : 1Re 8, 15-30 - salmo 47 - 1Cor 3, 10-17 |
| Adoriamo Dio nella sua santa dimora. Grande è il
Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. La tua
santa montagna, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra.
Il monte Sion, vera dimora divina, è la capitale del grande re.
|
|
1Re 8, 15-30 In quei giorni.
Salomone disse: «Benedetto il Signore, Dio
d’Israele, che ha adempiuto con le sue mani
quanto con la bocca ha detto a Davide, mio
padre: “Da quando ho fatto uscire Israele, mio
popolo, dall’Egitto, io non ho scelto una città
fra tutte le tribù d’Israele per costruire una
casa, perché vi dimorasse il mio nome, ma ho
scelto Davide perché governi il mio popolo
Israele”. Davide, mio padre, aveva deciso di
costruire una casa al nome del Signore, Dio
d’Israele, ma il Signore disse a Davide, mio
padre: “Poiché hai deciso di costruire una casa
al mio nome, hai fatto bene a deciderlo; solo
che non costruirai tu la casa, ma tuo figlio,
che uscirà dai tuoi fianchi, lui costruirà una
casa al mio nome”. Il Signore ha attuato la
parola che aveva pronunciato: sono succeduto
infatti a Davide, mio padre, e siedo sul trono
d’Israele, come aveva preannunciato il Signore,
e ho costruito la casa al nome del Signore, Dio
d’Israele. Vi ho fissato un posto per l’arca,
dove c’è l’alleanza che il Signore aveva
concluso con i nostri padri quando li fece
uscire dalla terra d’Egitto». Poi Salomone si
pose davanti all’altare del Signore, di fronte a
tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani
verso il cielo, disse: «Signore, Dio d’Israele,
non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né
quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la
fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti
a te con tutto il loro cuore. Tu hai mantenuto
nei riguardi del tuo servo Davide, mio padre,
quanto gli avevi promesso; quanto avevi detto
con la bocca l’hai adempiuto con la tua mano,
come appare oggi. Ora, Signore, Dio d’Israele,
mantieni nei riguardi del tuo servo Davide, mio
padre, quanto gli hai promesso dicendo: “Non ti
mancherà mai un discendente che stia davanti a
me e sieda sul trono d’Israele, purché i tuoi
figli veglino sulla loro condotta, camminando
davanti a me come hai camminato tu davanti a
me”. Ora, Signore, Dio d’Israele, si adempia la
tua parola, che hai rivolto al tuo servo Davide,
mio padre! Ma è proprio vero che Dio abita sulla
terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non
possono contenerti, tanto meno questa casa che
io ho costruito! Volgiti alla preghiera del tuo
servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per
ascoltare il grido e la preghiera che il tuo
servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i
tuoi occhi notte e giorno verso questa casa,
verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il
mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo
servo innalza in questo luogo. Ascolta la
supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele,
quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali
nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e
perdona!». 1 Re. 8, 15-30
Terminato il tempio che si presenta come una
sontuosa costruzione, Salomone pensa di aver
concluso l'avventura sognata dal padre Davide:
costruire una casa per il Signore e farvi il
centro della fede e della presenza di Dio nel
suo popolo. Il popolo d'Israele, ormai, ha già
avuto esperienza di questa abitazione di Dio
come compagno di viaggio quando era uscito
dall'Egitto e l'arca era il segno visibile della
memoria e lo sgabello della presenza di Dio nel
suo popolo. Il tempio pone il problema teologico
da riconciliare: c'è l'infinita altezza di Dio
(trascendenza) che non può neppure essere
imprigionata dai cieli e lo spazio piccolissimo
del tempio. Anche nella preghiera di Salomone si
ritrovano i due termini teologici. E d'altra
parte c'è la garanzia di una presenza effettiva
ed efficace del "Nome" del Signore ("Il nome" è
la persona, nel linguaggio biblico). Il
tempio è allora il luogo dove l'uomo si presenta
a Dio: e Dio, dall'alto dei cieli, si china e
"si adatta" allo spazio del tempio per
incontrare e ascoltare colui o colei che lo
invoca. E' stata lunga l'attesa. Se il tempio
è stato il sogno di Davide, il Signore,
attraverso il suo profeta, aveva rifiutato
questo progetto dalle mani di Davide poiché esse
si erano macchiate del sangue dei suoi nemici.
Davide ha raccolto, comunque, materiali, danaro
e tesori ingenti ed aveva comprato il terreno su
cui sarebbe stato costruito il tempio del
Signore (2Sam24,18-25). La costruzione iniziò
nel quarto anno del regno di Salomone e fu
terminata sette anni dopo (1Re 6,37-38). Nella
liturgia d'inizio, qui riportata in parte, si
possono verificare due parti distinte, celebrate
dal re: un primo discorso che è anche
benedizione (vv15-21), e poi una lunga preghiera
di ringraziamento, memoriale dei benefici
offerti dal Signore stesso (vv 22-53). E' il re
l'unico officiante che prega, esorta e benedice.
Sta svolgendo, come re, il grande compito del
padre nel suo popolo ed è profeta perché
comunica il messaggio di Dio, in prima persona:
parla a nome di Dio comunicando il suo pensiero.
|
1Cor 3, 10-17 Fratelli, secondo
la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto
io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma
ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può
porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è
Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con
oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di
ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà
conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco
proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera, che uno
costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una
ricompensa. Ma se l’opera di qualcuno finirà bruciata, quello
sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando
attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo
Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio,
Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete
voi. 1Corinzi. 3, 10-17 Nella sua prima
lettera ai Corinzi Paolo sta impostando una sua riflessione
teologico pastorale: ha una conoscenza significativa di questa
comunità e sa che c'è stata una gradualità nella proposta della
fede di Gesù, e quindi motiva le molte lacune lasciate
nell'insegnamento. Con questa lettera sembra che Paolo voglia
ricuperare una migliore profondità e quindi segue il filo dei
propri pensieri ricominciando dall'inizio. "Io, fratelli, sinora
non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma
carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non
cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora
lo siete" (vv1-2). Il motivo di tale impreparazione è dato dalle
divisioni e dai gruppi che non fanno maturare pace e armonia, ma
"Vi sono tra voi invidia e discordia" (v 3).Il fatto che lo
disillude è quel dividersi in gruppi a secondo dei predicatori:
Paolo, Apollo. I cristiani di Corinto si comportano secondo la
mentalità greca di ripensare i missionari ( tale si sente Paolo
e tale è Apollo) come capi scuola filosofici o politici da
contrapporre l'uno all'altro. "Siamo servi", strumenti in mano a
Dio per condurre uomini e donne alla fede. Ognuno fa qualcosa
per questa Chiesa, ma è un lavoro esterno di collaborazione, chi
opera e feconda è Dio: è Lui colui che veramente fa crescere.
Vengono allora ripresi due tipi di lavoro dove è ovvio il
significato della collaborazione: il mondo agricolo e il mondo
delle costruzioni. Del primo lavoro agricolo Paolo ne parla
in precedenza: (3,6-9). Nel testo che leggiamo oggi ci
troviamo in una riflessione sui materiali di costruzione. Dio mi
ha fatto architetto, dice Paolo e, come un saggio architetto, ho
posto un fondamento ben saldo. Altri costruiscono sopra ma
stiano ben attenti a non sostituire il fondamento: il vero
fondamento è Gesù Cristo (v 11). Si elencano 6 tipi di
materiali, molto diversi di valore e consistenza. L'oro,
l'argento e le pietre preziose indicano non tanto un materiale
edilizio ma raffinati elementi che rendono preziosa la
costruzione, e manifestano un buon lavoro, coscienzioso e
responsabile a beneficio dei fedeli.
|
Mc
12, 41-44 In quel tempo. Seduto di fronte al tesoro, il Signore Gesù
osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte.
Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico:
questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua
miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per
vivere». Marco. 12, 41-44 Nel primo cortile interno del
tempio, quello denominato delle donne, ma che poteva essere frequentato solo
da ebrei, Gesù si è fermato, dopo aver intravisto persone che si mostrano,
con un certo contegno altezzoso, alle persone e che molti salutano con
riverenza e devozione. Sono gli scribi che, originariamente, erano
incaricati di stendere documenti, ma, dopo l'esilio di Babilonia (sec VI
a.C.), avevano acquistato grande prestigio ed autorità in campo legislativo.
Gesù è irritato della loro ostentazione e del fatto che approfittino delle
persone, poco colte, che li onorano e si inchinano davanti a loro con
venerazioni. Il testo, accennato, è precedente a quello dell'obolo della
vedova e aiuta a chiarire le riflessioni che Gesù compie nei loro riguardi:
non è solo una critica quanto un insegnamento alternativo, offerto ai
discepoli. "Non fate così" (12,38-40). Sulla sinistra c'è la sala del
Tesoro e sulla parete esterna sono praticate 13 buche (dette "trombe" perché
all'interno si allargano a forma di tromba). Nei momenti di maggior
affollamento, per esempio, nel tempo della Pasqua, da tutto Israele vengono
fedeli che si affollano per fare offerte. Poiché lo scrosciare delle monete
fa rumore a secondo del numero delle monete, in fondo può essere motivo di
sorpresa e di stima sentire il rumore delle monete cadere in maggiore
quantità nel cassone, a differenza delle altre offerte. Anzi, per far
migliore figura, qualcuno si porta dietro molte monete di rame di grande
effetto sonoro. Gesù sente che i suoi sono affascinati da quel rumore
scrosciante delle monete che qualche ricco ha portato, e coglie l'occasione
per offrire un esempio rovesciato di vera religiosità, aiutando i suoi a
penetrare nel cuore di ogni persona, senza restare alle emozioni esterne o
alle impressioni. Così indica una povera vedova. |