 V Domenica di Avvento
15 dicembre 2019
Gv 1, 6-8. 15-18
Riferimenti : Mi 5, 1; Ml 3, 1-5a. 6-7b - Salmo 145 - Gal 3,
23-28 |
| Vieni, Signore, a salvarci. Il
Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia agli
oppressi, dà il pane agli affamati. |
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Mi 5, 1; Ml 3, 1-5a. 6-7b Così dice il
Signore Dio: «E tu, Betlemme di Èfrata, così
piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da
te uscirà per me colui che deve essere il
dominatore in Israele; le sue origini sono
dall’antichità, dai giorni più remoti. Ecco, io
manderò un mio messaggero a preparare la via
davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il
Signore che voi cercate; e l’angelo
dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire,
dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà
il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo
apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e
come la lisciva dei lavandai. Siederà per
fondere e purificare l’argento; purificherà i
figli di Levi, li affinerà come oro e argento,
perché possano offrire al Signore un’offerta
secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e
di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei
giorni antichi, come negli anni lontani. Io mi
accosterò a voi per il giudizio e sarò un
testimone pronto. Io sono il Signore, non
cambio; voi, figli di Giacobbe, non siete ancora
al termine. Fin dai tempi dei vostri padri vi
siete allontanati dai miei precetti, non li
avete osservati. Tornate a me e io tornerò a
voi, dice il Signore degli eserciti».
Michea 5,1 Michea è il secondo profeta
scrittore del Regno di Giuda, contemporaneo ad
Isaia: siamo nella seconda metà del sec. VIII
a.C. Vive in un tempo di grande difficoltà
economica, ma soprattutto di ingiustizia
sociale. C'è molta corruzione e idolatria,
discordie e diseguaglianze sociali, frutto di
sfruttamento e di soprusi. Il popolo si
aspetterebbe giustizia, senso religioso e
sobrietà e, invece, si sente perseguitato dalla
prepotenza di una minoranza ricca e dalle classi
dirigenti che sfruttano i poveri. E se il re
Ezechia è un buon uomo, è troppo debole per
portare giustizia. Il profeta Michea annuncia
speranza: sta per nascere colui che dominerà
Israele, e proprio in un paese insignificante,
nel villaggio di Betlemme. Ma in quel paese è
nato il re Davide, attorno al 1000 a.C. Da
pastore che era, diventò re e fece grande il suo
popolo. Malachia 3,1-5a. 6-7b
Malachia continua la prima lettura e preannuncia
la venuta di Gesù. Malachia vive dopo la
ricostruzione del secondo tempio, con un popolo
che è tornato da Babilonia: ma questo, ormai, è
avvenuto alcune decine di anni prima. Eppure la
ricostituzione della società nella Giudea, ed,
in particolare, a Gerusalemme, non ha portato lo
splendore e la giustizia sognati. Siamo attorno
all'anno 450 a.C. e il profeta tratta sei
problemi che toccano la realtà quotidiana: 1. la
predilezione per Israele; 2. la mancanza di
fedeltà del popolo al culto di Dio; 3. la
mancanza di fedeltà nel rapporto matrimoniale
visto come Alleanza; 4. La promessa di Dio che
invia un messaggero per restaurare il culto e
giudicare gli empi; 5. la mancanza di fedeltà a
Dio nelle offerte del tempio; 6. la discu
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Gal
3, 23-28 Fratelli, prima che
venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la
Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la
Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo
giustificati per la fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più
sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante
la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in
Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco;
non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché
tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
Galati
3, 23-28 In questo breve testo, Paolo offre una linea di
sviluppo della rivelazione che, in pienezza, giunge al popolo
cristiano, ma che comincia da lontano, nel popolo d'Israele. Le
persone a cui scrive non sono molto esperte nella riflessione
ebraica poiché molti vengono dal paganesimo, né conosco a
sufficienza ancora il messaggio di Gesù. Perciò accettano tutto
quello che viene loro proposto, Così alcuni inviati ebrei, che
praticamente inseguono Paolo nelle sue missioni, preoccupati del
guasto che procura a riguardo della religiosità ebraica, hanno
cercato di convincere le giovani comunità della Galazia che sia
innanzitutto necessario, se sono stati prima pagani, conoscere e
praticare la legge ebraica data da Mosé. Gesù stesso l'aveva
osservata. Così sorge un frenetica corsa ai riti ed alla legge
ebraica, portando incomprensione e scompiglio tra i credenti.
Paolo, in sintesi, chiarisce il significato della legge: essa ha
avuto una sua funzione particolare nel mondo sociale e credente.
E' stata come il pedagogo nella società greca e romana. Il
pedagogo è lo schiavo che si occupa dei figli di minore età del
padrone, li conduce a scuola per affidarli al maestro e ha il
compito di sorvegliare, preservare, mettere in guardia. E' una
funzione importante, ma temporanea, nell'attesa della maggiore
età. Il pedagogo prepara alla responsabilità e all'impegno
personale. Raggiunta la maggiore età, si sviluppano tutte le
vocazioni per il comportamento dell'adulto. Per i cristiani,
poi, non si tratta solo di un codice di comportamento, ma di un
vestito particolare: "Poiché quanti siete stati battezzati in
Cristo, vi siete rivestiti di Cristo" (27); e i vestiti,
nell'antichità, hanno un loro ruolo particolare.
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Gv 1, 6-8. 15-18 In quel tempo. Venne un uomo mandato da Dio: il
suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla
luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma
doveva dare testimonianza alla luce. Giovanni proclama: «Era di lui che io
dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la
Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di
Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed
è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. Giovanni
1,6-8. 15-18 Il Vangelo di Giovanni, all'inizio ("prologo") della sua
narrazione (sono 18 versetti del cap.1), dà il profilo e la sintesi
dell'annuncio poderoso e sconcertante del Verbo che si fa carne in Gesù. In
un brevissimo testo iniziale trova spazio il richiamo del precursore,
Giovanni Battista che, in questo avvento, abbiamo ritrovato quasi ogni
domenica. Giovanni è il testimone della luce che viene ed è collegamento tra
il mondo ebraico dell'attesa e il mondo nuovo della pienezza, passaggio dalla
custodia del segreto di Dio al suo popolo alla pienezza dell'universale,
apertura dal dialogo dei profeti con piccole etnie alla Parola piena per ogni
uomo vissuto nel passato, o vivente nel presente o atteso dal futuro.
Almeno tre volte, in due versetti, viene chiarita la funzione di Giovanni il
Battista, che è testimone, solo testimone. Quando, alla fine del secolo I°
d.C., Giovanni scrive il suo Vangelo, esiste ancora qualcuno che ha
conosciuto Giovanni Battista e, comunque, esistono delle comunità che si
rifanno al Battista e lo ricordano con nostalgia e rispetto. Ma il richiamo
rischia di deformarsi in un credito che pretendono di dare a Giovanni che lui
stesso ha rifiutato. Egli è sorto come profeta, inviato da Dio, con il
compito di presentare il Verbo della vita. "Il Verbo è luce che splende nelle
tenebre ma le tenebre non l'hanno accolta" (1,5). Così il Battista viene a
squarciare queste tenebre, affinché ogni persona diventi credente, grazie
alla sua missione. Non è la luce, ma solo una lucerna:
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