
Domenica dell'Incarnazione
22dicembre 2019
Lc 1, 26-38a
Riferimenti : Is 62, 10 – 63, 3b - Sal 71 - Fil 4, 4-9 |
| Rallègrati, popolo santo; viene il tuo
Salvatore. Le montagne portino pace al popolo e le colline
giustizia. Ai poveri del popolo renda giustizia, salvi i figli
del misero e abbatta l’oppressore. R Scenda come pioggia
sull’erba, come acqua che irrora la terra. |
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Is 62, 10 – 63, 3b In quei
giorni. Isaia disse: «Passate, passate per le
porte, sgombrate la via al popolo, spianate,
spianate la strada, liberatela dalle pietre,
innalzate un vessillo per i popoli». Ecco ciò
che il Signore fa sentire all’estremità della
terra: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva
il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede”. Li chiameranno
“Popolo santo”, “Redenti del Signore”. E tu
sarai chiamata Ricercata, “Città non
abbandonata”». «Chi è costui che viene da Edom,
da Bosra con le vesti tinte di rosso, splendido
nella sua veste, che avanza nella pienezza della
sua forza?». «Sono io, che parlo con giustizia,
e sono grande nel salvare». «Perché rossa è la
tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi
pigia nel torchio?». «Nel tino ho pigiato da
solo e del mio popolo nessuno era con me».
Filippesi 4, 4-9 Paolo ha una
forte simpatia per la comunità dei Filippesi e
scrive loro, attorno al 57 d.C., fidandosi delle
buone basi che ha posto nel suo secondo viaggio
missionario (49-52 d. C.). Probabilmente è
prigioniero ad Efeso, dopo una rivolta degli
argentieri perché, a causa del successo della
nuova predicazione di Paolo, era calato lo
smercio dei tempietti in argento della dea
Artemide, molto venerata ad Efeso (Atti 19,
23-41). Ricordando il suo soggiorno in questa
città, Paolo parla di una permanenza "tra
lacrime e tribolazioni" (Atti 20,19). Egli, che
pure sente vicina la morte, garantisce di
provare gioia e chiede di condividerla con lui.
"Ma, anche se io devo essere versato sul
sacrificio e sull'offerta della vostra fede,
sono contento e ne godo con tutti voi. Allo
stesso modo, anche voi godetene e rallegratevi
con me". (2,17-18). Il testo si suddivide in tre
parti: - "Siate sempre lieti" e il motivo non va
trovato nelle soluzioni dei problemi diversi e
molteplici che Paolo affronta e la stessa
comunità sente di doversi accollare. Il motivo
sta nella vicinanza con il Signore. Egli
sostiene e garantisce la nostra debolezza ma ci
rende anche forti e capaci di operare secondo la
volontà del Padre. (4,4-5). Paolo ha già
delineato, prima, lo stile del credente:
"Comportatevi dunque in modo degno...: state
saldi in un solo spirito e unanimi per la fede
del Vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla
dagli avversari" (1,27-28). Ma l'atteggiamento è
quello della gentilezza, della magnanimità,
della affidabilità, forti e consapevoli senza
tentennamenti. Per Paolo la gioia ha il compito
di aprire al mondo una testimonianza rivelatrice
dei valori più alti del Signore. - Anche la
seconda parte, (4,6-7) ci ripropone la vicinanza
di Dio che avviene attraverso il nostro
interpellarlo nella preghiera fiduciosa e
insistente. Essa apre la propria vita sul mondo
di Dio attraverso una comunicazione profonda di
ringraziamento, di suppliche e di invocazioni. -
La terza parte (4, 8-9) invita a fidarci del Dio
della pace che si pone nel nostro cuore per
costruire un mondo di pace. E' il frutto della
nostra fiducia che ci porta quello "Shalom"
ebraico che ristabilisce l'armonia splendida e
gioiosa della creazione in cui il Signore era la
presenza viva e generosa della vita del mondo. E
questo testo ci riporta ad una riflessione
cristiana splendida richiamandoci ai valori che
anche il mondo pagano sa apprezzare, diffusi dal
Signore nella creazione. Sono i valori morali
che ogni comunità dovrebbe tenere in grande
considerazione: essi diventano grandi segnali di
testimonianza cristiana mentre vengono
valorizzati nei criteri normali della
convivenza. Sono 8 valori che vengono
identificati come il manifesto dell'umanesimo e
che permettono di riconoscere in ogni persona
l'aspirazione alla bellezza ed alla nostalgia di
Dio. Ma ogni criterio morale ha bisogno di
testimoni, altrimenti diventano astrazione e ci
farebbero |
Fil 4, 4-9 Fratelli, siate sempre
lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra
amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non
angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a
Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e
ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza,
custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In
conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile,
quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile,
quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode,
questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete
imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in
pratica. E il Dio della pace sarà con voi!
Isaia 62, 10 - 63, 3b Tutto il capitolo 62 è il canto dello
sposo e della sposa. Lo sposo è il Signore mentre la sposa è
Gerusalemme. Il profeta vede rifiorire la sua città e ne
interpreta la sua forza e la sua bellezza come il dono di Dio.
"Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema
regale nella palma del tuo Dio" (Is 62,3). "Nessuno ti chiamerà
più Abbandonata, e la tua terra Devastata, perché sarai Mia
Gioia, terra Sposata. Il Signore troverà in te la sua delizia e
la tua terra avrà uno sposo" (62,4). Nel linguaggio biblico il
matrimonio è il massimo dell'accoglienza, è la garanzia di
diventare preziosa agli occhi dello sposo, è la pienezza della
propria vocazione di donna che è amata e desiderata. Tutto il
capitolo rilegge il rinascere di Gerusalemme come l'essere della
presenza e della benevolenza di Dio. Gerusalemme è il suo
popolo, più che una struttura muraria. E la sposa è la comunità
d'Israele che ritorna. E' il "popolo santo", costituito dai
"redenti del signore" e perciò è il "popolo ricercato e non
abbandonato". E' un popolo che cresce, che continua a bussare
alle porte della città. "Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto
sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno
mai"(62,6) perché gli eletti del Signore continueranno ad
entrare. E chi è già arrivato deve preoccuparsi di accogliere:
"Passate, passate per le porte, sgombrate la via al popolo,
spianate, spianate la strada, liberatela dalle pietre, innalzate
un vessillo per i popoli" (62,10). L'immagine ed il linguaggio
si trasformano improvvisamente e il profeta riprende una visione
proposta qualche capitolo precedente: "Egli si è rivestito di
giustizia come di una corazza, e sul suo capo ha posto l'elmo
della salvezza. Ha indossato le vesti della vendetta, si è
avvolto di zelo come di un manto" (59,17) poiché ha intravisto
menzogna, inganno e sopruso. E nessuno si muoveva a lottare e
nessuno operava nella giustizia.
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Lc
1, 26-38a In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città
della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo
della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A
queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto
come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia
presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai
Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli
darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe
e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà
questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo
scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco,
Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio
e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile
a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me
secondo la tua parola».
Luca 1, 26-38a Luca racconta l'inizio dell'avventura dell'umanità che
accoglie il suo Signore, ospite umano tra gli umani, realtà attesa e
sconcertante, presenza assolutamente inimmaginabile che Dio ha strutturato
passo passo, compagno di strada di ogni uomo ed ogni donna. E' atteso da
secoli uno mandato da Dio, liberatore e consolatore di un piccolo popolo che
ha accolto il messaggio di speranza, ma che, lungo i secoli, ha sopportato
sconfitte e sottomissioni. Eppure la speranza e la garanzia ci sono. ìLuca
racconta l'incontro tra l'angelo Gabriele e la Madonna, e i pittori ci hanno
abituato a vedere dei personaggi precisi: un angelo con le ali e Maria. Ma
quello che è avvenuto viene raccontato con schemi e linguaggi propri
dell'Antico Testamento. Tutto il racconto non può essere letto come cronaca,
ma come racconto teologico. In particolare Maria è presentata come l'Arca
dell'Alleanza, luogo della presenza di Dio nel suo popolo nel deserto. Per
questo il messaggio pronunciato dice che "Lo Spirito Santo scenderà su di te
e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che
nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio" (v 35). E tutto il racconto
è costruito in un contesto inusuale di povertà e di disagio: non c'è nulla di
glorioso, di regale, di fastoso degno di grandezza. L'evangelista non vuole
risponde agli interrogativi che ci sorgono ma vuole presentare Gesù ai suoi
contemporanei, garantendo che è avvenuto per la forza di Dio. Il paese di
Nazareth è sconosciuto nella Bibbia perché insignificante; e tuttavia qui
avviene l'inizio della presenza del Figlio di Dio tra noi. Nazareth è in
Galilea, una regione infedele e semipagana, lontana dalla pratica della
Giudea. Maria, "l'eccelsa, elevata in alto" è detta vergine. Ma per il mondo
ebraico la verginità è apprezzata solo prima del matrimonio, ma una donna
sempre vergine, e quindi senza figli, è un disonore. Gerusalemme sconfitta
viene chiamata "la vergine Sion": in lei non c'è la vita. E qui Dio feconda
la verginità "poiché nulla è impossibile a Dio". Si capisce allora nel
cantico: "Magnificat" di Maria con Elisabetta: "Dio ha guardato alla povertà
della sua serva" (v 48). Ma anche l'inizio del tempo nuovo, con la nascita di
Giovanni Battista, Dio feconda una anziana sterile: Elisabetta. E qui c'è un
saluto che non equivale a "Salve, Ave, Shalom" come per gli ebrei ma ci sono
echi di profeti. Corrisponde a "Rallegrati, piena di Grazia". Ma un angelo
che sta al cospetto di Dio non può salutare una ragazza. In questo tempo i
giudei non salutano una donna in nessun modo.
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