Battesimo del Signore
12 gennaio 2020
Mt 3, 13-17
 Riferimenti : Is 55, 4-7 - salmo 28 -  Ef 2, 13-22
Gloria e lode al tuo nome, Signore. Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo. R La voce del Signore è sopra le acque, il Signore sulle grandi acque.

 Is 55, 4-7
Così dice il Signore Dio: «Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona».

Is 55,4-7
In questo testo il profeta intravede il tempo della liberazione e parla ad un popolo che vive a Babilonia, scoraggiato dal lungo esilio e deluso che il Signore non sappia o non voglia provvedere. In questo testo c'è un invito ad un banchetto nei primi versetti: "O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a Davide" (55,1-3). Per riprendere forza nulla può sostituire un grande pranzo con un invito gratuito a mangiare e a bere, oltre che ad ascoltare, a somiglianza di alcuni inviti per la casa della Sapienza (Pr 9,5-6; Sir 24,19-21). Con la differenza che là parlava la Sapienza e qui è Dio stesso che incoraggia a venire e garantisce. Il Signore assicura che i suoi giuramenti saranno rispettati e ci sarà una discendenza per il misterioso nuovo Davide. E'costituito testimone per i popoli e tra essi proclamerà le lodi di Dio. Dopo la garanzia e la presentazione del personaggio capace di "Alleanza eterna", sconosciuto ma promesso a Davide, l'invito ripropone di "cercare il Signore". E' il linguaggio dei profeti che iniziano spesso con l'impegno del servizio al tempio, ma poi si aprono e si allargano alla fede, concretizzandola in atteggiamenti di coerenza verso la giustizia e la fraternità. Come sempre accade, il profeta invita alla collaborazione, a partire da una verifica di responsabilità e di onestà, cercando quello che è costruttivo e coerenza con la parola e la presenza del Signore. Esiste sempre l'invito alla collaborazione, alla ricerca di significati.

Il fiume Giordano nei prerssi di Betania di Trangiordania, ove Giocanni battezzò Gesù - con iol battesimo di penitenza

 Ef 2, 13-22
Fratelli, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.

Efesini 2,13-22
Paolo sta ripensando ai cristiani che egli ha conosciuto ed alle comunità da lui fondate che cercano di essere fedeli al Signore. Mentre è in carcere a Roma, probabilmente, attorno agli anni 61-63, vuole incoraggiare gli abitanti della città pagana di Efeso che, probabilmente, sentono la profonda diffidenza e il disagio di credenti ebrei che non accettano o sopportano male la presenza di pagani convertiti. Ovviamente hanno stili e sensibilità diverse, non provenendo dal mondo ebraico e quindi urtano magari in piccoli gesti o comportamenti gli altri credenti. Paolo vuole incoraggiare dicendo che, "se un tempo voi, pagani per nascita, eravate senza Cristo,... ora siete diventati vicini grazie al sangue di Cristo" (2,11-13). Paolo ha sempre, davanti agli occhi quel muro che a Gerusalemme, alto un metro e mezzo, circondava l'area religiosa del tempio, e su cui erano disposti 13 piccole lapidi di marmo su cui era inciso, in latino e greco, il divieto ai pagani di entrare nel recinto sacro, sotto pena di morte. E proprio con questa immagine Paolo può garantire che con la sua morte Gesù ha cancellato ogni divisione ed ha abbattuto questo muro, costituendo un popolo solo, dei due, di prima, nemici, diffidenti e lontani. Così Gesù è la nostra pace, abolendo la separazione e riconciliando i due popoli. Anzi ha riconciliato cielo e terra con la sua morte, rappacificando i popoli con Dio. Paolo ci offre una immagine splendida di processione di tutti i popoli salvati, pagani ed ebrei, in cammino verso il Padre, in un solo Spirito (2,18). La conclusione è ricca di speranza poiché tutti siamo garantiti di essere "concittadini dei santi e familiari di Dio" (2,19). Edificati sugli apostoli e sui profeti, con "Gesù, pietra angolare, tutti crescono in un edificio che è tempio santo nel Signore" e quindi "edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito". Si è passati, nell'immaginario di Paolo, nel ricordo nostalgico del tempio alle nuove costruzioni dei templi disseminati nel mondo poiché ogni persona credente, qualunque sia la propria origine, ospita la presenza di Dio per lo Spirito.

Mt 3, 13-17
In quel tempo. Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento»

Mt 3,13-17
Gesù, ricevuto il Battesimo, stava in preghiera ed ecco il cielo si aprì. Il Battesimo è raccontato come un semplice inciso; al centro è posto l'aprirsi del cielo. Come si apre una breccia nelle mura, una porta al sole, come si aprono le braccia agli amici, all'amato, ai figli, ai poveri. Il cielo si apre perché vita esca, perché vita entri. Si apre sotto l'urgenza dell'amore di Dio, sotto l'assedio della vita dolente, e nessuno lo richiuderà mai più. E venne dal cielo una voce che diceva: questi è il figlio mio, l'amato, in lui ho posto il mio compiacimento. Tre affermazioni, dentro le quali sento pulsare il cuore vivo del cristianesimo e, assieme a quello di Gesù, il mio vero nome. Figlio è la prima parola. Dio genera figli. E i generati hanno il cromosoma del genitore nelle cellule; c'è il DNA divino in noi, «l'uomo è l'unico animale che ha Dio nel sangue«(G. Vannucci). Amato è la seconda parola. Prima che tu agisca, prima della tua risposta, che tu lo sappia o no, ogni giorno, ad ogni risveglio, il tuo nome per Dio è "amato". Di un amore immeritato, che ti previene, che ti anticipa, che ti avvolge da subito, a prescindere. Ogni volta che penso: «se oggi sono buono, Dio mi amerà», non sono davanti al Dio di Gesù, ma alla proiezione delle mie paure! Gesù, nel discorso d'addio, chiede per noi: «Sappiano, Padre, che li hai amati come hai amato me». Frase straordinaria: Dio ama ciascuno come ha amato Gesù, con la stessa intensità, la stessa emozione, lo stesso slancio e fiducia, nonostante tutte le delusioni che io gli ho procurato. La terza parola: mio compiacimento. Termine inconsueto eppure bellissimo, che nella sua radice letterale si dovrebbe tradurre: in te io provo piacere. La Voce grida dall'alto del cielo, grida sul mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta gioia sai darmi! Io che non l'ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che l'ho anche tradito sento dirmi: tu mi piaci. Ma che gioia può venire a Dio da questa canna fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta (Isaia 42,3) che sono io? Eppure è così, è Parola di Dio.