
Domenica dopo l'Ottava del Natale del Signore
5 gennaio 2010
Lc 04,14-22
Riferimenti : Siracide 24,1-12 - Salmo 147 - Rm 8, 3b-9a |
| Il Verbo si fece carne pose la sua dimora in
mezzo a noi. elebra il Signore, Gerusalemme, oda il tuo Dio,
Sion, erché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, n mezzo a
te ha benedetto i tuoi figli. R gli mette pace nei tuoi confini
ti sazia con fiore di frumento. |
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Sir 24, 1-12 La sapienza fa il
proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama
la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo
apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama
la sua gloria: «Io sono uscita dalla bocca
dell’Altissimo e come nube ho ricoperto la
terra. Io ho posto la mia dimora lassù, il mio
trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da
sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle
profondità degli abissi. Sulle onde del mare e
su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho
preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un
luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio
potessi risiedere. Allora il creatore
dell’universo mi diede un ordine, colui che mi
ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:
“Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in
Israele”. Prima dei secoli, fin dal principio,
egli mi ha creato, per tutta l’eternità non
verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho
officiato e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e
in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le
radici in mezzo a un popolo
glorioso, nella porzione del Signore è la mia
eredità». Siracide 24,1-12 Dopo avere, per
secoli, accolto la Parola del Signore ed averla
letta, analizzata, confrontata, imparata a
memoria nei tempi drammatici e gloriosi del
popolo d'Israele, si è sviluppata con stupore e
meraviglia la scoperta della bellezza e della
profondità della Sapienza. Infatti, in questo
libro, scritto nel 2º secolo a. C., neppure
accettato come testo canonico dagli ebrei e
quindi dai cristiani protestanti, pur se
conosciuto anche nel testo ebraico, è come se si
levasse il velo della quotidianità e si
riuscisse a svelare le ricchezze, la pienezza
della Sapienza di Dio che ha creato il mondo.
Proprio quella Sapienza di architetto e di
inventore del mondo, ora, trascrive in parole e
formule la sua ricchezza. Come lo scienziato che
ha creato una macchina meravigliosa, poi scrive
la formula per riproporla nel mondo, per
conoscerla, per ripararla, per difenderla da ciò
che corrode e deteriora, dagli incidenti, dai
furti. Si sente, insieme, l'orgoglio dell'aver
ricevuto un tesoro in dono e la volontà del
confronto con la coscienza pagana che non può
assolutamente competere con la pienezza di Dio
che si svela a noi nella Parola. Il popolo
ebraico possiede la "Torah" (legge-insegnamento)
che è la strada che conduce alla vita. Essa è la
Sapienza di Dio che si è installata in Israele,
dono gratuito che non si può meritare.
'intuizione fondamentale è la gratuità della
Sapienza: "Ogni Sapienza viene dal Signore e con
Lui rimane per sempre " (Sir 1,1). La sua
funzione è quella di stare presso Dio. Ed è
persino commovente seguire la peregrinazione da
una dimora ad un'altra, immaginare le infinite
passeggiate dal cielo alle profondità degli
abissi, seguirla nella conoscenza delle nazioni
con la libertà di ripercorrere tutta la terra. a
il Signore la invia sulla terra a cercarsi la
casa e riceve l'ordine di stabilirsi in Israele.
Il luogo di riposo è il monte Sion, il luogo del
Tempio di Gerusalemme. Là, la Sapienza prende la
Parola e parla nell'assemblea liturgica. Il
culto, nella città santa, è esso stesso opera
della Sapienza sia perché, come l'ordine nel
mondo, vi esprime la maestà e la perfezione
divina e sia perché fa ritrovare armonia nella
legge, come Dio l'ha codificata (v.22). La
Sapienza è paragonata anche ad un albero
splendido che mette radici nel popolo.
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Rm 8, 3b-9a Fratelli, Dio,
mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del
peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella
carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi,
che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. uelli
infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è
carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono
verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte,
mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende
la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge
di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare
dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto
il dominio della carne, ma dello Spirito, dal
momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Romani 8, 3b-9a.
San Paolo vuole sviluppare la conoscenza del dono dello Spirito
e il capitolo 8, di cui, oggi, leggiamo solo una parte, si può
intitolare: "La vita secondo lo Spirito" (Rom 8,1-39). La vita
cristiana, che pure è destinata alla morte, riceve il dono dello
Spirito, lo Spirito creatore che aleggiò sul caos all'inizio
della creazione, lo stesso che fa risorgere Gesù dalla morte, e
lo stesso che possiede la potenza e lo splendore della vita e
scende sulla Chiesa a Pentecoste. "Nessuna condanna per quelli
che sono in Cristo Gesù"(8,1) poiché "la legge dello Spirito
libera dalla legge del peccato" (8,2). Questa trasformazione è
possibile poiché Gesù ha preso la nostra stessa carne mortale.
Morendo, la sua carne e il male, che ha preso su di sé, sono
stati distrutti nella morte. In Lui prende possesso, come in
noi, lo Spirito del risorto e la carne è trasfigurata. Da Gesù
ereditiamo nuovi stili e valori che inglobano, ancora,
l'eccezionale Sapienza della Prima Alleanza, ma si aprono alla
pienezza della maturità. Ogni giorno, nella vita quotidiana,
Paolo ci rassicura: "Voi però non siete sotto il dominio della
carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita
in voi" (v.9). E mentre afferma ciò che la sua coscienza di
credente gli garantisce, intravvede che c'è un cammino nuovo da
compiere, nella linea di Gesù. E con lo Spirito ricupera anche,
con fiducia, tutte quelle doti proprie della comunità umana, e
insieme quelle ricchezze del vivere quotidiano di molte persone
che Paolo ha conosciuto. aolo intuisce che lo Spirito del
Signore, nel cuore di ciascuno che è credente in Gesù, offre un
modello inarrivabile in pienezza di vita; ma capisce anche che
il Signore ha diffuso splendori e bellezze tali da donare esempi
e aiuti ad ogni progetto di vita. l Concilio Vaticano II ce lo
ripete e ci rassicura: abbiamo la conoscenza di Gesù e il dono
dello Spirito. E attorno a noi tante persone vivono con coraggio
e generosità, semplicemente, e nemmeno si rendono conto del loro
vivere secondo lo Spirito. o abbiamo letto nel tempo di avvento:
"In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è
nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è
amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita
lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri".

Sinagoga di Nazareth ove Gesù dichiarò
compiuta la profezia di
Isaia |
Lc 4, 14-22
In quel tempo. Il Signore Gesù ritornò in Galilea con la
potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava
nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era
cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò
a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il
passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi
ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto
annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a
rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del
Signore». iavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella
sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire
loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti
gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che
uscivano dalla sua bocca. Lc 04,14-22 "Nella sinagoga gli
occhi di tutti erano fissi su di lui". Gesù ha appena finito di leggere nel
rotolo di Isaia quali sono i gesti che proclamano l'anno del Signore:
"Sollevare i poveri ad accogliere la gioia, promuovere liberazione e dignità
a tutti coloro che sono ridotti schiavi e prigionieri, sciogliere gli
oppressi dai pesi e dai gioghi, dare la vista a chi è cieco". Dare la vista
non significa soltanto togliere la cecità fisica, ma rendere capaci di
vedere, cioè di capire, di comprendere, di accogliere, di valutare nella loro
vita persone e cose, fatti e avvenimenti. Dare la vista significa porsi nel
mondo e nella storia come adulti: non c'è tempo per l'infantilismo, la vita
ti chiede di mettere in circolazione ciò che sei e ciò che hai ricevuto in
dono, per illuminare e amare quella parte di mondo, di storia e di tempo in
cui sei inserito. Per non tradire quello Spirito del Signore che è sopra
ciascuno: sopra e dentro Gesù, in maniera particolare, ma sopra e dentro
ciascuno di noi, perché ciascuno è prezioso agli occhi di Dio ed è da lui
pensato secondo il profilo di Gesù. Dobbiamo sempre chiedere al Signore di
riavere la vista come il cieco Bartimeo (Mc 10,46), perché l'amore non ha
confini ed è un mistero nel senso che sempre ci eccede e ci porta a
sconfinare là dove magari non vorremmo, perché siamo stanchi, perché -tutto
sommato- abbiamo le nostre comodità. Anche se piccole, anche se non le
riteniamo tali. Il richiamo di oggi è di essere adulti e svezzati, parte viva
dell'umanità. |