
Epifania del Signore
6 GENNAIO 2020 Mt 2, 1-12
Riferimenti : Isaia 60, 1-6 - Sal 71 - Tito 2, 11 – 3,
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| Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di re la tua
giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i
tuoi poveri secondo il diritto. R Nei suoi giorni fiorisca il
giusto e abbondi la pace, finché non si spenga la luna. |
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In quei giorni. Isaia disse:
«Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua
luce, la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te
risplende il Signore, la sua gloria appare su di
te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re
allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi
intorno e guarda: tutti costoro si sono
radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da
lontano, le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e
si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza
del mare si riverserà su di te, verrà a te la
ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti
invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti
verranno da Saba, portando oro
e incenso e proclamando le glorie del Signore».
Isaia 60, 1-6 Il testo di Isaia è un brano
tratto dai suoi ultimi dieci capitoli (56-66) in
cui sono descritti il ritorno in Gerusalemme e
la ricostituzione del popolo, liberato dopo
l'esilio di Babilonia (587-538 a.C.).
Gerusalemme qui è la grande città di Davide,
luogo della presenza del Signore, rifatta segno
della protezione di Dio che ama il suo popolo.
Di fatto, Gerusalemme sarà finalmente irradiata
dalla luce, ritroverà i suoi figli e accoglierà
una folla di stranieri (sono ricordato i luoghi
pagani di provenienza: Madian, Efa', Saba,
Tarsis, Arabia, le isole. "Il re di Tarsis e le
isole offriranno doni, i re di Arabia e di Saba
portano i loro tributi" Salmo 72,10). Gli
abitanti di Gerusalemme restano sempre stupiti
delle aurore e dei tramonti sulla città poiché,
collocata sul monte Sion. Mentre in basso con
ritardo, in mattinata, si diradano nebbia e
foschia, in cima splende il sole e illumina il
tempio. Questo effetto luminoso ha affascinato
anche i discepoli di Gesù e provoca ammirazione
(Mt 24,1). - I tesori del mare provengono
dall'ovest, con le navi fenicie o greche; le
ricchezze dell'oriente e d'Egitto giungono con
le carovane attraverso i deserti di Siria e del
Sinai. Madian, Efa e Saba sono popoli
dell'Arabia (cf.45,14;Gen 25,1-4). - Gli stuoli
di cammelli e di dromedari erano stati l'incubo
delle distruzioni. Ora sono i segni della
ricchezza e della speranza. Le allusioni ai
tesori dell'oriente e la prospettiva
universalista di 60,6 hanno portato la liturgia
ad applicare questo testo al mistero
dell'Epifania. - "Viene la tua luce e la gloria
del Signore splende su di te". Gerusalemme è
luce e gloria poiché Dio è presente.
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Tito 2, 11 – 3, 2 Carissimo, è
apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli
uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e
a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con
pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione
della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli
ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e
formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo
per le opere buone. Questo devi insegnare, raccomandare e
rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi! Ricorda
loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di
obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare
male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti,
mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini.
Tito 2.11 - 3,2 Paolo scrive a Tito, un suo discepolo e
collaboratore, un pagano convertito (1,4), che accompagna Paolo
all'assemblea (o concilio) di Gerusalemme (verso il 49) e non è
costretto a farsi circoncidere (Gal 2,1.3-5). Più tardi, Tito
compie missioni delicate a Corinto (2 Cor 12,18; 2,13;
7,6-7.13-16) e diventa delegato di Paolo nella stessa città per
la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme (2 Cor
8,6.16-24). Il rapporto personale tra Paolo e Tito fa da sfondo
al programma di evangelizzazione delle comunità giudeocristiane
di Creta. Ciò presuppone che Paolo sia stato a Creta con Tito e
lo abbia poi lasciato sull'isola a completare ciò che non
avevano potuto finire, affidandogli, in particolare, il compito
di stabilire i presbiteri (sono gli anziani presenti nel mondo
ebraico come responsabili delle sinagoghe) che si costituiscono,
via via, responsabili in ogni città, in modo da avere una guida
per ogni chiesa locale (1,5). Saranno poi, in una struttura
solidificata, i presbiteri saranno i sacerdoti cristiani,
collaboratori degli "episcopi". Questa lettera è scritta
probabilmente ad Efeso. Il corpo della lettera (1,5-3,11)
illustra vari temi e problemi: le qualità spirituali ed umane
richieste ai vescovi e ai presbiteri (1,5-16), le direttive al
popolo di Dio per una vita autenticamente cristiana (2,1-3,11):
vi comprende anche un codice di vita familiare (2,2-10) e viene
incontro alle esigenze delle varie età e dei gruppi (anziani,
giovani, schiavi). "E' apparsa la grazia di Dio". Grazia
significa tenerezza, amore, bontà di Dio. Ma c'è una novità che
fa sobbalzare il cuore. "La benevolenza del Signore è portata a
tutti gli uomini". Non si parla di accoglienza ai buoni o a
coloro che rispettano la legge. Saremmo sempre nella prospettiva
della legge di Mosè che spesso porta angoscia e mette timore nel
rapporto con il Signore, immaginando, in tal modo, di poter non
essere accetti o selezionati per la dannazione. Qui il dono è
gratuito e per tutti gli uomini. Di fronte a questo incontro si
continua sempre a riprenderne le conseguenze morali e le
responsabilità quotidiane di rispetto della volontà di Dio; ma
scopriamo che il nostro ritrovo con il Signore non si gioca più
sul timore, sull'angoscia e sull'imprevedibilità. Si è spesso
utilizzata la paura di Dio per incoraggiare il buon
comportamento, ma questo provoca difficoltà e addirittura
abbandoni della fede in un clima di disperazione.
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Mt 2, 1-12 In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al
tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e
dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare
la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode
restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti
e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere
il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per
mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima
delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il
pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi,
si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li
inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e,
quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare,
li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il
bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella
casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero
ritorno al loro paese. Matteo 2, 1-12 Il popolo è in
attesa che il Signore si mostri con la sua volontà poiché finalmente la
presenza di Giovanni il Battista apre spiragli sulla presenza di una parola
nuova di profeta. Da 300 anni si è spenta la parola dei profeti. Così tutti
quelli che giungono presso Giovanni hanno qualcosa da attendere e sperare.
Anzi non si accontentano della sola parola del profeta, ma ormai osano
chiedere una conclusione attesa da secoli. Sono alla ricerca di Cristo, del
vero Cristo inviato da Dio, poiché molti avventurieri già in questo periodo
pretendono di esserlo e molti cercheranno di esserlo anche dopo l'esperienza
di Gesù. "Che Giovanni sia, per caso, il Cristo?" Si è affermata la sicurezza
che i tempi siano maturi. La struttura religiosa si è sempre più organizzata
in Israele, la Scrittura ha ormai raggiunto una sua completezza, il culto del
tempio è ormai molto radicato nella sensibilità, le sinagoghe si riempiono
per la lettura della Parola di Dio il sabato. Il volto di Dio si è ormai
identificato come un giudice inflessibile, esigente, legislatore severo e
geloso e deve venire a purificare, condannare, riscattare. Ma le immagini del
Dio dell'Alleanza, che si fa sposo, padre affettuoso, alleato, perfino tenero
come una madre, sono scomparse. Giovanni chiarisce di non essere l'atteso, ma
un banditore, una voce, colui che precede. "Chi viene è alle porte. Egli
tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel
suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (3,17). Anche
Giovanni risente di quella diffusa immagine terribile di Dio e tutta la
spiritualità circolante sviluppa un rispetto che si mescola fortemente alla
paura. Il battesimo di Gesù inizia un tempo nuovo. Luca non lo descrive ma
vuole cogliere che cosa è avvenuto in Gesù e quindi in noi. Una annotazione
preziosa ricorda che Gesù è con il popolo, lo dice confuso con la gente. E'
battezzato senza particolari cerimonie né privilegi. Il racconto,
semplicissimo, mette Gesù a livello di comunione con i peccatori, per
qualsiasi motivo si siano accostati a Giovanni. Gesù sente e condivide di
stare tra "pecore senza pastore" (Mc 6,34). |