
Circoncisione del Signore
1 genneaio 2020
Lc 2, 18-21
Riferimenti : Nm 6, 22-27 - Sal 66 - Fil 2, 5-11 |
| Dio ci benedica con la luce del suo volto. Dio
abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il
suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua
salvezza fra tutte le genti. R Gioiscano le nazioni e si
rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi
le nazioni sulla terra. |
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Nm 6, 22-27 In quei giorni. Il
Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e
ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli
Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e
ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per
te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore
rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io
li benedirò». Numeri 6, 22-27
Nel libro dei Numeri (6,22-27), come augurio per
l'anno nuovo, ci viene ricordata la benedizione
sacerdotale, voluta da Dio e limitata ad Aronne
e alla sua discendenza. Secondo la tradizione
rabbinica, questa formula veniva pronunciata per
la benedizione del popolo, ogni giorno, dopo il
sacrificio della sera. Ci sono molti richiami
con le preghiere dei salmi. Il testo della
benedizione è ordinato in 3 strofe al centro
delle quali viene ricordato il nome divino di
Javhè (tradotto qui come Signore), anche se
allora mai pronunciato, ma sostituito con altri
nomi. Dio è la fonte di ogni benedizione. La
formula nell'originale ebraico ha 3 parole nella
prima strofa', 5 nella seconda e 7 nella terza.
Dio si fa presente, esiste accanto, accompagna.
Le invocazioni domandano che Javhè sia davvero
Javhè per Israele e doni, prima, se stesso e poi
ì suoi benefici. Dio mostri la sua presenza
favorevole accanto a Israele. Si fa riferimento
al concreto benessere. Possiamo ricordare Deut
28,1- 13 o il testo Gen 1,28 dove la benedizione
è legata alla fecondità o all'affido del governo
del mondo all'uomo. Questo testo richiama anche
l'efficacia della Parola di Dio (Is 55,10-11)
che produce quanto pronuncia. "Dio faccia
brillare il suo volto " non significa tanto: "il
Signore sorrida ma il Signore ti faccia
percepire la sua presenza e personalità (volto)
e ti faccia gustare quanto è illuminante e
rassicurante il rapporto con Lui". E'richiamo di
accoglienza e benevolenza. "Javhè elevi a te il
suo volto": vien chiesto un rapporto stabile con
il suo popolo poiché da qui scaturisce la pace.
Quando il volto di Dio è nascosto, la miseria ed
il disagio sorgono profondi. Viene richiesto lo
sviluppo armonico e felice, opera messianica per
eccellenza (Is 9,1-6). Porre il nome (v 27)
richiama le mani protese verso il popolo nel
gesto della benedizione (1 Re 8,51).
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Fil 2, 5-11 Fratelli, abbiate in
voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo
nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come
Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come
uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a
una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni
ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni
lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio
Padre. Filippesi 2, 5-11 Paolo sta
sperimentando un cammino impensabile solo pochi decenni prima:
egli sta operando nel nome di Gesù una convergenza di popoli
nella umanità intera. Giudei e pagani (detti "gentili" da "le
Genti") si ritrovano insieme, riconciliati in Gesù e quindi in
pace tra loro, con la stessa dignità e la stessa figliolanza con
Dio. Per un segno nella carne (la circoncisione: l'espressione
dell'Alleanza) che non hanno, i Gentili sono stati esclusi dalla
cittadinanza di Israele e dalle promesse dell'Alleanza stessa. E
questo ha tolto loro l'accesso ai doni di Dio e quindi alla
salvezza. Tra i due popoli non c'era comunicazione, tanto che
anche solo un semplice passaggio di cortili del tempio,
superando il muro di separazione che divideva i circoncisi dai
pagani, sarebbe stato punito con la morte. "Eravate senza
Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti
della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo". Si parla
di cittadinanza e di patti della promessa. - La cittadinanza era
un privilegio politico molto importante: essa oltrepassava i
confini territoriali e Roma offriva, per meriti particolari,
cittadinanza romana anche a degli stranieri. Paolo era un
custode fiero e geloso della sua cittadinanza romana che lo
salvò molte volte da processi, linciaggi e prigioni. E sapeva
molto bene il valore di sentirsi, insieme, cittadini di un
popolo. - "I patti della promessa" si richiamano a fatti operati
dai Patriarchi e dal Popolo condotto da Mosè, escludendo i
pagani che sono cittadini di un mondo senza Dio, con idoli muti
che non comunicano la loro volontà né la loro salvezza.
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Lc
2, 18-21 In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle
cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste
cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e
lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto
loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione,
gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse
concepito nel grembo.
Il breve testo del
Vangelo collega l'incontro dei pastori la notte di Natale nella grotta in cui
Gesù è nato e i gesti squisitamente ebraici che inseriscono Gesù nella storia
del popolo d'Israele mediante la circoncisione. Al centro c'è la rivelazione
dello stile della Madonna, atteggiamento di ricerca, di contemplazione, di
ubbidienza costruttiva e appassionata che dovrebbe corrispondere
all'atteggiamento della comunità cristiana, che trova in Maria il suo
modello: "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo
cuore." Il messaggio inizia dalla parola che i pastori portano: sono gli
ultimi arrivati, sono i poveri, gli esclusi dalla comunità ebraica, anche se
non poveri economicamente, e sono coloro che hanno ciò che è importante
offrire. Essi comunicano il messaggio di Dio su questo bambino che è speranza
per tutti e coinvolgono persino i protagonisti del mistero: Maria e Giuseppe.
Le cose che essi affermano suscitano stupore. Si può certamente dire che essi
"dicono la buona novella" e questo suscita sbalordimento perché il mondo di
Dio si apre su tutti come speranza, come accoglienza, come progetto di vita
nuova, come popolo che ricongiunge insieme tutte le realtà, superando le
lacerazioni o le contrapposizione. L'atteggiamento di chi scopre con
meraviglia che Dio manda segni per la speranza di tutti e di ciascuno matura
in un ascolto umile e privilegiato: un ascolto in silenzio, che raccoglie i
richiami e le ricchezze, i miti, i racconti e la storia del proprio popolo.
Tutto questo è materiale che va raccolto, meditato, capito ogni giorno nella
propria interiorità. Il cuore, nel mondo ebraico, viene inteso come la
dimensione più profonda dell'intelligenza e dell'accoglienza di ciò che Dio
dice. Maria non si preoccupa di parlare, ma di ascoltare, attenta a riempire
di risposte quegli interrogativi che continuamente sono sorti in lei e in
Giuseppe. E proprio a Betlemme sono all'oscuro di tutto. Perciò ciò che
sentono alimenta la loro speranza e capiscono che, in modi diversi, Dio vuole
alimentare la luce di vita dentro di loro. Così ascoltare significa fermarsi
a cogliere i segni che vengono offerti da chi sa parlare e sa portare
messaggi. |