
I Domenica di Avvento
17 novembre 2019
Mt 24, 1-31
Riferimenti : Is 51, 4-8 - Salmo 49 - 2Ts 2, 1-14 |
| Viene il nostro Dio, viene e si manifesta. Parla
il Signore, Dio degli dèi, convoca la terra da oriente a
occidente. Da Sion, bellezza perfetta, Dio risplende. |
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LETTURA Is 51, 4-8 Così dice il
Signore Dio: «Ascoltatemi attenti, o mio popolo;
o mia nazione, porgetemi l’orecchio. Poiché da
me uscirà la legge, porrò il mio diritto come
luce dei popoli. La mia giustizia è vicina, si
manifesterà la mia salvezza; le mie braccia
governeranno i popoli. In me spereranno le
isole, avranno fiducia nel mio braccio. Alzate
al cielo i vostri occhi e guardate la terra di
sotto, poiché i cieli si dissolveranno come
fumo, la terra si logorerà come un vestito e i
suoi abitanti moriranno come larve. Ma la mia
salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non
verrà distrutta. Ascoltatemi, esperti della
giustizia, popolo che porti nel cuore la mia
legge. Non temete l’insulto degli uomini, non vi
spaventate per i loro scherni; poiché le tarme
li roderanno come una veste e la tignola li
roderà come lana, ma la mia giustizia durerà per
sempre, la mia salvezza di generazione in
generazione». Is 51,4-8 Il
Signore vuole finalmente riconsegnare la
speranza al suo popolo, deportato in Babilonia,
e un profeta anonimo scrive splendidi testi (dal
cap 40 al cap 55) per incoraggiare ad una
speranza nuova e ad una rivoluzione nel mondo
delle sudditanze. Questa opera che è stata
compresa sotto il titolo del profeta Isaia, che
è vissuto nel sec. VIII e scritta da uno
sconosciuto che normalmente viene chiamato
"secondo Isaia" (che riferisce ai deportati
speranze di liberazione nel sec.VI). Questa
parte di Isaia è chiamato "il libro della
consolazione". In vari testi annuncia la
liberazione e la salvezza d'Israele, come il
Signore ha garantito nella sua Alleanza.
Addirittura, novità per il popolo ebraico, lo
sguardo si allarga a tutti i popoli: essi
faranno parte dell'opera di salvezza mentre
diventeranno popoli che riconosceranno un Dio
solo. Le parole ricorrenti (vv4-5) sono: legge,
diritto, giustizia, le realtà più desiderate da
popoli sottomessi, a lungo sognate. C'è l'invito
a guardare al mondo reale che circonda ciascuno:
cielo e terra sembrano realtà perenni, eppure
l'esperienza ha rivelato più volte la fragilità
delle cose in cui viviamo: le cose si lacerano,
si consumano, si polverizzano: è l'esperienza
che il tempo e le catastrofi fanno fare a chi sa
osservare. Perfino i popoli vincitori "periranno
come mosche". Il popolo viene incoraggiato a
continuare a credere alla fede ed alla legge
"che porta nel cuore", anche se è schernito
dagli uomini. Da qui l'invito a non spaventarsi
degli insulti, degli scherni, delle
sottomissioni che i propri vincitori pretendono.
Nessuna potenza resisterà, poiché il tempo
riserva il lavorio delle tignole e delle tarme
alla forza, agli eserciti, al potere. Questa
riflessione porta alla forza di non scoraggiarsi
di fronte al potere che è comunque temporaneo
mentre la giustizia di Dio durerà per sempre.
Viene così suggerita la ferma decisione di
mantenere una propria fedeltà alla Parola del
Signore ed ai valori che egli esprime nel tempo.
E' una presenza che resiste come resisteranno le
scelte di responsabilità che il popolo avrà
fatto. Il nostro tempo deve riprendere questa
fiducia nelle scelte di attenzione verso un
mondo che lotta e ha bisogno di ristrutturarsi:
visibilmente vanno rinsaldate le realtà di
coesione e di coerenza su cui giocarsi il
proprio tempo e le proprie forze.
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2Ts 2, 1-14 Riguardo alla venuta
del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi
preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere
la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da
qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno
del Signore sia già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo!
Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo
dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui
che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio,
fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.
Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo
queste cose? E ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non
si manifesti se non nel suo tempo. Il mistero dell’iniquità è
già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che
finora lo trattiene. Allora l’empio sarà rivelato e il Signore
Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo
annienterà con lo splendore della sua venuta. La venuta
dell’empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di
miracoli e segni e prodigi menzogneri e con tutte le seduzioni
dell’iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non
accolsero l’amore della verità per essere salvati. Dio perciò
manda loro una forza di seduzione, perché essi credano alla
menzogna e siano condannati tutti quelli che, invece di credere
alla verità, si sono compiaciuti nell’iniquità. Noi però
dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal
Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza,
per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità.
A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro vangelo, per
entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
2 Tessalonicesi 2,1-14 Paolo è frastornato
dalle chiacchiere che sono sorte nella sua antica comunità di
Tessalonica per i timori sulla fine del mondo. Si parla di
avvenimenti, personaggi e prospettive che spaventano e questi
problemi sono calcati e colorati a forti tinte, quasi
anticipando i film horror, per suggestionare la sensibilità ma
anche la fragilità delle persone. E' comunque vero che in ogni
età voci allarmate sorgono e si scontrano sul futuro del mondo.
Ai tempi di Paolo addirittura giurano che Paolo stesso si sia
compromesso in alcune rivelazioni. Quando l'apostolo lo viene a
sapere, si preoccupa e si arrabbia nello stesso tempo e decide
questa seconda lettera. Spiega e insieme garantisce che le
proprie lettere saranno autenticate personalmente, di volta in
volta, rifiutando le chiacchiere religiose che possono diventare
pericolose. Ma, detto questo, Paolo parla di un "mistero di
iniquità". Prima della fine, dice Paolo, si verificherà il
rinnegamento della fede da parte di molti (apostasia); e
comparirà "l'uomo dell'iniquità", che si contrappone a Dio, ma
che qualcuno "lo trattiene". Tolto quest'ostacolo, esploderà
l'odio contro Cristo e i credenti in Gesù. Si fanno riferimenti
che, con tutta probabilità, sono noti ai cristiani a cui scrive
Paolo, anche perché ne deve aver parlato nell'insegnamento che
ha dato loro e a tale insegnamento si riferisce. L'apostasia è
l'allontanamento da Cristo e dalla fede. E' una immagine
ricorrente, uno dei segni della fine. In più vi si unisce
l'immagine del "figlio della perdizione" che si innalza fino a
sedersi sul trono di Dio che è il tempio di Gerusalemme. Come
spesso avviene, il riferimento si ritrova nel Primo Testamento,
quando si richiamano le gesta e la lotta antireligiosa di
Antioco Epifane che profana il tempio (Dn11,36) nel II secolo
a.C., a cui si contrappone la lotta partigiana degli ebrei,
legata alla famiglia dei Maccabei e che risulta, dopo anni di
persecuzione e lotta, vincente. Ma a noi risulta comunque oscuro
questo linguaggio, che sorge dalla volontà di voler conoscere
della gente e dalla rarefazione del linguaggio di Gesù che non
ha voluto assolutamente bloccare la sua comunità su problemi di
preveggenza sul futuro. Gesù aveva voluto rimarcare che il
tempo, la potenza e la stabilità non sono eterni, ma destinati
ad accartocciarsi come i cieli. Ci sarà certamente il tempo di
Satana e coloro che non sono rimasti fedeli a Gesù saranno
sedotti dalla predicazione E tuttavia, se pur avranno il loro
tempo di gloria e di predominio, poi saranno spazzati via. I vv
11-12 possono disorientare se letti separati dalla riflessione
biblica soggiacente. "Dio non costringe al male" ma prende atto
delle scelte negative e le ratifica. Dal momento che ha dato
all'uomo la possibilità di essere pienamente libero, Dio si è
autolimitato. E tuttavia il mondo di Dio è molto più grande e
più forte del male e quindi Dio interviene sul male e lo
ridimensiona: la decisione ultima spetta a Dio che ama il bene e
ama ogni uomo e lo rispetta nelle sue scelte e le ratifica. Dio
resta disarmato davanti alla libertà dell'uomo, ma si riserva di
castigare il male poiché questo dimostra che il male ha un
potere limitato ed è sotto il controllo di Dio. Però noi
ringraziamo il Signore che ci ha scelti, ci ha dato il gusto e
la volontà di cogliere i valori della fede e di viverla come un
tesoro, e ci ha aperto l'orizzonte della sua gloria, dandoci la
forza di seguirlo nella sua grandezza.
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Mt
24, 1-31 In quel tempo. Mentre il Signore Gesù, uscito dal tempio, se ne
andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le
costruzioni del tempio. Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In
verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà
distrutta». Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si
avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di’ a noi quando accadranno queste
cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo». Gesù
rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! Molti infatti verranno nel mio
nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. E sentirete
di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve
avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro
nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi:
ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. Allora vi abbandoneranno alla
tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del
mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a
vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare
dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti. Ma chi avrà perseverato fino
alla fine sarà salvato. Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il
mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la
fine.[ Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della
devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –,
allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla
terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, e chi si trova nel campo
non torni indietro a prendere il suo mantello. In quei giorni guai alle donne
incinte e a quelle che allattano! Pregate che la vostra fuga non accada
d’inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale
non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E
se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli
eletti, quei giorni saranno abbreviati. Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco,
il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; perché sorgeranno falsi
cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare,
se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto. Se dunque vi
diranno: “Ecco, è nel deserto”, non andateci; “Ecco, è in casa”, non
credeteci. Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a
occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sia il
cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi. ] Subito dopo la tribolazione di
quei giorni, “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le
stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte”. Allora
comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il
petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle
nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con
una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un
estremo all’altro dei cieli».
Così Matteo, nel suo Vangelo, ci consegna il quinto discorso di Gesù (capp
24-25), detto ai discepoli, che traccia come tre tappe: a. I segni della
venuta di Gesù (24,4-35), b. l'insicurezza del tempo e la vigilanza
(24,36- 25,30), c. La venuta del Figlio dell'uomo e il giudizio delle
genti (25,31-46). Con il Vangelo di oggi iniziamo a leggere la prima
parte. La Comunità cristiana deve porre come prima attenzione nel tempo il
diffidare dei falsi profeti poiché deformano le scelte, intorbidano la
fedeltà, fanno smarrire la strada e disorientano nelle attese, affastellando
di desideri e di illusioni il cammino quotidiano (vv4-5). Ci saranno segni
cosmici, sociali e politici ma non sono definitivi, sono solo "il principio
dei dolori", fanno parte della vita e non sono fuori del disegno di Dio. Ci
saranno, insieme, sofferenze, le tragedie della lotta fratricida, l'odio da
parte di chi sta vicino e non ci accetta più, perseguitandoci. Insieme con la
diffidenza e la persecuzione, i falsi maestri diffonderanno malevolenza,
menzogne per indurre a disprezzare ciò che viene fatto con responsabilità.
Regneranno l'inganno e la diffidenza, ci si scandalizzerà per un mondo di
odio, infido e inospitale. Tutta questa è la vita quotidiana ma, nello stesso
tempo, c'è la fatica prevista per la nascita di un mondo nuovo. L'inizio dei
dolori è come la sofferenza del parto (Gv 16,21). All'angoscia della
persecuzione si aggiungerà anche la fatica del conflitto nella Chiesa stessa,
a causa del raffreddamento dell'amore. Ma sarà ancora possibile mantenere la
fedeltà e ci saranno coloro che restano fedeli. Da loro avverranno segni di
speranza e "la testimonianza nel mondo". La grande tribolazione, da Matteo, è
ricordata attraverso l'esperienza della tragedia, avvenuta negli anni 70 d.C.
per la conquista dell'esercito romano della Giudea e di Gerusalemme. Il
tempio è stato ancora profanato, come ai tempio di Antioco Epifane (167
a.C.). Si ricordano tempi di rivolta atroci che Matteo deve aver visto se non
vissuti, mentre i fanatici di Gerusalemme, in tutti i modi, hanno voluto
mantenere le loro posizioni di rifiuto contro ogni tentativo di pace; alla
fine tutto è stato travolto. Tornano alla memoria le parole di Ezechiele
sulla Gerusalemme del sec VI, quando è stata travolta: "La spada all'esterno,
la peste e la fame di dentro: chi è in campagna perirà di spada, chi è in
città sarà divorato dalla fame e dalla peste"(7.15-16) e si ripetono i
ricordi delle grandi distruzioni di Samaria e di Babilonia stessa, oltre
quella di Gerusalemme. Conclusa la vicenda della Giudea e disperse nel mondo,
non solo le Comunità ebraiche ma insieme quelle cristiane dovranno continuare
la loro fedeltà senza lasciarsi ingannare da falsi Messia (23-26). Il Figlio
dell'uomo verrà all'improvviso. " Dovunque sarà il cadavere, ivi si
raduneranno gli avvoltoi (28)". Matteo usa, a modo di proverbio,
un'osservazione sulle abitudini dello sparviero, come sono raccontate nel
libro di Giobbe (39,28-30) per identificare la subitaneità e la
determinazione dell'intervento di Dio. Esso è annunciato dai cambiamenti e
identificato dal suo "segno". Può essere la sua croce, ora diventata grande
segnale di trionfo e di amore, immagine della potenza del cuore di Cristo che
ha vinto il mondo; oppure può essere la stessa apparizione di Gesù glorioso
che realizza la profezia di Daniele del Primo Testamento (Dn13-14) e che Gesù
stesso ha ricordato nel suo processo davanti al sinedrio (26,64). E' la
venuta nella gloria e nella giustizia quando finalmente si ricostituisce il
valore del bene e del giusto. Ora, finalmente, "si batteranno il petto tutte
le tribù della terra" (24,30). Lo splendore e la gloria di quello che vale
veramente nella vita, finalmente, sarà visibile e riconosciuto. Si adempirà
anche il grande raduno degli eletti dispersi nel mondo come nel Deuteronomio
(30,4): "Quand'anche tu fossi disperso fino all'estremità del cielo, di là il
Signore, tuo Dio, ti raccoglierà e di là ti riprenderà". E ancora Isaia
(27,13) aveva garantito la Parola dell'Alleanza al suo popolo: "Avverrà che
in quel giorno suonerà il grande corno, verranno gli sperduti nella terra
d'Assiria e i dispersi nella terra d'Egitto". Abbiamo letto la nostra storia
passata e futura: il passato lo riconosciamo, il futuro lo temiamo poiché la
nostra esperienza ci dice che con la nostra libertà prevarichiamo fortemente
e il male facilmente travolge, disamora, demolisce. Sappiamo che il Signore
ci accompagna e che i parametri del vivere sono quelli che Gesù ha vissuto e
che sono consegnati ogni giorno nella fede dallo Spirito. In questa storia
quotidiana che Gesù garantisce nella conclusione della bellezza, nel
riconoscimento dei popoli a ciò che è bene, nella fatica che darà i suoi
frutti siamo chiamati a continuare ad essere fedeli, nella misericordia, al
progetto che Gesù ci ha affidato: "Aiutate i popoli a cercare la vera
salvezza che io porto". |