
II Domenica di Avvento
24 novembre 2019
Lc 3, 1-18
Riferimenti : Bar 4, 36 – 5, 9 - Sal 99 - Rm 15, 1-13 |
| Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con
esultanza. R Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha
fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo. |
|
Bar 4, 36 – 5, 9 Così dice il
Signore Dio: «Guarda a oriente, Gerusalemme,
osserva la gioia che ti viene da Dio. Ecco,
ritornano i figli che hai visto partire,
ritornano insieme riuniti, dal sorgere del sole
al suo tramonto, alla parola del Santo,
esultanti per la gloria di Dio. Deponi, o
Gerusalemme, la veste del lutto e
dell’afflizione, rivèstiti dello splendore della
gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti
nel manto della giustizia di Dio, metti sul tuo
capo il diadema di gloria dell’Eterno, perché
Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura
sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per
sempre: “Pace di giustizia” e “Gloria di pietà”.
Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura
e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli
riuniti, dal tramonto del sole fino al suo
sorgere, alla parola del Santo, esultanti per il
ricordo di Dio. Si sono allontanati da te a
piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li
riconduce in trionfo, come sopra un trono
regale. Poiché Dio ha deciso di spianare ogni
alta montagna e le rupi perenni, di colmare le
valli livellando il terreno, perché Israele
proceda sicuro sotto la gloria di Dio. Anche le
selve e ogni albero odoroso hanno fatto ombra a
Israele per comando di Dio. Perché Dio
ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua
gloria, con la misericordia e la giustizia che
vengono da lui». Baruc 4, 36 -
5, 1-9 L'immagine di Gerusalemme, che ci
viene data dal profeta, è quella della vedova a
cui sono stati strappati anche i figli, oltre a
quella dell'aver perso il marito. Essa siede per
terra, con gli abiti del lutto e il velo sul
capo. Non si alimenta più, non si lava, non
mette più profumi. E' una donna disperata e
senza futuro. Gerusalemme è rimata sola a
piangere e i figli sono stati dispersi. Ma
l'invito, che viene fatto a Gerusalemme dal
profeta, è quello della sorprendente notizia: i
figli tornano dopo tanto tempo. L'esilio a
Babilonia è durato circa 50 anni e poi il
dominio di Babilonia si è concluso con la
vittoria di Ciro, re dei Medi e dei Persiani,
che ha rimandato alle proprie terre i deportati
che desideravano tornare. Così l'invito a
Gerusalemme è quello di alzarsi e di correre in
cima al monte, di guardare verso oriente da cui
stanno arrivando i figli deportati e li sentirà
cantare come fanno i pellegrini alla vista di
Gerusalemme, lassù sul monte Sion. Perciò "
deponi gli abiti di afflizione e rivestiti dello
splendore che ti viene da Dio". Gerusalemme è
invitata a cambiare l'abito. Il vestito
dimostra, soprattutto nel mondo ebraico, la
dignità, la gloria, la grandezza e lo splendore
interiore di chi indossa abiti maestosi. Non
serve solo a ripararsi dal freddo o proteggere
il pudore, ma il vestito dimostra e qualifica
nel proprio mondo il significato e l'onore della
persona stessa. Gerusalemme diventa splendente e
unica: si riveste della gloria che viene da Dio,
mostrando la sua bellezza interiore a tutti i
popoli, diventando attraente perché è rivestita
del "manto della giustizia di Dio». E la
giustizia, nel VT, è fedeltà, lealtà,
solidarietà; perciò la bellezza è costituita da
interiore splendore e coerenza di generosità.
Gerusalemme riceve un nome nuovo: « pace della
giustizia e gloria della pietà».
|
Rm 15, 1-13 Fratelli, noi, che
siamo i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei
deboli, senza compiacere noi stessi. Ciascuno di noi cerchi di
piacere al prossimo nel bene, per edificarlo. Anche Cristo
infatti non cercò di piacere a se stesso, ma, come sta scritto:
«Gli insulti di chi ti insulta ricadano su di me». Tutto ciò che
è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra
istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della
consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la
speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi
conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti,
sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce
sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo
accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è
diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di
Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece
glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: «Per
questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome». E
ancora: «Esultate, o nazioni, insieme al suo popolo». E di
nuovo: «Genti tutte, lodate il Signore; i popoli tutti lo
esaltino». E a sua volta Isaia dice: «Spunterà il rampollo di
Iesse, colui che sorgerà a governare le nazioni: in lui le
nazioni spereranno». Il Dio della speranza vi riempia, nel
credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza
per la virtù dello Spirito Santo. Romani 15,
1-13 Paolo è preoccupato che ci siano armonia e concordia, ma
sa che spesso si costituiscono gruppi che creano tensioni e non
permettono di costruire insieme una casa (edificare). Si parla "
di forti e di deboli". In questo caso i primi versetti sono un
richiamo ai forti, tra cui anche Paolo sente di appartenere. I
forti stanno sperimentando un cristianesimo di libertà e di
rigore allo stesso tempo, poiché hanno davanti agli occhi lo
stile di Gesù che continua ad essere fedele al Padre, ma è
insofferente delle formalità o delle tradizioni degli antichi,
scambiate come volontà di Dio, e che invece risultano spesso
essere scelte umane. E ha riscontrato che ci si appella alle
formalità mentre si dimentica la volontà di Dio e la sua
misericordia. I deboli, che sembrano una minoranza, sono persone
che si aggrappano alle tradizioni, alla lettera della legge e
questa loro fedeltà costa critiche, diffidenze ed esasperazioni.
Paolo è preoccupato che questo popolo nuovo di Gesù non sappia
vivere in coerenza e armonia e quindi non sappia "edificare" con
buone fondamenta. L'esempio di Gesù è di grande conforto poiché
ha mantenuto l'Alleanza e quindi, sulla Parola, che Dio ha dato,
ha costituito un Popolo privilegiato nella appartenenza e nelle
conoscenze. E i pagani scoprono, nella misericordia, di cui Gesù
si è fatto garante con il suo sacrificio e la sua non violenza
(Sal 18,50), l'accoglienza e l'adesione al mondo del Dio della
creazione e della salvezza
|
Lc
3, 1-18 Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre
Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e
Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània
tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio
venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la
regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono
dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: «Voce
di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i
suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà
abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Alle folle che andavano a farsi
battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere
di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque frutti degni della
conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”.
Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo.
Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che
non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco». Le folle lo
interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due
tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che
cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto
vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa
dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a
nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e
tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il
Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene
colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei
sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala
per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma
brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni
Giovanni evangelizzava il popolo. Luca 3,1-18 Con questo
testo Luca inizia il capovolgimento della realtà umana: è la rivoluzione di
Dio che si fa Parola e presenza, iniziando da un profeta finora anonimo che
la gente sta incominciando a conoscere: Giovanni Battista. L'evangelista
vuole identificare il momento esatto della novità che cambierà la terra e
quindi colloca in un riferimento cronologico l'avventura di Giovanni, colui
che precede il Messia. Ci troviamo tra il 1° ottobre del 27 a.C. al 30
settembre del 28 a.C., " nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio
Cesare" ( in Palestina l'anno inizia dal 1° ottobre). Vengono segnalati 7
personaggi per sintetizzare tutto l'arco delle istituzioni civili e
religiose, e viene ricordato anche il sommo sacerdote Anna che da 13 anni non
è più in carica, ma continua con le sue interferenze ad essere presente nella
vita di Israele. Cosi Luca raggiunge il numero 7 che segna la totalità. La
Parola di Dio sorge nel deserto, dove c'è aridità, ma anche il ricordo della
liberazione. E' il luogo della fiducia di Dio e della tentazione, del
coraggio di fidarsi e luogo della disperazione. Giovanni riceve e corre. La
Parola di Dio esige che sia comunicata poiché non è una proprietà privata, né
un tesoro da custodire in cassaforte ma un fuoco che deve purificare e
cambiare. Questa Parola che nasce nel deserto deve poter essere accolta nel
cuore per ridimensionare il mondo e renderlo luogo della non violenza, della
fedeltà e della fiducia al Padre, luogo di perdono e di condivisione. Il
profeta Baruc, che abbiamo letto nella prima lettura, ha citato lo splendore
di una strada che Dio costruisce per aiutare il popolo al ritorno, Giovanni
cita lo stesso testo dicendo che è responsabilità dell'uomo costruire una
strada su cui Dio passa. Non sono in contraddizione, ma spetta all'uomo
togliere gli ostacoli perché il Signore venga da noi: e gli ostacoli sono 4,
l'orizzonte della terra. |