 VII domenica dopo pentecoste
19
luglio 2020
Lc 13,22-30 Riferimenti : Gs
4,1-9 - Salmo 77 - Rm 3 29-31 |
| La tua legge, Signore, è luce ai nostri occhi.
Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno
raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando
alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto. R. |
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Gs 4,1-9 In quei giorni. Quando
tutta la gente ebbe finito di attraversare il
Giordano, il Signore disse a Giosuè:
«Sceglietevi tra il popolo dodici uomini, un
uomo per ciascuna tribù, e comandate loro di
prendere dodici pietre da qui, in mezzo al
Giordano, dal luogo dove stanno immobili i piedi
dei sacerdoti, di trasportarle e di deporle dove
questa notte pernotterete». Giosuè convocò i
dodici uomini che aveva designato tra gli
Israeliti, un uomo per ciascuna tribù, e disse
loro: «Passate davanti all’arca del Signore,
vostro Dio, in mezzo al Giordano, e caricatevi
sulle spalle ciascuno una pietra, secondo il
numero delle tribù degli Israeliti, perché siano
un segno in mezzo a voi. Quando un domani i
vostri figli vi chiederanno che cosa
significhino per voi queste pietre, risponderete
loro: “Le acque del Giordano si divisero dinanzi
all’arca dell’alleanza del Signore. Quando essa
attraversò il Giordano, le acque del Giordano si
divisero. Queste pietre dovranno essere un
memoriale per gli Israeliti, per sempre”». Gli
Israeliti fecero quanto aveva comandato Giosuè,
presero dodici pietre in mezzo al Giordano, come
aveva detto il Signore a Giosuè, secondo il
numero delle tribù degli Israeliti, le
trasportarono verso il luogo di pernottamento e
le deposero là. Giosuè poi eresse dodici
pietre in mezzo al Giordano, nel luogo dove
poggiavano i piedi dei sacerdoti che portavano
l’arca dell’alleanza: esse si trovano là fino ad
oggi. Giosuè. 4, 1-9 Ormai
tutto il pellegrinare nel deserto si sta
concludendo. Il popolo è stato accompagnato da
Mosè per il tragitto di 40 anni, mediatore
fedele e coraggioso, segno della presenza e
della protezione di Dio. Ora, anche Mosé è
morto, dopo aver intravisto la terra promessa da
lontano, dal monte Nebo, al di là del Giordano.
E' necessaria una guida nuova, fedele a Dio e al
suo progetto, coerente come Mosè, docile alla
volontà del Signore. Così, in modo preciso e
sommario, la Bibbia ricorda il passaggio delle
consegne. "Dopo la morte di Mosè, servo del
Signore, il Signore disse a Giosuè, figlio di
Nun, aiutante di Mosè: «Mosè, mio servo, è
morto. Ora, dunque, attraversa questo Giordano
tu e tutto questo popolo, verso la terra che io
do loro, agli Israeliti. Ogni luogo su cui si
poserà la pianta dei vostri piedi, ve l'ho
assegnato, come ho promesso a Mosè [...].Nessuno
potrà resistere a te per tutti i giorni della
tua vita; come sono stato con Mosè, così sarò
con te: non ti lascerò né ti abbandonerò"
(1,1-5). Il popolo d'Israele ha ormai
completato il suo itinerario nel deserto ed è
alle soglie della terra promessa. Si ripete,
qui, il grande segno della protezione di Dio:
Egli toglie ogni ostacolo e fa superare ogni
sbarramento. In questo caso aiuta il popolo
liberato a oltrepassare nuovamente l'ostacolo
dell'acqua. Come per il mar Rosso un tempo, ora
il popolo disarmato supera lo sbarramento del
fiume Giordano. Si comporta come in una
liturgia: precede l'arca, portata dai sacerdoti
che si fermano in mezzo al fiume mentre l'acqua
si arresta prima dell'arca e defluisce dopo. Il
letto del fiume si fa asciutto. Davanti all'arca
passano tutte le 12 tribù d'Israele e quindi, da
ultimo, viene portata sulla riva l'arca. A
questo punto, il fiume riprende a scorrere. Il
testo che leggiamo oggi si ferma ad un comando
particolare di Iahvé che ordina a Giosuè di
scegliere 12 uomini, uno per tribù, perché
portino 12 pietre tolte dal Giordano, per
costituire insieme, sull'altra riva, un altare e
offrire un sacrificio di lode e di
ringraziamento al Signore. Queste pietre daranno
origine al santuario di Galgala: "Giosuè eresse
a Gàlgala quelle dodici pietre prese dal
Giordano e disse agli Israeliti: «Quando un
domani i vostri figli chiederanno ai loro padri:
"Che cosa sono queste pietre?", darete ai vostri
figli questa spiegazione: "All'asciutto Israele
ha attraversato questo Giordano, poiché il
Signore, vostro Dio, prosciugò le acque del
Giordano dinanzi a voi, finché non
attraversaste, come il Signore, vostro Dio, fece
con il Mar Rosso, che prosciugò davanti a noi
finché non attraversammo; perché tutti i popoli
della terra sappiano che la mano del Signore è
potente e voi temiate tutti i giorni il Signore,
vostro Dio"(4,20-24). |
Rm 3 29-31 Fratelli, forse Dio è
Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche delle genti? Certo,
anche delle genti! Poiché unico è il Dio che giustificherà i
circoncisi in virtù della fede e gli incirconcisi per mezzo
della fede. Togliamo dunque ogni valore alla Legge mediante la
fede? Nient’affatto, anzi confermiamo la Legge.
Romani. 3, 29-31 Paolo deve affrontare discussioni durissime
per arrivare a far cogliere che la misericordia di Dio raggiunge
tutti, ebrei e pagani che si convertono alla parola di Gesù,
siano o non siano circoncisi. Ma è anche comprensibile, visto
che quel Gesù, che era stato crocifisso, non era mai uscito dai
confini d'Israele, salvo circospette eccezioni. Bisogna
rifarsi a qualche versetto precedente di questa splendida e
complessa lettera di Paolo. "Ora invece, indipendentemente dalla
Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla
Legge e dai Profeti". Si parla della giustizia di Dio ma ci si
deve rendere conto del suo significato nella Scrittura: essa
corrisponde sempre e solo alla sua misericordia, alla sua
benevolenza, alla sua grazia. Egli fa giustizia quando fa
germogliare il bene e cambia l'uomo da malvagio a giusto. Così
nella Scrittura bisogna sempre tradurre alcuni testi che ci
intimoriscono, come: "Dio viene per giudicare", riprendendo il
significato di speranza. Il Signore viene per elargire i suoi
beni, per far sorgere nel mondo la sua misericordia. E se nei
primi capitoli Paolo presenta, in modo drammatico, la situazione
dell'umanità prima della venuta di Gesù nel mondo pagano, anche
Israele, pur privilegiata come popolo che conosce la legge del
Signore, anch'essa contravviene alla legge (2,20-22). Il testo
allora continua ricordando che "la giustizia di Dio, per mezzo
della fede in Gesù Cristo, è per tutti quelli che credono.
Infatti non c'è differenza, perché tutti hanno peccato e sono
privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente
per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo
Gesù" (2,22-24). Allora Paolo si preoccupa di garantire tutti,
sia i pagani che i giudei, che pure sono sotto il dominio del
peccato, e garantisce che in Dio c'è un unico atteggiamento nei
loro riguardi. Non c'è un Dio dei giudei e un Dio dei pagani.
Garante è la fede in Gesù che porta il dono di grazia di Dio e
che è aperto a tutti gli uomini. Per noi si aprono gli
orizzonti di tutto il mondo: siamo inviati a portare la speranza
e la parola del Signore, ma possiamo contare che il Signore ci
ha preceduto, attento ad ogni persona e il campo è già abitato,
anche se in modo anonimo. Noi dobbiamo fidarci, arando, facendo
scoccare una parola comprensibile, un gesto da interpretare come
gratuito, un'attenzione, una pazienza solidale. Dio lavora in
modo sotterraneo, ma vivo e garantito.
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Vangelo:
Lc 13,22-30 In quel tempo. Il Signore Gesù passava insegnando per città e
villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese:
«Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di
entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di
entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e
chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta,
dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”.
Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu
hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di
dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci
sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e
tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da
oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa
nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi
che saranno ultimi». Luca. 13, 22-30 Una domanda, che
sorge da uno sconosciuto del seguito di Gesù: "Sono pochi quelli che si
salvano?", lo interpella il Signore nel mezzo della predicazione lungo il
percorso che porta Gesù a Gerusalemme. I modi diversi di insegnamento passano
da una predicazione organica ad un dialogo che si fa spunto per
approfondimenti, da un fatto ci si allarga su un orizzonte, da una pianta
senza frutti nasce l'immagine della sterilità di una nazione. La predicazione
dà una linea di ricerca, il dialogo affronta interrogativi di verifica
personale e pubblica quando l'ascolto è ad alta voce tra persone che vogliono
ascoltare, le osservazioni, spesso, diventano similitudini e parabole per
riletture più alte. La domanda, qui posta, probabilmente segue un
riflessione sul cercare il regno, sul mettersi in sintonia con la parola e la
volontà del Signore, è accettare di fare le proprie scelte lottando contro il
male. Probabilmente è sorto il timore che ci possa essere un Paradiso
spopolato e che la forza del Signore è troppo debole di fronte al male.
Gesù non risponde poiché non fa statistiche, che non servono, non fa
previsioni rassicuranti ma, al solito, rimette in discussione le garanzie che
ciascuno istintivamente si è procurato, tanto più che un buon numero di
persone ritiene di essere tra i giusti per la propria fedeltà alla legge.
Questo testo è sconcertante. Eppure viene dallo stesso evangelista Luca che
presenta, per lo più, un Gesù molto più comprensivo e indulgente,
misericordioso e paziente. Ma questa volta sembra che il problema della
salvezza sia in pericolo, tra minacce e condanne. Gesù deve avere davanti
agli occhi le porte della città che, al tramonto, vengono chiuse. Resta una
porta piccola e stretta per i ritardatari che devono contorcesi e farsi
piccoli se vogliono entrare. E se il gruppo che preme è numeroso, bisogna
sgomitare e far fatica: bisogna lottare. Con tutta probabilità Luca sta
affrontando il clima di comunità cristiane rilassate e abitudinarie, sicure
di una propria superiorità morale e garantite. In tal modo c'è il pericolo
della superficialità, dell'annacquare il messaggio di Gesù, chiusi nei propri
confini garantiti. "Sforzarsi di entrare per la porta stretta" richiede
impegno, fatica, coerenza di vita, superamento delle suggestioni e delle
mode.
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