 Domenica di Pentecoste
31 maggio 2020
Gv 14, 15-20 Riferimenti : At 2, 1-11 - Sal
103 - 1Cor 12, 1-11 |
| Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande,
Signore, mio Dio! Quante sono le tue opere, Signore! La terra è
piena delle tue creature. |
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At 2, 1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste,
i discepoli si trovavano tutti insieme nello
stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un
fragore, quasi un vento che si abbatte
impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano.
Apparvero loro lingue come di fuoco, che si
dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e
tutti furono colmati di Spirito Santo e
cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo
in cui lo Spirito dava loro il potere di
esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme
Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto
il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e
rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare
nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di
sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro
che parlano non sono forse Galilei? E come mai
ciascuno di noi sente parlare nella propria
lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti,
abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della
Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia
e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti
della Libia vicino a Cirene, Romani qui
residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi,
e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle
grandi opere di Dio».
Atti degli Apostoli. 2, 1-11 Luca, che vuole richiamare il
cammino nel tempo della Comunità di Gesù, ritorna ai suoi inizi
per scoprire come è iniziato e quindi come è continuato negli
anni successivi. Gli Atti degli Apostoli iniziano con i brevi
incontri di Gesù risorto, l'Ascensione e quindi con il tempo
dell'attesa che Gesù ha prospettato loro. "Lo Spirito Santo
verrà su di voi e mi sarete testimoni" (At 1,8). Non vengono
date da Gesù né scadenze, né appuntamenti di calendario: questa
sua comunità deve saper vivere nella storia, cogliendo
significati e rimanendo a sua disposizione del Signore, pur
nella sua piena libertà ed autonomia. Di fatto, a 50 giorni
dalla Pasqua, avviene un avvenimento che cambia completamente la
loro esistenza. Si sta svolgendo una festa ebraica: la
Pentecoste o "Festa delle settimane" che celebra la conclusione
della mietitura e della trebbiatura del grano. E' quindi una
festa di ringraziamento in cui vengono portati, come primizie al
Signore, due pani lievitati. La stessa festa è carica anche di
un significato teologico: si celebra il cambiamento del proprio
destino di popolo di Dio, avvenuto con la consegna della legge a
Mosè sul Sinai, e quindi con il patto dell'Alleanza, tre mesi
dopo l'uscita dall'Egitto. E se la Pasqua rappresenta l'ora del
fidanzamento di Dio con il suo popolo, liberato dall'Egitto, la
Pentecoste ricorda e rinnova le nozze, nella scelta reciproca e
nel patto. E se con la "festa delle settimane " si compie il
grande impegno e il patto del popolo d'Israele, nello sfondo si
rinnovano le altre grandi e antiche alleanze: quella Noè e
quella di Abramo. Con la Pentecoste cristiana si celebra la
nuova Alleanza nel dono dello Spirito. "Si sta compiendo il
giorno della Pentecoste" e Gesù manda lo Spirito, quale frutto
della sua morte e della sua risurrezione.
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1Cor 12, 1-11 Riguardo ai doni
dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza.
Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate
trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. Perciò io
vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di
Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è
Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono
diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi
ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività,
ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data
una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune:
a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio
di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il
linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede;
a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno
il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un
altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà
delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma
tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito,
distribuendole a ciascuno come vuole. 1
Corinzi. 12, 1-11 La comunità cristiana aveva scoperto di
aver ricevuto dallo Spirito doti e risorse importanti nel suo
interno per il sostegno e le esigenze dei fratelli e sorelle
credenti. E se questo dimostrava, con chiarezza particolare,
aiuti, offrendo sostegni reciproci, creava spesso difficoltà e
disagi perché i dono ricevuti costituivano, come un patrimonio
privato da rivendicare per sé e come una proprietà privata, un
privilegio di cui sentirsi valorizzati. In questo modo sorgevano
tensioni nella comunità cristiana, gelosie, invidie, gruppi di
potere. Si pretendeva di mettere in gerarchia ciò che si
possedeva, valutando il più e il meno, compromettendo i rapporti
di fraternità e creando insieme sconcerto e diffidenza Paolo si
preoccupava delle tensioni della comunità di Corinto che pure si
manifestava come una vivacissima comunità di credenti. Perciò,
in questa lettera, affrontò il tema degli "carismi" poiché
regnava una notevole confusione a causa dei molti "doni" che i
cristiani manifestavano nella loro vita privata e nella
comunità. Così, nei tre successivi capitoli, Paolo sviluppò:
- I carismi sono dati per il bene della comunità: perciò non
devono dare occasione a rivalità (c 12). - La carità li
sorpassa tutti (c 13). - La loro gerarchia si stabilisce in
base al contributo che portano all'edificazione della comunità
(c 14). San Paolo si fermò molto su questi temi. Scrisse che
l'origine è lo Spirito Santo e la finalità è "l'utilità comune"
(v 7). Si volle leggere un progetto e ci si rese conto di aver
bisogno di una coscienza particolarmente lucida e umile in tutti
nella Chiesa.
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Gv 14, 15-20 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi
discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il
Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,
lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e
non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in
voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi
vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel
giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».
Giovanni. 14, 15-20 Gesù si preoccupa di aprire un futuro alla sua Chiesa.
Finora l'ha custodita, ne è stato il Paràclito (1Gv 2,1), ma ora è necessario
che ci sia un "altro Paràclito". La tradizione ebraica conosceva un
personaggio chiamato "Paràclito" (difensore) che aveva la funzione di sedersi
accanto agli accusati in tribunale per aiutare a chiarire, ridimensionare, o
addirittura cancellare le accuse di chi era citato in giudizio. Gesù si
preoccupa di rassicurare i discepoli perché finora è stato Lui il
"difensore-consolatore" (nel linguaggio corrente significa: "aiuto,
consigliere, difensore, avvocato, protettore, intercessore"). Ma dopo la sua
morte, dice Gesù, ci sarà un "altro Consolatore" che abiterà stabilmente in
loro. Si assumerà lo stesso suo compito, sarà una persona viva, distinta da
Gesù. Sarà mandato dal Padre (14,16) ed anche da Gesù (16,7). Importante è
che si ubbidisca ai comandamenti di Gesù che poi corrispondono ad amare i
propri fratelli e sorelle e ad accogliere la volontà del Padre come Gesù ha
fatto. Lo Spirito dimorerà per sempre presso i discepoli (14,15-17). Se si
vuole fare sintesi dell'impegno dello Spirito nella Chiesa di Gesù, bisogna
essere attenti al compito che si assume presso noi. E' fondamentalmente
custode del tempo prima ancora che dello spazio. Egli aiuterà, certo, a
camminare verso le nazioni ( lo spazio), sostenendole nella scoperta di Gesù.
Ma fondamentalmente sarà il Signore del tempo poiché in ogni vita, in ogni
stagione, in ogni secolo bisogna riprendere da capo la testimonianza, aprendo
gli scrigni della sapienza di Gesù.
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