
Domenica all'inizio di quaresima
1 marzo 2020
Mt 4, 1-11
Is 58, 4b-12bSalmo 102 2Cor 5, 18 – 6, 2 |
| Misericordioso e pietoso è il Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande
nell’amore. Non è in lite per sempre, non rimane adirato in
eterno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga
secondo le nostre colpe |
|
Is 58, 4b-12b Così dice il
Signore: «Non digiunate più come fate oggi, così
da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse
come questo il digiuno che bramo, il giorno in
cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco
il proprio capo, usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno
gradito al Signore? Non è piuttosto questo il
digiuno che voglio: sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo, rimandare liberi
gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste
forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare
i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come
l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia, la
gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai
e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed
egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te
l’oppressione, il puntare il dito e il parlare
empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se
sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà
fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà
come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue
ossa; sarai come un giardino irrigato e come una
sorgente le cui acque non inaridiscono. La tua
gente riedificherà le rovine antiche,
ricostruirai le fondamenta di trascorse
generazioni» Isaia 58, 4b-12b
II testo del profeta Isaia richiama il tempo del
ritorno dall'esilio di Babilonia. Il popolo sta
costruendo il tempio ma c'è povertà e c'è
sfiducia, e tuttavia sta cercando la via del
Signore Javhé per avvicinarsi a Lui. Dio stesso
discute e propone il vero digiuno e il vero
sabato, imparentati insieme come gesti di
fedeltà a Dio: il testo completo, il cap. 58,
tocca questi due argomenti, desiderando
qualificare la vera religiosità con il suo
popolo. Il "digiuno-digiunare " viene ripetuto 7
volte in tutto il capitolo (vv.1-14). Infatti,
ha un grande valore ma solo se viene vissuto
seriamente e unito alla giustizia sociale. Il
digiuno è considerato efficace perché,
rendendoci graditi a Dio, lo dovrebbe obbligare
a rispondere. Ma se Dio non dà risultati, ci si
lamenta con Lui senza preoccuparsi di verificare
il proprio digiuno. Dio allora denuncia il
comportamento religioso che nasconde
l'ingiustizia e lo sfruttamento mentre dovrebbe
essere segno di una volontà di misericordia e di
generosità. Solo se sanno convertire il loro
cuore a questo stile nuovo, il Signore ascolterà
la preghiera. - Al cielo non salgono voci
sincere di preghiere ma voci di chiasso, rumori
di guerre e di risse, discussioni e violenze. Il
collegamento con il libro dell'Esodo è evidente:
"Ho udito il grido angosciato del mio popolo a
causa dei suoi sorveglianti" (Es.3,7). - Il vero
digiuno è soprattutto opera di generosità e
carità; ma tra tutti prevale la liberazione
degli schiavi e dei prigionieri. Il dono della
libertà si sente particolarmente dopo l'esilio a
Babilonia. - Invece di affliggere se stessi,
bisogna sentire l'afflizione del prossimo.
Mortificarsi insieme a crudeltà e inclemenza
significa operare una sistematica distruzione
dell'uomo che diventa disumano. - Accogliere chi
è povero significa nobilitare sé e il proprio
popolo. L'azione diventa luminosa e divina. Si
costituisce come un corteo che si apre con la
giustizia e si chiude con la gloria di Dio.
Nella nostra società, se c'è solidarietà verso
gli ultimi, ci sarà solidarietà per tutti. |
2Cor 5, 18 – 6, 2 Fratelli,
tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé
mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della
riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo
in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a
noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque,
siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi
supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in
nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia
di Dio. Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non
accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: «Al
momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti
ho soccorso». Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno
della salvezza Seconda lettera Corinzi 5, 18 -
6, 2 Nella seconda lettera ai Corinzi, S. Paolo invita i
nuovi cristiani alla riconciliazione che è costata la morte
infamante di Gesù: "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio
lo trattò da peccato in nostro favore perché noi potessimo
diventare per mezzo di lui giustizia di Dio". I Corinzi avevano
un ricordo storico particolare poiché Cesare, nel 44 a.C., aveva
ricostruito la città e aveva proclamato la "riconciliazione" che
accoglieva, dalla Grecia e da tutte le terre conquistate dai
Romani, gente dal passato compromesso, permettendo loro di
beneficiare l'amnistia. Qui Paolo applica l'immagine a Cristo.
Dio, attraverso Gesù, proclama la pace ed ha affidato ai
discepoli il compito di proclamarla attraverso la parola: così
la Chiesa è "ministro e ambasciatore". Perciò vi supplichiamo,
dice Paolo ai Corinzi: "Lasciatevi riconciliare con Dio".
Perciò. 1. Lasciarsi riconciliare riporta alla coscienza di sé,
ai propri limiti ed alla propria povertà, alla consapevolezza di
aver bisogno di un ritorno, alla scoperta di aver bisogno di
perdono. 2. La vita intera viene messa sotto controllo. E ci
accorgiamo di riallacciare dei rapporti seri con gli altri, a
partire dai giovani. 3. Riconciliare è ritrovare le tracce delle
revisioni. 4. Quanto sono capace di lottare o sono disposto solo
a chiudere la partita con qualche euro di mancia? 5. Quanto si
sono stabilite regole, motivandole, di fronte alle quali si
accetta di essere tutti responsabili e tutti rispettosi? 6.
Quanto siamo costruttori di parole nuove che portino fiducia nei
luoghi educativi, senza rivendicare per sé o per i propri amici
privilegi? 7. Riconciliarsi suppone il rispetto della legge e
l'impegno di un tempo di giustizia.

Monte della quaresima - ove Gesù si ritirò in preghiera e
digiuno- prima di iniziare la predicazione |
Mt
4, 1-11 In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel
deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni
e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli
disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma
egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola
che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa,
lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio,
gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una
pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il
Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e
gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte
queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora
Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio
tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed
ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano Matteo
4, 1-11 S. Matteo racconta le tentazioni di Gesù, presentandole come terzo
quadro dopo la predicazione di Giovanni Battista e il battesimo di Gesù. Gesù
è solidale con l'umanità peccatrice che ha accettato di seguire la nuova
parola di Giovanni. Questo popolo vuole purificarsi dal male e Gesù,
scegliendo la strada del Servo sofferente (vedi Isaia 53), si offre per le
moltitudini. Il Padre aveva approvato questa scelta d'amore di Gesù e nel
Battesimo lo aveva consacrato nella luce dello Spirito e nella chiarezza
della Parola. Satana si oppone alla scelta di salvezza che Dio porta e vuole
distogliere Gesù dalla via che il Padre gli ha assegnato ("un messianismo
sofferente"), suggerendo la via della passionalità, del successo, del potere.
Gesù resta turbato poiché come uomo non può restare indifferente davanti alla
prospettiva di rifiuto, di abbandono, di annientamento e di morte che si
profila, ma sa opporsi, appoggiandosi alla Parola di Dio (ripetuta tre volte)
e si rifugia nella fiducia verso il Padre, pienamente aperto all'amore di
Dio. Gesù, infatti, non risponde con argomentazioni o ragionamenti ma con
"Sta scritto". Il ricorso alla Scrittura in genere è argomento decisivo per
ogni discussione tra i rabbini. * "Non di solo pane" (vedi Deut 8,3): alla
tentazione della fame, comprensibile nel deserto, Gesù offre la ferma fiducia
che hanno i figli di Dio nell'onnipotenza provvidente della Parola di Dio.
* "Non tenterai" (Deut 6,16): dalla mancanza di fiducia nella Provvidenza il
tentatore passa al lato opposto, suggerendo una eccessiva fiducia, tale da
mettere alla prova Dio, (severamente condannata nella Bibbia). *
"Adorerai" (Deut 6,13): Gesù risponde al tentatore che vuole indurlo ad un
messianismo terreno, richiamando il grande principio della fede ebraica che
riconosce solo a Dio il culto, come unico sovrano del mondo e unico Signore.
In conclusione "gli angeli lo servirono", Gli angeli sono simbolo della
riconquista del Paradiso terrestre da cui l'uomo era stato cacciato, sono il
premio per la fedeltà alla Parola del Signore.. Gesù è veramente tentato
tutta la sua vita ed ha superato la suggestione, diventando finalmente il
nuovo Adamo, fedele progenitore di un'umanità nuova, contrapposta al primo
Adamo che si è lasciato affascinare e travolgere. Le tre tentazioni sono
nella linea delle tentazioni del popolo, nel deserto del Sinai e, con la
risposta di Gesù tratta dal Deuteronomio, rievocano le tre prove tipiche di
Israele nel deserto: "La fame, la sete, l'idolatria". Il deserto è il luogo
di preghiera, della solitudine che fa diventare essenziale e scarno il
rapporto con Dio. Ma è anche la dimora preferita dei demoni. I 40 giorni di
digiuno si rifanno al soggiorno di Mosé sul Sinai prima di ricevere le tavole
dell'Alleanza (Es 24,16 ss). Così Gesù è il nuovo Mosé e il nuovo Adamo. |