
Nostro Signore Gesù Cristo, re dell'universo
8 novembre 2020
Giovanni 18, 33c-37
Riferimenti :secondo libro di Samuele 7, 1-6. 8-9.
12-14a. 16-17 - Salmo 44 - Colossesi 1, 9b-14
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Dio ti ha consacrato con olio d’esultanza. Liete parole mi sgorgano dal cuore: io proclamo al re il
mio poema, la mia lingua è come stilo di scriba veloce.
Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è
diffusa la grazia, perciò Dio ti ha benedetto per sempre.
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secondo libro di Samuele 7, 1-6. 8-9.
12-14a. 16-17 In quei giorni. Il re, quando
si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli
ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici
all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io
abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio
sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al
re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il
Signore è con te». Ma quella stessa notte fu
rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’
e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore:
“Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi
abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da
quando ho fatto salire Israele dall’Egitto fino
ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in
un padiglione”. Ora dunque dirai al mio servo
Davide: Così dice il Signore degli eserciti: “Io
ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il
gregge, perché tu fossi capo del mio popolo
Israele. Sono stato con te dovunque sei andato,
ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e
renderò il tuo nome grande come quello dei
grandi che sono sulla terra. Quando i tuoi
giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi
padri, io susciterò un tuo discendente dopo di
te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile
il suo regno. Egli edificherà una casa al mio
nome e io renderò stabile il trono del suo regno
per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà
per me figlio. La tua casa e il tuo regno
saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo
trono sarà reso stabile per sempre”». Natan
parlò a Davide secondo tutte queste parole e
secondo tutta questa visione. 2 Samuele. 7,
1-6. 8-9. 12-14a. 16-17 Il regno di Davide si
costituì a prezzo di tanto sangue con i popoli
vicini e il conflitto stesso tra le tribù del
Nord (10 tribù) e le tribù del Sud ( 2 tribù di
cui quella fondamentale era Giuda con
Gerusalemme), in Israele, era latente ma sempre
vivo. Il prestigio del vecchio re non riusciva
sempre, però, a rappacificare le tensioni
interne e, insieme, il malcontento dei popoli
vicini, sottoposti a tributi esorbitanti ed a
lavori forzati (2 Sam 12,31). Il dramma di
Davide si sviluppò, però, soprattutto all'
interno alla sua famiglia, per la rivalità tra i
figli che si combatterono: Amnon, l'amato
primogenito ed erede, fu ucciso dal fratello
Assalonne che, a sua volta, si rivoltò contro il
padre e morì nel combattiment6o tra le truppe di
Davide e le sue truppe ribelli. Un terzo figlio,
Chiliab, scomparve senza essere nominato più;
deve essere morto nel conflitto familiare.
L'ambiziosa Bersabea si era fatta promettere da
Davide il trono per il figlio Salomone e la
lotta per il trono si concluse con l'uccisione
di Adonia, un altro fratello, da parte dello
stesso re Salomone, poiché furono scoperte le
sue ingenue trame di pretendente. In questo
contesto, Davide pensò di costruire un tempio a
Dio per propiziarlo per la sua discendenza, in
balia delle stragi e della storia. Il sacerdote
e profeta Natan, che inizialmente aveva
approvato, poi ripensò e una profonda notturna
riflessione, aiutato da Dio, lo portò a
sconsigliare la costruzione: avrebbe spremuto
troppo il suo popolo di tasse. Nel libro delle
Cronache (1 Cr 22,8-10) si parla di rifiuto di
Dio poiché "hai versato troppo sangue". A questo
punto Natan offrì una garanzia al sovrano
angosciato per il futuro della sua dinastia: "Un
tuo figlio edificherà la mia casa e la
discendenza non avrà fine" disse il Signore.
Ma, con la conquista di Gerusalemme da parte dei
Babilonesi (587 a.C.), finì il tempo della
dinastia dei re di Giuda e non risorse più
neanche dopo l'esilio. Tuttavia nel popolo
d'Israele non finì mai la speranza. Si iniziò ad
attendere il nuovo re come il re Messia,
discendente dalla stirpe di Davide. Così
cominciò l'attesa messianica, con la continua
ambiguità di attendere un regno che si imponesse
e conquistasse il mondo. Dio fece sorgere,
nella famiglia di Davide, un discendente, ma non
fu un conquistatore. Fu un bambino debole e
indifeso. Solo Maria accolse il messaggio. Da
adulto, si presentò così, disarmato, disponibile
ad accogliere ogni persona, amico e salvatore di
ogni escluso e disperato, con un progetto ed un
messaggio nuovi rispetto a "questo mondo". Egli
li affidò alle mani di Dio e nelle mani di un
popolo che avesse accettato questo progetto:
Egli fondò il regno di Dio che era Lui stesso.
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Colossesi 1, 9b-14 Fratelli, non cessiamo di
pregare per voi e di chiedere che abbiate piena conoscenza della
sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché
possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli
in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella
conoscenza di Dio. Resi forti di ogni fortezza secondo la
potenza della sua gloria, per essere perseveranti e magnanimi in
tutto, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di
partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha
liberati dal potere delle tenebre / e ci ha trasferiti nel regno
del Figlio del suo amore, / per mezzo del quale abbiamo la
redenzione, / il perdono dei peccati. Colossesi. 1, 9b-14
Paolo scrive alla comunità di Colossi, dopo che Epafra,
discepolo di Paolo, è venuto a raccontare ciò che sta avvenendo
in questa Comunità a Paolo, in prigione. Si stanno
diffondendo delle strane teorie sugli spiriti celesti,
immaginati come potenze cosmiche e astrali, intermediari tra
l'uomo e Dio. Sono dotate di forza misteriosa, capaci di
condizionare la vita delle persone e presentate come superiori a
Cristo. Gesù, infatti, si riduce ad uno di questi intermediari e
non certo il più potente. Epafra ricorre a Paolo perché
intervenga a chiarire la fede cristiana. Il testo, che
leggiamo oggi, precede immediatamente il famoso inno
Cristologico (1,15-20), su chi è Gesù ma ci offre alcune
premesse preziose per la comunità cristiana. Prima di tutto,
è necessaria la preghiera, dice Paolo, e di questa si dice
garante di una tale supplica davanti a Dio. Egli chiede che si
sviluppino "conoscenza, saggezza e intelligenza" negli amici
cristiani a cui scrive. Sono doni di Dio per penetrare nella sua
volontà. E qui volontà di Dio non ancora l'orizzonte etico e non
esprime tanto la preoccupazione di un comportamento. Richiama la
volontà di Dio come l'orizzonte di un progetto sul mondo e sul
popolo. Questa volontà è misteriosa, amorosa e dono da conoscere
ed acquisire. Tale conoscenza ci conduce, quasi per mano, a
"comportarci in maniera degna del Signore e a piacergli in
tutto". Da questa particolare attenzione e ubbidienza nascono
"frutti" che si riversano in una condotta morale coerente e
questa ci permette di approfondire, ancora di più, la conoscenza
del Signore. La forza, che il Signore offre, ha lo scopo di
"farci perseveranti e di saper offrire misericordia
(Magnanimità) in tutto". Si profila un comportamento di grande
saggezza e di forte accoglienza che fa intravedere lo stile dei
santi. "Siamo stati strappati dal dominio delle tenebre,
trasferiti del Regno del Figlio": perciò il mondo, attraverso i
credenti, dovrebbe splendere di luce che è festosità e
freschezza, aiuto reciproco e fiducia, serenità e rispetto.
In un mondo tanto amato da Dio e tanto bello perché creato da
Lui, sentiamo tutti di aver bisogno di speranza. Ci sembra
infatti di vivere in un mondo impaurito e perciò individualista,
e quindi di essere, noi stessi, carenti di un comportamento
qualitativamente nuovo. E invece dobbiamo rendere visibile la
bellezza, operare per frutti di consapevolezza e di coesione,
condividendo sapienza. Reciproca stima e coesione. Il nostro
mondo ha bisogno di questa visibilità: lo stile imperante si
frantuma in scelte e voglie troppo e spesso unicamente
personali, capricci, esibizioni, ostentazioni senza buoni motivi
e senza linee di coerenza, in mancanza di orizzonti essenziali
comuni. Eppure c'è una gran voglia di scoprire significati e
scelte, valori e passioni autentiche. Quando emergono ci
stupiscono e ci ingolosiscono. E' il mondo di Gesù che si fa
vivo e garante nei suoi amici. Questo fa sorgere speranza.
Dovremmo, insieme, poter leggere l'ultima lettera alla madre
della giovane ragazza iraniana, non cristiana, credo, Reyhaneh
Jabbari, impiccata giorni fa in Iran per aver ucciso il suo
stupratore: "Madre, non piangere; accuserò i giudici al
tribunale di Dio e ora dona i miei occhi". Nella sua tragedia
vuole trasformare la sua sofferenza e l'ingiustizia subita in un
dono.

Pretorio,luogo della torre Antoniana
Ove Pilato inserì il suo
pretorio.
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Giovanni 18, 33c-37 In quel tempo. Pilato disse al Signore Gesù: «Sei
tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti
hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i
capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose
Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo
mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai
Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque
tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e
per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità.
Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Giovanni. 18, 33c-37 Nel
dialogo tra Pilato e Gesù si possono rilevare varie osservazioni; due mi
sembrano farci meditare nell'oggi. La prima: "Il mio regno non è di questo
mondo". Qui Gesù ribadisce che il messaggio sul Regno di Dio, che è al
cuore della sua predicazione, comporta un capovolgimento totale: Dio non
agisce tra gli uomini secondo i modi dei potenti, che appunto dominano con
prepotenza e schiavizzano, bensì con i criteri della misericordia e
dell'amore, facendosi in Gesù uomo-con-gli uomini, Dio-tra-noi, Dio-con-noi,
Dio debole, Dio compassionevole. E' un re che sta dalla parte dei sudditi
e non viceversa. Quindi, secondo i linguaggi e la prassi del mondo, un
Dio-non-re. Queste parole ci portano a pensare se davvero siamo capaci di
capovolgere la nostra mentalità secondo la prospettiva di Gesù. Convertirsi
significa proprio questo: assumere il modo di pensare, di sentire, di vedere
le cose, di amare, di agire di Gesù, secondo il profilo che di Gesù leggiamo
nella Lettera ai Filippesi (2,5-11): "Gesù svuotò se stesso assumendo una
condizione di servo". La seconda: "Chiunque è dalla verità, ascolta la mia
voce" Che cosa vuol dire "essere dalla verità"? Certo, qui Gesù, che è
un ebreo, non parla della verità in senso filosofico, ma secondo l'idea di
verità che troviamo nella Scrittura: non a caso la parola ebraica (hemet) si
richiama ad una radice che significa roccia e viene attribuita solo a Dio
(l'Amen che è Dio). Verità è allora una persona che si rivela in Gesù
Cristo e per questo chi si affida a Gesù è dalla verità e ascolta la sua
voce. Non dice ‘parola', ma ‘voce', cioè la parola che ti tocca, che entra
in te.
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