
V Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore
27 settembre 2020
Mt 22, 34-40
Riferimenti : Dt 6, 4-12 -Sal 17 - Gal 5, 1-14 |
| Amo il Signore e ascolto la sua parola. Ti amo,
Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio
liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia
potente salvezza e mio baluardo |
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Dt 6, 4-12
In quei giorni. Mosè disse: «Ascolta, Israele: il
Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu
amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore,
con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi
precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel
cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai
quando ti troverai in casa tua, quando
camminerai per via, quando ti coricherai e
quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come
un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli
occhi e li scriverai sugli stipiti della tua
casa e sulle tue porte. Quando il Signore, tuo
Dio, ti avrà fatto entrare nella terra che ai
tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe aveva
giurato di darti, con città grandi e belle che
tu non hai edificato, case piene di ogni bene
che tu non hai riempito, cisterne scavate ma non
da te, vigne e oliveti che tu non hai piantato,
quando avrai mangiato e ti sarai saziato,
guàrdati dal dimenticare il Signore, che ti ha
fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla
condizione servile».
Deuteronomio 6, 4-12 Mosè si è avvicinato a
Dio per ascoltare quello che il suo popolo deve
capire e praticare all'inizio della sua
esistenza liberata ed autonoma, avendo avuto il
dono della emancipazione dalla schiavitù, per
una scelta privilegiata da parte di Dio a
preferenza degli altri popoli. E' Mosè che
ascolta e comunica ed è stato il popolo stesso,
intimorito dalla presenza potente di Dio sul
Sinai, a delegare Mosè come ambasciatore e
quindi come messaggero di Dio con loro:
"Avvicinati tu - ha detto il popolo - e ascolta
quanto il Signore nostro Dio dirà e poi ci
riferirai quanto ti avrà detto e noi lo
ascolteremo e lo faremo" (5, 23-27). Tre verbi
si sviluppano e si rincorrono dando, ciascuno
all'altro, sfumature proprie e raccogliendo
insieme ricchezze diverse: "Temi, ascolta, ama".
«Temi il Signore Dio tuo» (6,2): è
un'espressione tipica della fedeltà
all'Alleanza. Il timore (Es 20,20) comporta
simultaneamente un amore che corrisponde a
quello che Dio ha avuto con i padri, la loro
discendenza e loro stessi (4,37) e impegna in
un'obbedienza assoluta a quanto Dio comanda
(6,2-5;10,12-15; cf.Gen 22,12). Il contenuto
religioso e morale di questo timore andrà sempre
più affinandosi (Gs 24,14; 1Re 18,3.12; 2Re 4,1;
Pr 1,7; Is 11,2; Ger 32,39; ecc.). «Ascolta,
Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il
Signore» (v4). E' l'atto fondamentale di fede
del popolo d'Israele nella sua storia. «Tu
amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore,
con tutta l'anima e con tutte le forze» (v 5).
Preceduto dall'esperienza del dono di Dio,
l'amore non è proposto come scelta, ma come
comando. Questo amore di Dio si affinerà, è
soggetto a pericoli ed a distorsioni, equivoci e
supponenze. Sarà presentissimo nei libri
profetici, soprattutto in Osea, in Geremia, e
nei Salmi. Gesù, richiamandosi a Dt 6,5,
presenterà come il più grande comando l'amore di
Dio (Mt 22,37p), un amore che si unisce al
timore filiale, ma esclude quello servile (1Gv
4,18). Matteo, tuttavia aggiungerà: "con tutta
la tua mente": l'amore ha bisogno di profondità
ed ha bisogno di lucidità e chiarezza. L'amore a
Dio non va identificato con la pratica dei
doveri religiosi, con la partecipazione agli
atti di culto.
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Gal 5, 1-14 Fratelli, Cristo ci
ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi
imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi
dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. E
dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli
è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete più
nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione
nella Legge; siete decaduti dalla grazia. Quanto a noi, per lo
Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia
sperata. Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o
la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo
della carità. Correvate così bene! Chi vi ha tagliato la strada,
voi che non obbedite più alla verità? Questa persuasione non
viene sicuramente da colui che vi chiama! Un po’ di lievito fa
fermentare tutta la pasta. Io sono fiducioso per voi, nel
Signore, che non penserete diversamente; ma chi vi turba subirà
la condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli, se
predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora
perseguitato? Infatti, sarebbe annullato lo scandalo della
croce. Farebbero meglio a farsi mutilare quelli che vi gettano
nello scompiglio! Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a
libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la
carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli
altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo
precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».
Galati 5, 1-14 Paolo scrive ai Galati con grande
determinazione, cercando di passare, da questo brano, dal piano
teologico alle scelte ed ai comportamenti morali. E' molto
fiducioso di questi cristiani a cui scrive e con cui si è
trovato molto d'accordo e che valuta sinceri e generosi. Per
questo, tuttavia, pur sentendosi fiducioso, è preoccupato per
alcune loro deformazioni. Sembra che si siano mostrati ingenui e
si siano lasciati raggirare da alcuni fanatici. Non vengono
riportate percentuali di deviazioni o di persone che hanno
accettato i nuovi annunciatori. Ma questi hanno distolto i
credenti dalla fede genuina di Gesù per ritornare alle linee
morali precedenti. Paolo si lamenta che si siano affrettati ad
alterare la loro fede, equivocando. E' un impedimento che Paolo
continua ad incontrare nella sua predicazione, soprattutto
perché il suo inizio avviene sempre con le comunità di Ebrei,
disseminate nell'impero. D'altra parte è anche comprensibile che
si lascino riprendere dalla nostalgia e dalle abitudini molto
resistenti e capillari che costellano fatti normali e situazioni
quotidiane. Paolo si preoccupa perché la fedeltà alle tradizioni
farisaiche condiziona la novità che Gesù porta; ricorda che
tutto questo fa dimenticare quell'unico e fondamentale
comandamento che è l'amore del prossimo, comandamento che è la
sintesi di tutta la legge (vv 13-14). Per questo Paolo scrive
con chiarezza: solo Gesù ci ha liberati per costituirci liberi.
"Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non
circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della
carità" (v 6). La libertà è la grande conquista che Paolo scopre
nel conoscere Cristo poiché, prima di tutto, Gesù stesso ha
vissuto fino in fondo questa libertà, ponendo alla base delle
sue scelte e del suo insegnamento l'amore verso la volontà di
Dio e l'amore verso tutti gli uomini e donne del suo tempo che
hanno bisogno di misericordia. Su questo tema fondamentale della
libertà noi credenti dovremmo ripensare molto e approfondire le
scelte e l'impegno nel mondo delle relazioni, della giustizia,
delle istituzioni, della Chiesa e della società. Certamente, si
equivoca molto facilmente la libertà, scambiandola con
l'anarchia, gli interessi di parte, la presunzione di lucidità e
di chiarezza, il rifiuto della legalità o di legami. |
Mt 22, 34-40 In quel tempo. I farisei, avendo udito che il Signore Gesù
aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un
dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella
Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo
Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello:
“Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono
tutta la Legge e i Profeti». Matteo 22, 34-40. Anche a
noi piace discutere su vari problemi, pur scottanti, così come avviene nel
cap.22 di Matteo, dove si vuole mettere alla prova ("tentare") Gesù su temi
che allora erano di attualità (ma ancor oggi lo sono). Qui addirittura un
dottore della Legge interpella Gesù su qualcosa che un credente ebreo
dovrebbe aver ben chiaro: il grande comandamento. E Gesù difatti risponde
correttamente, ma, ad evitare fraintendimenti e distinzioni, unisce all'amore
di Dio quello del prossimo; anzi, in un certo senso, lo identifica: è il
cuore della Legge, è il cuore della fede. Questa domanda viene posta a
Gesù dopo che i farisei si erano ‘radunati insieme', perché si rendono conto
della fondamentale importanza della domanda. E' come dire oggi': che cosa
credi riguardo a Gesù e riguardo a Dio? Il mettere insieme i due
comandamenti, identificandoli, è ciò che fa la differenza tra una fede
abitudinaria e superficiale (chi non conosce questo comandamento?) e il
significato della risposta di Gesù: non vale un culto devoto e teorico, non
valgono i pensieri su Dio se non sono intrisi da un reale e provato amore del
prossimo, cioè di chi ti sta o si fa vicino. Le misure, poi, sono
totalizzanti: con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la
mente, come te stesso, cioè facendo spazio reale nella tua interiorità e
nella tua vita all'altro che in questo momento ti sollecita o ti
infastidisce. Spazio d'affetti, di pensiero, di condivisione. L'amore a Dio è
un atteggiamento che trae la sua forza d'essere nella tua umanità e nel tuo
farti umano con gli altri per amore. Per questo è il grande comandamento,
potremmo dire anche l'unico, quello su cui sei provato e che ti mette in
crisi, perché non sei mai all'altezza, ma slitti via. Certo, le cose le sai,
ma si fa quel che si può. Così il nostro incontro con il Signore rischia di
banalizzarsi. Ed è anche per questo che viene usato il futuro "amerai".
Perché non si dà mai un risultato raggiunto, ma è sempre una tensione, un
desiderio, una conversione. |