 Domenica dopo il Natale del Signore
4 gennaio 2026
Lc 4, 14-22
Riferimenti :Sir 24, 1-12 - Sal 147 - Rm 8,
3b-9a |
| Il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in
mezzo a noi. Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio,
Sion, perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a
te ha benedetto i tuoi figli. |
Sir 24, 1-12 La sapienza fa il proprio elogio, in
mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea
dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama
la sua gloria: «Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e come
nube ho ricoperto la terra. Io ho posto la mia dimora lassù, il
mio trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da sola il
giro del cielo, ho passeggiato nelle profondità degli abissi.
Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e
nazione ho preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un luogo
di riposo, qualcuno nel cui territorio potessi risiedere. Allora
il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha
creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in
Giacobbe e prendi eredità in Israele”. Prima dei secoli, fin dal
principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò
meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi
sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto
abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in
mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia
eredità». Siracide 24,1-12 Dopo avere, per secoli,
accolto la Parola del Signore ed averla letta, analizzata,
confrontata, imparata a memoria nei tempi drammatici e gloriosi
del popolo d'Israele, si è sviluppata con stupore e meraviglia
la scoperta della bellezza e della profondità della Sapienza.
Infatti, in questo libro, scritto nel 2º secolo a. C., neppure
accettato come testo canonico dagli ebrei e quindi dai cristiani
protestanti, pur se conosciuto anche nel testo ebraico, è come
se si levasse il velo della quotidianità e si riuscisse a
svelare le ricchezze, la pienezza della Sapienza di Dio che ha
creato il mondo. Proprio quella Sapienza di architetto e di
inventore del mondo, ora, trascrive in parole e formule la sua
ricchezza. Come lo scienziato che ha creato una macchina
meravigliosa, poi scrive la formula per riproporla nel mondo,
per conoscerla, per ripararla, per difenderla da ciò che corrode
e deteriora, dagli incidenti, dai furti. Si sente, insieme,
l'orgoglio dell'aver ricevuto un tesoro in dono e la volontà del
confronto con la coscienza pagana che non può assolutamente
competere con la pienezza di Dio che si svela a noi nella
Parola. Il popolo ebraico possiede la "Torah"
(legge-insegnamento) che è la strada che conduce alla vita. Essa
è la Sapienza di Dio che si è installata in Israele, dono
gratuito che non si può meritare. L'intuizione fondamentale è
la gratuità della Sapienza: "Ogni Sapienza viene dal Signore e
con Lui rimane per sempre " (Sir 1,1). La sua funzione è quella
di stare presso Dio. Ed è persino commovente seguire la
peregrinazione da una dimora ad un'altra, immaginare le infinite
passeggiate dal cielo alle profondità degli abissi, seguirla
nella conoscenza delle nazioni con la libertà di ripercorrere
tutta la terra.
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Rm 8, 3b-9a Fratelli, Dio, mandando il proprio Figlio in una
carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, ha
condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della
Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne
ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la
carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono
secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la
carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla
pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si
sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che
si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi
però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito,
dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Romani 8,
3b-9a. San Paolo vuole sviluppare la conoscenza del dono
dello Spirito e il capitolo 8, di cui, oggi, leggiamo solo una
parte, si può intitolare: "La vita secondo lo Spirito" (Rom
8,1-39). La vita cristiana, che pure è destinata alla morte,
riceve il dono dello Spirito, lo Spirito creatore che aleggiò
sul caos all'inizio della creazione, lo stesso che fa risorgere
Gesù dalla morte, e lo stesso che possiede la potenza e lo
splendore della vita e scende sulla Chiesa a Pentecoste.
"Nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù"(8,1)
poiché "la legge dello Spirito libera dalla legge del peccato"
(8,2). Questa trasformazione è possibile poiché Gesù ha preso la
nostra stessa carne mortale. Morendo, la sua carne e il male,
che ha preso su di sé, sono stati distrutti nella morte. In Lui
prende possesso, come in noi, lo Spirito del risorto e la carne
è trasfigurata. Da Gesù ereditiamo nuovi stili e valori che
inglobano, ancora, l'eccezionale Sapienza della Prima Alleanza,
ma si aprono alla pienezza della maturità. Ogni giorno, nella
vita quotidiana, Paolo ci rassicura: "Voi però non siete sotto
il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo
Spirito di Dio abita in voi" (v.9). E mentre afferma ciò che la
sua coscienza di credente gli garantisce, intravvede che c'è un
cammino nuovo da compiere, nella linea di Gesù. E con lo Spirito
ricupera anche, con fiducia, tutte quelle doti proprie della
comunità umana, e insieme quelle ricchezze del vivere quotidiano
di molte persone che Paolo ha conosciuto. Paolo intuisce che
lo Spirito del Signore, nel cuore di ciascuno che è credente in
Gesù, offre un modello inarrivabile in pienezza di vita; ma
capisce anche che il Signore ha diffuso splendori e bellezze
tali da donare esempi e aiuti ad ogni progetto di vita. Il
Concilio Vaticano II ce lo ripete e ci rassicura: abbiamo la
conoscenza di Gesù e il dono dello Spirito. E attorno a noi
tante persone vivono con coraggio e generosità, semplicemente, e
nemmeno si rendono conto del loro vivere secondo lo Spirito.
La cosidetta sinagoga di Nazareth, Gesù dichiarò compiuto in
se stesso la profezia di Isaia, di predicare la buona novella.
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Lc 4, 14-22 In quel tempo. Il Signore Gesù ritornò in Galilea
con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione.
Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove
era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si
alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e
trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per
questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il
lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la
vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del
Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella
sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire
loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti
gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che
uscivano dalla sua bocca.
Lc 04,14-22 "Nella sinagoga gli occhi
di tutti erano fissi su di lui". Gesù ha appena finito di leggere nel rotolo
di Isaia quali sono i gesti che proclamano l'anno del Signore: "Sollevare i
poveri ad accogliere la gioia, promuovere liberazione e dignità a tutti
coloro che sono ridotti schiavi e prigionieri, sciogliere gli oppressi dai
pesi e dai gioghi, dare la vista a chi è cieco". Dare la vista non significa
soltanto togliere la cecità fisica, ma rendere capaci di vedere, cioè di
capire, di comprendere, di accogliere, di valutare nella loro vita persone e
cose, fatti e avvenimenti. Dare la vista significa porsi nel mondo e nella
storia come adulti: non c'è tempo per l'infantilismo, la vita ti chiede di
mettere in circolazione ciò che sei e ciò che hai ricevuto in dono, per
illuminare e amare quella parte di mondo, di storia e di tempo in cui sei
inserito. Per non tradire quello Spirito del Signore che è sopra ciascuno:
sopra e dentro Gesù, in maniera particolare, ma sopra e dentro ciascuno di
noi, perché ciascuno è prezioso agli occhi di Dio ed è da lui pensato secondo
il profilo di Gesù. Dobbiamo sempre chiedere al Signore di riavere la vista
come il cieco Bartimeo (Mc 10,46), perché l'amore non ha confini ed è un
mistero nel senso che sempre ci eccede e ci porta a sconfinare là dove magari
non vorremmo, perché siamo stanchi, perché -tutto sommato- abbiamo le nostre
comodità. Anche se piccole, anche se non le riteniamo tali. Il richiamo di
oggi è di essere adulti e svezzati, parte viva dell'umanità.
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