In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio,
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio.
Tutte le cose furono fatte per mezzo di lui,
senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita,
e la vita era la luce degli uomini;
e la luce risplende nelle tenebre,
e le tenebre non l'hanno accolta.
Gv 1,6-8.19-28
Riferiementi : Is 61,1-2.10-11; Lc 1; 1 Ts 5,16-24
Venne un uomo mandato da
Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere
testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era
la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. E questa è la testimonianza
di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a
interrogarlo: “Chi sei tu?”(...). Rispose: “Io sono voce di uno che grida nel
deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia”. Essi erano
stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: “Perché
dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. Giovanni
rispose loro: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non
conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il
legaccio del sandalo”. Questo avvenne in Betania al di là del Giordano dove
Giovanni stava battezzando.
Vangelo della terza domenica di
Avvento è un passo composito, ma il suo tema è sostanzialmente unitario: la
testimonianza. Questa parola costituisce il tema dei versetti (1,6-8) stralciati
dal prologo, e fa da titolo alla sezione successiva (1,19): «Ecco la
testimonianza di Giovanni». È fuori dubbio che questo sia il tema che
l’evangelista intende soprattutto sottolineare.
Il Battista è presentato come una persona nota ai lettori. Nessun tratto
biografico su di lui, né alcun cenno alla sua predicazione. La sola cosa che
interessa è la sua testimonianza resa a Gesù. Con una precisazione: «Egli non
era la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce» (1,8). Sembra di
scorgere in questa battuta una nota polemica contro certuni che esaltavano il
Battista a scapito di Gesù. La stessa preoccupazione è avvertibile più avanti
(1,20-21), quando il Battista afferma energicamente di non essere il Messia, né
Elia, né il profeta. È semplicemente una voce che annuncia, un testimone che
attira l’attenzione su Qualcuno che è più importante. Il vero testimone indica
il Signore, ma subito si tira da parte. Ha paura di rubare spazio al Signore.
La testimonianza è un concetto cristianamente molto importante. Ha sempre come
oggetto la persona di Gesù. È sempre ordinata alla fede: «Perché tutti
credessero per mezzo di lui». Ed è sempre collocato in un contesto conflittuale,
di opposizione e di giudizio. Nel nostro caso il conflitto è fra la luce e le
tenebre, l’accettazione e il rifiuto. È tipico del quarto Vangelo ritenere che
il processo attraversi tutta la storia umana. Ci fu il processo di Gesù, e ci
furono in seguito i processi dei discepoli. Il processo è sempre aperto, tra il
mondo e Gesù. La fede e l’incredulità.
Nel passo c’è una seconda sottolineatura non priva di qualche importanza. Il
Battista non attira l’attenzione su un Messia assente che verrà, bensì su un
Messia già in mezzo a noi e che noi non conosciamo: «In mezzo a voi sta uno che
voi non conoscete» (1,26). Giovanni è il testimone di un Dio già qui. La sua
presenza è già fra noi, ma è da scoprire e non tutti la vedono, e perciò occorre
un profeta che la additi. Ora tocca alla comunità cristiana sostituire il
Battista nell’additare al mondo un Cristo già presente nel mondo.