Maria, custode della Parola
31 Dicembre 2005 Anno B
Luca 2,16-21
Riferimenti : Numeri 6, 22-27; Salmo 66; Galati
4,4-7
In quel tempo, i pastori
andarono senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva
nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato
detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori
dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo
cuore (...)
I l Vangelo della festa di
Maria Madre di Dio (primo giorno dell’anno) è una parte del Vangelo del Natale.
E questo è già significativo. Il bambino e la madre non sono separabili. Nel
Vangelo di oggi la Madre è ricordata con discrezione, come sempre. La Madre è
all’ombra del Figlio. Ma nessun luogo è più luminoso di questo. Nel brano
evangelico di oggi che parla anzitutto di Gesù, la Madre è ricordata tre volte:
i pastori trovarono il bambino e la madre; passati gli otto giorni prescritti
per la circoncisione, fu dato al bambino il nome «Gesù», «come era stato
chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre»; Maria,
da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. L’annotazione
più importante è l’ultima che abbiamo trascritto. Lo
stupore di Maria si distingue dallo stupore generale. Anche Maria sente le
parole («tutte queste parole»), che spiegano l’evento che ella stessa vede e
vive. Parole che ella custodisce nel suo cuore, dentro di sé. Le parole, che in
altri suscitano stupore, in lei si fanno ascolto consapevole, pensoso e
intelligente: il cuore indica tutto questo. Il verbo custodire – è il solo verbo
all’indicativo e che, perciò, regge tutta la frase – non dice semplicemente il
ricordare, ma sottolinea la cura e l’attenzione, come quando si ha fra le mani
una cosa preziosa. L’ascolto interiore di Maria è prolungato, non di un solo
momento, come suggerisce il verbo al tempo perfetto. E il participio
«meditandole» dice poi che il custodire di Maria non è un conservare passivo,
inerte, bensì un custodire attivo e vivo, che collega e confronta una cosa con
l’altra (tale è il senso del verbo greco: confrontare, comparare), cercando di
comprendere la logica profonda, la direzione e la verità di cose che possono
sembrare slegate o addirittura in contrasto fra loro. Ed è appunto ciò che fa
Maria sentendo, da una parte, le parole che proclamano la gloria del Bambino
(parole da lei stessa sentite dall’angelo nell’annunciazione) e, dall’altra,
vedendo «un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia». È la solita
tensione fra grandezza e piccolezza, gloria e povertà che costituisce l’ossatura
dell’evento cristiano. L’ascolto di Maria diventa dunque un’interpretazione vera
e propria che fa luce sul mistero di Gesù. Maria non è solo la Madre di Gesù, ne
è anche la più profonda interprete.
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