
VII Domenica
dopo Pentecoste
15 luglio 2012
Giovanni. 16, 33 – 17, 3
Riferimenti : Giosuè10, 6-15 - Salmo
19 - Romani. 8, 31b-39 |
I cieli narrano la gloria di Dio, e
l'opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al
giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette
notizia. Non è linguaggio e non sono parole, di cui non si oda
il suono. Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai
confini del mondo la loro parola. Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che
percorre la via. Egli sorge da un estremo del cielo e la sua
corsa raggiunge l'altro estremo: nulla si sottrae al suo calore. |
Giosuè10, 6-15
In quei giorni. Gli uomini di Gàbaon inviarono allora questa
richiesta a Giosuè, all’accampamento di Gàlgala: «Da’ una mano ai tuoi servi! Vieni presto da noi a salvarci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano le montagne». Allora Giosuè salì da Gàlgala con tutto
l’esercito e i prodi guerrieri, e il Signore gli disse: «Non aver paura di loro, perché li consegno in mano tua: nessuno di loro resisterà davanti a te». Giosuè piombò su di loro all’improvviso, avendo
marciato tutta la notte da Gàlgala. Il Signore li disperse davanti a Israele e inflisse loro una grande sconfitta a Gàbaon, li inseguì sulla via della salita di Bet-Oron e li batté fino ad Azekà e a Makkedà. Mentre essi fuggivano dinanzi a Israele ed erano alla discesa di Bet-Oron, il Signore lanciò dal cielo su di loro come grosse pietre fino ad Azekà e molti morirono. Morirono per le pietre della grandine più di quanti ne avessero uccisi gli Israeliti con la spada. Quando
il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d’Israele: «Férmati, sole, su Gàbaon, luna, sulla valle di
Àialon». Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro
del Giusto? Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero. Né
prima né poi vi fu giorno come quello, in cui il Signore ascoltò la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva
per Israele. Giosuè e tutto Israele ritornarono verso l’accampamento di
Gàlgala.
Il racconto di Giosuè, diventato famoso per gli incidenti di
percorso lungo i secoli, circa la discussione sul “sole che gira attorno alla terra”
(convinzione comune fino al secolo XVII) e “la terra che gira attorno al sole” ( convinzione
sostenuta da Galileo: 1564- 1642). La discussione divenne polemica religiosa e non si fermò
a livello scientifico, coinvolgendo criteri interpretativi della Scrittura e problemi
sulla verità biblica. Il testo della Scrittura, che leggiamo oggi, è la relazione di
una delle battaglie che il popolo d’Israele ha affrontato nella conquista della terra
promessa che sta lentamente popolando. Si fa riferimento a memorie tramandate, a testimonianze
custodite nel privato della propria tribù, a brandelli di notizie conservate nei secoli, per
mostrare che l’impresa sarebbe stata impossibile e insormontabile se il Signore non si
fosse fatto presente, garantendo la sua protezione, pur chiedendo operosità e attività
di conquista. Cinque re, detti “ re della montagna”, anche se qualcuno comanda
su città di pianura, si preoccupano dei successi di questo popolo nuovo che invade la
loro terra, anticipato da notizie di salvataggi favolosi nel mare. Così, sentendo che
perfino una città assai fortificata come Gabaon, che pur ha un esercito di uomini
coraggiosi, si è sottomessa, consegnandosi senza combattere, i re insieme vogliono attaccare
Gabaon: a questa città Giosuè aveva garantito non solo salva la vita, ma anche aiuto e
protezione contro i vicini nemici.Giosuè si sente incoraggiato dall’aiuto di Dio e quindi,
a marce forzate, in una notte, percorre con il suo esercito circa 30 Km, arrivando a salvare
chi lo ha interpellato. Di fronte alla sorprendente forza d’urto, così improvvisa,
cresce la confusione tra le truppe dei re, attaccate, tra l’altro, da una poderosa
grandinata (qualcuno pensa alla grandine, qualcuno a scontri di meteoriti che cadono: si parla
infatti di “pietre”). I 5 re fuggono inseguiti. Anticamente, la collera di Dio veniva collegata con tempeste,
piogge torrenziali, fulmini e tuoni. Il testo vuole sempre raccontare la protezione di Dio e la
preoccupazione di Giosuè che si preoccupa di annientare ogni velleità di salvezza. Non è
possibile pensare di risolvere in termini di reciproca convivenza l’innesto di questo nuovo
popolo. Tutto si risolve in volontà di dominio e di potere. Così la guerra e la forza
militare debbono risolvere il presente e il futuro di ogni autonomia di governo di una
regione. Non si pensano altre soluzioni. La richiesta a Dio di fermare il sole significa per Giosuè il
bisogno di più tempo per completare la vittoria. Qualcuno dice che, dopo la tempesta e
l’oscurità, il ritorno della luce e del sole abbia dato la sensazione che si stesse vivendo
un tempo più lungo di battaglia. O, più semplicemente, il desiderio di un tempo più
lungo e il linguaggio corrente traducono, ancor oggi, la frase:” Il tempo si è
fermato”. Non va dimenticato che il linguaggio, e la cultura che fa da supporto al linguaggio,
non rispecchia ancor oggi, da noi, il dato scientifico ma le apparenze. Anche noi diciamo,
normalmente: “Il sole sorge, il sole tramonta” . Nella lettura della Scrittura bisogna saper distinguere il dato
culturale in cui si esprime l’autore e il significato degli avvenimenti che, spesso, sono
enigmatici. La Bibbia non è un volume di fisica, ma raccolta di testimonianze, ricordi e
Parola di Dio per interpretare l’Alleanza, la sua scelta di popolo e l’amore di Dio per noi. Al
tempo di Galileo non si parla ancora di “Generi letterari”, come invece se ne parla
oggi. Essi permettono di interpretare correttamente un testo senza cadere nel
fondamentalismo. Bisogna però ricordare che sono stati interpretati, già nei secoli
precedenti, alcuni testi biblici in termini semplicemente simbolici e non scientifici. |
Romani. 8, 31b-39
Fratelli, Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che
non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi
muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi
è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la
tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto:Per causa tua
siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come
pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a
colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né
principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci
dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Il capitolo 8 ci incoraggia a rivedere con gioia e speranza
grande l’avventura cristiana. Ciascuno di noi, giustificato per la fede, vive nello Spirito,
quale figlio ed erede di Dio. In tutto il capitolo lo Spirito è il centro focale. La vita va
vissuta secondo lo Spirito. - 8,1-13 La vita cristiana, in antitesi alla vita vissuta nella
carne, è vissuta secondo lo Spirito. - 8, 14-30. Ciascuno di noi vive nella fede come Figlio e
attende l’eredità della gloria con tutta la creazione. Questo testo, a suo modo, va distinto in
più parti: · 8,14-17: lo spirito di figliolanza, · 8,18-25. la solidarietà dei figli di Dio si estende all’intera
creazione nell’attesa della gloria futura, · 8, 26-30: lo Spirito prega in noi e intercede presso il Padre. - 8,31-39: inno all’amore. La nostra attesa di gloria sarà
esaudita perché Dio è fedele e abbraccia tutti gli uomini. Noi amiamo Dio, dice Paolo, ma questo avviene perché egli ci ha
prima chiamati, ci ha conosciuti da sempre, ci ha predestinati ad essere secondo
l'immagine del Figlio suo, ci ha giustificati. E tutto questo tende alla glorificazione futura
e piena. Il Signore sta dalla nostra parte. Quindi, di che cosa dobbiamo avere paura? E’ come se fossimo costretti a dover affrontare un tribunale ed
un giudizio (per noicontro di noi). Ma il giudice è lo stesso Dio che ci ha giustificati e
giudice è Cristo che ci ha salvati."Chi sarà contro di noi?". Abbiamo un difensore, dice
Paolo, contro cui nessuno può opporsi, ed è un difensore garantito: è Dio stesso,
perché per noi ha dato il proprio Figlio, e quindi è disposto a darci ogni cosa, insieme
con lui. E se Dio sarà dalla parte dei credenti, anche Gesù lo sarà. Egli è potente. ” E’
morto, è risuscitato, siede alla destra di Dio ed intercede per noi”. (il numero 4 ci riporta
all’orizzonte umano che Gesù ha vissuto ed ha anche rigenerato e salvato). Perciò nulla ci può strappare da Lui. Vengono elencate “sette”
situazioni dolorose della vita degli uomini, presentate come fatti che interrogano,
interpellano, accusano. E nella intenzione di Paolo, nell’elenco del numero sette, sono stati
ricordati tutti i possibili vincitori che potrebbero accusarci e allontanare da Cristo. La vittoria sulle potenze del male, sulle sventure, sulle prove
viene solo dal Signore poiché noi riponiamo fiducia in Lui e non nelle nostre forze. Così Paolo conclude con una “propria persuasione. Nulla ci può
separare: né il cosmo con le sue potenze, né il tempo con il suo scorrere e i suoi
momenti, né lo spazio con la sua estensione”. E se vogliamo contare gli elementi si giunge al
numero 10 che è il numero del fare, in questo caso, ciò che è contro i criteri di
vita morale, tradimento della nostra vita. Rappresenta ciò che ha influsso e potere su di noi.
“Nulla, poiché ci fidiamo di Lui, ci potrà mai separare dall'amore di Dio in Cristo Gesù,
nostro Signore” (v 39). |
Giovanni. 16, 33 – 17, 3
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: Vi ho detto questo
perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!». Così parlò Gesù. Poi,
alzàti gli occhi al cielo, disse:«Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te.
Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è
la vita eterna: che conoscano te,l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo».
Nell’ultima cena che è il grande momento conclusivo della rivelazione ai suoi,
Gesù ha sviluppato il suo messaggio ai discepoli, come un testamento. E’ stato un lungo confidarsi, aprendo con pazienza discorsi di intimità ed amicizia. Ed essi, gli
amici, si sentono appassionatamente uniti a Gesù e, per certi versi, sicuri dei propri
sentimenti e del proprio futuro perché garantiti dalla grandezza del Maestro. Ma Gesù, lentamente, li raggiunge con la sua discrezione e la sua pienezza di
vita. Gesù li conosce bene e sa che gli avvenimenti, che stanno per accadere, li avrebbero
colpiti drammaticamente. Essi, invece, non sanno, continuano ad ignorare i segnali distribuiti da Gesù
lungo la loro strada, si illudono che la potenza di Gesù avrebbe vinto il mondo, ma a modo
loro, e si appassionano. Gesù rivela la fatica, i conflitti, le delusioni e le sconfitte. Ma tutto il
discorso di Gesù è enigmatico, come ogni discorso sul futuro, anche se proveniente da un profeta.
Ancor più con loro che continuano ad alimentare la certezza che Gesù vince e vincerà i
suoi nemici. Ed essi continuano a pensare, “Li vincerà a modo nostro”.Lo ha detto poco prima: “Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se
invece mene vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché
non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più;
riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato” (16,7-11).Ci sono alcuni momenti in cui sembra che le loro attese possano essere esaudite.
“Gli dicono i suoi discepoli: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato.
Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo
crediamo che sei uscito da Dio». Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora,
anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io
non sonosolo, perché il Padre è con me.” (16,29-32).La vittoria sul mondo continua ad aleggiare nell’aria, legata alla pace e alla
fiducia, non certo, però, al trionfo o al successo, ma di questo non si rendono conto.“Vi ho
detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate
coraggio: io ho vinto il mondo!”(16,33)
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