
V Domenica dopo Pentecoste
1 luglio 2012
Giovanni. 12, 35-50
Riferimenti : Genesi. 17, 1b-16 - Salmo 104 -
Prima ai Romani. 4, 3-12 |
Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito
di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto. Tu
stendi il cielo come una tenda, costruisci sulle acque la tua
dimora, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del
vento; fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i
tuoi ministri. Hai fondato la terra sulle sue basi, mai potrà
vacillare. L'oceano l'avvolgeva come un manto, le acque
coprivano le montagne. Alla tua minaccia sono fuggite, al
fragore del tuo tuono hanno tremato. |
Genesi. 17, 1b-16
In quei giorni. il Signore apparve ad Aamo e gli disse: «Io sono
Dio l’Onnipotente: cammina davanti a me e sii integro.
Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò molto,molto
numeroso».Subito Aam si prostrò con il viso a
terra e Dio parlò con lui: «Quanto a me, ecco, la mia alleanza è
con te: diventerai padre di una moltitudine di
nazioni. Non ti chiamerai più Aam, ma ti chiamerai Aamo, perché
padre di una moltitudine di nazioni ti
renderò. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re.
Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo
di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne, per
essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. La terra
dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la
darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di
te; sarò il loro Dio». Disse Dio ad Aamo: «Da parte tua devi
osservare la
mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione
in generazione. Questa è la mia alleanza
che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza
dopo di te: sia circonciso tra voi ogni
maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro prepuzio
e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi.
Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di
generazione in generazione, sia quello nato
in casa sia quello comprato con denaro da qualunque straniero
che non sia della tua stirpe. Deve essere
circonciso chi è nato in casa e chi viene comprato con denaro;
così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza
perenne.
Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa
la carne del prepuzio, sia eliminato dal suo popolo: ha violato
la
mia alleanza». Dio aggiunse ad Aamo: «Quanto a Sarài tua moglie,
non la chiamerai più Sarài, ma Sara.
Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e
diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei»
Il Signore appare ad Aamo perché desidera fare con lui e la sua
discendenza un patto di Alleanza. I
Patriarchi, prima di Mosè, chiamano Dio “El Shaddai , il Dio
della montagna”, immagine diffusa nel
mondo antico. Anche i greci pensavano gli Dei sull’Olimpo e i
Babilonesi, in mancanza di
montagne, costruivano dei giardini o torri pensili con il tempio
del dio in cima. Lo stesso tempio di
Gerusalemme è sul monte Sion, poiché la montagna è la realtà più
alta che può raggiungere il cielo.
Dio è oltre il nostro orizzonte, altissimo e trascendente. Ma
Dio è anche “la roccia” che sostiene e
garantisce chi si fida di Lui (Deut32,4). Nel ano letterario,
non tutto letto oggi, ricorrono 7 temi:
v 1°. Dio appare come protettore. vv 1b-8. Dio offre un patto: è
un dono ma richiede alcuni impegni morali. E se qui sono
sfumati,
restano nella linea de: “le 10 parole di vita o comandamenti””
che Mosè consegnerà al popolo di
Dio liberato. Di fronte alla responsabilità del “cammina alla
mia presenza e sii integro” Dio si dona
ad Aamo e alla sua discendenza come “il tuo Eloim familiare, il
Dio tuo e della tua discendenza”,
e non più solo il “Dio della montagna”. Da non dimenticare che Eloim
è un plurale, ma per gli eei, che credono in un Dio solo, corrisponde alla “pienezza
della divinità”.
Per identificare un’appartenenza e, nello stesso tempo, un
destino ed una speranza luminosa, Dio
cambia i nome ad Aam e a Sarai. vv 9-11. La circoncisione è un
uso antico per richiamare l’appartenenza del popolo al Dio
dell’Alleanza. Questo legame dev’essere presente anche nella
carne.
vv12-13. Patto di servitù. Anche i servi, nati in casa o
comprati, entrano a far parte del popolo che
Dio si è scelto. E’ un atto di onore e di rispetto. V 14. Il
peccato contro il patto. Anche tra i popoli vicini che
esercitano la circoncisione, il peccato
contro il patto, per es. rifiutando la circoncisione, recide dal
popolo consacrato.
Vv15-19. Il patto di figliolanza. Dio garantisce la nascita di
un figlio ad Aamo che ha 99 anni
(v1a) e a Sara che ha 90 anni. vv 20-22. Aamo, interpretando la
promessa di una discendenza, che Dio ha garantito, ma senza
offrire modalità e previsioni particolari, immaginando che Dio
volesse una sua iniziativa, ha
generato Ismaele dalla schiava Agar che Sara stessa gli aveva
offerto per avere un erede. La legge
glielo permetteva e Aamo si rendeva conto di invecchiare senza
soluzioni e senza eredi.
Dio dice che benedirà anche Ismaele. “Genererà anch’egli 12
capi” (il 12 è il richiamo di un
popolo). “Ma la mia Alleanza sarà mantenuta con Isacco” (v 21). |
Prima ai Romani. 4, 3-12
Fratelli, che cosa dice la Scrittura? Aamo credette a Dio e ciò
gli fu accreditato come giustizia. A chi lavora, il
salario non viene calcolato come dono, ma come debito; a chi
invece non lavora, ma crede in Colui che
giustifica l’empio, la sua fede gli viene accreditata come
giustizia. Così anche Davide proclama beato l’uomo a
cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:
Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate
e i peccati sono stati ricoperti; beato l’uomo al quale il
Signore non mette in conto il peccato!
Ora, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi
non è circonciso? Noi diciamo infatti che la
fede fu accreditata ad Aamo come giustizia. Come dunque gli fu
accreditata? Quando era circonciso o
quando non lo era? Non dopo la circoncisione, ma prima. Infatti
egli ricevette il segno della circoncisione
come sigillo della giustizia, derivante dalla fede, già ottenuta
quando non era ancora circonciso.
In tal modo egli divenne padre di tutti i non circoncisi che
credono, cosicché anche a loro venisse accreditata la giustizia
ed egli fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo
provengono dalla circoncisione ma camminano
anche sulle orme della fede del nostro padre Aamo prima della
sua circoncisione
Ricordato da Paolo il principio che noi siamo giustificati dalla
fede e non dalle opere (cap 3,28: “Noi
riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede,
indipendentemente dalle opere della Legge”),
il capitolo 3 ritorna continuamente sulla consapevolezza che le
opere, prima di tutto, non
giustificano. E’ la fede che ci fa entrare nel mondo di Dio. E
la fede è quell’atto con cui ognuno di
noi confessa la sua radicale insufficienza. La salvezza viene
interamente da Dio che ci sceglie, ci
accoglie e ci giustifica. Con il cap. 4 Paolo vuole dimostrare
ciò che ha affermato: non sono le opere che ci salvano in Dio
ma, prima di tutto, la fiducia in Lui. E questo è avvenuto anche
nel Primo Testamento, dice Paolo
che , così, rilegge la Scrittura e la vicenda di Aamo,
ritrovandovi la stessa consapevolezza.
Poiché per gli eei Aamo non è solo il capostipite, ma anche il
modello e il giusto per eccellenza,
proprio la vicenda di Aamo ci aiuta a cogliere il significato
della fede, che vien prima delle opere.
E poiché proprio la tradizione dei rabbini dice che Aamo sia
stato giustificato mediante le opere,
ubbidendo alla legge di Dio, Paolo vuole sfatare questa
consapevolezza come leggenda.
Se Aamo avesse avuto riconoscimento per le opere, poteva
appoggiarsi su qualcosa per glorificarsi
davanti a Dio. Ma egli non ebbe valore salvo che per la sua
fede. E la sua fede fu quella di credere
alle promesse di Dio (Gen12,2ss; 13,14-17; 15,1ss). Il gesto
eroico che Aamo era disposto a
fare nel sacrificare il figlio Isacco (Gen 22,1 ss) e
l’accettazione dell’alleanza (17,2) vennero dopo la scelta e
l’Alleanza di Dio stesso. Certamente Aamo visse fidandosi di Dio e quindi seguendo la sua legge. Ma
Aamo ha vissuto ed è stato
accolto da Dio, non perché egli abbia acquisito dei diritti,
come chi fa un lavoro ed ha diritto ad un
salario, ma perché si è fidato di Dio e “questa fede gli è
contata come giustizia”
Paolo vuole insistere sulla fede perché , nella sua ricerca e
meditazione, lo ha intuito da Dio,
riflettendo sull’avventura di Gesù. Dio gratuitamente offre, Dio
è generoso (mentre chi paga un
salario rispetta solo regole di ingaggio). Il Salmo di Davide (
32,1-2) sottolinea questa disponibilità
gioiosa e generosa di Dio. Poiché nelle discussioni che Paolo fa
con i rabbini sorge una obiezione: “Aamo, almeno di una
opera, ha merito: l’ubbidienza della circoncisione”, l’apostolo
risponde: Aamo è stato giustificato
prima della circoncisione. Questa arrivò più tardi e non è che
un sigillo per una santità e una
giustificazione già in atto. Aamo, allora, per strade diverse, è
padre dei credenti, di quelli che, accolti da Dio, hanno formato
il popolo dei circoncisi e Padre di quelli che non si fondano
sulla circoncisione ma, seguendo le
orme di Aamo stesso, hanno ricevuto la fede e l’accoglienza di
Dio e l’hanno accettata.
In altri termini Paolo è preoccupato di dimostrare la gratuità
dell’amore di Dio sia per gli eei, suoi
fratelli nella carne che per i pagani che si sono convertiti a
Cristo, fratelli nello Spirito.
Tutti, nell’accoglienza del dono di Gesù, sono salvati e amati
gratuitamente. Ovviamente, nella scia
di questo amore di Gesù, c’è l’invito a conoscere e a vivere con
amore le scelte del Figlio di Dio
maestro, via, verità e vita. |
Giovanni. 12, 35-50
In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: : «Ancora per poco tempo la
luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce,
perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va.
Mentre avete la luce,
credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi
se ne andò e si nascose loro.
Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui,
perché si compisse la
parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E la
forza del Signore, a chi è stata
rivelata? Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: Ha reso
ciechi i loro occhi e duro il loro cuore,
perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore e non si
convertano, e io li guarisca!
Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. Tuttavia, anche tra
i capi, molti credettero in lui,
ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla
sinagoga. Amavano infatti la
gloria degli uomini più che la gloria di Dio. Gesù allora esclamò: «Chi crede in
me, non crede in
me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io
sono venuto nel mondo
come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenee. Se qualcuno
ascolta le mie parole e non
le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo,
ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che
ho detto lo condannerà
nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi
ha mandato, mi ha ordinato
lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è
vita eterna. Le cose dunque
che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Il capitolo 12, che leggiamo oggi, fa da cerniera tra la grande presenza di Gesù
che ha proposto la
Parola e sviluppato i sette segni della potenza di Dio per la speranza
dell’umanità e il capitolo 13
dove Giovanni comincia il racconto delle parole e dei gesti conclusivi di Gesù
nell'ultima cena,
prima della sua morte. Anzi l’ultimo segno, alla tomba di Lazzaro (Gv 11),
esprime la vittoria sulla
morte stessa. Gesù apre l’ingresso nel mondo di Dio a Lazzaro, anticipo di ciò
che sarebbe avvenuto
tra alcuni giorni a Lui stesso, e garantisce che la fede, in questa lotta contro
la morte dell’amico
Lazzaro, svela la novità più luminosa dei segni di Gesù..
Il cap 12 ricorda vari avvenimenti che precedono il testo di oggi: la cena in
casa di Lazzaro,
l'incontro della folla che a Gerusalemme accoglie Gesù trionfalmente, agitando
le palme, mentre
egli sale al tempio sull'asinello, il tentativo di dialogo di alcuni greci che
interpellano Gesù
attraverso i discepoli: Andrea e Filippo; e infine la manifestazione della
volontà del Padre che passa
attraverso una fedeltà fino alla morte: una morte che dà frutto come il grano
che muore nel campo.
"L'anima mia è turbata" (27-33), afferma Gesù e si delinea il turbamento
dell’orto degli ulivi,
raccontato dagli altri Vangeli. Ma nessuno può aver capito qualcosa nelle parole
di Gesù, se non
dopo la risurrezione perché Gesù parla degli sviluppi degli avvenimenti e del
significato che Egli
attribuisce alla sua morte: “essere innalzato, attirare tutti a me".
Le domande si rincorrono l’un l'altra. Ma quella dominante è: “Chi è il Figlio
dell'uomo?”.
Invece di mettersi a discutere, Gesù ammonisce: “Ora avete ancora un po' di
luce. Approfittatene”. E
suggerisce la risposta: “Io sono la luce…. Diventate figli della luce”.
Incoraggiando ad essere docili
alla luce di Dio, Gesù invita a cogliere gli istanti. Ma improvvisamente la
discussione si smorza qui.
“Gesù se ne andò e si nascose a loro ( 36).
Giovanni pone qui il problema della ostinazione e fa ricorso al profeta Isaia
(53,1-2). Il profeta già
aveva predetto che gli uomini non avrebbero accettato di credere: il messaggio
che stava rivelando
sul “servo sofferente” deve rivelare un paradosso: “Il accio del Signore,
potente (contro i nemici e
contro gli Egiziani nell’Esodo) si rivela ignominiosamente nella morte del suo
Messia”. E questo
non lo vuole credere nessuno, nemmeno i suoi discepoli. Sono tutti incapaci di
capire nonostante i
molti miracoli, fatti in loro presenza, racconta Giovanni. Allora la citazione
di Isaia: “ Dio ha
accecato i loro occhi” non vuole attribuire a Dio, direttamente, la
responsabilità della cecità: il
linguaggio eaico attribuisce a Dio, direttamente, quello che Egli preannuncia.
Ma richiama questa
cecità, causata dalla mancanza di fiducia e di amore verso Dio.
L’evangelista presenta due tipi di reazioni diverse: le reazioni di coloro che
hanno rifiutato Gesù e le
reazioni di coloro che hanno creduto ma che sono timorosi di manifestarsi.
Si esprime qui anche l’atteggiamento e le perplessità delle prime comunità
cristiane che non sanno
capacitarsi che la presenza di Gesù nella storia d’Israele non abbia sollecitato
questo popolo ad una
riflessione seria e ad un cambiamento radicale. Ma sperimentano anche persone
che hanno condiviso
e hanno accettato il messaggio di Gesù, ma ne hanno vergogna a manifestarlo in
pubblico, al di là
dei pericoli che può portare ad una espressione palese della fede cristiana.
Ma il problema si pone anche oggi, allo stesso modo.
Il testo conclusivo (vv 44-50) potrebbe essere la sintesi che ricapitola e
conclude tutta la prima parte
del Vangelo di Giovanni (Capp 1-12). E’ un testo sganciato da riferimenti
particolari di tempi e
luoghi ed ha un’unica drammatica caratteristica significativa: “Gesù gridò”
(invece di esclamò) e ci
rimanda all’inizio del Vangelo di Giovanni (il Prologo). Vengono usate le stesse
parole e immagini,
quasi un collegamento ideale tra l’inizio della vicenda umana di Gesù e la sua
conclusione: “lucetenea,
vita, Padre, parola, mondo.”
I Versetti 44-45 rimandano ai vv 49-50: Gesù è l’inviato del Padre e il suo
rivelatore.
Il ano 46-48 rivela il tema centrale della rivelazione che ha, come conseguenza,
un giudizio di
condanna per coloro che non l’accolgono, anche se chiaramente Gesù afferma: “Non
sono venuto a
condannare il mondo ma a salvare il mondo. Ma se qualcuno mi rifiuta, si prende
da sé la
condanna.”
.L'adesione a Gesù è totalmente gratuita: richiede però una disponibilità libera
e responsabile. E
l'offerta che Gesù offre è garantita dal Padre.
La discriminazione è compiuta da noi, misurandoci sulle parole di Gesù e
scoprendo la nostra
incapacità a realizzarci nella nostra dignità di persone umane. Il nuovo viene
da Dio e non dai nostri
rifiuti, dalle nostre paure, dalla prepotenza o dai nostri schemi di potere.
La verità che ciascuno di noi cerca sta nella rivelazione di Gesù. Egli esprime
il volto di Dio che ha
conosciuto e porta la vita eterna nella stessa pienezza che il Padre ha offerto
a Lui.
Tutti e tre i ani, nella linea di Aamo, ci offrono la gratuità di Dio, la
vocazione ad essere suoi
figli, l’incontro amoroso e totale di Dio che ci cerca e ci circonda. |