Isaia 56, 3-7
In quei
giorni. Isaia disse: Non dica lo
straniero che ha aderito al Signore:
«Certo, mi escluderà il Signore dal suo
popolo!». Non dica l’eunuco: «Ecco, io
sono un albero secco!». Poiché così
dice il Signore: «Agli eunuchi che
osservano i miei sabati, preferiscono
quello che a me piace e restano fermi
nella mia alleanza, io concederò nella
mia casa e dentro le mie mura un
monumento e un nome più prezioso che
figli e figlie; darò loro un nome eterno
che non sarà mai cancellato. Gli
stranieri, che hanno aderito al Signore
per servirlo e per amare il nome del
Signore, e per essere suoi servi, quanti
si guardano dal profanare il sabato e
restano fermi nella mia alleanza, li
condurrò sul mio monte santo e li
colmerò di gioia nella mia casa di
preghiera. I loro olocausti e i loro
sacrifici saranno graditi sul mio altare,
perché la mia casa si chiamerà casa di
preghiera per tutti i popoli».
Il ritorno da Babilonia in Israele fa ripensare ad un mondo
nuovo che si affaccia. E’ una grande sfida e gli
ebrei sentono che bisogna ripensarlo, con tutto l’impegno che
l’esperienza a Babilonia aveva prodotto. Il
ritorno incoraggia e fa splendere una speranza nuova, insieme
alla consapevolezza che ci saranno grandi
sacrifici da compiere per rimettere in sesto un popolo
smarrito e bisognoso di tutto.
Il profeta anonimo, che qui parla e passa con il nome il
terzo-Isaia, inizia le raccomandazioni per un
comportamento di grande onestà e giustizia. E’ l’unica
garanzia che può permettere un futuro nuovo:
«Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia
salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per
rivelarsi»(56,1).
E se ci sono state delle rinunce grandi, che andavano contro
la cultura del paese che li teneva sottomessi,
erano servite a mantenere le distanze dai pagani, e quindi a
non mescolarsi ed esaurirsi. Insieme con il
rispetto della Parola del Signore, avevano mantenuto il
riposo del sabato che era, insieme, un grande
impegno e una grande sfida. Ora, però, la conoscenza di altri
popoli tra cui sono stati mescolati e,
probabilmente, la presenza di una popolazione sconosciuta
sulla nuova terra, che dovranno abitare, fanno
ripensare ad una salvezza e ad una realtà nuova. Bisogna
smettere di selezionarsi per razza o colore della
pelle, abitudini e culture. Il Signore è disposto ad
accogliere anche gli stranieri, emarginati nel suo popolo, a
patto che rispettino le leggi del Signore e il sabato.
Entreranno come i figli d’Israele nel tempio anche le
persone fisicamente inabili, come gli eunuchi, che, più di
altri, hanno ragione di lamentarsi, quasi rami
secchi di un popolo. Anch’essi sono oggetto della benevolenza
di Dio. Così si ritrovano tutti fratelli nel
tempio di Dio. Anzi il tempio riceve un nome splendido: la
casa della preghiera e, in tal modo, si continuerà
a ripensarlo fino a Gesù, che utilizzerà proprio questa
denominazione per rinfacciare ai profanatori i loro
misfatti (Mt 21,13). Si dovrà ricordare, insieme, che il
tempio è aperto al mondo e che tutti i popoli sono
amati e non rifiutati o selezionati da Dio. Ci sono le
premesse per il rimescolamento dei popoli, per
l’accoglienza degli stranieri, per i tempi della
globalizzazione.
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Efesini 2, 11-22
Fratelli, Perciò ricordatevi che un tempo voi,
pagani nella carne, chiamati non
circoncisi da quelli che si dicono
circoncisi perché resi tali nella carne
per mano d’uomo, ricordatevi che in
quel tempo eravate senza Cristo,
esclusi dalla cittadinanza d’Israele,
estranei ai patti della promessa, senza
speranza e senza Dio nel mondo. Ora
invece, in Cristo Gesù, voi che un
tempo eravate lontani, siete diventati
vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace, colui che
di due ha fatto una cosa sola,
abbattendo il muro di separazione che
li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo
della sua carne. Così egli ha abolito
la Legge, fatta di prescrizioni e di
decreti, per creare in se stesso, dei due,
un solo uomo nuovo, facendo la pace,
e per riconciliare tutti e due con Dio
in un solo corpo, per mezzo della
croce, eliminando in se stesso
l’inimicizia. Egli è venuto ad
annunciare pace a voi che eravate
lontani, e pace a coloro che erano
vicini. Per mezzo di lui infatti
possiamo presentarci, gli uni e gli altri,
al Padre in un solo Spirito. Così
dunque voi non siete più stranieri né
ospiti, ma siete concittadini dei santi e
familiari di Dio, edificati sopra il
fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra
d’angolo lo stesso
Cristo Gesù. In lui tutta la
costruzione cresce ben ordinata per
essere tempio santo nel Signore; in
lui anche voi venite edificati insieme
per diventare abitazione di Dio per
mezzo dello Spirito.
Paolo sta sperimentando un cammino impensabile solo pochi
decenni prima: egli sta operando nel nome di
Gesù una convergenza di popoli nella umanità intera.
Giudei e pagani (detti “gentili” da “le Genti”) si ritrovano
insieme, riconciliati in Gesù e quindi in pace tra
loro, con la stessa dignità e la stessa figliolanza con Dio.
Per un segno nella carne (la circoncisione:
l’espressione dell’Alleanza) che non hanno, i Gentili sono
stati esclusi dalla cittadinanza di Israele e dalle
promesse dell’Alleanza stessa. E questo ha tolto loro
l’accesso ai doni di Dio e quindi alla salvezza.
Tra i due popoli non c’era comunicazione, tanto che anche
solo un semplice passaggio di cortili del tempio,
superando il muro di separazione che divideva i circoncisi
dai pagani, sarebbe stato punito con la morte.
“Eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele,
estranei ai patti della promessa, senza speranza e
senza Dio nel mondo”.
Si parla di cittadinanza e di patti della promessa.
- La cittadinanza era un privilegio politico molto
importante: essa oltrepassava i confini territoriali e
Roma offriva, per meriti particolari, cittadinanza romana
anche a degli stranieri. Paolo era un custode fiero e
geloso della sua cittadinanza romana che lo salvò molte volte
da processi, linciaggi e prigioni. E sapeva
molto bene il valore di sentirsi, insieme, cittadini di un
popolo.
- “I patti della promessa” si richiamano a fatti operati dai
Patriarchi e dal Popolo condotto da Mosè,
escludendo i pagani che sono cittadini di un mondo senza Dio,
con idoli muti che non comunicano la loro
volontà né la loro salvezza.
Cristo ha fatto un popolo solo con il suo sangue e si è
sottoposto nella sua umanità ai precetti di quella
medesima legge fino a subirne la maledizione: “Cristo ci ha
riscattati dalla maledizione della Legge,
diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta
scritto: Maledetto chi è appeso al legno, perché in
Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e
noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa
dello Spirito (Gal3,13-14)”. Così Gesù ha distrutto ogni
inimicizia tra Dio e gli uomini e negli uomini tra
loro.
Ora diventa possibile vivere, costruire ed annunciare la
pace. Per Lui riceviamo lo stesso Spirito ed entriamo
nel mondo di Dio. Paolo riprende il tema della cittadinanza
(vv19-22) che si allarga oltre i confini e le
culture.
Dalla cittadinanza alla casa-famiglia di Dio (2,19), alla
casa-edificio. Tale costruzione si edifica sul
fondamento dei profeti e degli apostoli, avendo come pietra
angolare Gesù. Questa abitazione è il tempio di
Dio nello Spirito, è la Chiesa Assemblea che accoglie e vive
in comunione con il Padre. In questa Chiesa non
ci sono distinzioni, ma compiti e responsabilità nel mondo
perche sappia aprirsi a tutti, mantenendosi ben
compaginata
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