I domenica di avvento
13 novembre 2011 Marco13,1-27
Riferimenti: Isaia 24,16-23 - Salmo 79 - Corinzi 15,22-28
O Dio, nella tua eredità sono entrate le
nazioni, hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto in
macerie Gerusalemme. Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo, la carne dei tuoi fedeli agli
animali selvaggi. Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme, e nessuno seppelliva. Siamo divenuti
l'obbrobrio dei nostri vicini, scherno e ludibrio di chi ci sta
intorno. Fino a quando, Signore, sarai adirato: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia? Riversa il tuo sdegno sui
popoli che non ti riconoscono e sui regni che non invocano il
tuo nome. |
Isaia 24,16-23
Dagli angoli estremi della terra abbiamo udito il
canto: Gloria al giusto". Ma io dico: "Guai a me! Guai a me!
Ohimè!". I perfidi agiscono perfidamente, i perfidi operano con
perfidia. Terrore, fossa e laccio ti sovrastano, o abitante
della terra. Chi fugge al grido di terrore cadrà nella fossa,
chi risale dalla fossa sarà preso nel laccio. Le cateratte
dall'alto si aprono e si scuotono le fondamenta della terra. A
pezzi andrà la terra, in frantumi si ridurrà la terra, crollando
crollerà la terra. Certo, barcollerà la terra come un ubriaco,
vacillerà come una tenda; peserà su di essa la sua iniquità,
cadrà e non si rialzerà. In quel giorno il Signore puniràin alto
l'esercito di lassù e qui in terra i re della terra. Saranno
radunati e imprigionati in una fossa, saranno rinchiusi in un
carcere e dopo lungo tempo saranno puniti. Arrossirà la luna,
impallidirà il sole, perché il Signore degli eserciti regna sul
monte Sion e in Gerusalemme e davanti ai suoi anziani sarà
glorificato.
Dopo aver parlato della salvezza dei giusti che acclamano
alla maestà di Dio e si rivolgono ai popoli invitandoli a
glorificare il Signore (24, 14-16 a), il profeta Isaia riprende
il racconto di un giudizio ineluttabile, causato particolarmente
dalla perfidia di coloro che agiscono male. E su questa perfidia
cade il giudizio che rovina il mondo. Tre parole in particolare
si ripetono per identificare lo sconvolgimento del mondo
abitato: "terrore, fossa e laccio". Riproducono
l’angoscia e il disorientamento con molte immagini di
vita quotidiana: l'ubriaco che barcolla, la tenda cui vengono a
mancare i sostegni, la casa che cade. Si parla
di punizione "In alto, l'esercito di lassù" e si fa
probabilmente riferimento agli idoli che vengono adorati da
molti ebrei e che vengono eliminati, riferimento continuo delle
ingiustizie e, nello stesso tempo, delle sicurezze che l'uomo
porta nella sua malvagità. Si parla anche dei re della terra e
sembra che il racconto supponga tempi lunghi e diversi.
L'impallidire del sole e della luna, ancora richiamo,
probabilmente, delle divinità pagane che vengono sconfitte,
lascia posto alla presenza luminosa del Signore in Gerusalemme,
glorificato davanti “gli anziani”. Questi non sembrano essere le
autorità del sinedrio (non si è ancora
costituito un popolo liberato) ma sono coloro che costituiscono
la corte celeste, testimoni della vitalità e della forza di Dio. |
Corinzi 15,22-28 e
come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in
Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la
primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi
sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo
aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.
Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i
nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato
sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.
Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che
si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E
quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio,
sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché
Dio sia tutto in tutti.
Nella prima lettera ai Corinzi S. Paolo sta sviluppando
l’annuncio della risurrezione dei cristiani che prende
consistenza dalla Risurrezione di Gesù. Ci sono molti testimoni
(vv 5-8) ma alcuni, a Corinto, negano che i cristiani possano
risorgere, dimenticando di riflettere sulla gloria di Gesù
stesso. Una tale posizione si allinea con il pensiero dei
Sadducei e con la negazione della risurrezione che viene
fortemente avversata dalla filosofia greca. S. Paolo non
discute, ma afferma che la risurrezione dei credenti, a
somiglianza di quella di Gesù, esprime una concezione globale
della vita cristiana. Cristo è contrapposto ad Adamo. Il
primo uomo aveva aperto la strada della morte, Gesù
apre la strada della vita. Viene usata qui
l’immagine ebraica della “primizia”: dono di novità offerto a
Dio e inizio di abbondanza. Nel linguaggio apocalittico,
utilizzato nei racconti che riguardano la conclusione della
storia, Cristo appare come colui che “consegnerà il regno a Dio
Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e potestà e
potenza”. In questo modo si afferma che Gesù è il vero, unico e
totale vincitore del peccato e quindi della morte. Gesù, in tal
caso, si mostra Signore e Re, capace di vincere i nemici
terribili di Dio e dell’uomo. Egli detronizzai potenti, i
violenti, i dittatori. La verifica del potere
qui è data non tanto all’adesione di una credenza a Cristo, ma
dal coraggio di valorizzare ogni persona, prendendo a modello
Gesù che vince perché si mette al posto degli ultimi.
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Marco13,1-27
Mentre
usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che
costruzioni!". Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà
qui pietra su pietra, che non sia distrutta". Mentre era seduto sul monte degli
Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano
in disparte: "Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte
queste cose staranno per compiersi?". Gesù si mise a dire loro: "Guardate che
nessuno v'inganni! Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e
inganneranno molti. E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi;
bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. Si leverà infatti
nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e
vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori. Ma voi badate a voi
stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe,
comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza
davanti a loro. Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le
genti. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che
dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a
parlare, ma lo Spirito Santo. Il fratello consegnerà a morte il fratello, il
padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a
morte. Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. Quando vedrete
l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca,
allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; chi si trova sulla
terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; chi è nel
campo non torni indietro a prendersi il mantello. Guai alle donne incinte e a
quelle che allatteranno in quei giorni! Pregate che ciò non accada d'inverno;
perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio
della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà. Se il Signore
non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti
che si è scelto ha abbreviato quei giorni. Allora, dunque, se qualcuno vi dirà:
"Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete; perché sorgeranno falsi
cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse
possibile, anche gli eletti. Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto. In
quei giorni, dopo quella tribolazione,il sole si oscurerà e la luna non darà più
il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che
sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire
sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i
suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del
cielo.
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Muro del pianto |
L’inizio del tempo dell’avvento, e quindi del nuovo
cammino liturgico, ci apre al significato della storia, al nostro essere dentro
questa realtà così ambigua, dolorosa e violenta. Quale compito, quale progetto,
quale itinerario fare? E quindi quale messaggio di speranza è
possibile offrire alla Comunità cristiana, visto che i fatti di ogni giorno
manifestano rifiuti e povertà. Quando Marco scrive, siamo, tra l’altro, in tempi
di particolari difficoltà economiche. Pestilenze e carestie si moltiplicano
mentre il potere di Roma diventa sempre più pesante. Siamo nel periodo di
Tiberio al tempo di Gesù e il tempo di Marco ha sperimentato i fatti drammatici
di Nerone a Roma e quindi il seguito degli imperatori. Eppure
Marco vuole arrivare ad aiutare proprio in questi tempi questa comunità.
Gesù tratta degli ultimi eventi della storia di Gerusalemme, dice
Marco e quindi della vita del mondo. L'occasione nasce dallo stupore di un
discepolo che invita Gesù a guardare la bellezza del tempio (che sarà distrutto
circa quarant'anni dopo, nel 70 d.C. da Tito). L'affermazione di Gesù gela
l'entusiasmo. Dice: "Non rimarrà pietra su pietra che non venga distrutta". Più
avanti, mentre è seduto sul Monte degli ulivi, l'osservazione fatta
precedentemente ha stimolato la curiosità di quattro apostoli.
L'ambientazione, per Marco che racconta, ha un grande significato simbolico.
Ezechiele, il profeta, dice d'aver visto la gloria di Dio che abbandonava la
soglia del tempio al momento della deportazione del popolo in Babilonia (Ez
10,18) e Gesù ha appena abbandonato il tempio. Secondo il profeta Zaccaria, il
giorno del giudizio inizierà proprio sul Monte degli ulivi (Zc14,4), e Gesù
parla del giudizio proprio in questo punto. Il Vangelo di Marco, in questo
capitolo 13, è talmente difficile e complesso che lo stesso evangelista
avverte il lettore - cioè l’incaricato di leggere e interpretare
questo suo brano- che il lettore capisca bene (v. 14). Scrive Marco: “In quei
giorni, dopo quella tribolazione”. A quale tribolazione Gesù si sta
riferendo? Alla distruzione del tempio e di Gerusalemme da parte dei romani.
Agli occhi di un israelita il fatto è scandaloso e un’immane catastrofe, ma per
Gesù è soltanto l’inizio di un processo di liberazione per
tutta l’umanità. Gesù parla usando il linguaggio tipico dei profeti, e prende in
prestito dal profeta Isaia, nel capitolo 13, l’oracolo su Babilonia (Is13,10).
Un oracolo nel quale si annunzia, e questa è la speranza per il popolo, che “ogni
regime che è basato sul potere, ha già in sé il germe della distruzione”, e come
ha detto il profeta Daniele, “ogni gigante ha i piedi d’argilla”.
Quindi Gesù, usando il linguaggio profetico, non annuncia una catastrofe che
investe il mondo, ma una catastrofe che investe soltanto la sfera celeste, cioè
il luogo dove risiedevano gli dei; “Il sole si oscurerà, la luna non
darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze
che sono nei cieli saranno sconvolte” (vv 24-25). I popoli del Medio Oriente
pensavano che dalle divinità del cielo dipendessero sventure e calamità e
offrivano preghiere e sacrifici. E soprattutto, ambivano
salire al cielo e restare come stelle le persone che detenevano il potere.
Gesù alle domande curiose non risponde, ma inizia una lunga catechesi
sul comportamento dei credenti nel tempo della tragedia: "Nessuno vi inganni...
badate a voi stessi... state attenti". Tutto il brano vuol essere una ricerca
che anticipa, nonostante tutto, il dono della salvezza che Gesù porta ai suoi.
Il racconto non è fatto per sconcertare, ma per aiutare a capire i
tempi della storia. - Se si parla di persecuzione, si parla anche di proclamare
a tutte le genti il Vangelo. - Se si parla di processi, Gesù suggerisce di non
preoccuparsi per ciò che si dirà. - Se si annuncia che i credenti saranno
odiati, dice anche che saranno salvati. Il Signore si inserisce nella storia:
Egli viene per lottare e punire la malvagità, ed è ignoto il tempo ed il come
della conclusione di tutto. Marco, per raccontare, si rifà ad avvenimenti
passati o presenti. - Il profeta Daniele (9,27) ricorda un fatto che suscitò
orrore tra i fedeli. Infatti fu voluta dalle autorità l’introduzione della
statua di Zeus nel Tempio di Gerusalemme, all'epoca della rivolta dei fratelli
Maccabei (167-164 a.C.). Può far intendere “l’abominio della desolazione”
(v.14). - Episodi di sofferenza della comunità cristiana di Marco per tensioni
suscitate nelle famiglie da qualche cristiano convertito, per il rinnovarsi di
annunci di falsi profeti che pretendono di portare la novità di Dio; tutto
questo deve mettere in guardia per situazioni che Gesù aveva previsto. - Ma la
conclusione della storia è nelle mani del Signore: “Vedranno il Figlio dell’uomo
venire sulle nubi con grande potenza e gloria… manderà gli angeli e riunirà i
suoi eletti”. E gli angeli non sono necessariamente esseri spirituali ma ogni
mediatore della salvezza: infatti furono chiamati angeli Mosè (23,20) il
Battista (Mc1,2) ed angeli possono essere anche i discepoli nel tempo della
prova. Il testo è ripreso dal profeta Daniele (7,13-14) sarà garanzia di
un’autenticità del progetto che Dio ha fatto su Gesù il quale
“radunerà i dispersi”. E’ il grande linguaggio del popolo d’Israele diviso. Gesù
accennerà a questa profezia davanti al Sinedrio e a Caifa (Mt 26,64).
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