Dedicazione del Duomo di Milano
date gloria a Dio nel suo santuario
21 ottobre 2012
Giovanni 10, 22-30 Riferimenti
:
Isaia 26, 1-2. 4. 7-8; 54, 12-14a26-
Salmo 67 - Prima ai Corinzi. 3, 9-17 |
Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi
faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la
tua via, fra tutte le genti la tua salvezza. Ti lodino i popoli,
Dio, ti lodino i popoli tutti. Esultino le genti e si
rallegrino, perché giudichi i popoli con giustizia, governi le
nazioni sulla terra. Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli
tutti. La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il
nostro Dio, ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della
terra
|
Isaia 26, 1-2. 4. 7-8; 54, 12-14a26
In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda: «Abbiamo una città forte; mura e bastioni egli ha posto a salvezza.
Aprite le porte: entri una nazione giusta, che si mantiene fedele.
Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna,Il sentiero del giusto
è diritto, il cammino del giusto tu rendi piano.
Sì, sul sentiero dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio.
54, Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di berilli, tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.
Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore, grande sarà la prosperità dei tuoi figli;sarai fondata sulla
giustizia.
La nostalgia di poter cantare per Gerusalemme liberata e
splendente è sempre stato il sogno di ogni ebreo e il testo suggerisce il canto dei liberati dalla schiavitù. La
speranza infatti si sta profilando per quelli che ancora sono deportati in Babilonia. Il testo fa riferimento al sec.
VI a.C. e quindi non è del primo Isaia che vive nel secolo VIII, al tempo della potenza Assira che conquista il
regno di Samaria, ma è del secondo Isaia. L' elemento di garanzia della propria salvezza è rappresentata
dalla città forte con mura e bastioni potenti, che difendono la potenza e la libertà del popolo di
Dio. Il riferimento alle mura è indispensabile per la sicurezza
della città, poiché assicura la pace e tiene lontane le bande dei briganti e le scorrerie dei nemici. Il ritorno da Babilonia pone subito il problema del
ricostruire le mura e il tempio: due realtà fondamentali per la pace e la sicurezza. E nonostante la povertà e la
debolezza di un popolo che torna povero e senza risorse, avvengono episodi di generosità e di costanza
inimmaginabile per cui coloro che sono tornati riescono, in poco tempo, a circondarsi di mura. Non a caso, poi, le stesse mura, nel breve testo successivo,
tratto dal capitolo 54,12-14, rappresentano la saldezza, la stabilità e la profusione di bellezza che
riempiono di orgoglio il popolo costruttore. Così, impreziosite di pietre preziose, perdono la loro fisionomia
di materia opaca, e si trasfigurano nella bellezza di Gerusalemme e quindi nello splendore della Sposa di Dio,
santa, madre, accolta nell' Alleanza, glorificata poiché preziosa nelle mani dell' Altissimo. Proprio questa garanzia di protezione rimanda alla
convinzione profonda di essere nella fiducia in Dio che è saldo: Dio è la roccia eterna" ed esprime la preziosità del
proprio lavoro, segno di sicurezza e di alleanza con Dio. Ma tutto questo si compie solo se "i figli sono
discepoli del Signore". Allora Gerusalemme sarà fondata sulla giustizia e lontana dall'oppressione.
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Prima ai Corinzi. 3, 9-17
Fratelli, Siamo collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che
mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'
opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell'
opera di ciascuno. Se l'
opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l'
opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Paolo ha sperimentato, nella sua predicazione e nella sua
missione, la fragilità di speranze legate al sogno di piegare alla fede la sapienza greca con il suo intervento
all' areopago di Atene; nella sconfitta capisce anche di dover ripensare ai valori di proposta e al fondamento
della sua stessa predicazione. Vera sapienza non sono le parole che conquistano consenso, ma il mistero di
Cristo che esprime il progetto di Dio per noi. Paolo ha sperimentato le divisioni nella piccola comunità e
le selezioni avvenute tra credenti, dietro vari personaggi che avevano operato nella Comunità, manifestando
caratteri e qualità particolari. Essi, dice Paolo, hanno lavorato nella comunità cristiana ma non sono
padroni: sono solo servi: Apollo, Paolo, Cefa (Pietro). Se pure hanno collaborato con il Signore, solo il
Signore fa veramente crescere. Gli altri, i ministri, piantano, irrigano (v.7). Paolo, con molta chiarezza, si
sottrae a forme di prevaricazione o di partigianeria e insiste: Siamo solo collaboratori di Dio, e voi siete campo
di Dio, edificio di Dio(v.9). Paolo si preoccupa di richiamare i collaboratori e i
predicatori nella Comunità a non cadere in due possibili errori. Edificare la comunità su fondamenti diversi da quello
che è Gesù (v 11) e costruire con materiale scadente. Legno, fieno e paglia sono materiali che si
impiegano per le case dei poveri e facilmente si deteriorano e si consumano, a differenza delle costruzioni
solide dei ricchi, dove si utilizza materiale pregevole (oro, argento, pietre preziose). La Chiesa è
fatta da operatori visibili: il missionario che serve e i credenti che ascoltano e accolgono. Ma la coscienza della
Chiesa è chiaramente convinta che è Dio che fa crescere, che rende fecondo il mondo e le persone ed è Lui
che porta frutto e novità. Gli esempi sono tratti dai lavori usuali dell'
agricoltura e
dell' edilizia. Paolo dice che i momenti di crisi e di giudizio e i tempi
oscuri della storia trasformano col fuoco tutta la realtà. Essa viene saggiata e quindi brucia e si consuma,
manifestando quello che mantiene una propria consistenza. Il linguaggio è il linguaggio apocalittico dei
profeti ed esprime i tempi del cambiamento e della verifica come i tempi della tragedia e del fuoco dove resiste
solo ciò che ha consistenza. Coloro che hanno operato si salveranno, ma vedranno la
propria opera dissolversi come mediante il fuoco, se non avranno avuto fondamento solido e materiale valido. Paolo (v 16), dopo aver accennato alla responsabilità dei
ministri, passa a parlare della responsabilità dei cristiani nella loro comunità I cristiani sono tempio di Dio e dello Spirito Santo (6,19).
La parabola sulla costruzione delle edificio, utilizzata con i predicatori, continua nell'immagine di una
costruzione che, per forza di cose, riporta all'
immagine del Tempio, la casa di Dio in Gerusalemme. Come Dio è stato geloso della santità del suo tempio, così
ora lo è del nuovo tempio, edificato su Gesù. Siamo riportati al valore di una presenza, non più nascosta
nella cella del Santo dei santi del tempio, ma abitante nella carne e nella vita dei credenti. Si può sbagliare e, tuttavia, Dio salva pur passando
attraverso il fuoco. Non si può però pretendere di distruggere il tempio di Dio poiché Dio distruggerà lui(v
17).
Giovanni 10, 22-30
In quel tempo Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel
tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci
terrai nell' incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve lho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non
credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non
andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». |
Giovanni 10, 22-30
In quel tempo Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel
portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai
nell' incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose
loro: «Ve l' ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del
Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non
fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le
conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno
perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre
mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla
mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Gesù, a Gerusalemme, sta celebrando la festa della Dedicazione per la
consacrazione del tempio, rinnovata ai tempi di Giuda Maccabeo (165 a.C.), dopo la profanazione di Antioco
Epifane (vedi 1 Mac 4,36-5 a).Tale festa si celebra di dicembre e per 8 giorni si accendono i grandi
candelabri della festa delle capanne. In un
atmosfera gioiosa si vive la "festa delle luci e delle Capanne
d'inverno". Sembra che per l' occasione
si leggessero le stesse letture bibliche e, in particolare, il testo di
Ezechiele 34 con la celebre profezia del Messia, nel sabato più vicino alla Dedicazione. Il Messia è il vero pastore
suscitato da Dio, è il grande atteso. E poiché siamo in un tempo in cui spesso sorgono personaggi che si proclamano
Messia, la domanda, posta a Gesù, vuole verificare la sua identificazione, avendo intravisto in Gesù
atteggiamenti di pretese messianiche (v24).Il testo di Ezechiele (cap 34) è straordinario e si dimostra un preciso
antefatto, legato alla discussione di Gesù proprio in questi giorni, spiegando in tal modo la tensione fortissima
suscitata. Dice Ezechiele: «Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell'
uomo, profetizza contro i
pastori d' Israele, profetizza e' riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d'
Israele,
che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di
lana, ammazzate le pecore più grasse,ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete
curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in
cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i
pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno
più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pastore…. così io, il
Signore, passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò….. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà
sui monti alti di Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d'
Israele.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in
cerca della pecora perduta e ricondurrò all'
ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella
malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia….Susciterò per loro un pastore che le
pascerà, il mio servo Davide. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. Io, il Signore, sarò il loro Dio,
e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro…
Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il
vostro Dio» (Ez 34,1-31).Con questi testi, riletti nella festa, nella promessa del nuovo pastore, le
domande diventano stringenti ed anche provocatorie. Di fatto i Giudei circondano Gesù e non certo con
rispetto e con venerazione;manifestano invece minaccia e rabbia per quello che Gesù insegna e fa: «Fino
a quando ci terra nell' incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». La domanda è
riferita a Gesù, ma i Giudei sanno già che egli si rivela Messia, discendente di quel Davide di cui parla
Ezechiele. Però vogliono sentire a piene lettere la risposta per poi accusarlo.
Gesù li richiama nella loro incapacità di capire. Non accettano le sue parole
e quindi non sanno interpretare le opere che Lui fa. Questa mancanza di intelligenza dipende dal fatto che
non sono del suo gregge. E l' accusa è grave perché proprio loro, i responsabili del popolo di Dio, non
sanno cogliere i segni di Dio e interpretarne il significato.«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono»Ascoltare la voce di Gesù significa avere attenzione coraggiosa e fedele alla
volontà del Padre senza pregiudizi, senza interessi di parte, senza difese o paure. Ascoltare
significa aprirsi al nuovo e il nuovo è sentirsi accolti da Gesù che conosce ciascuno ad uno ad uno.
Seguire Gesù fa aprire gli orizzonti sulla moltitudine, sul mondo dei lontani
e dei disperati, sugli esclusi e disprezzati, come Gesù fa. Egli è il modello.
A chi lo segue Gesù offre la sua vita che è la vita eterna, quella del Padre,
indistruttibile, piena e definitiva. E per quanto le pecore possano essere disarmate o fragili, non andranno
perdute. Nessuno le strapperà dalla sua mano che poi è la mano del Padre.
Gesù, mentre parla, continua ad utilizzare l' immagine del gregge, sempre in
riferimento ad Ezechiele. Egli si gioca la vita sulle pecore che il Padre gli ha consegnato, le difende e le
sostiene. Egli, anzi, ricorda di non riappropriarsi delle pecore che sono proprietà del Padre e, proprio nel
tempio che è il luogo del mistero della presenza di Dio, pronuncia la drammatica rivelazione: «Io e il Padre siamo
una cosa sola». Questa viene immediatamente intesa correttamente e quindi scandalizza. I Giudei porteranno
nel cuore la consapevolezza di aver sentito una terribile bestemmia e si sentiranno in dovere di
eliminare Gesù. Poiché tu che sei uomo ti fai Dio: è la sorpresa e la sentenza davanti al Sinedrio (Lc 22,71).
Quella che è la volontà di Dio per tutta l'
umanità, il più grande dono che Dio possa fare, per i capi dell'
istituzione
religiosa è una bestemmia che merita la morte.
Si passa dal tempio come luogo di Dio a Gesù pastore, luogo della comunione e
dell' amore totale e gratuito di Dio tra noi. Così, per la fede in Gesù, ogni credente cristiano, amato e
reso grande, splendente più della Gerusalemme dalle pietre preziose, è luogo di Dio.
Una grande riflessione sulla Chiesa ci è stata offerta dal Concilio, nella
sua Costituzione: Lumen Gentium sulla Chiesa (1965) proponendo la Chiesa come come il Popolo di Dio.
E tutta la liturgia ci riporta al dialogo con Dio: il suo popolo ascolta con
fiducia per allargare nel mondo la novità e la pienezza. Non cè nulla di esclusivo, di elite, di ghetto, ma
tutti sono chiamati, solo che sappiano guardare le opere di Gesù con occhi puliti, senza pregiudizi, ideologismi,
preoccupazioni di possesso e di potere.
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