
VI Domenica dopo il martirio di San Giovanni Battista
7 ottobre 2012
Matteo20,1-16
Riferimenti : Isaia 45, 20-24a
- salmo 64 -
Efesini. 2, 5c-13 |
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Isaia 45, 20-24a
Così dice il Signore Dio: Radunatevi e venite, avvicinatevi tutti insieme,
superstiti delle nazioni! Non comprendono quelli che portano un loro idolo di legno
e pregano un dio che non può salvare. Raccontate, presentate le prove,
consigliatevi pure insieme! Chi ha fatto sentire ciò da molto tempo e chi l'ha raccontato fin da allora? Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c’è altro dio; un Dio giusto e salvatore non c’è all’infuori di me. Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra, perché io sono Dio, non ce n’è altri. Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la giustizia, una parola che non torna indietro: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua». Si dirà: «Solo nel Signore si trovano giustizia e potenza!».
Tutto il capitolo 45 esprime la fede di Israele nel Signore
che dirige la storia, supera i confini d’Israele stesso e raggiunge l'umanità ( ci sono accenni alla creazione del
mondo). Al centro del cammino, in cui Dio porta la salvezza, c'è un re, Ciro, che pure non conosce il Dio
d'Israele, e che tuttavia ha la funzione di essere strumento del Signore stesso per la pace e la sicurezza del popolo. Nel
Medio Oriente sono avvenuti sconvolgimenti e sono sorte realtà nuove. Dio nasconde la sua operosità nella storia del
mondo, ma, al credente, deve restare la consapevolezza che è il Dio d'Israele l’autore della novità. Anche nel
nascondimento, Dio conduce la sua opera e l'attuazione del suo disegno. Ai sopravvissuti delle lotte e delle tragedie
("i superstiti delle nazioni") viene rivolto l'invito che non è solo per "il resto d'Israele" ma per tutti popoli che,
precedentemente, hanno creduto negli idoli: il Signore si
rivolge loro chiedendo una testimonianza ed una requisitoria contro
gli idoli che non possono salvare. Chiede loro di riflettere sulla storia e di scoprire che: "Solo nel Signore
si trovano giustizia e potenza". Il termine giusto-giustizia si trova 3 volte: la prima
richiama la fedeltà all’impegno preso, le altre due corrispondono alla Salvezza. Questo testo ha una grande apertura universalistica che
spesso si ritrova nei testi di Isaia (soprattutto dopo il capitolo 40: i testi del Secondo e del Terzo Isaia). Così anche noi siamo tutti invitati a ripensare con
intelligenza agli avvenimenti dei nostri tempi: come credenti, siamo invitati a fare mature analisi sulla storia, sulla
crisi, sul cammino del nostro mondo sempre più globalizzato. Quali sono i segni di Dio e verso quali orientamenti siamo
invitati ad incamminarci? Come valutiamo e prendiamo posizione contro le guerre, la fame nel mondo, gli
egoismi dei paesi ricchi, le chiusura nel benessere, la scoperta che nessuno di noi è autosufficiente? E ognuno di
noi ha bisogno della solidarietà, dell'alleanza, delle competenze, delle materie prime, dei progetti, della forza
dell'altro per costruire insieme la pace! Ma allora quali sono gli idoli e quale la giustizia?
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Efesini. 2, 5c-13
Fratelli,per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo. Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali nella carne per mano d’uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo
L
Paolo ha abitato molto tempo ad Efeso e quindi ricorda questo
territorio e questa comunità con molta fiducia. Scrive per i cristiani di Efeso e dei villaggi vicini mentre
si trova in carcere a Roma, negli anni 61-63, in attesa di giudizio per essersi appellato a Cesare. Paolo, dopo i saluti, inizia la lettera, richiamando l’azione
del Padre, del Figlio e dello Spirito per la salvezza degli uomini, indicando l’esemplare comunione Trinitaria già prima
della creazione e garantendo che essa è dono alla comunità dei credenti nel tempo della salvezza di Gesù. Il Signore, già prima della creazione, aveva scelto gli
uomini affinché vivessero nella carità come santi e immacolati, facendo sì che – abitando in questo mondo –
diventassero tutti figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo. La supremazia di Gesù, fondamentale per la fede dei credenti,
offre uno Spirito di sapienza e di rivelazione (v 17). Così ci può essere consapevolezza che il Signore ha
fatto un popolo nuovo poiché egli è "morto per le colpe ed i peccati" (v 1.5.) e il Padre "ci ha fatti
rivivere con Cristo" (v 5). Quello che ci ha salvato,
perciò, non sono state le opere, o i meriti, guadagnati di conseguenza, ma ci
hanno conquistato l'amore e la grazia, quindi la gratuità di Dio che hanno fatto il miracolo di questa salvezza che
continua nel cuore dei credenti. Nella grazia (ripetuta 3 volte) noi riceviamo la vita nuova (la risurrezione) e la
dignità. E sempre per questa gratuità possiamo sedere nei cieli per giudicare tempi, opere e persone (immagine di
potere). "Per la grazia (dono di Dio) nella fede (nostra partecipazione) siete stati salvati" e non per le opere.,
perché nessuno possa vantarsene (v 9). Sul dono, sull'amore di Gesù, sulla pienezza e la gratuità S. Paolo
continua la sua ricerca e il suo insegnamento. Egli vuole che passi dentro di noi questa consapevolezza che diventa
anche novità e struttura fondamentale del vivere, della pace, del cammino della giustizia. Solo tale consapevolezza
della piena gratuità rimette in discussione i criteri di individualismo, di chiusura e quindi di difesa e di paura. Paolo non vuole certo far mancare l'aspetto di responsabilità
legato all'impegno, la dimensione etica che è affidata alla nostra coscienza e libertà. Perciò "siamo opera sua
(di Dio), creati in Cristo Gesù" e impegnati ad operare nel mondo gesti e comportamenti buoni, che diventano criteri
nuovi di vita. Non sono certo una nostra invenzione ; ma il corredo di generosità e di bontà lo organizza il
Signore che ci fa attenti: questi sono essi stessi doni,
coerenze, prospettive che sorgono in conseguenza: noi siamo stati
creati per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo" v 10). Nel cammino verso il Signore è importante il ricordare, e
quindi ripensare a come eravamo, al nostro timore ed indifferenza, alla nostra paura ed egoismo a cui
accettavamo, senza speranza, di essere sottomessi. Eravamo lontani, e quindi senza riferimenti, senza speranza e senza
Dio nel mondo (v 12). Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini,
grazie al sangue di Cristo (13). |
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Matteo20,1-16
In quel tempo. Il Signore Gesù disse:Il regno dei ciel
è simile a un padrone di casa che uscìall'alba per prendere a giornata
lavoratori per la sua vigna.Si accordòcon loro per un denaro al giorno e
limandò nella sua vigna.Uscito poi versole nove del mattino, ne vide altri
che stavano in piazza, disoccupati,e disseloro: Andate anche voi nella vigna;
quello che è giusto ve lo darò.Ed essiandarono. Uscì di nuovo versomezzogiorno,
e verso le tre, e fecealtrettanto.Uscito ancora verso lecinque, ne vide altri
che se ne stavano lì edisse loro: Perché ve ne state qui tutto ilgiorno senza
far niente?.Gli risposero:Perché nessuno ci ha presi a giornata.Ed egli disse
loro: Andate anche voinella vigna.Quando fu sera, il padronedella vigna disse
al suo fattore: Chiamai lavoratori e da’ loro la paga,incominciando
dagli ultimi fino aiprimi.Venuti quelli delle cinque delpomeriggio, ricevettero
ciascuno undenaro.Quando arrivarono i primi,pensarono che avrebbero ricevuto
di più.Ma anch’essi ricevettero ciascuno undenaro.Nel ritirarlo, però,
mormoravano contro il padronedicendo: Questi ultimi hanno lavoratoun’
ora soltanto e li hai trattati come noi,che abbiamo sopportato il peso
dellagiornata e il caldo.Ma il padrone,rispondendo a uno di loro, disse:
Amico,io non ti faccio torto. Non hai forseconcordato con me per un denaro?
Prendi il tuo e vattene. Ma io vogliodare anche a quest’ultimo quanto
a te:non posso fare delle mie cose quello chevoglio? Oppure tu sei invidioso
perché iosono buono?.Così gli ultimi sarannoprimi e i primi, ultimi».
La parabola dei lavoratori della vigna ha interessanti risvolti a livello
teologico, ma tocca anche cultura, economia,senso del lavoro, contesto sociale.Nel vangelo di Matteo la parabola è pronunciata nelle ultime settimane di
vita del Maestro, mentre sta camminandoverso Gerusalemme. Essa è preceduta da diversi insegnamenti che riguardano la
partecipazione al Regno dei cieli:ci sono persone che non si sposano per amore del regno (Mt 19,12), il giovane
ricco è invitato a vendere i beni perun tesoro in cielo (19,21) , Pietro interviene chiedendo conto della
contropartita, visto che i 12 hanno accettato diseguirlo: Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito (19,21). Gesù
promette il potere di giudizio sulle 12 tribùdIsraele, la vita eterna e il centuplo di quanto hanno lasciato (19,27-29).
Esiste, infine, un raccordo con la parabolaattraverso un detto: Molti dei primi saranno gli ultimi, e molti degli
ultimi saranno i primi (19,30). Con questoaggancio la parabola sviluppa ancora il tema della ricompensa di fronte alla
sequela. I discepoli di Gesù sanno diessere come i lavoratori dell ultima ora, rispetto alla storia degli ebrei e
dei profeti, e sentono di condividere lacondizione dei poveri e degli esclusi. Eppure ricevono la ricompensa piena. E
però proprio gli ultimi debbono stareattenti a non mettersi orgogliosamente al di sopra degli altri, come chiede
la madre dei fratelli Giacomo eGiovanni: Fa che questi due figli siedano uno alla destra ed uno alla
sinistra del tuo regno (20,21).A dire il vero, la predicazione di Gesù, e questa parabola, in particolare,
risentono della diffidenza e addiritturadello scandalo che Gesù provoca perché Egli prospetta anche ai pubblicani ed
alle prostitute, come ai giusti, ilRegno di Dio (21,31); anzi essi vi precederanno.Per stare al racconto, si parla della vigna e, probabilmente, siamo al tempo
della vendemmia. Il lavoro è faticosopoiché le giornate sono più lunghe (lavoro dall’alba al tramonto: in tutto 12
ore) ma non si richiedono moltecompetenze ( molto meno del lavoro di innesto delle viti che si opera in
primavera). Così, all’alba, come si usa inquesti periodi, i salariati si trovano in un luogo convenuto e vengono scelti
dopo aver contrattato la pagagiornaliera che deve essere consegnata al tramonto del sole: il salario è
proprio necessario, giorno per giorno, per lenecessità familiari e la legge lo impone. Inizialmente il padrone prende
tutti quelli che trova: ne ha bisogno. Poi,via via lungo la giornata, a distanza di tre ore, vengono ingaggiati tutti
quelli che il padrone incontra e non sicontratta più. Vi darò quello che è giusto, dice il padrone e tutti
accettano. Ma l’imprevisto è per l’uscitadell’ultima ora. A questo punto il problema non è più, probabilmente: Ho
bisogno di lavoratori, ma Non èaccettabile che un adulto resti tutto il giorno inoperoso. Alla
domanda:Perché ve ne state qui tutto il giorno senzafar niente?. gli rispondono: Perché nessuno ci ha presi a giornata. C’è
la volontà di lavoro, ma nessuno ci falavorare. Il padrone manifesta il suo stupore, ma insieme, la sua decisione:
Non è dignitoso che una persona nonlavori. Ed è vergognoso che non si rispetti il diritto del lavorare. Ci si
ritrova, così, con il diritto al lavoro,declinato nel condividere le proprie ricchezze di tempo, di competenza, di
maturità perché in tal modo sicontribuisce perché il mondo cresca e la propria operosità diventi utile a
tutti.Ci si ritrova in una società che poggia il concetto di giustizia sulla
corrispondenza proporzionale tra lavoro ericompensa: tanto lavoro, tanto salario, poco tempo di lavoro, poco salario.
Sono in gioco il tempo, la fortuna dipoter trovare lavoro, il rischio che in famiglia si soffra l’indigenza per
mancanza di lavoro.Qui, nella parabola, dopo la contrattazione dei primi, il padrone crea un
clima di fiducia, che spera reciproco,poiché ,con i nuovi venuti della terza ora, non si formula un salario ma si
parla di ciò che è giusto.Su un piano teologico il lavorare nella vigna è la parabola della dignità di
collaborazione con l’annuncio gioiosodel Vangelo e il segno dell’amore di Dio per noi che accoglie ciascuno,
ricompensando tutti con lo stessoriconoscimento. Su un piano sociale bisogna dire che c’è uno scarto rilevante
tra la mentalità corrente e ilcomportamento di questo padrone. Si usano due aggettivi: Buono e giusto. E
sulla stessa lettura della giustizia cisi trova con due comportamenti e due scelte, legate alle circostanze.
Giusto perché è stato rispettato il contrattocon i primi e giusto perché si fa riferimento anche alla necessità del
lavoratore disoccupato. Così, rispettando ilcontratto iniziale, si deve tenere conto del bisogno, prima ancora del lavoro
effettivo (si può parlare di salariofamiliare?). Il buono richiama l’attitudine di attenzione e di amore che
valorizza la persona, la competenza e ladifficoltà, nello stesso tempo.In fondo, Gesù fa un richiamo alla solidarietà. E infatti, se la possibilità
di lavorare un’ultima ora fossesopraggiunta ad un parente, a un figlio adulto o a una persona generosa a cui
siamo molto legati, cicongratuleremmo sulla sua fortuna, apprezzeremmo la scelta del padrone e
incominceremmo a scoprire che c’è unnuovo modo di rapportarci.In fondo il padrone non è uno spendaccione, né una persona superficiale, ma
ricompensa la volontà di lavoro, ibisogni e quanto è necessario per vivere. E se la retribuzione incomincia
dagli ultimi, in fondo, il padrone vuoledare una provocazione perché se ne parli e si capisca.Ma, a questo punto, non bisogna discutere sulla possibilità di persone che
potrebbero approfittarsene ecc. Se c’èvolontà di lavorare, il giorno dopo, dallo stesso padrone ci si mette in fila
tra i primi, ringraziando della fiducia edella disponibilità.Il comportamento nel lavoro e la revisione dei salari creano un rapporto
nuovo di fraternità e non di sudditanza.Questa parabola, oggi, ha molta importanza anche sotto il profilo sociale. Il
Signore non sopporta che esistanodelle persone disoccupate . Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far
niente? Nella Caritas in veritate diBenedetto XVI viene ricordato il valore del lavoro per tutti La dignità
della persona e le esigenze della giustiziarichiedono che, soprattutto oggi, le scelte economiche non facciano aumentare
in modo eccessivo e moralmenteinaccettabile le differenze di ricchezza (83) e che si continui a perseguire
quale priorità l'obiettivo dell'accesso allavoro o del suo mantenimento, per tutti (32).Dovremmo capire che, in tempo di crisi, il problema fondamentale è la scuola
a cui segue l’apprendistato e quindiil lavoro. E proprio in questo tempo ci sono molte realtà che hanno bisogno
di interventi della comunità e che nonci si possono affidare ai privati, salvo una organizzazione coerente del
terzo settore, verificato e controllato. Quantiservizi alla persona e quanti lavori di manutenzione, di ricostruzione, di
prevenzione per terremoti, frane ealluvioni e quanta politica ambientale hanno bisogno di interventi pubblici
oltre all’attenzione e all’educazione deicittadini!Ma questo è possibile se tutti pagassero, proporzionalmente, le tasse. Così
come non si spreca il danaro e ci si devefare un punto di onore sacrosanto utilizzarlo per il bene comune.
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