 Santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
25/01/2015
Luca 2, 41-52. Riferimenti :
Isaia 45, 14-17 - Salmo 83 -Ebrei 2,11-17 |
Dio, non darti riposo, non restare muto e
inerte, o Dio. Vedi: i tuoi avversari fremono e i tuoi nemici
alzano la testa. Contro il tuo popolo ordiscono trame e
congiurano contro i tuoi protetti. Hanno detto: "Venite,
cancelliamoli come popolo e più non si ricordi il nome di
Israele". Hanno tramato insieme concordi, contro di te hanno
concluso un'alleanza; le tende di Edom e gli Ismaeliti, Moab e
gli Agarèni, Gebal, Ammon e Amalek la Palestina con gli abitanti
di Tiro |
Isaia 45, 14-17
Così dice il Signore: «Le ricchezze d’Egitto e le merci dell’Etiopia e
i Sebei dall’alta statura passeranno a te,
saranno tuoi; ti seguiranno in catene, si
prostreranno davanti a te, ti diranno
supplicanti: «Solo in te è Dio; non ce n’è
altri, non esistono altri dei». Veramente tu
sei un Dio nascosto, Dio d’Israele,
salvatore. Saranno confusi e svergognati quanti
s’infuriano contro di lui; se ne andranno con
vergogna quelli che fabbricano idoli. Israele
sarà salvato dal Signore con salvezza eterna.
Non sarete confusi né svergognati nei secoli,
per sempre.
Colui che parla è
il profeta che è rimasto a incoraggiare e
sostenere il popolo di Dio nell’esilio (gli
esegeti gli danno il nome di Secondo Isaia).
Egli fa intravedere la speranza del ritorno
e, insieme, garantisce che i popoli della terra,
con le loro ricchezze, si convertiranno al
Signore. Vengono ricordati i popoli del sud:
Egitto, Etiopia, Arabia. Si parla dei paesi
più lontani conosciuti, che verranno scambiati
con Israele ed offerti a Ciroche si profila
all’orizzonte come vincitore e come liberatore
(44,28). Le genti portano spontaneamente le
loro ricchezze e, per qualche verso, sono
persino considerate sottomesse e impegnate a
pagare un tributo. In realtà questi popoli si
sentiranno sottomessi al Signore
religiosamente. Proprio quel Dio che ha
oscurato la sua protezione e, per qualche tempo,
non si è mostrato protettore (e la storia
d’Israele denuncia momenti drammatici: la
sconfitta, la deportazione senza
prospettiva), proprio quel “Dio nascosto”, ad un
tratto, fa parlare un profeta per garantire
una restaurazione splendida e meravigliosa:
Gerusalemme ridiventerà il centro dell’universo. Il
testo continua ricordando il racconto della
creazione e descrive la sapienza di Dio che
si è espressa nel plasmare il mondo (45,18ss).
Il popolo ha perciò il
compito di mantenere desta questa fiducia e
questa fedeltà. E la famiglia, nella
coscienza d’Israele , è la cellula viva del
popolo che custodisce le promesse di Dio,
educa i figli alla Legge del Signore e deve
affrontare i tempi della storia con la stessa
speranza nel Signore. Quando c’è benessere,
bisogna vivere con responsabilità e
rispettare la Legge del Signore che egli ha
consegnato come frutto della sua attenzione al
vivere del suo popolo. Quando ci sono tempi di
difficoltà e di fatica, tanto che ci sentiamo
abbandonati, va ripresa con chiarezza e coraggio
la propria responsabilità nell’operare,
sapendo con convinzione che il Signore è “solo
nascosto”, ma vivo e presente. La nostra
esperienza educativa in famiglia ci obbliga a
temperare e maturare il proprio rapporto
educativo a secondo dell’età dei propri figli.
- Se nell’età della fanciullezza è importante
che i figli vedano la pratica e la fedeltà dei
genitori anche nel frequentare la liturgia
domenicale e li sentano parlare,
quotidianamente, di valori, di giustizia, di
responsabilità e solidarietà, è importante che
cisi senta parte viva di un mondo che
cresce. Quindi, tra adulti, è fondamentale
interrogarsi sugli avvenimenti della storia
piccola di famiglia e grande del mondo in cui
si vive. Ma i genitori stessi debbono sforzarsi
di vivere con lucidità la propria fede e non
accettare di commentare fatti e situazioni solo
emotivamente o con luoghi comuni; sia che si
tratti di perdono, di stranieri, di poveri, di
affari, di danaro. Ai piccoli, poi, si deve
offrire la conoscenza di Gesù che vive con
fiducia la presenza del Padre.- Negli
adolescenti va incoraggiata la ricerca di
significato e di senso di ciò che avviene nel
mondo e che non ci deve essere assolutamente
estraneo (pericolosa è l’indifferenza).E
bisogna sostenere anche non si prendano per oro
colato i pensieri degli altri. Essi vanno
ripensati, verificati parlandone, per capire il
senso ed il nocciolo di significato e di
valore, con le persone che si ritengono sagge.
- Ai giovani va ricordato l’impegno di sapersi
dare, senza fughe nell’emotività, il
significato delle proprie scelte.- Nei figli
adulti va incoraggiato l’impegno della
responsabilità nel mondo, a partire dal
lavoro alla politica, dalle povertà alle
malattie, dalla verifica al proprio benessere
alla collaborazione.- Spesso avviene che
nel tempo dell’adolescenza i ragazzi si
allontanino dalla frequenza domenicale della
messa. Mentre non bisogna obbligare, vanno
invece ricordati il senso ei suggerimenti
precedenti che, pur non essendo specificatamente
religiosi, preparano e qualificano la dignità
e la coerenza dell’adulto nel mondo. Questo è
anche l’anticipo della dimensione religiosa. |
Fratelli, colui che
santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da
una stessa origine; per questo non si vergogna di
chiamarli fratelli, dicendo: Annuncerò il tuo nome ai miei
fratelli, in mezzo all’assemblea canterò le tue lodi; e
ancora: Io metterò la mia fiducia in lui; e inoltre:
Eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato. Poiché dunque i figli
hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo
stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre
all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha
il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per
timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la
vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della
stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in
tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote
misericordioso ed egno di fede nelle cose che riguardano
Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Ci troviamo in rapporto pieno e ricco con il
programma di Dio che Egli vuole sviluppare con noi: Egli ha
scelto di aver bisogno di Gesù per condurci nella gloria. Ci
introduce così nella consapevolezza della Passione di Gesù
che Egli ha accolto con libertà e con amore, e ci garantisce
che, per questo enorme atto di amore e di ubbidienza, il Figlio
si è introdotto nel trionfo sovrano e totale sul mondo. In
questo stesso trionfo Gesù vuole condurre noi: la sua
passione è stata la strada per la sua e nostra gloria. In tal
modo Gesù diventa guida e capo dei fedeli. Egli ci vuole
condurre poiché sente tutti gli uomini legati a lui con una
parentela unica e totale: figli di Dio e quindi fratelli. In tal
modo la solidarietà diventa indispensabile per poter reggere
questo rapporto con tutti gli uomini e offrire al Padre la
conclusione di una salvezza e di una novità per tutti. Nei
secoli della storia passata e nei secoli della storia futura
non si sarebbe mai attuata né si attuerà una salvezza, se non
ci fossero stati questo dialogo e questa offerta tra Padre e
Figlio. Il Popolo di Dio, che Gesù ha fondato, conosce questo
mistero ed ne è custode: esso accetta di camminare nella storia
come il popolo che segue Gesù, figlio glorioso del Padre,
primogenito dell’umanità creata dal Padre e santificata mediante
l’amore di Gesù. Tutti veniamo da uno solo: cioè da Dio che è
Padre di tutti, di Cristo e degli uomini, benché in maniera
diversa:. Gesù è il Santificatore, è il sacerdote che apre la
via al santuario celeste, che permette di conoscere Dio
attraverso la sua presenza nel mondo e la sua Parola che ci è
stata lasciata come tesoro indistruttibile. Cristo è il Verbo
che abita la Trinità; egli è l’Unigenito, inviato tra noi e
che ha iniziato la sua opera di santificazione che sviluppa nel
mondo e che continua attraverso la Chiesa e la fedeltà dei
credenti. Essi si sentono fratelli di Gesù, dell’Unigenito,
conoscono la sua missione e lo aiutano visibilmente: essi
sentono di dover riscoprire i grandi valori che già ciascuno
ha nel mondo e che sono stati offerti dal Padre, nella
creazione, a tutti. Noi, credenti, abbiamo l’esempio e quindi
la responsabilità della sequela di Gesù che allarga e
garantisce la presenza e l’amore per tutti. Unito a noi “nella
carne e nel sangue ”,e quindi nella fragilità della nostra
umanità, ha avuto l’enorme dono di compiere una offerta di
infinita grandezza, affidandosi al Padre in pienezza nella sua
passione. In essa siamo santificati anche noi e quindi siamo
lievito per il mondo, luce e garanzia poiché siamo legati a
Gesù in una fraternità indissolubile che il Padre ha voluto e ci
riconosce. Così tutto il mondo, attraverso Gesù e quindi
attraverso noi credenti, se accettiamo di vivere questa
pienezza che ci è stata offerta, contribuiamo a salvare il mondo
stesso e a strapparlo dal male .La nostra famiglia si
allarga a dismisura e ci arricchisce di progetti e di speranza.
In tal modo i momenti in cui ci riconosciamo come l’assemblea
santa dei figli di Dio che si costituisce e che noi
condividiamo, per quanto poveri, piccoli e pochi possiamo essere
nel mondo, siamo la comunità dei fratelli di Gesù, tutti figli
dello stesso Padre. E per questo ci sentiamo fortunati di
essere la Chiesa di Gesù, con tutti i limiti e le divisioni
che pure portiamo, ma anche incoraggiati da quella volontà di
voler togliere, anche noi, le barriere della divisione e i
muri di separazione. Siamo incoraggiati dal cammino nostro e
degli altri fratelli nella fede, sostenuti dal lavoro iniziato e
proposto nel Concilio Vaticano II, dalla ricerca dei fratelli
protestanti che approfondiscono con l’ascolto della Parola il
cammino di Gesù e sostenuti dalla fedeltà allo Spirito, proprio
dei fratelli del mondo ortodosso. Questa nostra grande
famiglia di credenti in Gesù è la nostra ricchezza da custodire
e la nostra scoperta sempre viva e carica di grazia da
sviluppare per il mondo. |
Luca 2, 41-52. In quel tempo. I suoi genitori si recavano ogni anno
a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi
salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni,
mentre riprendevano la viad el ritorno, il fanciullo Gesù rimase a
Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli
fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a
cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in
cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio,
seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti
quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le
sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse:
«Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati,
ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate
che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero
ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazarethe
stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo
cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli
uomini. Lc2,41-52La liturgia ambrosiana celebra oggi la famiglia di
Gesù, Maria e Giuseppe. Veramente, secondo la tradizione ebraica, si
dovrebbe dire la famiglia di Giuseppe, Maria e Gesù, ma qui se ne vuole
sottolineare la particolarità. Ed è particolare davvero il testo del
Vangelo, perché, più che sottolineare la famiglia, vuole mettere in
evidenza l’autonomia di Gesù. Al di là della struttura pasquale del testo,
mi sembra interessante oltre ad altre considerazioni, la conclusione in
cui si dice che Gesù “cresceva in sapienza, età e grazia, ”.Nel racconto
di Luca Gesù ragazzo -al tempio- ha già chiara la consapevolezza del suo
rapporto con il Padre e della sua missione, ma questa consapevolezza è
sottoposta alla crescita, come avviene per ogni ragazzo, una crescita sotto
tutti gli aspetti. Gesù “cresceva”, cioè assimilava le cose, imparando e
scoprendo, esattamente come ogni persona cresce per diventare pienamente
capace di umanità e portatrice della sua dignità di uomo. E mentre
Maria e Giuseppe non comprendono (difficile è comprendere quanto sia
necessaria e connaturata alla dignità umana la presa di coscienza di
un’autonomia da conseguire ), Gesù torna con loro a Nazareth dove rimane per
trent’anni, vivendo una vita ed un lavoro uguale a quello di tutti, come a
sottolineare che la vera umanità è quella che condivide la stessa situazione
di tutti senza prevaricare in eccentricità, ma imparando l’umiltà
dell’obbedienza e l’obbedienza dalla scelta di obbedire, e dimostrando la
povertà nella rinuncia a contesti eccezionali e nella semplicità di
intessere, la dove si è, relazioni interpersonali autentiche. Ecco
oggi, più che celebrare la famiglia (Gesù non la celebra mai), dovremmo
richiamare e mettere al centro l’importanza della persona che cresce in
umanità, dignità e autonomia. |