EPIFANIA DEL SIGNORE
6 GENNAIO 2015
Mt 2,1-12
Riferimenti : isaia60,1-6 - salmo 71 - Tt 2,11–3,2
In te mi rifugio, Signore, ch'io non resti confuso in eterno. Liberami, difendimi per la tua giustizia, porgimi ascolto e salvami. Sii per me rupe di difesa, baluardo inaccessibile, poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza. Mio Dio, salvami dalle mani dell'empio, dalle mani dell'iniquo e dell'oppressore. Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.

isaia60,1-6

Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

Il testo di Isaia è un brano tratto dai suoi ultimi dieci capitoli (56-66) in cui sono descritti il ritorno in Gerusalemme e la ricostituzione del popolo, liberato dopo l'esilio di Babilonia (587-538 a.C.).Gerusalemme qui è la grande città di Davide, luogo della presenza del Signore, rifatta segno della protezione di Dio che ama il suo popolo. Di fatto, Gerusalemme sarà finalmente irradiata dalla luce, ritroverà i suoi figli e accoglierà una folla di stranieri (sono ricordato i luoghi pagani di provenienza: Madian, Efa', Saba, Tarsis, Arabia, le isole. "Il re di Tarsis e le isole offriranno doni, i re di Arabia e di Saba portano i loro tributi" Salmo 72,10). Gli abitanti di Gerusalemme restano sempre stupiti delle aurore e dei tramonti sulla città poiché, collocata sul monte Sion. Mentre in basso con ritardo, in mattinata, si diradano nebbia e foschia, in cima splende il sole e illumina il tempio. Questo effetto luminoso ha affascinato anche i discepoli di Gesù e provoca ammirazione (Mt 24,1).- I tesori del mare provengono dall'ovest, con le navi fenicie o greche; le ricchezze dell'oriente e d'Egitto giungono con le carovane attraverso i deserti di Siria e del Sinai. Madian, Efa e Saba sono popoli dell'Arabia (cf.45,14;Gen 25,1-4). - Gli stuoli di cammelli e di dromedari erano stati l'incubo delle distruzioni. Ora sono i segni della ricchezza e della speranza. Le allusioni ai tesori dell'oriente e la prospettiva universalista di 60,6 hanno portato la liturgia ad applicare questo testo al mistero dell'Epifania.- "Viene la tua luce e la gloria del Signore splende su di te". Gerusalemme è luce e gloria poiché Dio è presente. Ma anche Gesù sarà luce e gloria. Lo dirà Simeone quando Maria e Giuseppe porteranno Gesù al tempio per la presentazione: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace secondo la tua parola, poiché i miei occhi han visto la tua salvezza che hai preparato davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2,29-32). Insieme: Gerusalemme e "il servo del Signore" Gesù (Is 49,6) sono luce e luogo della rivelazione della gloria di Dio. Poi Gesù dirà ai suoi discepoli, i credenti, nelle beatitudini: "Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,14) e quindi "Risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre nei cieli" (Mt 5,16).

 Tt 2,11–3,2
Carissimo, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato sé stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi! Ricorda loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini.
Paolo scrive a Tito, un suo discepolo e collaboratore, un pagano convertito (1,4), che accompagna Paolo all'assemblea (o concilio) di Gerusalemme (verso il 49) e non è costretto a farsi circoncidere (Gal 2,1.3-5).Più tardi, Tito compie missioni delicate a Corinto (2 Cor 12,18; 2,13; 7,6-7.13-16) e diventa delegato di Paolo nella stessa città per la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme (2 Cor 8,6.16-24).Il rapporto personale tra Paolo e Tito fa da sfondo al programma di evangelizzazione delle comunità giudeocristiane di Creta. Ciò presuppone che Paolo sia stato a Creta con Tito e lo abbia poi lasciato sull'isola a completare ciò che non avevano potuto finire, affidandogli, in particolare, il compito di stabilire i presbiteri (sono gli anziani presenti nel mondo ebraico come responsabili delle sinagoghe) che si costituiscono, via via, responsabili in ogni città, in modo da avere una guida per ogni chiesa locale (1,5). Saranno poi, in una struttura solidificata, i presbiteri saranno i sacerdoti cristiani, collaboratori degli "episcopi". Questa lettera è scritta probabilmente ad Efeso. Il corpo della lettera (1,5-3,11) illustra vari temi e problemi: le qualità spirituali ed umane richieste ai vescovi e ai presbiteri (1,5-16), le direttive al popolo di Dio per una vita autenticamente cristiana (2,1-3,11): vi comprende anche un codice di vita familiare (2,2-10) e viene incontro alle esigenze delle varie età e dei gruppi (anziani, giovani, schiavi)."E' apparsa la grazia di Dio". Grazia significa tenerezza, amore, bontà di Dio. Ma c'è una novità che fa sobbalzare il cuore. "La benevolenza del Signore è portata a tutti gli uomini". Non si parla di accoglienza ai buoni o a coloro che rispettano la legge. Saremmo sempre nella prospettiva della legge di Mosè che spesso porta angoscia e mette timore nel rapporto con il Signore, immaginando, in tal modo, di poter non essere accetti o selezionati per la dannazione. Qui il dono è gratuito e per tutti gli uomini. Di fronte a questo incontro si continua sempre a riprenderne le conseguenze morali e le responsabilità quotidiane di rispetto della volontà di Dio; ma scopriamo che il nostro ritrovo con il Signore non si gioca più sul timore, sull'angoscia e sull'imprevedibilità. Si è spesso utilizzata la paura di Dio per incoraggiare il buon comportamento, ma questo provoca difficoltà e addirittura abbandoni della fede in un clima di disperazione. La grazia offre speranza e perdono. Gesù è sempre aperto all'accoglienza e ci chiede coerenza e generosità. Ma non ci abbandona e, di fronte alle nostre delusioni o tradimenti, egli è aperto al perdono per continuare ad offrirci la benevolenza che ci riscatti e ci santifichi. Le raccomandazioni per una coerenza della Comunità cristiana spaziano dal rispetto e dalla ubbidienza alle autorità civili al comportamento generoso, coraggioso, coerente e soprattutto mite e non violento nel rapporto con le persone.

 Mt 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Una stella appare ai Magi. Forse erano degli astronomi, scrutatori della bellezza del creato in cui primariamente si squaderna la grandezza di Dio creatore. Dalle cose visibili l’uomo è rapito alle cose invisibili: “Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore” (Sap 13,5). Scrive san Paolo: “Ciò che di Dio si può conoscere, è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute” (Rm 1,19-20). In fondo è da questa radice che si nutre il senso religioso di ogni uomo e sono nate tutte le grandi religioni dell’umanità. Ne siamo rispettosi, ma è solo un primo stadio. Più probabilmente questi Magi conoscevano la tradizione biblica, lì dove si parla che “una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele” (Nm 24,17). Vi è stato dentro il popolo di Dio una lunga preparazione e attesa del Messia, che sarebbe nato a Betlemme – come attestano le Scritture e ben sanno i capi dei sacerdoti. E’ la Bibbia allora a precisare la ricerca dell’uomo e a indirizzarne l’incontro al punto giusto, all’evento storico della Incarnazione. Il desiderio di felicità e la ricerca naturale di Dio che c’è in ogni uomo trova il suo appagamento quando sfocia in quel punto dove Dio gli è venuto incontro, dove il cielo si è chinato sulla terra, dove in sostanza “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). E’ un fatto storico, un punto geografico preciso l’incrocio tra le strade dell’uomo e quelle di Dio. A Gerusalemme i Magi trovano l’indifferenza della città e il sarcasmo di Erode. Non è facile il cammino della ricerca di Dio, ieri come oggi. Una cultura, la nostra, che per lo meno è indifferente, quando non ostile e stoltamente supponente nei confronti del fatto religioso; e in particolare nei confronti del Cristianesimo e della Chiesa. Ma in alternativa che cosa sa offrire? Magia, satanismo, sette, e – oggi – le stupidaggini pagane della befana! Pura irrazionalità e generico sentimentalismo come è nella forma vagamente religiosa che si sta diffondendo chiamata New Age. Quanto è penoso vedere gente che lascia la sicurezza documentata di Cristo per volgersi alle più sciocche favole ammannite dalla televisione!2) LA MANIFESTAZIONE DI DIO Magi “entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”. Riconoscono in quel bambino il Dio fatto uomo. “Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”. Commenta sant’Ambrogio: “L’oro spetta al re, l’incenso a Dio, la mirra al defunto”. Cioè riconoscono in quel Bambino il Messia, re discendente di Davide; il Dio fatto carne; il Figlio di Dio che muore per noi. Il mistero sconvolgente del Natale è appunto quello di un Dio venuto tra noi, prima nella storia col nascere a Betlemme; poi - attraverso il suo Spirito che ci ha dato dalla Croce - nella vita di ognuno, oggi, nella Chiesa e nel sacramento, fino a farsi pane, nostro nutrimento! Un Dio tutto con noi e per noi! A Greccio, il primo presepio, san Francesco aveva posto davanti ad una greppia col bue e l’asino, non Maria, Giuseppe e un bambino, ma l’altare per celebrarvi la messa: era un presepio eucaristico. Qui ora si incontra il Salvatore. Ed è venuto per tutti: “E’ apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini” (Epist.). E’ stato Paolo ad aprire il vangelo al mondo pagano, annunciatore di un mistero tenuto nascosto per secoli e ora finalmente svelato: il progetto di Dio per il quale “le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo” (Ef 23,6). Si sono spalancate le porte: quel che all’inizio era dono ad Israele - l’alleanza e la comunione con Dio - ora è offerto a tutti. I Magi ne sono come la primizia e il simbolo. Isaia aveva sognato i tempi in cui Gerusalemme sarebbe diventata il centro d’incontro col Signore per tutti i popoli: “Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del suo sorgere. Tutti costoro si sono radunati, vengono a te.. Dromedari di Madia e di Efa', tutti verranno da Saba.., proclamando le glorie del Signore” (Lett.). E’ scritto: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tim 2,4). I modi di questa chiamata variano per ogni uomo e sono sorprendenti e propri. Per i Magi fu il discreto tremolare di una stella; per ognuno di noi Dio pone dei segni e fa seguire itinerari personali. A noi chiede di essere attenti, incominciando a consentire con la rettitudine e la fedeltà alla coscienza, prima voce di Dio. Si tratta di “rinnegare l’empietà e i desideri mondani e vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà” (Epist.). Divenire seri di fronte alla vita e porsi l’interrogazione sul significato e il fine della propria esistenza sono condizioni indispensabili per incrociare le risposte di Dio. Senza precludersi lo studio di ciò che oggettivamente Dio ha posto per incontrarci: lo studio quindi, sincero, della Bibbia.