
Pentecoste • Solennità del Signore 24/05/2015 Giovanni 14, 15-20 Atti degli Apostoli 2, 1-11 - salmo 103 - I lettera ai Corinzi
12, 1-11
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Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il
suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non
dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue
colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa
la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia; egli
sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua
giovinezza. Il Signore agisce con giustizia e con diritto
verso tutti gli oppressi. |
Mentre stava compiendosi il giorno
della Pentecoste, i discepoli si trovavano
tutti insieme nello stesso luogo. Venne
all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un
vento che si abbatte impetuoso, e riempì
tutta la casa dove stavano. Apparvero loro
lingue come di fuoco, che si dividevano, e si
posarono su ciascuno di loro, e tutti furono
colmati di Spirito Santo e cominciarono a
parlare in altre lingue, nel modo in cui lo
Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei
osservanti, di ogni nazione che è sotto il
cielo. A quel rumore, la folla si radunò e
rimase turbata, perché ciascuno li udiva
parlare nella propria lingua. Erano stupiti
e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano:
«Tutti costoro che parlano non sono forse
Galilei? E come mai ciascuno di noi sente
parlare nella propria lingua nativa? Siamo
Parti, Medi, Elamiti, abitanti della
Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia,
del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della
Panfìlia, dell’Egitto e delle
parti della Libia vicino a
Cirene, Romani qui residenti, Giudei e
prosèliti, Cretesi e Arabi,
e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle
grandi opere di Dio».
La Pentecoste ci fa
celebrare l'inizio di una esperienza
particolare, vissuta dalla prima Comunità
cristiana, che ha aperto gli occhi sul dono
dello Spirito, dato dal Padre attraverso
Gesù. In questo dono, noi che siamo stati
battezzati, leggiamo ed accogliamo la Parola di
Dio, celebriamo i sacramenti e, in
particolare, l'Eucaristia ogni domenica. Dallo
Spirito ci sentiamo incoraggiati e aiutati
nel ripensare ad uno stile di vita secondo il
desiderio di Gesù. I discepoli, tutti
insieme, sono ancora rinchiusi nel cenacolo; ma
sanno che davanti a loro c'è un progetto
inimmaginabile che è l'annuncio a tutti popoli
della presenza del dono di Gesù morto e
risorto. Dopo l'ascensione, in quegli ultimi 10
giorni che li divide dalla Pentecoste, si
sono anche organizzati, tanto da scegliere un
sostituto di Giuda, ricostituendo il numero dei
dodici con l’elezione di Mattia. Sono con Maria
che li incoraggia ad attendere e pregano
insieme per capire e per sentirsi capaci della
propria vocazione. Finalmente, mentre
celebrano, nel 50° giorno dalla Pasqua, con gli
ebrei, il dono della Legge offerta da Dio a
Mosè sul Sinai, in una cornice di vento
impetuoso, terremoto e fuoco avviene un fatto
eccezionale che sconvolge la loro vita. Luca
inizia il racconto della Pentecoste con un
riferimento temporale "Mentre si sta compiendo
il giorno della Pentecoste": Ma questa frase,
nel linguaggio dell’evangelista, è il segnale
che sta iniziando un momento nuovo. Infatti
proprio Luca, autore degli Atti, utilizza la
stessa formula, nel suo Vangelo, quando deve
raccontare l'inizio del viaggio di Gesù verso
Gerusalemme (9,51: Mentre stavano compiendosi i
giorni in cui sarebbe stato elevato in alto,
egli prese la ferma decisione di mettersi in
cammino verso Gerusalemme). Là il racconto
incomincia il lungo cammino di Gesù verso la
città santa dove concluderà la sua vita con la
sua morte e resurrezione, qui Luca racconta
l'inizio della nuova Chiesa e quindi del nuovo
popolo. E lo fa in un contesto carico di segni
che esprime un mondo completamente nuovo:
"fragore quasi di un vento impetuoso" e "lingue
come di fuoco che si dividevano e si
sposarono su ciascuno di loro". Il risultato è
una novità nel cuore di ciascuno: "Tutti furono
colmati di Spirito Santo". Ma il significato di
questo cambiamento si riversa in un
atteggiamento completamente nuovo e impensabile.
Anche la gente cosmopolita, e sono ebrei che
provengono da tutto il mondo allora conosciuto,
ha avvertito il rumore, ed si chiede il
significato. Nel frattempo ascolta questi nuovi
predicatori che portano un messaggio,
totalmente nuovo ed impensabile e tuttavia vivo,
concreto, fatto di parole conosciute perché
"ciascuno li udiva parlare nella propria lingua
nativa.". Si sta compiendo, prolungandosi nei
secoli il senso di questo messaggio: siamo alla
presenza di fatti totalmente nuovi che
coinvolgono personalmente le persone presenti e
possono cambiare il cammino della storia. E
tuttavia viene percepito anche che tutto questo
avviene nel rispetto delle proprie radici,
che costituiscono la vita di un popolo e di ogni
persona. Non ci sono richiami alla paura e
alla violenza, ma parole che richiamano fatti, e
non solo saggezza, Si sente il segnale di un
modo diverso dal solito di pensare, e siamo alla
presenza di più testimoni concordi, buoni
lavoratori che si stanno giocando la propria
reputazione, e che tuttavia danno gratuitamente
per far scoprire una speranza nuova nel tempo
della propria esistenza. Il messaggio non ci
viene ancora proposto perché sarà il contenuto
del discorso improvvisato che Pietro farà tra
la gente, senza pulpito e senza paramenti
particolari. Ma il messaggio lo si intravede
già qui. La Pentecoste, perciò, è una
sorpresa, ma anche la scoperta di messaggi nuovi
da maturare nel cuore e da proporre, nella
chiarezza, sentendosi responsabili della libertà
di ciascuno. Lo Spirito è amore e se non c’è
libertà non c’è amore e quindi non c’è scoperta
di Dio e dei suoi doni. E il primo dono che
ci è offerto è Gesù e lo Spirito di Gesù in noi. |
Riguardo ai doni dello Spirito,
fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza. Voi sapete
infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare
senza alcun controllo verso gli idoli muti. Perciò io vi
dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di
Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e
nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione
dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è
lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il
Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che
opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti,
per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a
un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di
conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro,
nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere
dei miracoli; a un altro il dono della profezia;
a un altro il dono di discernere gli spiriti; a
un altro la varietà delle lingue; a un altro
l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera
l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come
vuole. I cristiani di Corinto avevano scritto
all'apostolo chiedendo istruzioni sui doni spirituali
(“carismi) cioè sulle manifestazioni esterne e straordinarie
dello Spirito. Paolo conosce episodi di esaltazione religiosa
che avvenivano tra i pagani, con fenomeni di delirio e di
convulsioni. Probabilmente i fedeli di Corinto, da pagani,
avevano fatto queste esperienze di origine diabolica o
patologica e bisognava verificare se anche queste manifestazioni
dello Spirito andassero lette allo stesso modo. Paolo
consegna loro un criterio interessante a seconda di come uno
si comporti nel riconoscimento di Gesù. Se lo si bestemmia
chiamandolo “maledetto” o se lo si benedice affermando che
“Gesù è il Signore”, si dimostra il valore della
testimonianza. Il richiamo a Gesù come Signore manifesta una
altissima professione di fede e così scopriamo di essere
nella linea della correttezza e della verità. Chiarita la
consistenza dei doni, Paolo deve intervenire con severità tra
questi cristiani di Corinto, poiché si stanno sviluppando
confronti e gelosie a secondo delle manifestazioni di
ciascuno: sia che esistano pregi e valori propri e sia che si
esercitino ruoli che si collegano al dono dello Spirito nella
Comunità. Si creano paragoni e si fanno valutazioni pretendendo
precedenze. Colui o colei che hanno particolari doti,
soprattutto quelle appariscenti, provocano e pretendono
privilegi, riconoscimenti, onori, maggiore rispetto. Così le
doti di ciascuno diventano pretesto per ostentazioni, per
affermazioni di sé, prestigio e potere. Quello che avviene in
ogni società avviene anche nella giovane Comunità di Corinto,
suscitando gruppi contrapposti e divisioni, oltre che
risentimenti e disgregazioni. Paolo scrive mettendo in
guardia da queste deformazioni che inaridiscono i doni di Dio e
la Comunità cristiana. Quello che è stato offerto dal Signore
è dono dello stesso Spirito che ha distribuito come ha
voluto, Non ci sono maggiori e minori valori tra i “carismi” o,
per lo meno, non vanno valutati così i doni ricevuti. Quello
che serve è la verifica di come ciascuno sta offrendo un
proprio contributo, gratuito, nella Comunità cristiana perché
essa stessa si riconosca come luogo di Dio. Infatti “a
ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito
per il bene comune” (v 7) e tutti hanno qualche cosa di nuovo e
di bello da portare. Sono elencati qui nove carismi
distribuiti in tre gruppi secondo che riguardano l’insegnamento,
l’azione o altre finalità. All’insegnamento appartengono il dono
delle “parole di sapienza”, (per cui illuminati dallo Spirito
si è in grado di esporre le verità più alte della fede) e il
dono delle“ parole di scienza” (essere in grado di esporre le
verità elementari della fede per maturare i mezzi della
salvezza).Appartengono all’azione i doni della fede, le
guarnigioni e i miracoli e si parla della fede non tanto come
virtù quanto come un’eccezionale fiducia in Dio e nel suo
intervento miracoloso che è capace di provocare cose nuove.
Infine nel terzo gruppo si ricordano la “profezia” (il dono di
parlare con particolare efficacia per esaltare, verificare,
consolare), il “discernimento degli spiriti” (che aiuta ad
operare un giudizio critico per aiutare le persone a
scegliere), la “glossolalia” (il parlare in lingue
incomprensibili, lanciando preghiere, invocazioni, gridi
inarticolati e oscuri sia per i protagonisti che per i
circostanti; S. Paolo non stima molto questo dono: 14,6-11);
infine“ l’interpretazione delle lingue” che dovrà
ricomprendere e tradurre il linguaggio degli estatici in modo
che la Comunità ne tragga un insegnamento coerente. Il testo
continua garantendo che ognuno deve contribuire a creare un
organismo vivo e ordinato a somiglianza del corpo umano,
armonioso, organico, composto da varie membra che concorrono,
tutte, alla vita dell’organismo completo .Ma esiste un
carisma più alto che arricchisce ogni realtà in armonia e a cui
bisogna ambire con fiducia: esso è la carità (12,31) |
Giovanni 14, 15-20
In quel tempo. Il Signore
Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei
comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito
perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il
mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo
conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò
orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi
invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi
saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».
Si legge, in questo testo, parte del lungo
testamento di Gesù che Giovanni ci riporta nei quattro capitoli
dell’ultima cena e si percepiscono, con il disagio di una prossima partenza
di Gesù, la paura, lo stupore, l’impazienza, la fragilità di non potere
fare nulla per fermare gli avvenimenti incombenti. In questo brano Gesù
suggerisce alcune raccomandazioni di comportamento ed offre alcune
garanzie. Dato per scontato che lo amano (“Se mi amate”) Gesù concretizza
la loro affezione non abbandonandola nel limbo dei confini dell’emozione,
ma obbliga a scendere nella concretezza:“ Osservate i miei comandamenti,
se mi amate” (v15).Le garanzie che Gesù porta sono fondamentalmente le
garanzie di presenza e di sostegno. Prima però Gesù parla del Paràclito,
una figura interessante, presente nei tribunali. Era possibile che una
persona, considerata seria, apprezzata da tutti, potesse “essere chiamata
vicino” a chi è sotto processo per suggerire, incoraggiare chiarire chi è
accusato perché possa agevolmente difendersi. Qui Gesù affida allo Spirito
il compito di motivare le scelte e di fare chiarezza, sostenendo chi non è
in grado di distinguere a sufficienza e conoscere quello che viene dallo
Spirito. Infatti il nostro nemico che ci accusa è il mondo. Ma cos’è il
mondo? Non sono i pagani, né i lontani o chi non appartiene al gruppo dei
discepoli mail mondo è quella parte del cuore dell’uomo, di ogni uomo che
accetta il male, il peccato, la morte della speranza, l’egoismo. Mondo è
la contrapposizione a Cristo, scelta di rifiuto dell’amore di Dio e
dell’amore di ogni persona, rifiuto di costruire insieme un mondo nuovo.
Perciò il Consolatore è anche lo Spirito dalla verità perché deve
educarci, passo passo, fino alla fine del mondo, a scoprire le parole di
Gesù, a fidarci di lui, a pregare, perché possiamo lottare e vincere le forze
del male(Giovanni 16,7-11).La verità è Gesù e quindi è una persona,
non un catalogo. Essa è vita e, insieme, itinerario per rintracciare il
suo messaggio. “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). Così verità è
sentirsi presi per mano nella pienezza della comprensione di Gesù che
viene con discrezione nella storia, attraverso la sua Parola e gli
avvenimenti che ci obbligano a riflettere e a maturare. Per questo motivo,
come credenti, è importante avere dentro di noi il senso della misericordia
di Dio che noi abbiamo sperimentato in Gesù come testimone visibile. E se
la Parola di Gesù si dice e si vive, diventa anche negli altri speranza e
progetto di vita. La comunità cristiana, perciò, deve saper contare in
queste presenze: la presenza dello Spirito e la presenza di Gesù.
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