 Solennità della SS. Trinità 31/05/2015 Giovanni 15, 24-27
Riferimenti : Esodo 33, 18-23; 34, 5-7a - salmo 68 - Romani 8, 1-9b |
Solo in Dio riposa l'anima mia; da lui la mia
salvezza. Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di
difesa: non potrò vacillare. Fino a quando vi scaglierete contro
un uomo, per abbatterlo tutti insieme, come muro cadente, come
recinto che crolla? Tramano solo di precipitarlo dall'alto, si
compiacciono della menzogna. Con la bocca benedicono, e
maledicono nel loro cuore. |
Esodo 33, 18-23; 34, 5-7a
In quei
giorni. Mosè disse al Signore: «Mostrami la tua
gloria!». Rispose: «Farò passare davanti a te
tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome,
Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia
farò grazia e di chi vorrò aver misericordia
avrò misericordia». Soggiunse: «Ma tu non
potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo
può vedermi e restare vivo». Aggiunse il
Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu
starai sopra la rupe: quando passerà la mia
gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e
ti coprirò con la mano, finché non sarò passato.
Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle,
ma il mio volto non si può vedere». Allora il
Signore scese nella nube, si fermò là presso
di lui e proclamò il nome del Signore. Il
Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il
Signore, il Signore, Dio misericordioso e
pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di
fedeltà, che conserva il suo amore per mille
generazioni».
Nel testo che stiamo leggendo, quasi
alla conclusione del libro dell'Esodo, viene
messa in luce, fondamentalmente, la
mediazione di Mosè e quindi la ricerca della
presenza di Dio. Mosè. Il mediatore, vuole
garantirsi, dopo la lacerazione dell’alleanza,
che Dio non abbandoni il suo popolo. E, Dio
gli offre la sua parola, la garanzia, poiché “lo
ha conosciuto per nome”. (33,12),Il popolo
di Dio può restare tranquillo poiché Dio non
tradisce. Ma, insieme con questa presenza,
per Mosè c'è la preoccupazione di capire come
questo Dio si comporterà con coloro che lo
hanno tradito e che non sono meritevoli di
nessun perdono. Così esiste un primo momento
di comprensione e di garanzia dopo
l'intercessione di Mosè. Il Signore invita a
ripartire, mantenendo le promesse fatte ai
patriarchi e il popolo può' incamminarsi
verso la terra promessa, combatterà e vincerà
"sei popoli" che in quel tempo sono presenti
in Palestina (sei e non sette perché il popolo
d'Israele avrà sempre dei nemici da
combattere). Ma come guida Dio ha deciso di non
essere, in prima persona, colui che conduce
"perché sei un popolo di dura cervice".
(33,1-3). Mosè non accetta perché ha maturato in
sé una profonda fiducia e una particolare
confidenza con Dio e lo conosce: "Parlava faccia
a faccia come un uomo a un altro" (v11). Mosè
interpone, allora, ancora una volta, la sua
mediazione e il Signore, per amor suo,
acconsente: "Quanto hai detto, io farò" (v. 17).
Mosè allora osa ancora. "Mostrami la tua gloria"
(v18). E’ una richiesta che non suppone
rivalità o supponenza E’ un amore di comunione.
Gloria corrisponde a ciò che Dio totalmente
è, nel suo essere e pienezza… Ma Mosè non può
penetrare nella pienezza di Dio, poiché la
richiesta esprime la pretesa di voler diventare
Dio egli stesso. Il Signore non può essere
conosciuto in questo modo, poiché Mosè
supererebbe il limite della sua umanità e non
reggerebbe a questo mare di fuoco. Tra gli ebrei
esisteva la convinzione che “Chi vede Dio
muore”. Anche all’origine del mondo (Gen. 3,5)
Adamo ed Eva hanno osato tentare la scalata
alla divinità in rivalità con il proprio
Creatore. Il tentatore aveva suggerito: “Non
morirete affatto. Anzi Dio sa che il giorno
in cui ne mangiaste, si aprirebbero i vostri
occhi e sareste come Dio” .Il tentativo
non è riuscito, ed essi divennero esseri
soggetti alla morte. Di Dio non è possibile
conoscere la sua essenza ma la sua grazia, la
sua benevolenza: E questa è una rivelazione
inimmaginabile se non venisse, come di fatto
avviene, dalla bocca di Dio. Perciò Dio dice:
“Sono compassionevole e clemente paziente,
misericordioso e fedele". Così Dio esprime,
con la sua garanzia, la sua ricchezza di
tenerezza, di fedeltà, di pazienza, di
certezza di amore eterno. La proposta molto
curiosa è quella di concedere di vedere Dio di
spalle e non di fronte. E’ un linguaggio
culturale particolare che suppone messaggi.
Parlare faccia a faccia è un problema di voce e
di ascolto, e Mosè lo vive con gioia, parlando
con Dio. Il vedere il volto di Dio, invece, è
escluso. E invece bisogna camminare dietro la
guida, seguendola e “guardando le spalle”,
poiché Dio è guida, anticipa e fa strada. Il
Signore risponde: «Il mio volto camminerà con
voi e ti darò riposo» (32,13-14). |
Romani 8, 1-9b Fratelli, non c’è
nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Perché
la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha
liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò
che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della
carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio
in una carne simile a quella del peccato e a motivo del
peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la
giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo
non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti
che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale;
quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso
ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre
lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la
carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge
di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano
dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non
siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal
momento che lo Spirito di Dio abita in voi.
Paolo, che ha descritto la condizione
miserevole dell’uomo sotto la legge, sente il bisogno,
insieme con l’impegno e l’urgenza, di descrivere la condizione
del cristiano secondo lo Spirito. Per aiutare a intravedere
uno sviluppo della lettera, vanno tenute presenti le seguenti
parti.- 1,18-3,20: il mondo non cristiano è nel peccato;
- 3,21-4,25: il mondo credente matura una giustificazione da
parte di Dio.- 5,1-7,25 Dio viene a liberare dalla morte,
dal peccato e dalla legge. Paolo inizia da subito (5,1ss) a
mostrare la rivelazione del dono della salvezza, mentre vengono
indicati i frutti della giustificazione: la pace di Dio e la
speranza: (5,11): “Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per
mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora
abbiamo ricevuto la riconciliazione”.- 8,1 ss. Il popolo
cristiano vive la sua esistenza “secondo lo Spirito”, anche se
la vita continua ad essere soggetta alla morte (Rom 8,1-39).
Il capitolo 8 è diviso in tre parti:• 8,1-13 “La vita
secondo la carne e la vita secondo lo Spirito” (da qui sono
tratti i versetti del testo di oggi),• 8,14-30
“Figliolanza divina e gloria futura”,• 8,31-39 “Inno
all’amore di Dio”. Così leggiamo l’inizio di questa splendida
rivelazione sulla vita nuova che esalta l’opera di Dio in
noi. Liberazione significa dono della legge dello Spirito,
sorgente di vita, di bene e di libertà, offerta a noi
attraverso l’incarnazione di Gesù. L’uomo è impotente di fronte
al peccato e alla morte poiché la legge di Dio, buona in sé e
presente nella coscienza di ciascuno (ma qui Paolo
personalizza parlando della propria coscienza), ci chiarisce lo
spessore del male, ci invita a superarlo, ma non dà la forza
contro la legge del peccato. “Perciò è impossibile per me questa
liberazione”. Paolo ripensa al significato della vita e della
morte di Gesù in rapporto alla fatica, all’incapacità e alla
disperazione davanti al male. Egli ha maturato così il
significato personale della presenza di Gesù. Dio stesso
ha provveduto “mandando il proprio Figlio in una carne simile a
quella del peccato e a motivo del peccato. Egli ha condannato
il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse
compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo
lo Spirito.”(vv 3-4).La vita, allora, viene richiamata
come un cammino secondo lo Spirito, che opera una
trasformazione radicale e ci rende giusti, liberi, figli di Dio
mentre eravamo peccatori, schiavi, estranei a Lui. Questa
trasfigurazione coinvolge il corpo con la risurrezione,
coinvolge l’intelligenza e la volontà, finalmente, nel bene
che diventa accessibile e desiderato, coinvolgelo stesso
creato, devastato dall’uomo, incapace di rispettare i doni di
Dio. Anche il creato è destinato a partecipare alla stessa
gloria e alla stessa felicità della salvezza. (v 19 ss). Così
Paolo sintetizza il suo messaggio, lasciandoci la possibilità di
avere davanti agli occhi ,lucidamente, la novità di Dio. “Voi
però non siete sotto il dominio della carne, ma dello
Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi” (v 9).
Così, in questo testo, in rapporto alla nostra liberazione, ci è
stato offerto l’orizzonte infinito della Trinità che si
prende cura di noi |
Giovanni 15, 24-27
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai
suoi discepoli: «Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che
nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece
hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo, perché si
compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: “Mi hanno odiato
senza ragione”. Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre,
lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di
me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal
principio». Al di là della formula
teologica astratta che abbiamo forse imparato al nostro catechismo di bambini, fredda e un po’ sibillina, le letture bibliche ci propongono la
riflessione e contemplazione del nostro Dio come un Dio che è amore. E
Dio, se è Amore, non può che vivere intensamente di relazione: la relazione
all’interno del suo essere, che è vita profondissima e inestinguibile di
rapporti scambievoli tra le tre persone che interagiscono in Lui
(ricordiamoci che il numero 3 rappresenta la perfezione, la completezza, il
dinamismo reciproco).E’ il suo mistero, che ci manifesta attraverso Gesù
suo figlio e il loro Spirito che agisce in noi, cha abita in noi.
Pensare alla Trinità e contemplarla significa allora specchiarsi in qualcosa
di appassionante, che ci dona il modello di relazioni calde, vive,
intense, da viversi nelle nostre situazioni abituali e negli incontri;
qualcosa non di formale o di ripetitivo, ma di vivace, sempre nuovo,
allargato ad orizzonti infiniti. Il breve brano del vangelo di oggi,
tratto dal capitolo 15 di Giovanni, si trova in tutt’altro contesto(Gesù
sta parlando ai discepoli mentre si avvia al Getsemani, dando loro
nell’imminenza del suo distacco le ultime raccomandazioni, soprattutto
l’appello accorato ad “amarsi” come Lui li ha amati); qui forse, nella
liturgia di oggi è stato inserito, perché vengono citate tutt’e tre le
persone della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Ma l’invito che
gli sta a cuore è la testimonianza che i discepoli devono dare di questo
Amore inesauribile che è in Dio, che è Dio. Testimonianza che è
trasparenza, che è desiderio, che è scelta, pur nella consapevolezza della
propria limitatezza. Proprio come una goccia di pioggia sotto il sole o di
rugiada, che riflette e diffonde, pur piccola com’è, una sorpresa di luce
sfavillante e gioiosa. Goccia di cielo, goccia di Dio. |