 V DOMENICA DI QUARESIMA
domenica di LAZZARO 22/03/2015 Giovanni
11, 1-53 Riferimenti : Deuteronomio 6, 4a. 20-Salmo
104- 25.Efesini 5, 15-20 |
Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio
Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto. Tu stendi il cielo come una
tenda, costruisci sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il
tuo carro, cammini sulle ali del vento; fai dei venti i tuoi
messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri Hai fondato
la terra sulle sue basi, mai potrà vacillare. |
Deuteronomio 6, 4a. 20-25.
In quei giorni. Mosè
disse: “ Ascolta, Israele: Quando in avvenire tuo figlio ti
domanderà: “Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi
e queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”, tu
risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi del faraone in Egitto
e il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente. Il
Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e
terribili contro l’Egitto, contro il faraone e contro tutta la
sua casa. Ci fece uscire di là per condurci nella terra che
aveva giurato ai nostri padri di darci. Allora il Signore ci
ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il
Signore, nostro Dio, così da essere sempre felici ed essere
conservati in vita, come appunto siamo oggi. La giustizia
consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi
comandi, davanti al Signore, nostro Dio, come ci ha ordinato”.
In tutto il capitolo 6 la Parola
di Dio ci svela, da una parte, la proposta di Dio per il suo
popolo e,dall’altra, la corrispondente risposta del popolo
riconoscente per i doni ricevuti. Ma, per scoprire questo
dialogo e questo cammino comune, bisogna iniziare da una
domanda:“Che cosa significano questi gesti religiosi e
queste leggi, istruzioni, norme?” È la domanda di chi è
giovane e non ha maturato ancora il senso dell’esistenza. Quando
si è giovani, si sentono solo impacci, legami, obblighi, e
quindi preoccupazioni, disagi, confusione e inutilità. Perché
non debbo essere libero? Perché non posso essere autonomo?
Perché devo ubbidire per qualcosa chemi viene dall’esterno?
Il Signore desidera che si sappia educare al vero significato
della libertà,rispondendo a chi pone domande, soprattutto se
giovane. “Tu dovrai raccontare la tua storia e la storia di
questo popolo e dirai: “Un tempo eravamo schiavi”. Gli dirai
delle leggi repressive che schiacciavano il popolo, e
parlerai dell’incapacità a risolvere un cammino di fiducia.
Ricorderai il blocco della libertà, l’angoscia, la sofferenza
e la sottomissione… Dirai: “Certamente eravamo schiavi”…
Dirai delle leggi oppressive che schiacciavano il popolo,
l’incapacità di risolvere il blocco della libertà. Spiegherai
alla nuova generazione, che non ha subito schiavitù e soggezione
angosciosa, come si era schiavi sotto un potere enorme e
oppressivo. Ci vollero la volontà di Dio e la sua forza per
far scrollare dalle nostre spalle l’oppressione .“Eravamo
schiavi di un potere assoluto, senza scampo, prigionieri del
faraone che non aveva per noi interesse, né amore, né
comprensione. Il Signore ci fece uscire dall’Egitto. Ma per fare
questo ci vollero prodigi grandi e terribili contro l’Egitto,
contro il faraone e contro la sua casa”. Dio aveva giurato di
darci la nostra terra e la nostra libertà. Ci chiese di
obbedire: era il modo di compiere la sua giustizia. Ci chiese di
accettare di essere fatti liberi da Lui che ci conosce, e quindi
sa il significato delle nostre attese, i nostri desideri, il
nostro bene. Fare la volontà di Dio per seguire le sue leggi
significa garantire che ci sia una continuità di speranza e
di libertà. Questo è importante. Ma porre degli interrogativi
sulla nostra fede come sulla storia della famiglia e sugli
avvenimenti gioiosi o tristi, sulle scelte, sul matrimonio
dei genitori, sulla propria nascita e quella degli altri
componenti, apre capitoli splendidi di racconti, di cammini
comuni: è fondamentale per capire il cammino futuro. Ma
perché non ci preoccupiamo, con la Comunità cristiana, di
proporre lo stesso itinerario di motivazioni e di ricerca? E
perché non sentirsi impegnati ad aiutare gli adulti a
provocare domande ai giovanissimi, e rispondere alle nuove
generazioni che si sentono incuriosite e vogliono
interpellarci? Perché non ci si dovrebbe attrezzare nel periodo
di preparazione ai sacramenti, che corrisponde al tempo della
iniziazione cristiana, tempo importante di crescita, di
motivazioni, di scelte?Ci vuole uno strumento e i ragazzi
hanno in mano il catechismo. Si potrebbe, magari con qualche
compagno che ci sta e d’accordo con i genitori, almeno come
opportunità, una volta la settimana,la rilettura insieme,
adulto e ragazzo/i, di una pagina di catechismo per leggere,
capire, inventare,scoprire, immaginare, confrontare nella
vita. Con il catechismo del proprio ragazzo/a si sintetizza
il significato della pagina, si spiega e si interpretano le
parole, i disegni, l’impaginazione. Molto liberamente,
lasciando spazio alla fantasia dei presenti. Si consegnano i
significati dei testi di catechismo e si consegnano agli
adulti chiari strumenti, si interpreta ricercando delle buone
motivazioni per interpretare lo scritto del catechismo, i
disegni, i suggerimenti, i gesti che vengono indicati e
quindi si offrono agli adulti suggerimenti e possibilità per
interpretare, per inventare, per raccontare, per
esemplificare. Stimolare la curiosità e l’inventiva dei ragazzi
è un grande momento di domande e, per noi adulti, è una
grande occasione di riflessione. Capisco che la cosa può
diventare troppo impegnativa ma faccio un’ipotesi (alcuni anni
fa avevamo incominciato in qualche parrocchia). I bambini
vengono accompagnati al catechismo che normalmente dura un’ora
(soprattutto nelle classi elementari). Terminata quell’ora, i
bambini vengono riaccompagnati a casa. Restano quei 50 minuti
vuoti. Invece di aspettare impazienti e irrequieti, questi
accompagnatori, se ci stanno, almeno due volte al mese in 50
minuti possono fare un lavoro interessante con degli adulti,
a parte: con un sacerdote se c’è, catechisti, esperti, altri
adulti. Si rilegge insieme lo stesso testo del catechismo del
proprio ragazzo/a. E’ tempo prezioso: così la mamma, la zia,
la nonna, un parente più grande, chi è rimasto n attesa e che si
presta, può seguire l’itinerario e aiutare, se si accetta
l’onere di questo breve apprendistato didattico. Ci si mette a
disposizione ma senza obbligo: non si ricatta, non si prende
nota di chi si ferma e chi no. Ma si parla del valore, della
bellezza del dialogo, del gusto della ricerca insieme
utilizzando il breve testo del catechismo: titolo, disegni,
suggerimenti ecc. E’ un modo per non rendere estranei i
genitori in questo cammino di ricerca, di dialogo, di racconti
di vita. Abbiamo la possibilità; potremmo attrezzare la famiglia
anche con una pagina di indicazioni e di appunti (una breve
fotocopia da consegnare) tratti da quei libretti didattici che
accompagnano i catechismi. Purtroppo accettiamo che i genitori
siano, comunque, inadatti e viene delegata alla parrocchia e
ai catechisti questo tempo particolare in cui tutti, invece,
dovremmo sentirci coinvolti. Non lasciamo i genitori o
parenti, o nonni in disparte per comprensibili scuse di tempo
e di difficoltà. Almeno proviamoci. Non ripensare a questa
attenzione non è tradire la famiglia? i genitori restano al
di fuori del cammino di crescita comune.
|
Efesini 5, 15-20 Fratelli, Fate dunque molta
attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da
stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni
sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate
comprendere qual è la volontà del Signore. E non ubriacatevi
di vino, che fa perdere il controllo di sé;siate invece
ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi,
inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con
il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa
a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.
Questa lettera, inviata ai cristiani di Efeso
che Paolo conosce molto bene e con cui ha vissuto circa3
anni (Atti 19,8-10; 20,31), presenta 2 parti, fondamentalmente.
La 1ª parte è dottrinale e sviluppa “il mistero di Dio in Gesù
che fonda la Chiesa” (1,3-3,20).La 2ª parte è
particolarmente una esortazione perché i cristiani vivano in
questa Chiesa, con intensità, la fede ricevuta in una coerenza
di “vita nuova di cristiani nella Chiesa e nel mondo”.
(4,1-6,20). Il brano che stiamo leggendo fa parte
dell’esortazione morale rivolta ai cristiani, “i figli della
luce” che operano con responsabilità e luminosità del mondo. Lo
stile di vita dei cristiani matura, particolarmente, nella
saggezza, nell’uso del tempo senza impigrirsi e senza sprecarlo.
Ma essi si preoccupano, con fedeltà, di ricercare la volontà
di Dio, lasciandosi guidare dallo Spirito. Gli ultimi
versetti (19-20) battute si ricollegano alle celebrazioni
liturgiche in cui si rende grazie a Dio “per ogni cosa
ricevuta dal Padre nel nome del Signore nostro Gesù Cristo”. È
sempre importante iniziare da un serio esame di coscienza,
dice Paolo (v,15 ) per verificare se ci sono rimaste nel
cuore tracce di stile e di comportamenti precedenti pagani. Il
tempo va vissuto con intelligenza ("non da insipienti") e con
saggezza. "I tempi sono cattivi" perché dominati dal male e
dalla lontananza da Dio. L'analisi del tempo e della storia,
nella fede, deve aiutarci a scoprire la volontà di Dio che non è
facilmente decifrabile. C'è il rischio, per noi come per tutti,
di essere "sconsiderati", incapaci di interpretare il tempo.
C'è infatti il rischio di ricadere in forme di ebbrezza che
sorgono dal vino e che si sviluppano nello stordimento e
nella istintività sessuale degradante. “ Vi dico dunque e vi
scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i
loro vani pensieri, accecati nella loro mente, estranei alla
vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro e della durezza
del loro cuore.9Così, diventati insensibili, si sono
abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono ogni
sorta di impurità” (4,17-19). Riemergono anche le occupazioni di
sregolatezze dovute all’uso del vino di tutto quel complesso
culto di Dioniso, ove si interpretavano le ubriacature come
estasi religiose, ma arrivando anche a convulsioni e spesso a
comportamenti da invasati. Paolo richiama ad un altro genere
di Spirito, vivacità interiore dello Spirito che è lo Spirito di
Dio e che coinvolge tutta la comunità cristiana nel
ringraziamento nel rendere grazie e nel canto. Probabilmente a
Efeso sapevano cantare anche molto bene per cui sono
incoraggiati a inneggiare al Signore con tutto il cuore. Il
lamento sulla mancanza di controllo, sul rischio della
ubriacatura, sull’utilizzo delle droghe, e oggi, sullo sballo
che spesso viene ritenuto una conquista gloriosa nelle feste ben
riuscite, e insieme lo sviluppo del gioco d’azzardo che ora sta
dilagando anche attraverso il computer, moltiplica forme di
dipendenza fino diventare malattia per tutte le età. È una grave
forma di comportamento sociale che addirittura conduce a
malattie, ad ossessione e povertà insuperabili. In Italia si
è molto sviluppato soprattutto nel periodo di crisi. Una sana
politica che impedisca la diffusione potrebbe aiutare le
persone fragili e a rischio. Il fatto che il gioco d’azzardo,
spesso, introduca nelle casse dello Stato maggiori entrate rende
ancor più pericolosa la prospettiva della assuefazione dei
benefici indiretti per le tasse che degradano il vivere sociale,
ma rendono insensibili i cittadini per il male indotto. |
 |
 |
Betania. Attuale ingresso alla tomba di Lazzaro, praticato nella
parte posteriore. E' da questa tomba che Gesù richiamò alla vita l'amico
morto da quattro giorni e già in decomposizione. |
Interno della
tomba. |
Giovanni 11, 1-53. In quel tempo.
Un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella,
era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò
i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle
mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è
per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga
glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che
era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai
discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì,
poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose:
«Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non
inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte,
inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse
loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo».
Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si
salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che
parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente:
«Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché
voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse
agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù
arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betania
distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da
Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva
Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a
Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma
anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà
nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la
risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive
e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o
Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel
mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di
nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò
subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava
ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in
casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la
seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse
dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli:
«Signore, se tu fossi stato qui,mio fratello non sarebbe morto!». Gesù
allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti
con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete
posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto.
Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero:
«Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui
non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò
al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse
Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto:
«Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù:
«Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque
la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie
perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto
per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto
questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e
le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro:
«Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria,
alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di
loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che
cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così,
tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio
e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote
quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è
conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in
rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma,
essendo sommo sacerdote quell’anno,profetizzò che Gesù doveva morire per
la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i
figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
La figura di Marta è significativa per tutti noi. Prima
di tutto, quando sa che Gesù sta arrivando,gli va 'incontro' e lo
interpella subito con la confidenza dell'amicizia: "Se tu fossi stato qui…"
Ma sa che la presenza dell'amico è rassicurante, qualche cosa accadrà.
Gesù la mette alla prova: “Tuo fratello risorgerà". E Marta: "So che
risorgerà nell'ultimo giorno".E Gesù: "lo sono la resurrezione e la vita;
chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non
morirà In eterno. Credi questo?" E Marta: "Si, o Signore, lo credo..." A
volte si sente l'obiezione, anche da persone non particolarmente credenti:
che cosa costa pensare che ci sia un aldilà, una vita dopo la morte? Che
l'abbia detto o no Gesù non ha poi grande importanza. L'incontro di Marta
con Gesù ci fa capire che c'è un passaggio fondamentale: dal sapere al
credere. Non si tratta di credere in una resurrezione generica nell'ultimo
giorno, ma di affidarsi aduna persona che si presenta come ' resurrezione
e vita' fin d'ora; tanto che la morte non potrà essere la parola
definitiva. Affidarsi come ad un amico che è capace di piangere con te, che
ti è accanto nel momento del dolore, che si 'sconvolge nelle viscere' al
vedere Lazzaro sepolto e la disperazione delle sorelle e degli amici
accorsi dalla Giudea. Vengono in mente le parole di papa Francesco durante
la Messa celebrata a Lampedusa:"Chi piange per tutti questi morti?" a
proposito delle migliaia di migranti affogati per la barbarie e
l’indifferenza generale. Chi piange per i morti innocenti, chi piange con
te quando muore una persona cara? In questo racconto straordinario del
vangelo di Giovanni sembra che l'evangelista voglia farci riflettere sulla
vita, sulla morte, sulla speranza, sulla solidarietà, sull’amicizia, sulla
fede, in Qualcuno che ti promette, anzi ti assicura di essere sempre con
te anche se indugia nell'arrivare,ma l'Amico non ti tradisce, arriva
comunque, ed è pronto a dire parole e fare gesti di vita,mescolando le
sue lacrime alle tue. Perché Gesù è pronto a compromettersi nell'umanità
che ha assunto sino ad affrontare la morte:quella morte che dopo il
"segno" di Lazzaro i suoi nemici gli hanno giurato. La vicenda tragica di
Gesù parte da un'amicizia che si apre a tutta l'umanità e da una speranza
forte per chi si affida consapevolmente a Lui. |