
II domenica dopo la dedicazione
1 novembre 2015
Luca 14, 1a. 15-24
Riferimenti : Isaia 56,3-7 - Sal 23 - Efesini 2, 11-22 |
Del Signore è la terra e quanto contiene: il
mondo, con i suoi abitanti. È lui che l’ha fondato sui mari e
sui fiumi l’ha stabilito. Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e
cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con
inganno. Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio
sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo
volto, Dio di Giacobbe. |
Isaia 56, 3-7 In quei giorni.
Isaia disse: «Non dica lo straniero che ha
aderito al Signore: “Certo, mi escluderà il
Signore dal suo popolo!”. Non dica l’eunuco:
“Ecco, io sono un albero secco!”. Poiché così
dice il Signore: “Agli eunuchi che osservano i
miei sabati, preferiscono quello che a me piace
e restano fermi nella mia alleanza, io concederò
nella mia casa e dentro le mie mura un monumento
e un nome più prezioso che figli e figlie; darò
loro un nome eterno che non sarà mai cancellato.
Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per
servirlo e per amare il nome del Signore, e per
essere suoi servi, quanti si guardano dal
profanare il sabato e restano fermi nella mia
alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li
colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I
loro olocausti e i loro sacrifici saranno
graditi sul mio altare, perché la mia casa si
chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli”».
Il ritorno da Babilonia in
Israele fa ripensare ad un mondo nuovo che si
affaccia. E' una grande sfida e gli ebrei
sentono che bisogna ripensarlo, con tutto
l'impegno che l'esperienza a Babilonia aveva
prodotto. Il ritorno incoraggia e fa splendere
una speranza nuova, insieme alla consapevolezza
che ci saranno grandi sacrifici da compiere per
rimettere in sesto un popolo smarrito e
bisognoso di tutto. Il profeta anonimo, che qui
parla e passa con il nome il terzo-Isaia, inizia
le raccomandazioni per un comportamento di
grande onestà e giustizia. E' l'unica garanzia
che può permettere un futuro nuovo: «Osservate
il diritto e praticate la giustizia, perché la
mia salvezza sta per venire, la mia giustizia
sta per rivelarsi»(56,1). E se ci sono state
delle rinunce grandi, che andavano contro la
cultura del paese che li teneva sottomessi,
erano servite a mantenere le distanze dai
pagani, e quindi a non mescolarsi ed esaurirsi.
Insieme con il rispetto della Parola del
Signore, avevano mantenuto il riposo del sabato
che era, insieme, un grande impegno e una grande
sfida. Ora, però, la conoscenza di altri popoli
tra cui sono stati mescolati e, probabilmente,
la presenza di una popolazione sconosciuta sulla
nuova terra, che dovranno abitare, fanno
ripensare ad una salvezza e ad una realtà nuova.
Bisogna smettere di selezionarsi per razza o
colore della pelle, abitudini e culture. Il
Signore è disposto ad accogliere anche gli
stranieri, emarginati nel suo popolo, a patto
che rispettino le leggi del Signore e il sabato.
Entreranno come i figli d'Israele nel tempio
anche le persone fisicamente inabili, come gli
eunuchi, che, più di altri, hanno ragione di
lamentarsi, quasi rami secchi di un popolo.
Anch'essi sono oggetto della benevolenza di Dio.
Così si ritrovano tutti fratelli nel tempio di
Dio. Anzi il tempio riceve un nome splendido:
la casa della preghiera e, in tal modo, si
continuerà a ripensarlo fino a Gesù, che
utilizzerà proprio questa denominazione per
rinfacciare ai profanatori i loro misfatti (Mt
21,13). Si dovrà ricordare, insieme, che il
tempio è aperto al mondo e che tutti i popoli
sono amati e non rifiutati o selezionati da Dio.
Ci sono le premesse per il rimescolamento dei
popoli, per l'accoglienza degli stranieri, per i
tempi della globalizzazione.
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Efesini 2, 11-22 Fratelli,
ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non
circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali
nella carne per mano d’uomo, ricordatevi che in quel tempo
eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele,
estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel
mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate
lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto
una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li
divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.
Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di
decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo
nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e
due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce,
eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad
annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro
che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo
presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo
Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma
siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra
il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra
d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione
cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui
anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di
Dio per mezzo dello Spirito. Paolo sta
sperimentando un cammino impensabile solo pochi decenni prima:
egli sta operando nel nome di Gesù una convergenza di popoli
nella umanità intera. Giudei e pagani (detti "gentili" da "le
Genti") si ritrovano insieme, riconciliati in Gesù e quindi in
pace tra loro, con la stessa dignità e la stessa figliolanza con
Dio. Per un segno nella carne (la circoncisione: l'espressione
dell'Alleanza) che non hanno, i Gentili sono stati esclusi dalla
cittadinanza di Israele e dalle promesse dell'Alleanza stessa. E
questo ha tolto loro l'accesso ai doni di Dio e quindi alla
salvezza. Tra i due popoli non c'era comunicazione, tanto che
anche solo un semplice passaggio di cortili del tempio,
superando il muro di separazione che divideva i circoncisi dai
pagani, sarebbe stato punito con la morte. "Eravate senza
Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti
della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo". Si parla
di cittadinanza e di patti della promessa. - La cittadinanza era
un privilegio politico molto importante: essa oltrepassava i
confini territoriali e Roma offriva, per meriti particolari,
cittadinanza romana anche a degli stranieri. Paolo era un
custode fiero e geloso della sua cittadinanza romana che lo
salvò molte volte da processi, linciaggi e prigioni. E sapeva
molto bene il valore di sentirsi, insieme, cittadini di un
popolo. - "I patti della promessa" si richiamano a fatti operati
dai Patriarchi e dal Popolo condotto da Mosè, escludendo i
pagani che sono cittadini di un mondo senza Dio, con idoli muti
che non comunicano la loro volontà né la loro salvezza. Cristo
ha fatto un popolo solo con il suo sangue e si è sottoposto
nella sua umanità ai precetti di quella medesima legge fino a
subirne la maledizione: "Cristo ci ha riscattati dalla
maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per
noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno, perché
in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e
noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito
(Gal3,13-14)". Così Gesù ha distrutto ogni inimicizia tra Dio e
gli uomini e negli uomini tra loro. Ora diventa possibile
vivere, costruire ed annunciare la pace. Per Lui riceviamo lo
stesso Spirito ed entriamo nel mondo di Dio. Paolo riprende il
tema della cittadinanza (vv19-22) che si allarga oltre i confini
e le culture. Dalla cittadinanza alla casa-famiglia di Dio
(2,19), alla casa-edificio. Tale costruzione si edifica sul
fondamento dei profeti e degli apostoli, avendo come pietra
angolare Gesù. Questa abitazione è il tempio di Dio nello
Spirito, è la Chiesa Assemblea che accoglie e vive in comunione
con il Padre. In questa Chiesa non ci sono distinzioni, ma
compiti e responsabilità nel mondo perche sappia aprirsi a
tutti, mantenendosi ben compaginata. |
Luca
14, 1a. 15-24 Un sabato il Signore Gesù si recò a casa di uno dei capi dei
farisei. Uno dei commensali gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di
Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.
All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è
pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli
disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”.
Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego
di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso
venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora
il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per
le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora
posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le
siepi e costringili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi
dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Nel regno dei cieli si può accedere solo per invito. È questa una grazia che
il Signore concede a tutti, nessuno escluso. Ecco come risuona questo invito
per mezzo di Isaia. O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non
avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro,
senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il
vostro guadagno per ciò che non sazia? Anche il Libro dei Proverbi contiene
un simile invito. È la sapienza che chiama. La sapienza si è costruita la
sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha
preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle
a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». A
chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino
che io ho preparato. Abbandonate l'inesperienza e vivrete, andate diritti per
la via dell'intelligenza». Cosa rivela di nuovo la parabola che Gesù oggi
racconta? Qual è la verità che dona compimento a quanto già l'Antico
Testamento aveva manifestato Gesù ci rivela due verità che vanno messe nel
cuore. L'invito è disatteso da tutti i primi invitati. Ognuno adduce una
scusa per non recarsi alle nozze del figlio del re. Vi è una volontà
contraria a Dio che sempre bisogna mettere in conto. È stolto ogni discepolo
di Gesù che pensa che tutti siano cristiani anonimi. Vi è anche il rifiuto,
l'opposizione, il combattimento, l'accanimento contro la verità di Dio. Gesù
da questo accanimento è stato anche crocifisso, eliminato, accusato
ingiustamente e fatto condannare. Il Signore non si lascia mai vincere
dal no o dal rifiuto degli invitati. Lui vuole che la sala si riempia per
questo manda il suo servo a chiamare ogni altro uomo per le piazze, le vie
anche poveri, storpi, ciechi, zoppi. Poiché ancora la sala non è piena, il
servo deve andare per le strade e lungo le siepi e costringere ad entrare.
L'amore di Dio mai sarà sconfitto dal rifiuto dell'uomo. L'uomo può uccidere
se stesso, può restare lontano dal Signore. Il Signore mai si arrenderà. Il
suo amore è più forte di ogni cattiva volontà umana. Sempre vi sarà qualcuno
che risponderà e accoglierà il suo invito. Con questa certezza Lui manda
sempre e sempre chiama alle nozze del figlio. .
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