
VII domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore
11 ottobre 2015
Matteo. 13, 24-43
Riferimenti :
Isaia. 43, 10-21 - salmo 120 - Prima Corinzi. 3, 6-13 |
Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà
l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e
terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà,
non prenderà sonno il custode d’Israele. Il Signore è il tuo
custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra.. |
Isaia. 43, 10-21 «Voi siete i
miei testimoni – oracolo del Signore – e il mio
servo, che io mi sono scelto, perché mi
conosciate e crediate in me e comprendiate che
sono io. Prima di me non fu formato alcun dio né
dopo ce ne sarà. Io, io sono il Signore, fuori
di me non c’è salvatore. Io ho annunciato e ho
salvato, mi sono fatto sentire e non c’era tra
voi alcun dio straniero. Voi siete miei
testimoni – oracolo del Signore – e io sono Dio,
sempre il medesimo dall’eternità. Nessuno può
sottrarre nulla al mio potere: chi può cambiare
quanto io faccio?». Così dice il Signore, vostro
redentore, il Santo d’Israele: «Per amore vostro
l’ho mandato contro Babilonia e farò cadere
tutte le loro spranghe, e, quanto ai Caldei,
muterò i loro clamori in lutto. Io sono il
Signore, il vostro Santo, il creatore d’Israele,
il vostro re». Così dice il Signore, che aprì
una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad
acque possenti, che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi a un tempo; essi giacciono
morti, mai più si rialzeranno, si spensero come
un lucignolo, sono estinti: «Non ricordate più
le cose passate, non pensate più alle cose
antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio
ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche
nel deserto una strada, immetterò fiumi nella
steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua
al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il
mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho
plasmato per me celebrerà le mie lodi».
Tutto il brano è un
incoraggiamento ad Israele, un popolo lontano da
Gerusalemme, deportato dalla potenza di
Babilonia ed ora profondamente nostalgico di un
ritorno alla terra che il Signore gli aveva
consegnato. Nella prima parte l'autore invita a
guardare indietro, su quanto il Signore ha
fatto, sulla liberazione che era sta voluta
secoli prima uscendo dall'Egitto, progettata,
maturata attraverso la fede di Mosè che seppe
vincere Faraone. Il popolo d'Israele deve
riprendere le sue forze ritornando alle origini,
mantenendo fede alla legge ed alla memoria dei
grandi fatti, operati da Dio. Questo popolo ha
sempre creduto che, comunque, non doveva
disperare e le meraviglie del Signore debbono
diventare patrimonio delle nuove generazioni.
Nel Salmo 78,3-4 il popolo prega: "Ciò che
abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci
hanno raccontato non lo terremo nascosto ai
nostri figli, raccontando alla generazione
futura le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto".Stiamo
leggendo un testo del "secondo Isaia", scritto
nel secolo VI da un profeta anonimo che ha
continuato il libro di Isaia, vissuto nel secolo
VIII. Questa parte (capp.40-55) è chiamata "Il
libro della consolazione" perché, in vari
momenti, vengono annunciate liberazione e
salvezza per Israele.Ho trovato un
bellissimo paragone per cogliere lo spirito e la
fede d'Israele. Israele vive la sua storia come
i rematori che avanzano, volgendo le spalle alla
meta e si orientano fissando gli occhi sul punto
di partenza e sul percorso ormai fatto. Da qui
l'affermazione drammatica e altissima del
Signore per mezzo del profeta: "Voi siete miei
testimoni e il mio servo che io mi sono scelto"
(43,10). Il profeta ripete i tre verbi propri
della cultura ebraica nel confronto di Dio che
Dio stesso pronuncia: "Vi ho scelto perché mi
conosciate e crediate in me e comprendiate che
sono io" (43,10).Il Signore si è messo con
la sua potenza a servizio d'Israele: "Ti
radunerò, ti faro tornare. Dirò al settentrione:
"restituisci e quindi al mezzogiorno non
trattenere, fa tornare, fa uscire" (43, 6-8).
Nella poesia del ritorno si sviluppano splendide
caratteristiche del Signore che garantisce di
essere: "il primo e l'ultimo, il tuo Salvatore,
sono Dio, sempre il medesimo dall'eternità, il
Redentore, il Santo d'Israele. Sono il Signore,
il vostro Santo, il Creatore d'Israele, il
vostro Re"(43,11-15).A un popolo disamorato
e rassegnato viene portata una speranza che lo
risvegli. Si intravede la prospettiva della
distruzione di Babilonia e, all'orizzonte, si
profila il re Ciro che sconfiggerà Babilonia.
Ora, però, tutto si apre e l'invito capovolge il
modo di esaminare il tempo: ora Israele deve
guardare davanti e si deve organizzare per il
futuro in un ritorno che ha le grandi immagini
della creazione: acqua, abbondanza, gioia,
libertà, facilità di cammino, convivenza con gli
animali non più nemici.Il Signore è sempre
all'opera."Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?"
(43,19). E' necessario saper percepire i segni e
le tracce di Dio nell'oggi |
Prima Corinzi. 3, 6-13 Fratelli,
io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva
crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma
solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una
medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo
il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi
siete campo di Dio, edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio
che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il
fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia
attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un
fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù
Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro,
argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di
ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà
conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco
proverà la qualità dell’opera di ciascuno.
La Comunità cristiana
fatica a maturare criteri di libertà e di fraternità poiché
tende a dividersi in gruppi contrapposti, scambiando i
predicatori o i missionari come politici o capiscuola di
filosofia da contrapporre gli uni agli altri. Paolo rimprovera
quelle divisioni che stanno frantumando la comunità stessa con
gruppi contrapposti ("ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo»,
«Io di Apollo», «Io di Cefa (Pietro)», «E io di Cristo» 1,12).
"E invece siete tutti una sola cosa in Cristo" (3,22).Questa
comunità è ancora molto lontana dalla sapienza di Dio. E per
questo Paolo sente di dover trattare questi cristiani come
fratelli incapaci di cogliere la vera sapienza. "Non ho potuto
parlare a voi come a esseri spirituali ma carnali" (3,1). Ma
cosa sono i ministri del Vangelo? Sono servi (3,5) che hanno il
compito di intervenire, completando, aiutando a maturare,
impegnando le energie e le sapienze di ciascuno perché si
orientino verso il Signore Gesù, costruiscano e facciano
crescere. Ognuno di noi ha un suo compito per guidare alla fede
e non alla sapienza umana. Ognuno di noi dà una mano, ma non è
nulla: "Solo Dio fa crescere" (3,7). E' la grazia del Signore la
vera dispensatrice di sapienza e di vita. Coloro che sostengono
il lavoro di evangelizzazione sono uniti: essi operano per lo
stesso progetto, per la stessa sapienza. Saremo riconosciuti dal
Signore, certo, ma "secondo il lavoro fatto", secondo la propria
fatica (3,8). L'immagine del servo diventa l'immagine del
collaboratore per due tipi di lavori comuni che si conoscono:
l'agricoltura e l'edilizia. "Siamo collaboratori di Dio e voi
siete il campo di Dio, l'edificio di Dio" (3,8). Il Signore fa
crescere, utilizzando ovviamente il lavoro di chi pianta, di chi
irriga, di chi organizza la costruzione. E Paolo dice che il
Signore, "per sua grazia" (3,10), gli ha permesso di porre il
fondamento; un altro poi vi costruisce sopra". Ma resta la
responsabilità di dover costruire con sapienza e lucidità:
"ciascuno stia attento a come costruisce". Tuttavia bisogna
sempre ricordarlo: unico è il fondamento. "Infatti nessuno può
porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è
Gesù Cristo" (3,11).La riflessione successiva sui materiali
di costruzione entra nella preoccupazione di lavorare al meglio
e utilizzare ciò che è pregiato e resistente poiché, alla fine,
tutto sarà saggiato con il fuoco. Non si tratta del fuoco
dell'inferno o del purgatorio, ma il fuoco del giudizio, secondo
la riflessione e credenza giudaica e cristiana, a cui spetta la
verifica di ciò che ha avuto valore e di ciò che è scadente |
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Chicchi di senape " i più piccoli di tutti i semi". Anche nei
particolari il Vangelo si dimostra di una straordinaria aderenza alla
realtà. |
Matteo. 13, 24-43
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è
simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre
tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano
e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la
zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero:
“Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la
zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli
dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda
che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate
che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della
mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in
fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel
mio granaio”». Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è
simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo.
Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande
delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del
cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola:
«Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre
misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù
disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole,
perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: Aprirò la
mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del
mondo. Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si
avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed
egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo
è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli
del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la
fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la
zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il
Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno
tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno
nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti
splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!» Le tre parabole, che oggi leggiamo, fanno parte del
terzo discorso (su cinque) che Matteo riporta nel suo Vangelo. Dopo il
"discorso della Montagna", detto anche "delle beatitudini"(cc 5-7: Gesù non è
venuto a abolire la legge ma a portarla a pienezza), e dopo il discorso
"missionario" (c 10: il Regno è proposto a tutti dai discepoli, che hanno
accolto le beatitudini, sapendo di vederlo accolto e rifiutato), Matteo
richiama il terzo discorso sulle parabole (c 13): il Regno cresce lentamente
ma sarà inarrestabile nella storia.Le parabole di questo discorso sono
sette ed oggi ne leggiamo tre. Gesù, alla riflessione unisce anche la
narrazione, ponendo al centro il Regno che pure è misterioso e di non facile
comprensione, anche se le parabole sono considerate facili esemplificazioni
del mistero di Dio. Gesù stesso dice che: "(le persone) guardando non vedono
e udendo non ascoltano e non comprendono" (13,13).E invece a voi
(discepoli) "è dato di conoscere i misteri del Regno dei cieli" (13,11). Le
parabole vogliono condurre l'ascoltatore a prendere decisioni sul messaggio
di Gesù.La semina del buon grano e della zizzania. Un uomo (il padrone di
casa) ha seminato del "buon" grano nel campo (e "buon grano" richiama la
creazione dove Dio fece "buone" tutte le cose).Il tempo passa e, con
sorpresa, a distanza di mesi, ci si accorge che qualcuno, non visto, di
notte, (il nemico) ha seminato la zizzania. Abbastanza simile al grano, con
grani nerastri, cresce fino a 60 cm. Le sue radici si intrecciano a quelle
del grano stesso e produce semi più leggeri del grano, immangiabili, mangime
per gli uccelli.Sorge tra i servi la preoccupazione di ripulire il mondo,
di prendere le distanze poiché non siano contaminati, potendolo essere. La
volontà di giudicare subito, e cancellare immediatamente ciò che è male,
nasce dalla paura, ma potrebbe sradicare anche l'innocente, la persona
fragile, debole, non ancora consapevole.Il Signore, invece, suggerisce:
nel mondo bisogna crescere, maturare, convivere per chiarirsi e sostenersi,
prendere coscienza e decidere via via. Con equilibrio e pazienza bisogna
conoscere, riflettere, scegliere e cambiare. Ciò che vale deve irrobustirsi
per mostrare il proprio valore e riscattarsi. C'è tutto un mondo che va
rispettato, salvato, ancorato in ciò che ha di bello e le nostre paure
possono cancellare la stessa bellezza che il Signore ha seminato. E questo
vale anche nella Chiesa che non è fatta di santi, ma di uomini e di donne che
possono sbagliare, giocandosi la libertà.Viene alla luce lo sguardo di
misericordia con cui il Signore ci guarda. Gesù vive così la sua esperienza e
si scontra con i sapienti della legge. Egli denuncia la loro rigidità di
giudizio che spesso nasce da pregiudizi. Così facilmente giungono a
condannare il giusto e addirittura a voler sradicare la bellezza di Dio tra
noi che è Gesù.Il Card. Martini ci ha aiutato a scoprire questo volto di
Dio in ogni persona, questa piccola fiamma di luce anche in ogni non
credente. Egli diceva che la sua parrocchia di elezione era il carcere e ci
teneva ad andare spesso a trovare i detenuti ed a parlare. Lo capirono anche
i brigatisti quando, accettando la sconfitta della loro violenza,
consegnarono in Arcivescovado, nel 1983, le loro armi. E' importante per
ciascuno che si accetti di capire, di ricercare, di ripensare.Quando
l'evangelista ripensa alla sua comunità che sta vivendo la fatica della fede
nel mondo pagano, teme che si addormenti senza preoccuparsi della coerenza e
della lotta. Perciò il racconto prosegue in casa, con i discepoli, che
rappresentano la Comunità cristiana. Il racconto prosegue, probabilmente con
una spiegazione che interpreta la fatica di quel momento nella comunità di
Matteo. Il linguaggio si fa violento, sullo stile dei rabbini che con
immagini angosciose rileggono il dramma del mondo, con le immagini del fuoco,
del diavolo, del giudizio, della tragedia e della condanna. Probabilmente
Matteo si preoccupa, nella spiegazione, di riprendere temi forti per scuotere
i credenti addormentati: è il suo modo di ripetere ciò che aveva detto S.
Paolo: "Risvegliatevi dal sonno" (Rm 13,11-12) e Gesù stesso, riportato da
Marco: "Vigilate" (Mc 13,35).Il granello di senape ed il lievito. Le
altre due parabole (vv. 31-35) richiamano la ricchezza del Regno che sorge in
realtà povere, con un profeta disprezzato e non certo glorioso. Come un seme,
è fecondo e porta una forza sconvolgente.Le due parabole hanno un curioso
richiamo di coppia: l'uomo che lavora la terra e la donna che impasta 50 Kg
di pane. Gesù vede l'uomo e la donna nella stessa dignità e valore, e lo
richiama spesso, come quando sono usciti dalle mani di Dio nella creazione.
Dio agisce in modo imprevedibile e il Regno agisce in modo invisibile. Anche
l'esempio del lievito che, per gli ebrei, era riferimento alla corruzione in
rapporto con la purezza del pane azzimo (senza lievito) della Pasqua, ricorda
l'aspetto della quotidianità come segno di ciò che Dio fa e offre nella
positività. Così la Chiesa vive nel mondo la fiducia e la fedeltà di Dio.
"Siete la luce del mondo, il sale della terra" (Mt5,13). Come luce, sale,
lievito, seme, pazienza attiva e gioiosa, operosità attenta a tutto ciò che
c'è di buono, in particolare del cuore di ogni persona, la Chiesa deve e
vuole vivere il gusto, la purificazione e la preservazione dalla corruzione |