
I DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE
25 ottobre 2015
Marco 16, 14b-20
Riferimenti : Atti degli Apostoli 8, 26-39 - SALMO 65 -
Prima lettera a Timòteo 2, 1-5 |
Popoli, benedite il nostro Dio, fate risuonare
la voce della sua lode; è lui che ci mantiene fra i viventi e
non ha lasciato vacillare i nostri piedi. Venite, ascoltate, voi
tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto. A lui
gridai con la mia bocca, lo esaltai con la mia lingua. Sia
benedetto Dio, che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha
negato la sua misericordia. |
Atti degli Apostoli 8, 26-39 In
quei giorni. Un angelo del Signore parlò a
Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il
mezzogiorno, sulla strada che scende da
Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si
alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etìope,
eunuco, funzionario di Candace, regina di
Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori,
che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava
ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il
profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a
Filippo: «Va’ avanti e accòstati a quel carro».
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il
profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che
stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei
capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo
a salire e a sedere accanto a lui. Il passo
della Scrittura che stava leggendo era questo:
«Come una pecora egli fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo
tosa, così egli non apre la sua bocca.
Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato
negato, la sua discendenza chi potrà
descriverla? Poiché è stata recisa dalla
terra la sua vita». Rivolgendosi a Filippo,
l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il
profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun
altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo
da quel passo della Scrittura, annunciò a lui
Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero dove
c’era dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui
c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia
battezzato?». Fece fermare il carro e scesero
tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed
egli lo battezzò. Quando risalirono dall’acqua,
lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco
non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva
la sua strada. I discepoli di
Gesù si erano dispersi nei territori della
Palestina. Filippo, uno dei sette "ordinati"
dagli apostoli per il servizio delle mense (At
6,2), si era stabilito in Samaria e sviluppava,
fondamentalmente, un'azione di evangelizzazione
che aveva, tra l'altro, molto seguito. A lui si
uni perfino un mago, chiamato Simon mago, che
strabiliava inizialmente le folle e le
conquistava al suo seguito. Ma poi "
cominciarono a credere a Filippo, che annunciava
il vangelo del regno di Dio e del nome di Gesù
Cristo, uomini e donne si facevano battezzare.
Anche lo stesso Simone credette e, dopo che fu
battezzato, stava sempre attaccato a Filippo.
Rimaneva stupito nel vedere i segni e i grandi
prodigi che avvenivano." Dalla chiesa di
Gerusalemme giungono Pietro e Giovanni....
"imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo
Spirito Santo" (At 8 13ss). Il potere
ingolosisce e Simon mago, "vedendo che lo
Spirito veniva dato con l'imposizione delle mani
degli apostoli, offrì loro del denaro dicendo:
«Date anche a me questo potere". Pietro reagisce
violentemente (dobbiamo essergli grati,
altrimenti sarebbe stato un terribile
precedente). Piuttosto «Convèrtiti dunque da
questa tua iniquità e prega il Signore che ti
sia perdonata l'intenzione del tuo cuore. Ti
vedo infatti pieno di fiele amaro e preso nei
lacci dell'iniquità». L'altro si converte,
perché ha capito l'assurdità, e gli "Atti degli
apostoli" riprendono il tema della gratuità e
della evangelizzazione con l'episodio di Filippo
e l'Eunuco che sta ritornando nella sua patria,
dopo un pellegrinaggio a Gerusalemme. Si parla
della regina Candace, ma è un nome comune come
"regina Madre" o come Faraone in Egitto o Cesare
a Roma. E' Dio che guida i passi per l'incontro,
ed ha bisogno della nostra collaborazione Così
Filippo accetta di avventurarsi là dove nessuno
si avventura:"su una strada "deserta",
probabilmente nella perplessità del discepolo
che si domanda :Perché qui?"..nel deserto"
Questo funzionario, uomo di potere,
completamente dedicato al suo ruolo,
probabilmente nero di pelle, intelligente,
legato in qualche modo all'ebraismo, curioso nel
voler capire le Scritture, legge (e nel mondo
ebraico si leggeva ad alta voce) un testo di
Isaia. Filippo è incoraggiato a seguire, a
capire, a iniziare un dialogo e si sente
invitato a sedersi accanto per leggere e capire
il brano. Filippo non ha altri appuntamenti,
salvo che per un uomo che cerca il senso della
Parola di Dio. Per la fede bisogna,
inizialmente, affrontare la Scrittura per
entrare nel mistero e nella rivelazione di Dio.
Il mistero di Dio è Gesù. Rivelato dai profeti e
nascosto in immagini sconcertanti di "pecora
condotto al macello, muto, sconfitto", Filippo
riferisce che si parla di Gesù e lo manifesta
come immagine di Dio da onorare e accogliere. E
la Scrittura non è sufficiente. Bisogna passare
attraverso il segno della purificazione, ma
anche della rinascita, della fede in Gesù morto
e risorto. "Che cosa c'impedisce che io sia
battezzato?" Se dalla Scrittura si passa al
compimento, a Gesù, quel suo carico di mistero e
di gloria diventa la scelta fondamentale,
gratuita ed esaltante di una vita nuova. Così,
allora, si entra a far parte del Popolo di Dio e
della sua famiglia riconosciuta e grandiosa,
destinata ad essere speranza per tutti |
Prima lettera a Timòteo 2, 1-5
Carissimo, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande,
suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per
i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo
condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a
Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro
salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e
giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio
e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo
Cristo Gesù.
Nella lettera a Tito si sente
la responsabilità di educare il popolo ai valori di Dio,
manifestati nelle struttura del mondo e nella venuta di Gesù.
Qui, in particolare, si coglie l'obbligo di sviluppare anche
l'attenzione alla struttura civile e politica, poiché ogni
persona ne beneficia o ne viene travolta. C'è una concezione
fondamentalmente ottimista della politica, che nasce dalla
speranza e dalla fiducia. Prima di tutto la speranza della
preghiera (4 forme: "domande, suppliche, preghiere e
ringraziamenti") è inusuale se si pensa allo scoraggiamento che
serpeggia nei confronti della politica. Essa non viene
coraggiosamente affrontata né stimolata, ma semplicemente
ignorata, dal momento che si ripete spesso: "Io non voto".
C'è la consapevolezza che il compito politico è "condurre una
vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio" che è la
traduzione del "bene comune" dove responsabilità e attenzioni
sono "per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che
stanno al potere" Ovviamente il problema iniziale è quello di
pregare per "tutti" gli uomini perché la pace è un bene
collettivo che si costituisce se tutti vi collaborano. Poi
bisogna pregare per i re, in questo caso, a Roma c'è
l'imperatore che, nel mondo romano, spesso, ha un profilo di
divinità e, a volte, addirittura di salvatore. Tutti hanno
bisogno di Dio che aiuti ciascuno e, in particolare, i
governanti e quelli che hanno il potere. Certamente questo
testo impegna, oltre l'immaginario, la realtà religiosa e
l'impegno politico. Ma, contrariamente a quello che si
ritiene importante, l'operosità non passa attraverso il cercare
privilegi o danaro, risorse e riconoscimenti, ma attraverso
l'educarsi e l'operare per la pace nel tessuto sociale e per il
riconoscimento della dignità di ciascuno. Quel "tutti" fa
superare ideologie, razzismi, selezioni, lacerazioni,
marginalità. La vita del mondo è responsabilità di tutti gli
adulti: e ognuno, per le sue competenze e maturazioni, deve
portare soluzioni. Nei nostri tempi c'è il problema drammatico
del lavoro per molti, anche se non per tutti poiché per molti è
garantito. Ma tutti quelli che si sentono sicuri non possono
ritenersi cautelati e indifferenti. Tutti debbono approfondire
l'analisi dei bisogni e maturare una solidarietà ampia di
interventi. Non si comincia un impegno politico maledicendo,
ma pregando per avere ogni giorno uno Spirito nuovo, per operare
corrette scelte morali, per incoraggiare i migliori, i più
competenti, i più saldi, accompagnando tutti coloro che vi si
incamminano perché lottino per un "bene che sia sempre più bene
per tutti"
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Gerusalemme - monte degli ulivi - Il luogo dell'ascensione -
dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo....... |
Marco
16, 14b-20 In quel tempo. Il Signore Gesù apparve agli Undici, mentre
erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore,
perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse
loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi
crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome
scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e,
se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai
malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu
elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e
predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e
confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Gesù è insieme via, forma, regola, modalità, statuto di ogni vero apostolato
per la conversione e la salvezza di cuori. La missione evangelizzatrice sarà
fruttuosa se tra il discepolo e Cristo Signore si compirà il processo
spirituale della identificazione, della conformazione, della configurazione.
Per usare il linguaggio della moderna cibernetica: se il programma Gesù
Maestro sarà installato tutto nel cuore del missionario. San Paolo in
questo è riuscito. Lui veramente ha installato Cristo Signore nel suo corpo.
Lo afferma con una luce intensissima nella Lettera ai Romani. Veramente lui
agiva come Cristo Gesù. In nulla si distaccava dal suo Maestro e Signore.
Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per
mezzo mio per condurre le genti all'obbedienza, con parole e opere, con la
potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito. Così da
Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all'Illiria, ho portato a termine la
predicazione del vangelo di Cristo (Rm 15,18-19). Come agiva Cristo Gesù
così agisce Paolo, senza alcuna differenza. La Lettera agli Ebrei riassume
tutta la verità dell'apostolo di Gesù in una piccola frase: quanti ascoltano
la parola devono a loro volta confermarla nella sua verità creatrice,
salvatrice, operatrice di un grande rinnovamento interiore ed esteriore
dell'uomo. Se la conferma non viene offerta da chi dice la parola, questa
rimane inefficace. Per questo bisogna che ci dedichiamo con maggiore
impegno alle cose che abbiamo ascoltato, per non andare fuori rotta. Se,
infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e
ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione, come potremo
noi scampare se avremo trascurato una salvezza così grande? Essa cominciò a
essere annunciata dal Signore, e fu confermata a noi da coloro che l'avevano
ascoltata, mentre Dio ne dava testimonianza con segni e prodigi e miracoli
d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà
(Eb 2,1-4). Confermare vuol dire attestare che realmente, visibilmente,
storicamente la parola crea quanto dice, realizza ciò che significa, opera
secondo la sua interiore essenza e natura. Attestare è dare nuovamente vita
alla parola. È mostrare che non vi è alcuna differenza se a dire la parola
siamo noi, oppure è Cristo Gesù o il Padre nostro celeste. Questa modalità di
dire la parola rende il missionario altamente responsabile della sua
efficacia. Come è efficace in Dio, come lo è stata efficace in Cristo, così
dovrà essere efficace in ogni missionario. È questa la giusta e santa
modalità di dire la parola. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre
erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore,
perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse
loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi
crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome
scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e,
se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai
malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu
elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e
predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e
confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Non solo chi dice
la parola dovrà attestare la sua efficacia creatrice e rinnovatrice, ma anche
chi la riceve. Questi dovrà accordare tanta fede alla parola da renderla
efficace nella sua vita. Essa deve creare in lui una vita veramente nuova,
sana, santa. Chi dona, deve dare sempre la parola creatrice e rinnovatrice di
Dio. Chi riceve deve ricevere sempre la parola creatrice e rinnovatrice di
Dio. Non può essere creatrice e rinnovatrice in chi la dona e parola vuota,
senza efficacia in chi la riceve. È la fede in chi dona e in chi riceve che
dona alla parola questa altissima verità. È la fede che la fa essere parola
di Dio. Senza la fede è parola di uomo e mai potrà produrre frutti di vita
eterna né in chi la dona e né in chi la riceve. Vergine Maria, Madre
della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la vera fede nella parola.
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