III domenica dopo martirio di Giovanni
13 settembre 2015 Giovanni. 3, 1-13
Riferimenti :
Isaia 32, 15-20 - Salmo 50- Romani. 5, 5b-11 |
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Isaia 32, 15-20 Il testo va inquadrato in una realtà storica
drammatica, siamo nel sec. VIII a.C., e il piccolo Regno di
Giuda è sotto la minaccia dell'impero Assiro mentre sogna
alleanze impossibili per liberarsi. Al cap.31 il profeta aveva
messo in guardia dal cercare alleanze: Guai a quanti scendono
in Egitto per cercare aiuto, pongono speranza nei cavalli e
confidano nei carri numerosi (31,1).Il profeta garantisce
che cadrà l'Assiria sotto una spada che non è umana(31,8) e
perciò può immaginare, per un futuro indeterminato, un re che
regnerà con giustizia e i capi che governeranno col diritto
(32,1). Il testo è un bellissimo progetto etico per il mondo
politico e per una società finalmente coraggiosa che si
costruisce, senza timore, nella pace. Non si chiuderanno più
gli occhi di chi vede e le orecchie di chi sente saranno
attente. L'ignobile non si chiamerà più nobile né l'imbroglione
sarà detto gentiluomo (32,3-5).Dopo un intermezzo, curioso,
nel contesto ebraico in cui, particolarmente, si parla delle
donne spensierate e baldanzose (32,9) che probabilmente, nel
testo, rappresentano una spensieratezza vanesia e irresponsabile
per la realtà concreta di pericolo e di morte, si ritrova, nel
brano di oggi, una profezia di speranza. Sarà Dio stesso e solo
Lui a capovolgere le prospettive di una storia sempre segnata
dalla paura e dalla sottomissione a potenze straniere. Dio
immetterà il suo Spirito: In noi sarà infuso uno spirito
dall'alto. E noi riandiamo ad Ezechiele che illustra i tempi
della Nuova Alleanza (Ez 36,24-28). Lo Spirito di Dio modella
una nuova società, fondata su un coerente ordine morale. La
Parola di Dio, attraverso il profeta, garantisce la pace, solo
là dove c'è giustizia e diritto (Is 32,16): Praticare la
giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e
sicurezza per sempre. (32,17). E pace significa abbondanza di
raccolto poiché la steppa si trasforma in giardino così carico e
ricco da sembrare una selva. Ci potranno essere dissesti e
disavventure (ma il testo ebraico è difficile da interpretare);
tuttavia per questo popolo di agricoltori e di pastori ci sarà
abbondanza di raccolti e di animali in libertà che non
procureranno danni e non saranno rubati.Quello che abbiamo
letto è il sogno di un mondo più giusto e senza violenza. Ma la
garanzia di Dio ci chiede, insieme, il bisogno di una sua
presenzache viene dall'alto, ed anche il nostro impegno a fare
spazio, a credere nella pace, a ricercare insieme giustizia e
diritto.Noi fatichiamo a sentire queste proposte come
risolutive. Ci sembra sempre che la giustizia sia parziale e
frammentaria, che non vale viverla perché si è perdenti, che
valgono di più il privilegio, il ricercare vantaggi, il
costruire gruppi di potere, l'aggregarsi ai potenti.Quando
ci si lamenta o ci si spaventa della mafia diffusa, dobbiamo
davvero interrogarci se le radici del cercare favori e
sviluppare interessi di parte non ci alleino di più alle stesse
realtà prevaricanti che disdegniamo, conniventi con la stessa
mafia. |
Romani. 5, 5b-11 San Paolo è
consapevole della fragilità di ogni persona, anche se già
credente. Così vuole soccorrere le inevitabili sfiducie e
lacerazioni che le sconfitte e le debolezze umane ci infliggono.
Spesso sentiamo dire o pensiamo noi stessi: Sono stanco di fare
progetti, sono stanco di dover sempre chiedere scusa mentre non
miglioro, sono deluso dalla mia pochezza e dalla meschinità:
sembra proprio di giocare. Sto prendendo in giro Dio e il suo
messaggio.Paolo sa che, comunque, sta parlando a persone
che credono in Gesù, nella sua pienezza e nella sua Parola. Così
conta di portare incoraggiamento. E lo fa proprio ricordando un
avvenimento drammatico che scandalizza ancora oggi. Perché Gesù
è morto in croce? E' un giusto e ha subito una terribile
violenza, è potente ed ha accettato di sottoporsi ad atroci
sofferenze e umiliazioni. E Dio dov'era? Siamo a rischio di
affermare che nel mondo non è possibile alcuna giustizia, non è
presente alcun inviato da Dio, non è possibile alcuna speranza.
In questo desolazione Paolo capovolge i nostri pensieri. Tutto
questo è stato voluto da Dio per mostrare una totalità di amore,
per sostenere una continuità di speranza, per dimostrare che il
Padre non si scoraggia proprio davanti a questo mondo. Ci
presenta un Salvatore che comunque, fino in fondo, sta dalla
nostra parte, qualunque cosa succeda.Il problema per noi è
il fidarci, il mettersi nelle mani di questo amore senza limiti,
accettare che è possibile per noi. Non dipende da noi ma dalla
bontà di Dio che non abbandona. Così noi cristiani siamo
portatori di questa consapevolezza che ci cambia la vita poiché
sappiamo che il Signore è misericordioso. Ma immediatamente
diventa esigente di coerenza perché la misericordia si
manifesti, perché il mondo e le strutture risentano di questa
presenza e amore di Dio.Il Signore non è venuto a cambiare
le compagini politiche e sociali, ma a cambiare il cuore e a
dare consapevolezza di questa amicizia e disponibilità grande.
Per questo non ha accettato di essere il messia vittorioso, il
rigeneratore di leggi o di strutture, il conquistatore di regni.
E' venuto come servo ad offrire se stesso con amore. Ma se non è
disposto a fare cambiamenti politici o sociali in prima persona,
non per questo accetta l'ingiustizia e lo sfruttamento. Proprio
su questo amore che ci ha portato e ci comunica chiede di
cambiare mentalità e vita per fare un mondo più bello. E perciò
più umano, più accogliente, più responsabile, più capace di non
violenza e di pace.E questo è il compito della Chiesa. Il
Cardinale Martini ce lo ha voluto insegnare con le sue parole e
con la sua esistenza. Egli ha vissuto con amore il significato
della Parola che ha ascoltato con attenzione, lasciandosi
coinvolgere, nei problemi e nella fatica della gente. La sua
novità fondamentalmente, è stata questa. |
Giovanni. 3, 1-13
Vi era tra i farisei un uomo di nome
Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli
disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti
può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose
Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può
vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando
è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e
rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce
da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla
carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti
se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne
senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato
dallo Spirito» Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose
Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? In verità, in
verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che
abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho
parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di
cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal
cielo, il Figlio dell’uomo»
Nicodemo è un uomo
saggio, maestro nella comunità ebraica, esperto nelle Scritture, stupito
della presenza di Gesù, che compie segni che rimandano alla presenza di
Dio, come appare a lui e a molti. Qualche versetto prima, l'evangelista
Giovanni ci ricorda che Gesù è a Gerusalemme per la Pasqua (una delle. tre
Pasque: 2,23: 6,4: 13,1 da lui ricordate. Gli altri tre Vangeli ne ricordano
una sola).Gesù, a Gerusalemme, sta tentando di aprire gli occhi ai suoi e
alla gente che arriva al tempio. Egli interviene coraggiosamente contro il
commercio di animali e il mercato dei cambiavalute che rendono il cortile del
tempio un terribile luogo di latrocinio e di interesse. Ci si è dimenticati,
dice Gesù, che il rapporto primo con Dio è credere nella sua Parola e
pregare. La religiosità, invece, è diventata gesto esteriore nel culto,
danaro, formalità, interesse economico (2,13-17).Segue uno strano ma
illuminante testo. Molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel
suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non
aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti
conosceva quello che c'è nell'uomo (2,23-25).C'è gente che lo apprezza e
si sente portata ad essere discepoli, ma Gesù conosce le persone .Non le
reputa cattive, ma superficiali. Aderiscono per stupore, per emozione, per
interesse, per cercare soluzioni, non per capire. Egli conosce la mente
umana, dice Giovanni, poiché è prerogativa di Dio conoscere il cuore di
tutti gli uomini (1 Re 8,39; Sir 42,18) e non ha bisogno che qualcuno lo
informi.Eppure accetta di incontrare Nicodemo che vuole conoscere
veramente il significato della vita di Gesù. E' un maestro e sa che la
Scrittura rimanda alla venuta di un Messia, e che Dio interviene sempre in
modo imprevedibile: Perciò, come maestro, sa di doversi mettere in ricerca,
anche se con discrezione. Vuole sondare nella vita di Gesù maestro perché
ha intravisto dei segni. Nicodemo, che si accosta anche a nome di altri
(sappiamo. 3,2), sa che i segni non sono sufficienti, anzi spesso sono
ambigui, poiché marcano le esigenze della salute e le attese dello star bene,
ma se non si ha una chiave non insegnano nulla e il significato sfugge. Il
cercare e l'interpretare sono compito dell'uomo, del maestro, del credente
che si fida e non si accontenta delle risposte immediate.Gesù sa che deve
svelarsi, perché questo è il suo compito. E lo fa volentieri, anche se mette
in difficoltà Nicodemo. Il linguaggio di Gesù è nuovo, rivoluzionario: «In
verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il
regno di Dio». E' la rivoluzione dell'esistenza, incomprensibile, ambigua,
inattuale. Così Nicodemo si sente spiazzato e tenta di capire e di
interpretare. Ma, come spesso capita, il significato delle parole proposte
hanno diversi valori. Gesù intende: Rinascere dall'alto; Nicodemo intende:
Rinascere di nuovo.E comunque il rinascere è capovolgimento,
cambiamento totale, revisione piena della esistenza, imprevedibilità. Gesù
traduce: Nascere dall'acqua e dallo Spirito permette di entrare nel Regno di
Dio. Da una parte la visione carnale riporta alla terra, alla fragilità e
alla ambiguità del reale. Gesù, d'altra parte, rimanda al pensare nuovo, alla
purificazione ed alla nuova creazione. Le prime comunità cristiane rileggono
così il battesimo, l'inizio della adesione a Gesù, aggregazione in un mondo
di Dio dove i pensieri sono totalmente rinnovati alla luce della sua Parola.
Il dialogo con Nicodemo, che resta ancorato alla legge e a Mosè, come
legislatore e maestro, non permette di immaginare un capovolgimento. Eppure
lo Spirito soffia dove vuole e non ha barriere per cui il nuovo non si
interpreta più col passato. La contrapposizione tra carne e Spirito porta al
futuro, alle prospettive nuove, agli orizzonti di Dio. Gesù porta segni che
Nicodemo crede di avere per qualche verso colto, ma ora scopre che sono
segnali di completamente altro, di futuro, di rinascita, di novità
impensabile. Gesù accetta anche lui di parlare al plurale: Noi parliamo,
sappiamo, testimoniamo (v 11) e qui si affacciano il mondo nuovo e le
comunità cristiane che mantengono la sua testimonianza come fondamento. Gesù
svela la sua conoscenza di ciò che sta in cielo (v 12), la sua comunione
con il Padre. Il suo salire e scendere lo rendono pellegrino dei mondi
dell'uomo per coinvolgere e pellegrino del mondo di Dio per condurre tutti
nella comunione del Padre.Tutto il testo è complesso e solo la
riflessione secolare della Chiesa ci permette di intravedere lo spessore e la
vocazione di coloro che hanno accettato l'immersione nell'acqua e nello
Spirito.Il rinascere è sempre a portata di mano, ma sempre nuovo. Ti
viene suggerito dai segni e dalle Parole di Gesù, dalle aspirazioni e dal
dialogo con le persone, dal coraggio di verificarsi come credenti e dal
discernimento. E tutto è legato alla preghiera nello Spirito.Il Card.
Martini, che sentiamo vivissimo per le sintesi e la commozione che in questi
giorni ci hanno illuminato, ci aiuti a camminare nella eredità che ci ha
offerto e che non abbiamo ancora sufficientemente capito e maturato. Ma è
stato un dono di grazia dello Spirito per la nostra quotidiana rinascita.
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