 V domenica dopo martirio di Giovanni
27 settembre 2015
Lc 10,25-37
Riferimenti : Dt 6,1-9 - Salmo 118 - Rom 13,8-14a |
Beato chi cammina nella legge del Signore. Beato
chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il
cuore. Non commette certo ingiustizie e cammina nelle sue vie.
Tu hai promulgato i tuoi precetti perché siano osservati
interamente. Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi
decreti. |
Dt 6,1-9 In quei giorni. Mosè
disse: «Questi sono i comandi, le leggi e le
norme che il Signore, vostro Dio, ha ordinato di
insegnarvi, perché li mettiate in pratica nella
terra in cui state per entrare per prenderne
possesso; perché tu tema il Signore, tuo Dio,
osservando per tutti i giorni della tua vita,
tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio,
tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io
ti do e così si prolunghino i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in
pratica, perché tu sia felice e diventiate molto
numerosi nella terra dove scorrono latte e
miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti
ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il
nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il
Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta
l’anima e con tutte le forze. Questi precetti
che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li
ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti
troverai in casa tua, quando camminerai per via,
quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li
legherai alla mano come un segno, ti saranno
come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai
sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte».
Il Deuteronomio ("seconda legge") è chiamato
così per l'obbligo che il re aveva di tenere
presso di sé una copia della Legge ( "una
seconda Legge") come guida del suo governo e
della sua condotta (Deut. 17,18). Il
Deuteronomio è il libro per eccellenza della
Parola di Dio. Gli Ebrei lo chiamano Debarim
("Le Parole"). I suoi 34 capitoli sono
strutturati sul verbo "Ascoltare" che significa:
"obbedire, praticare quanto esce dalla bocca di
Dio" (Deut. 8,3). E' impostato su tre discorsi
di Mosé (cc. 1-4,5/ 5-28/ 29-30). Per Israele
delinea le scelte di Dio e le scelte che il
popolo deve fare perché in questa Alleanza ci
siano pace, serenità, abbondanza di prodotti
della terra e ricchezza di vita. "Io ti do la
terra su cui abitare, ti do i comandi, le leggi
e le norme, ti do la vita nei figli, - dice il
Signore -tu devi mettere in pratica ciò che ti
comando ed educare i tuoi figli perché con te
accolgano la Legge". Ma la ricchezza
dell'Alleanza dipende da due sentimenti
fondamentali: "temere il Signore" (v 2) e "amare
il Signore" (v 5). Non si parla di gesti di
culto né di offerte a Dio. Questo fu considerato
un atto di omaggio e di offerta per il Signore e
fu il modo universale di onorare la divinità
nell'antichità ( ebrei e pagani), per
propiziarla, e ingraziarla con i doni che,
umilmente, i mortali le offrivano. Anche Israele
entrò in questa prospettiva e si impegnò a
costruire il tempio, mantenerlo nello splendore,
di offrire doni. Anche il mondo cristiano
ritenne che fosse un grande segno di amore
offrire a Dio doni e materiale prezioso,
costruire grandi cattedrali e abbellire
sontuosamente riti e monumenti di cui siamo
ancora fieri, quando ne ammiriamo la
grandiosità, la bellezza ed il lavoro. Ma il
Signore Gesù non chiese questo e, in tutta la
sua vita, visse poveramente. Egli proclamava la
legge che non è un regalo a Dio, ma la
condizione e il segreto che Dio ci offriva per
maturare sapienza e libertà. Il Signore chiese
il rispetto della legge perché ci voleva e ci
vuole grandi. La legge era sapienza, era lo
sviluppare al meglio la nostra vita che dal
Signore stesso è stata modellata come il
capolavoro creato a sua somiglianza. La legge è
libertà perché ci scioglie da tutte le altre
dipendenze. Dio è uno solo, mentre, attorno, gli
esseri umani avrebbero trovato altri dei che
avrebbero tentato di convincerli dei loro
messaggi più interessanti, più coinvolgenti, più
promettenti di felicità. Tu "temi ed ama" perché
il mondo è difficile e pericoloso: stai attento
ai pericoli della sfiducia e della dipendenza.
Apri gli occhi sulle tante esperienze di
lacerazioni quando ci si compromette con il
potere, la vendetta, il danaro, le droghe.
"Temi" per camminare fiducioso e fidati solo di
Dio. "Ama" perché hai scoperto che il Signore è
l'unica speranza e nel cuore si consumano tutte
le ragioni di valore e tutti i sentimenti. "Ama
con tutta l'anima" e l'anima è la vita, è il
respiro dell'esistenza. "Ama con tutte le forze"
e il Signore ci ricorda che vanno messi in gioco
capacità, impegno intelligenza ed anche le
possibilità finanziarie. "Disposto a vivere con
intensità e ad offrire tutto." Il Signore sa
che un popolo si costituisce per un seguito di
generazioni per cui non c'è solo una
responsabilità personale, ma anche educativa.
Educare è "ripetere e parlare", cioè impegnare
sulla memoria e sulla razionalità le proprie
energie. Ripetere significa educarsi ed educare
poiché ripetere obbliga alla coerenza. Il
parlare, ovunque, riporta al dialogo e, quindi,
ai perché, alle verifiche, alla comprensione
reciproca, alla fiducia e alla consapevolezza di
ciò che conta davvero. |
Rom 13,8-14a Fratelli, non siate
debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole;
perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: Non
commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non
desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in
questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità
non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la
carità. E questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai
tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza
è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata,
il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e
indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come
in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra
lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece
del Signore Gesù Cristo. Paolo avvertiva,
mentre scriveva questa lettera, un certo disagio dei cristiani
di fronte alle leggi dello Stato, ma, ancor di più, di fronte al
comportamento delle autorità civili. Siamo attorno al 57/58
d.C., nel periodo di Nerone che finora si era comportato in modo
eccentrico, pur non essendo ancora giunto alla persecuzione dei
cristiani. Tuttavia nel mondo ebraico (e forse in qualche
cristiano) serpeggiava un malcontento corrosivo e stava covando
la rivolta che esploderà negli anni 70 d.C. a Gerusalemme. Così
il capitolo 13 è dedicato al rapporto tra cristiani e le
autorità civili. Nella prima parte (vv 1-7) Paolo si
raccomandava di non lasciarsi coinvolgere in avventure, sapendo
rispettare le leggi dello stato e pagando le tasse. "Perciò è
necessario stare sottomessi, non solo per timore della
punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo infatti
voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito
sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto:
a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l'imposta,
l'imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il
rispetto" (vv 6-7). E se si resta in dubbio sul come
ubbidire od è difficile da comprendere, la legge di Dio può
essere sintetizzata sotto un unico comando: "Amerai il tuo
prossimo come te stesso" (v 9). Questo garantisce di non
sbagliare. Quando ti preoccupi di fare il bene dell'altro e di
volergli bene oltre il tuo bene e a somiglianza di come vuoi
bene a te stesso o come desideri che gli altri si comportino con
te, allora compi la legge, e offri la pienezza a cui il Signore
Gesù ci avvia. Ma l'amore al "tuo prossimo" si allarga ad
ogni membro della famiglia umana, unificata in Cristo (Gal
3,28;Mt 25,40), e non solo ai connazionali del medesimo popolo,
come si intende nel Levitico. Siamo nel tempo nuovo, nuovo
perché supera il ritmo delle stagioni ed entra nel tempo della
risurrezione, il tempo della fine e della pienezza, il tempo del
popolo di Dio che cammina, costituito come Chiesa.. Il
cristiano, fin d'ora «figlio del giorno», strappato dal mondo
malvagio (Gal 1,4) e dal dominio delle tenebre, partecipa al
Regno di Dio e del suo Figlio (Col 1,13); è già cittadino del
cielo (Fil 3,20). Questa «situazione», così nuova, orienta tutta
la morale (6,3s). Siamo nel tempo ricco dello Spirito e le
coppie: giorno-notte, luce-tenebre, veglia-sonno ci immettono
nel tempo nuovo, visitato dal Signore risorto. Si sente la
riflessione battesimale per cui questo è tempo di grazia. Ci
dovrebbe far ricordare il Qoelet che ci richiama: "Non è saggio
chi afferma che i tempi antichi sono migliori del presente"
(Qo7,10). L'obbedienza e la collaborazione alla legge porta
però il credente ad essere attento che veramente si rispetti il
bene di ciascuno. Altrimenti non ci si dovrebbe sottomettere
alla legge (ma qui si entra nella "prospettiva dell'obiezione di
coscienza"). Resta comunque il dramma del male che tocca il
tempo e noi vi siamo dentro, in pericolo di accomodarci e di
dormirvi tranquilli. Come cristiani, siamo richiamati alla
speranza e all'attesa del giorno nuovo, alla luce che sta per
apparire e alla speranza, splendida di sole, di un rinnovamento.
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Strada nel deserto da Gerusalemme A Gerico, dove Gesù ambientò la parabola
del Buon Samaritano |
Lc 10,25-37 In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò
per mettere alla prova il Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare
per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella
Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il
tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua
mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’
questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è
mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e
cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a
sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote
scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un
levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che
era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece
vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua
cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno
seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi
cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di
questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei
briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli
disse: «Va’ e anche tu fa’ così». Un uomo scendeva da
Gerusalemme a Gerico. Seguono poche righe, uno dei racconti più brevi al
mondo, e più belli, in cui è condensato il dramma e la soluzione di tutta
intera la storia umana. Un uomo: non sappiamo il suo nome, ma sappiamo il suo
volto: ferito, colpito, terrore e sangue, faccia a terra, non ce la fa. È il
volto eterno dell'uomo, Il mondo intero passa per la strada che va da
Gerusalemme a Gerico. Nessuno può dire: io faccio un'altra strada, nessuno
può dirsi estraneo alle sorti del mondo. Ci salveremo tutti insieme, o
salvezza non sarà. Un sacerdote scendeva per quella medesima strada. Il
primo che passa è un prete, un uomo di Dio. Vede l'uomo a terra, lo aggira,
passa oltre. Oltre la carne e il dolore dell'uomo non c'è Dio, non ci sono
il tempio e il culto solenne, c'è solo l'illusione di poter amare Dio senza
amare il prossimo, l'illusione di sentirci a posto perché credenti, il
pericolo di una religiosità vuota. L'appuntamento con Dio è sulla strada di
Gerico. Percorri l'uomo e arriverai a Dio (Sant'Agostino) Il secondo che
passa è un levita... Forse pensa: Ma perché Dio non interviene lui a
salvare quest'uomo? Dio interviene sempre, ma lo fa attraverso i suoi
figli, attraverso di me. La sua risposta al dolore del mondo sono io, inviato
come braccia aperte. Invece un Samaritano, un eretico, un nemico, mosso a
pietà, gli si fa vicino. Sono termini di una carica infinita, bellissima,
che grondano di luce, grondano di umanità. Non c'è umanità possibile senza la
compassione, il meno sentimentale dei sentimenti, il meno zuccheroso, il
più concreto: prendere su di me il destino dell'altro. Non è spontaneo
fermarsi. La compassione non è un istinto, ma una conquista. Come il
perdono: non è un sentimento, ma una decisione. Il racconto di Luca adesso
mette in fila dieci verbi per descrivere l'amore: lo vide, si mosse a
pietà, si avvicinò, scese, versò, fasciò, caricò, lo portò, si prese cura,
pagò... fino al decimo verbo: al mio ritorno salderò... Questo è il nuovo
decalogo, i nuovi dieci comandamenti, per tutti, perché l'uomo sia promosso a
uomo, perché la terra sia abitata da 'prossimi', non da avversari. Un uomo
scendeva da Gerusalemme a Gerico, un uomo fortunato. Perché l'esperienza di
essere stato amato gratuitamente, anche una sola volta nella vita, riempie
di senso per lungo tempo la vita, risana in profondità chi ha subito
violenza e si è sentito calpestato nell'anima. Ma chi è il mio prossimo?
Gesù risponde: tuo prossimo è chi ha avuto compassione di te. Allora ama il
prossimo tuo, ama i tuoi samaritani, quelli che ti hanno salvato, rialzato,
che hanno pagato per te. Impara l'amore dall'amore ricevuto. Diventa anche
tu samaritano.
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