
NATALE 2017
25 DICEMBRE 2017
Luca 2, 1-14
riferimenti :
Isaia 8, 23b-9, 6a - Salmo 95 - Ebrei 1, 1-8a |
Oggi è nato per noi il Salvatore. Cantate al Signore, uomini
di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle
genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue
meraviglie. |
Isaia 8, 23b-9, 6a In passato il Signore Dio
umiliò la terra di Zàbulon e la terra di
Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via
del mare, oltre il Giordano, Galilea delle
genti. Il popolo che camminava nelle tenebre /
ha visto una grande luce; / su coloro che
abitavano in terra tenebrosa / una luce rifulse.
/ Hai moltiplicato la gioia, / hai aumentato la
letizia. / Gioiscono davanti a te / come si
gioisce quando si miete / e come si esulta
quando si divide la preda. / Perché tu hai
spezzato il giogo che l’opprimeva, / la sbarra
sulle sue spalle, / e il bastone del suo
aguzzino, / come nel giorno di Madian. / Perché
ogni calzatura di soldato che marciava
rimbombando / e ogni mantello intriso di sangue
/ saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi, / ci è stato
dato un figlio. / Sulle sue spalle è il potere /
e il suo nome sarà: / Consigliere mirabile, Dio
potente, / Padre per sempre, Principe della
pace. / Grande sarà il suo potere / e la pace
non avrà fine / sul trono di Davide e sul suo
regno, / che egli viene a consolidare e
rafforzare / con il diritto e la giustizia, ora
e per sempre.
La via del mare, famosissima, percorsa da
carovane, eserciti e commercianti, collegava
l'Egitto, a sud, con la Mesopotamia a nord,
passando attraverso il territorio di Zàbulon e
di Nèftali, a settentrione d'Israele. E questa
strada era la vena del sangue infetto, che
sconvolgeva le regioni che attraversava,
travolte da sconvolgimenti politici e militari,
invasioni e distruzioni. Era la terra dove
ancora si mescolavano popolazioni ebraiche e
popolazioni dalla religione deforme, tra la
legge dei profeti e le idolatrie pagane,
mantenute dallo stanziamento, nel secolo VIII,
delle popolazioni pagane assire. Era la terra
del disfacimento e delle tenebre, sconvolta,
senza speranza. Il profeta annunciò,
inaspettato, un presagio nuovo ed un sogno
inimmaginabile. Un nuovo re, discendente da
Davide, sarebbe nato ed avrebbe portato la luce
nuova. Il profeta stava puntando gli occhi sul
re del regno di Giuda: Ezechia che regnava,
libero ancora da invasioni, a cui sarebbe nato
tra poco un figlio: Giosia. Il profeta glielo
aveva promesso come dono di Dio. Egli avrebbe
liberato tutto il popolo, da nord a sud come al
tempo di Davide. Due sono le tragedie che
vengono denunciate: il lavoro rubato e la
schiavitù. Non ci saranno più eserciti che ti
rapineranno del raccolto o te lo bruceranno
Ritorneranno i campi a fiorire e a far frutti:
nella pace si coltiverà, si seminerà e si
raccoglierà. Saranno tempi in cui seminerai
sereno e raccoglierai senza timore. E per
raccontare la gioia che sarebbe esplosa, il
profeta ricordò l'entusiasmo del mietere, quando
si toccava con mano l'abbondanza. Insieme cadrà
anche la schiavitù. Vengono ricordate tre
parole: "il giogo, la sbarra ed il bastone".
Verrà un tempo in cui il popolo diventerà
libero: spezzerà il giogo, frantumerà la sbarra
di legno o di ferro che portavano sulle spalle
gli schiavi e i deportati, per incatenare gli
uni agli altri; e non ci sarà più il bastone che
spaccava le ossa dei sottoposti. Il bastone
dell'aguzzino sarà abbandonato come al tempo di
Madian quando Gedeone vinse i Madianiti (Gdc 7,
16-25). E ci saranno i fuochi che bruceranno
calzature e mantelli insanguinati. Il fuoco
purificatore frenerà gli eserciti, non si
sentirà più il rumore assordante delle calzature
chiodate: non si muoverà più un esercito contro
il popolo di Dio poiché non si è mai visto un
esercito vincitore scalzo. E non si aggireranno
i violenti con mantelli insanguinati, segno
della prepotenza, della dissacrazione della
vita, della lontananza da Dio. E' nato un
bambino: Il mondo nuovo incomincia con i bambini
che portano nuova sapienza. Avrà sulle spalle il
segno della sovranità (il contrario del giogo) e
avrà quattro titoli: "Consigliere ammirabile"
(come Salomone), "Dio potente" (come Davide
strumento delle vittorie di Dio), " Padre per
sempre" (per la ricerca del benessere del
popolo), "Principe della pace" ( garante di ogni
libertà da ogni potenza straniera). Purtroppo,
però, con la nascita del figlio di Ezechia:
Giosia, non accadde nulla. Gli assiri hanno
continuato a dominare al nord ed Ezechia non si
mosse da Gerusalemme. Dio interviene quando
vuole, non si mescola con le guerre e le
dominazioni. Così gli imperi e gli eserciti si
moltiplicano ma il sogno di Dio è la fine delle
marce militari e la distruzione dei vestiti
della guerra. Eppure la profezia non si perse.
venne catalogata tra le speranze del nuovo
Messia e avvererà dopo circa 750 anni, con la
nascita di Gesù. Il compito di una lavoro sereno
e fruttuoso, come dono per tutti, e il coraggio
della pace e della giustizia furono portati da
Gesù e affidati nei secoli al suo popolo
cristiano perché il mondo si aprisse alla
convivenza tra le genti.
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Ebrei 1, 1-8a Fratelli, Dio, che molte volte
e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per
mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a
noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le
cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è
irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e
tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la
purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà
nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto
più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a
quale degli angeli Dio ha mai detto: / «Tu sei mio figlio, oggi
ti ho generato»? E ancora: «Io sarò per lui padre / ed egli sarà
per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel
mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio». Mentre degli
angeli dice: «Egli fa i suoi angeli simili al vento, / e i suoi
ministri come fiamma di fuoco», / al Figlio invece dice: «Il tuo
trono, Dio, sta nei secoli dei secoli».
Si
chiama "lettera agli Ebrei" ma non è una lettera, come quelle di
Paolo. E' piuttosto una lunga riflessione-omelia inviata al
popolo di Dio che si è convertito a Cristo e che deve
approfondire il significato della Parola di Dio ereditata dai
padri e dai profeti. Essa si pone in confronto con Gesù, il
Figlio. In questo documento Gesù è detto sommo sacerdote e colui
che sintetizza, nella sua vita e nella sua vocazione, tutto il
messaggio del Padre. Dio ha parlato in molti modi, e la
coscienza credente, immediatamente, fa riferimento alla
creazione, la cui bellezza e bontà esprimono la grandezza e la
bellezza del Signore. Chi non sa leggere questo splendore è
chiamato "stolto" perché si è fermato alla superficie delle cose
e degli avvenimenti della natura, scambiandoli per divinità, è
infelice poiché non va alla ricerca del senso completo della
realtà (Sapienza 13,1-3). Ma poi il popolo ha avuto la
rivelazione attraverso i profeti (v 1) e il Signore ha espresso
con grande attenzione ed abbondanza la sua parola perché il
popolo, per la sapienza dei padri, si rendesse conto della
delicatezza e della premura di Dio. Ultimamente Dio ha mandato
il suo Figlio, già misteriosamente presente, se "mediante il
quale ha fatto anche il mondo" (v 2). Mentre lo svela nella sua
umanità, l'autore non si preoccupa di sviluppare oltre la sua
riflessione sul Figlio dicendolo uomo (per le prime comunità era
un fatto scontato), ma è attento a richiamare l'identità della
stessa natura sia del Figlio che del Padre, e tuttavia chiarisce
la distinzione del Figlio dal Padre. Perciò nella testimonianza
e nella parola di Gesù, il Figlio, c'è la garanzia della
pienezza della conoscenza di noi suo popolo e il nostro cammino
verso il Padre. Siamo in compagnia del Figlio che, prima ci
purifica dal male (e viene adombrato il sacrificio del nuovo
eterno sacerdote) (v 3), ma insieme, per la sua grandezza di
Figlio che giudica il male ed il mondo, addirittura superiore
agli angeli, ci eleva, come suo popolo, ad altezze vertiginose.
Abbiamo letto una presentazione teologica del Natale, mentre il
vangelo di Luca ci racconta e insieme ci anticipa in sintesi la
vicenda avventurosa del Figlio di Dio tra noi. Disarmato,
piccolo tra i piccoli e povero tra i poveri, lo incontreranno
coloro che non riscuotono onore e rispetto e sono i lavoratori
della notte, pastori disprezzati e lontani dal tempio. Ci
saranno anche gli angeli ma il loro compito sarà quello di
aiutare a rileggere e a svelare il mistero di chi non riesce
neppure a trovare un alloggio decente per nascere, ma sarà
adagiato nella mangiatoia di una stalla (Lc2,7). Gli angeli
cantano "Gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama" e si
svela la scelta universale che Dio fa di tutti noi, siamo buoni
o peccatori. E' il messaggio della speranza per tutti: capovolge
le lacerazioni ma è anche l'inizio di una conversione del cuore
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Luca 2, 1-14 In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si
facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto
quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire,
ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di
Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli
apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire
insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel
luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro
non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che,
pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro
gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li
avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro:
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:
oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo
Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce,
adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine
dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto
dei cieli / e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Questo per voi il segno: troverete un bambino: «Tutti vogliono crescere nel
mondo, ogni bambino vuole essere uomo. Ogni uomo vuole essere re. Ogni re
vuole essere "dio". Solo Dio vuole essere bambino» (Leonardo Boff). Dio nella
piccolezza: è questa la forza dirompente del Natale. L'uomo vuole salire,
comandare, prendere. Dio invece vuole scendere, servire, dare. È il nuovo
ordinamento delle cose e del cuore. C'erano là alcuni pastori. Una nuvola di
ali, di canto e di parole felici li avvolge: Non temete! Dio non deve fare
paura, mai. Se fa paura non è Dio colui che bussa alla tua vita. Dio si
disarma in un neonato. Natale è il corteggiamento di Dio che ci seduce con un
bambino. Chi è Dio? «Dio è un bacio», caduto sulla terra a Natale (Benedetto
Calati). Vi annuncio una grande gioia: la felicità non è un miraggio, è
possibile e vicina. E sarà per tutto il popolo: una gioia possibile a tutti,
ma proprio tutti, anche per la persona più ferita e piena di difetti, non
solo per i più bravi o i più seri. Ed ecco la chiave e la sorgente delle
felicità: Oggi vi è nato un salvatore. Dio venuto a portare non tanto il
perdono, ma molto di più; venuto a portare se stesso, luce nel buio, fiamma
nel freddo, amore dentro il disamore. Venuto a portare il cromosoma divino
nel respiro di ogni uomo e di ogni donna. La vita stessa di Dio in me.
Sintesi ultima del Natale. Vertigine. E sulla terra pace agli uomini: ci può
essere pace, anzi ci sarà di sicuro. I violenti la distruggono, ma la pace
tornerà, come una primavera che non si lascia sgomentare dagli inverni della
storia. Agli uomini che egli ama: tutti, così come siamo, per quello che
siamo, buoni e meno buoni, amati per sempre; a uno a uno, teneramente, senza
rimpianti amati (Marina Marcolini). È così bello che Luca prenda nota di
questa unica visita, un gruppo di pastori, odorosi di lana e di latte. È
bello per tutti i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i dimenticati. Dio
ricomincia da loro. Natale è anche una festa drammatica: per loro non c'era
posto nell'alloggio. Dio entra nel mondo dal punto più basso, in fila con
tutti gli esclusi. Come scrive padre Turoldo, Dio si è fatto uomo per
imparare a piangere. Per navigare con noi in questo fiume di lacrime, fino a
che la sua e nostra vita siano un fiume solo. Gesù è il pianto di Dio fatto
carne. Allora prego: Mio Dio, mio Dio bambino, povero come l'amore, piccolo
come un piccolo d'uomo, umile come la paglia dove sei nato, mio piccolo Dio
che impari a vivere questa nostra stessa vita. Mio Dio incapace di aggredire
e di fare del male, che vivi soltanto se sei amato, insegnami che non c'è
altro senso per noi, non c'è altro destino che diventare come Te.
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