
ANNO DEL SIGNORE 2018
Ottava del Natale – Giornata mondiale della pace 1 gennaio
2018 Luca 2,18-21
Riferimenti : Numeri 6, 22-27 - salmop 66 -Lettera ai Filippesi
2, 5-11
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Dio ci benedica con la luce del suo volto. Dio abbia
pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo
volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza
fra tutte le genti. |
Lettura del libro dei Numeri 6, 22-27
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse:
«Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così
benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti
benedica il Signore / e ti custodisca. / Il
Signore faccia risplendere per te il suo volto /
e ti faccia grazia. / Il Signore rivolga a te il
suo volto / e ti conceda pace”. Così porranno il
mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».
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Lettera ai Filippesi 2, 5-11
Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: /
egli, pur essendo nella condizione di Dio, / non ritenne un
privilegio / l’essere come Dio, / ma svuotò se stesso /
assumendo una condizione di servo, / diventando simile agli
uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, / umiliò se stesso
/ facendosi obbediente fino alla morte / e a una morte di croce.
/ Per questo Dio lo esaltò / e gli donò il nome / che è al di
sopra di ogni nome, / perché nel nome di Gesù / ogni ginocchio
si pieghi / nei cieli, sulla terra e sotto terra, / e ogni
lingua proclami: / «Gesù Cristo è Signore!», / a gloria di Dio
Padre.
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Luca
2, 18-21 In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose
dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose,
meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando
Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli
fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse
concepito nel grembo. Il breve testo del Vangelo collega
l'incontro dei pastori la notte di Natale nella grotta in cui Gesù è nato e i
gesti squisitamente ebraici che inseriscono Gesù nella storia del popolo
d'Israele mediante la circoncisione. Al centro c'è la rivelazione dello stile
della Madonna, atteggiamento di ricerca, di contemplazione, di ubbidienza
costruttiva e appassionata che dovrebbe corrispondere all'atteggiamento della
comunità cristiana, che trova in Maria il suo modello: "Maria, da parte sua,
serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore." Il messaggio inizia
dalla parola che i pastori portano: sono gli ultimi arrivati, sono i poveri,
gli esclusi dalla comunità ebraica, anche se non poveri economicamente, e
sono coloro che hanno ciò che è importante offrire. Essi comunicano il
messaggio di Dio su questo bambino che è speranza per tutti e coinvolgono
persino i protagonisti del mistero: Maria e Giuseppe. Le cose che essi
affermano suscitano stupore. Si può certamente dire che essi "dicono la buona
novella" e questo suscita sbalordimento perché il mondo di Dio si apre su
tutti come speranza, come accoglienza, come progetto di vita nuova, come
popolo che ricongiunge insieme tutte le realtà, superando le lacerazioni o le
contrapposizione. L'atteggiamento di chi scopre con meraviglia che Dio manda
segni per la speranza di tutti e di ciascuno matura in un ascolto umile e
privilegiato: un ascolto in silenzio, che raccoglie i richiami e le
ricchezze, i miti, i racconti e la storia del proprio popolo. Tutto questo è
materiale che va raccolto, meditato, capito ogni giorno nella propria
interiorità. Il cuore, nel mondo ebraico, viene inteso come la dimensione più
profonda dell'intelligenza e dell'accoglienza di ciò che Dio dice. Maria non
si preoccupa di parlare, ma di ascoltare, attenta a riempire di risposte
quegli interrogativi che continuamente sono sorti in lei e in Giuseppe. E
proprio a Betlemme sono all'oscuro di tutto. Perciò ciò che sentono alimenta
la loro speranza e capiscono che, in modi diversi, Dio vuole alimentare la
luce di vita dentro di loro. Così ascoltare significa fermarsi a cogliere i
segni che vengono offerti da chi sa parlare e sa portare messaggi. Ascoltare
sarà lodare il Signore con il proprio silenzio che diventa l'atteggiamento
più profondo e più vero. Anche la Chiesa, la comunità di Gesù, deve imparare
così, e lo sa. Il messaggio è nella vita di Gesù, ma anche lei sa di non
essere sola a portarlo. Questo messa è anche rintracciabile nella storia di
ciascuno, nell'itinerario dei popoli, nei cambiamenti della storia, nelle
crisi. Essa sa che la ricchezza ricevuta da Dio ha bisogno di essere
conosciuta sempre di più, interpretata, accolta con umiltà, sentita viva e
attuale. Come la Madonna che ha generato la ricchezza di Dio in questo
bambino, essa deve anche imparare a conoscerlo e interpretarlo e, nello
stesso tempo, deve aiutarlo, sostenerlo ed educarlo per quanto ella sa, nella
fedeltà della fede al Signore. Poi, nell'ottavo giorno dopo la nascita, ogni
bambino maschio ebreo viene sottoposto al rito della circoncisione: il rito
del sangue e il sangue rappresenta la vita. Con questo segno impresso nella
carne, Gesù viene inserito a tutti gli effetti nel popolo di Dio. Con tutta
la responsabilità e l'onore di osservare la legge, Gesù, appartenente al
popolo di Abramo, riceve la vocazione di essere una benedizione fra le
nazioni, riconosciuta ad Abramo stesso. Ma con Gesù questa benedizione
diventa totale, unica, riassumendo in sé tutta l'attesa ed iniziando con sé
tutta la pienezza del cammino verso Dio. Questo popolo che nascerà nella fede
di Gesù ha ricevuto da Gesù stesso l'alleanza piena con il Signore. E se fino
a Gesù c'è stato il tempo della preparazione, in cui era necessario
differenziarsi per maturare un'identità, con Gesù si hanno il compimento, la
maturazione del tempo, che fa esplodere i confini. La caduta della
circoncisione della comunità cristiana, tuttavia, non mette l'umanità al di
fuori della legge morale dell'obbedienza a Dio, ma piuttosto la coinvolge
nella pienezza del messaggio di Gesù che supera i limiti della
contrapposizione. Non c'è più un popolo privilegiato, ma tutti gli uomini
sono chiamati alla coscienza di essere i figli di Dio, nella stessa dignità e
nello stesso valore. I criteri nuovi sono quelli di Dio: l'accoglienza, la
responsabilità, la fraternità, la solidarietà verso ciascuno e verso tutti.
Cristo «è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo,
abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia» (Ef
2,14). È chiaro che, se il muro di separazione è stato abbattuto, non ha più
significato mantenere il segno che differenzia. A questo bambino viene dato
un nome. Nel mondo orientale il nome non è solo per indicare le persone,
distinguendolo dagli animali e dagli oggetti, ma esprime la natura stessa
della realtà. Il nome Gesù dice il suo valore e la sua vocazione: "il Signore
salva" salva dal male" (Mt 1,21) e il male è la scelta che l'uomo fa',
allontanandosi da Dio, è la decisione della separazione e quindi della
solitudine, è il rifiuto del bene dell'altro, è l'ostacolo ad un futuro e una
speranza. Gesù è colui che strappa dal male, dalla disperazione, dalla
rassegnazione e dalla inutilità. Gesù permette di dire che possiamo
camminare, che possiamo sperare, possiamo fidarci di Dio, comunque, perché
Egli non ci abbandona ma ci accompagna. In questa giornata si prega anche per
la pace: dono prezioso nel tempo e si ripensa ad un cammino con le altre
religioni, in modo da orientare tutti nella ricerca di ciò che è "veramente
degno di umanità". Anche se ci sembra di essere sempre agli inizi, il dialogo
tra le religioni diventa sempre più impellente: ci aiuta ad approfondire sia
la nostra fede, sia un rapporto di collaborazione sul bene comune come
attenzione al rispetto di ogni persona. Anche solo per questo, sentiamo tutti
la necessità, almeno per quanto dipende da noi, di accettare che esista un
cammino comune che porti speranza a ciascuno. Questa liturgia si inserisce
anche all'inizio di un anno civile: cioè una liturgia che supporta il
significato del tempo, la verifica del passato, gli interrogativi e, nello
stesso tempo, la progettualità nel futuro. Siamo chiamati a vivere con la
responsabilità, consapevoli che il presente diventa immediatamente passato e
il futuro pone velocemente nuove premesse nel vivo della storia che
percorriamo. E il tempo è anche sorpresa del cambiamento e della novità. E'
attesa e incontro sempre nuovo con il Signore che viene, ma anche custodia
degli interrogativi sempre più profondi che la storia suggerisce. |